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Fisica: Principio di indeterminazione di Heisemberg;
Filosofia: S. Freud, A. Schopenhauer;
Letteratura Italiana: G. Leopardi (Canto Notturno e concezione esistenziale).
L’ORIGINE DEL LIBERO ARBITRIO
INDICE
INTRODUZIONE E PREMESSE---------------------------------------------------------------------------3
1. CONCEZIONE DETERMINISTICA CLASSICA-----------4
1.1. IL MATERIALISMO LUCREZIANO EPICUREO-----------------------------------------------4
1.2. IL CLINAMEN: LA GIUSTIFICAZIONE DELLA LIBERTA’--------------------------------4
1.3. IL MECCANICISMO INCOMPATIBILISTA-----------------------------------------------------5
2. LA CRISI DEL DETERMINISMO------------------------------6
2.1. IL PRINCIPIO DI INDETERMINAZIONE DI HEISEMBERG--------------------------------6
2.2. UN PROBLEMA KANTIANO: L’INTERPRETAZIONE DI COPENAGHEN--------------7
2.3. ALTRE INTERPRETAZIONI: LA CRITICA ALL’IDEALISMO SOGGETTIVISTA-----7
2.4. CONSEGUENZE RELATIVE ALLA LIBERTA’ -----------------------------------------------8
3. LA PROSPETTIVA NEUROSCIENTIFICA: VOLONTA’ E
MATERIALISMO------------------------------------------------9
3.1. L’ILLUSIONE DELLA VOLONTA’ COSCIENTE----------------------------------------------9
3.2. FREUD E LE SCIENZE COGNITIVE: L’ORIGINE INCONSCIA DEI PROCESSI
DECISIONALI------------------------------------------------------------------------------------------9
3.3. SCHOPENHAUER: LA VOLONTA’ COME FORZA PRIMORDIALE--------------------11
3.4. LEOPARDI E LA CONDIZIONE ESISTENZIALE DELL’UOMO--------------------------11
RIEPILOGO E CONCLUSIONI---------------------------------------------------------------------------13
APPENDICE----------------------------------------------------------------------------------------------------
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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA------------------------------------------------------------------------15
MATERIE COINVOLTE
LETTERATURA LATINA
FISICA
FILOSOFIA
LETTERATURA ITALIANA 2
L’ORIGINE DEL LIBERO ARBITRIO
INTRODUZIONE E PREMESSE
Il libero arbitrio è sicuramente uno dei preconcetti più radicati nel senso comune: è stato da sempre
considerato un elemento di importanza capitale per la caratterizzazione dell’essere umano cosciente
e per la definizione di idee come responsabilità, colpa, punizione, e in generale costituisce uno dei
principali capisaldi teorici necessari per la costruzione di un sistema etico. Come si può intuire, la
radicale profondità del concetto di libertà implica risvolti filosofici di portata monumentale e
pertanto è un argomento sensibilissimo, in grado di generare dilemmi e complicazioni intorno alla
concezione del reale e dell’uomo stesso. Ora, lo scetticismo intorno all’intuizione del libero arbitrio
ha attraversato varie fasi, presentandosi in maniera differente, più o meno critica; a oggi le sempre
più incalzanti acquisizioni in campo neuro-scientifico stanno conferendo una nuova forma al
problema, al contempo dotando di valenza sperimentale quello che è sempre stato considerato un
problema esclusivamente teorico. Procedendo con ordine, il libero arbitrio (o volontà libera) viene
inteso come una forma di libertà, che si distingue dalla libertà in senso politico-sociale (indicante
l’assenza di coercizione, di condizionamento e limitazioni di possibilità), perché riguarda invece le
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determinazioni ontologiche fondamentali della realtà . Esistono principalmente due condizioni che
concorrono alla definizione di libero arbitrio in questo senso:
La possibilità di fare altrimenti, ossia l’agente (colui che compie l’azione, per ipotesi
dotato di libero arbitrio) può scegliere tra corsi d’azione alternativi;
L’autodeterminazione, ossia è lo stesso agente a determinare quale corso d’azione
intraprenderà, senza condizionamenti esterni.
Di fatto, la domanda sostanziale da cui originano le controversie riguarda il rapporto tra libero
arbitrio e la realtà in cui viviamo: ci si chiede cioè se tali condizioni siano compatibili con l’attuale
concezione del mondo, o altrimenti come il concetto di libero arbitrio debba essere eventualmente
riformulato. Perciò mi propongo nelle prossime pagine di analizzare la tesi deterministica classica,
che di fatto è stata quella scientificamente più longeva, ma è già presente nelle riflessioni di filosofi
e letterati antichi (in particolare Lucrezio ed Epicuro). In seguito l’obiettivo sarà di individuarne i
limiti e le reinterpretazioni alla luce delle non più troppo recenti innovazioni novecentesche della
fisica moderna. L’argomentazione che presenterò poi come una proposta di soluzione al problema
sarà ispirata dagli studi nel campo delle neuroscienze cognitive (che a loro volta presuppongono
alcuni concetti-chiave postulati da Freud), ed esplorerà una via per il superamento della falsa
dicotomia libero arbitrio/determinismo: a tale scopo sarà necessario approfondire il concetto di
volontà, quindi prendere le distanze dalla concezione più intuitiva di libero arbitrio, identificandone
l’incoerenza con un certo tipo di weltanschauung materialistica. Per ultimo, approfondirò le
conseguenze esistenziali di tale prospettiva, riconducibili al pensiero di intellettuali come
Schopenhauer e Leopardi. Intendo precisare che le conclusioni cui converrà questo lavoro sono da
considerarsi sì un’interpretazione possibile e sostenuta da valutazioni e fonti attendibili, ma che non
per questo pretendono di porsi come una risposta assoluta e indiscutibile, data la controversia
dell’argomento. A discapito delle apparenze il problema del libero arbitrio è infatti quanto mai
complesso e aporetico, ed esistono attualmente vari punti di vista spesso tra loro contraddittori: per
questo motivo ho scelto di concentrarmi su una singola “corrente di pensiero”, quella che
naturalmente ritengo più valida, considerati gli strumenti culturali di cui dispongo.
1 - CONCEZIONE DETERMINISTICA CLASSICA
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L’ORIGINE DEL LIBERO ARBITRIO
Il determinismo è stato fin dalla nascita della fisica sperimentale (nel 1600 con Galileo) il principio
fondativo su cui la scienza ha costruito le leggi e le strutture di cui si serve per descrivere le
relazioni che reggono il mondo. Tuttavia una rappresentazione embrionale quanto sostanziale dei
presupposti su cui si fonda tale concezione viene esposta molto tempo prima nell’opera di un poeta
latino del primo secolo a.C, il De rerum natura di Lucrezio.
1.1 - IL MATERIALISMO LUCREZIANO-EPICUREO
Ciò che Lucrezio compie nel suo poema epico-didascalico è un’esposizione delle teorie epicuree,
risalenti al 300 a.C. Epicuro è stato uno dei primi filosofi, dopo Democrito, cui peraltro egli
s’ispirava, a concepire una strutturazione materialistica della realtà. Nei primi due libri del De
Rerum Natura è presentata appunto la dottrina fisica secondo cui l’universo è costituito
esclusivamente da corpi elementari, gli atomi, i quali si aggregano, urtandosi in modi differenti per
dare origine ad ogni ente ed alla pluralità dei mondi. Per inciso, è interessante notare come, seppur
priva di qualsiasi verifica sperimentale, l’ipotesi epicurea sia stata assai maggiormente vicina
all’effettiva configurazione della materia attualmente accettata, rispetto alla ben più diffusa
teleologia aristotelica, o al provvidenzialismo stoico, considerando l’epoca in cui Lucrezio scrive.
La conseguenza principale del materialismo lucreziano-epicureo è l’assenza nell’essere di qualsiasi
elemento metafisico classicamente inteso, ossia non è concepita una forma spirituale
qualitativamente differente dalla materia, posta come principio fondativo di questa. Tuttalpiù è
ammessa l’esistenza degli dei, ma essi vivrebbero negli intermundia (gli spazi tra i vari mondi),
pertanto non interverrebbero nella nostra realtà, risultando vani nella comprensione della natura. Il
principio base che governa il mondo atomistico di Epicuro è quello comune ad ogni altra forma di
determinismo, ossia la causalità, secondo cui ogni fenomeno naturale è da considerarsi come
effetto di uno o più eventi precedenti e come concausa di eventi successivi. Lucrezio mostra poi
come neppure l’attività conoscitiva dell’uomo possa prescindere da tale regola, pertanto anche le
percezioni possono essere spiegate dall’urto di atomi esterni con i nostri recettori. Non solo: l’anima
stessa, così come il corpo, è costituita da atomi materiali, quindi quando il corpo muore anch’essa
cessa di vivere, e i corpuscoli imperituri di cui è costituita concorreranno alla formazione di nuovi
oggetti. Ora, l’esito diretto di tale ragionamento sembra portare logicamente ad affermare che,
poiché l’essere è indissolubilmente soggetto al rapporto causa/effetto, non è possibile ammettere
alcuna idea di libertà ontologica, che poi è ciò che intendiamo per libero arbitrio. Effettivamente
questa è, in sintesi, la concezione incompatibilista, secondo cui la libertà e il determinismo non
possono coesistere. Tuttavia né Epicuro né Lucrezio giungono ad una posizione simile,
introducendo un nuovo concetto per “salvare” il libero arbitrio.
1.2 - IL CLINAMEN: LA GIUSTIFICAZIONE DELLA LIBERTA’
Lucrezio ed Epicuro, nella loro ingenuità prescientifica, sostenevano che gli atomi si muovessero
nello spazio vuoto in modo verticale, spinti dal loro peso. Perciò, per esplicare come sia possibile
l’urto originario tra gli atomi, nel secondo libro del De Rerum Natura Lucrezio riprende il concetto
di clinamen, ossia letteralmente una deviazione dal moto verticale compiuta dagli atomi. Non
rientrando questo comportamento all’interno della catena causale, essa è la presupposizione teorica
che spiegherebbe appunto la libera facoltà di sottrarsi al fato per via della quale possiamo andare
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ovunque la volontà ci guidi . Ora, è evidente come il clinamen sia un concetto aporetico della
filosofia epicurea, poiché, oltre l’impreciso modello fisico di atomo da cui origina, viene data per
valida l’intuizione di libertà, basandosi essa sulla veridicità dell’esperienza. Naturalmente bisogna
comprendere la vetustità di questo apparato filosofico, che ignora le moderne disquisizioni
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L’ORIGINE DEL LIBERO ARBITRIO
empiriste, ma ciò è emblematico del fatto che in una cultura
come quella antica, priva dei moderni strumenti scientifici, sia
impossibile pensare una rielaborazione o addirittura una
negazione del libero arbitro: piuttosto, come in questo caso, si
cercano di costruire teorie e modelli ad hoc, per salvaguardare
un concetto intoccabile, il quale, come si può immaginare,
aveva e ha tuttora implicazioni strutturali nelle fondamenta
esistenziali dell’essere umano.
1.3 - IL MECCANICISMO INCOMPATIBILISTA 1 - Il clinamen di Epicuro
Come già accennato, il determinismo materialista perseguito da Lucrezio non trovò molti seguaci,
considerando anche l’egemonia cristiana sulla cultura che si sarebbe imposta poco dopo la sua
morte. Nella filosofia tomistica, che predominava in epoca medievale, viene infatti rielabarato
l’aristotelismo in chiave cristiana, e il libero arbitrio è considerato come semplice libertà di
giudizio, una capacità tipica dell’uomo, inserita però in un’ottica provvidenzialistica di natura
religiosa. In questo senso non era presente alcuna contraddizione tra libertà e provvidenza divina, in
quanto l’autonomia dell’uomo è incastrata all’interno di un progetto più grande e inconoscibile, se
non allo stesso Dio. Invece, proprio dalla rivoluzione scientifica, fino al secolo ventesimo, la
prospettiva che più d’ogni altra s’instaurò nella forma mentis degli uomini di scienza fu un
determinismo puro, senza le giustificazioni libertarie di Epicuro. Del resto la fisica classica di
Newton e Galilei si esprime per mezzo di relazioni matematiche, le quali generalizzano in leggi
universali i risultati di osservazioni sperimentali, ossia di un certo numero di fenomeni nei quali si
riconoscono proprietà analoghe: questo è il noto metodo induttivo e la causalita è proprio il
fondamento teorico su cui ogni legge viene formulata. Con l’avanzare degli studi nel campo della
fisica e con l’affinarsi degli strumenti matematici, la fiducia nel determinismo aumentò sempre di