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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: La solitudine di massa
Autore: Cecilia Vitiello
Descrizione: la solitudine di massa: ââ¬Åparadosso moderno e postmodernoââ¬Â, analisi di questo fenomeno, delle cause sociali e degli effetti sulla psiche umana, nella modernità e nella postmodernità .
Materie trattate: scienze sociali (psicologia e sociologia), filosofia, francese, italiano, scrittura creativa
Area: umanistica
Sommario: La solitudine di massa è un fenomeno che tocca la nostra società e vita quotidiana più di quanto si pensi. A una prima impressione unire solitudine e massa sembra un ossimoro, un'incongruenza: com'è possibile provare un senso di solitudine mentre siamo circondati da altre persone e inseriti in un contesto sociale? Eppure la solitudine di massa agisce proprio in questo senso, come "paradosso moderno e postmoderno". Ho scelto, per cominciare, di esaminare e descrivere questa nuova manifestazione della vita umana in chiave sociologica e psicologica. Ho iniziato ââ¬" seguendo il saggio Capire la società contemporanea di Daniele Ungaro ââ¬" da un inquadramento storico-sociale delle trasformazioni sociali, economiche e culturali, realizzatesi a partire della società moderna fino alla società postmoderna all'interno di un processo di modernizzazione. Successivamente ho focalizzato la mia analisi sugli effetti che tali trasformazioni sociali, economiche e culturali hanno avuto e hanno sulla psiche degli individui, sottolineando le differenti modalità in cui essi si manifestano nella modernità e nella postmodernità . Mi sono quindi approcciata a Zygmunt Bauman con il suo saggio La società dell'incertezza per quanto concerne la dettagliata descrizione del senso di paura e delle sue molteplici declinazioni. Per quanto riguarda la filosofia ho voluto parlare, prima, di due fondamentali esponenti della Scuola di Francoforte, Horkheimer e Adorno, per la rilettura del mito di Odisseo all'interno del saggio La dialettica dell'Illuminismo, nel quale riflettono sul destino dell'uomo occidentale che porta a termine il progetto di asservimento della natura soltanto rinunciando a se stesso; infine della corrente esistenzialista e, soprattutto, della prospettiva heideggeriana, nell'analisi delle possibilità che si danno all'uomo moderno (e postmoderno): l'esistenza autentica e l'esistenza inautentica. Ho poi approfondito l'argomento della solitudine di massa con una documentazione sulle nuove tossicodipendenze, seguendo una mia ipotesi ââ¬" in riferimento alla crescita del commercio di una nuova droga, la Ketamina,
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Dare una definizione della propria epoca e della propria società, a prima vista, non
sembra un’operazione difficile. Basta affidarsi ad un pizzico di luoghi comuni e di
stereotipi ed ecco subito pronta un’etichetta, un marchio, una classificazione.
E se ancora non si fosse soddisfatti basta un del telecomando: “I Cesaroni”,
clic clic
“I liceali”, “Mogli a pezzi”, “Uomini e donne”,
clic clic clic clic clic clic.
Tutti mediamente felici, tutti mediamente borghesi, tutti mediamente belli, appagati,
interessanti.
Lanciata nel 2000 la società occidentale di oggi, postmoderna e postindustriale, è
figlia di quell’età dell’oro cominciata con la fine della seconda guerra mondiale,
figlia di un lungo processo di modernizzazione, figlia di un benessere diffuso e
generalizzato, di un mercato sempre più globalizzato, del terzo settore, dei beni di
lusso, delle tecnologie e delle innovazioni.
La società postmoderna è una società globalizzata, soggetta alla sovversione dei
territori per opera dello spazio mercantile e all’intensificazione delle relazioni sociali
su scala mondiale.
In senso ottimistico, l’individuo vede decuplicate le proprie possibilità e capacità,
anche grazie all’imponente sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa e alla
velocità di diffusione delle informazioni, che rende possibile il superamento delle
distanze geografiche e temporali.
In quest’ottica, quindi, la solitudine dovrebbe essere ormai solo un vago sentimento
di malinconia, un recesso di poeticismo romantico, un ricordo evanescente.
Tuttavia il nostro è un mondo ben lontano dall’essere perfetto, pieno di
contraddizioni e di problemi che toccano la sfera sociale ed economica, ma anche
quella psicologica, ideologica, politica ed ecologica.
E allora, se la nostra non è una realtà semplicistica così come vuole l’apparenza
(soprattutto l’apparenza mediatica), classificarla non è più un’operazione tanto facile:
definisce a
Zygmunt Bauman, sociologo britannico di origini ebraico-polacche ,
ragione la società postmoderna una “società liquida”, per indicarne l’intrinseca
tendenza alla costante auto-metamorfosi:
“[…] Ciò che è liquido non ha e non può avere la stessa forma per lungo tempo, ed è
soltanto il passaggio da un recipiente all'altro che ne ridetermina la forma […]”. 6
Gran parte delle difficoltà che l’uomo postmoderno si trova ad affrontare derivano
dal passato, da ciò che eravamo.
La società postmoderna, infatti, non è segnata solo da una predisposizione al
cambiamento, ma anche da una ripresa e una radicalizzazione di alcune
caratteristiche peculiari della moderna società di massa, tipica dei totalitarismi e del
periodo bellico e post-bellico.
Modernità e postmodernità pongono come un nuovo “malato” umanesimo, l’uomo al
centro dell’universo in ogni fase della sua vita, ma non come individuo sensibile,
autonomo e pensante, bensì come schiavo della logica
consumatore spersonalizzato,
del mercato e dominato dalla paura di esserne escluso.
Miliardi di consumatori, di numeri, che vivono soli, gli uni accanto agli altri. 7
Il viaggio – Cecilia Vitiello
Ho sognato.
Credevo,
credevo che tutto fosse illuminato.
Camminavo in equilibrio su una corda
e ad occhi aperti bevevo il mondo.
Credevo di essere la più bella
e pensavo di esserlo per sempre.
Che bel viaggio magico
quello che ti porta a trovar le stelle,
là dove pensavo di essere.
Immersa nel fragore di un temporale
e nelle profondità del mare,
sulle praterie, sulle montagne,
pensavo di conoscere l’arrivo, la meta, la destinazione
del mio viaggio.
Credevo che le nuvole fossero morbide.
Non si può toccare la nuvola,
ma come puoi dire alla bambina
che è solo nebbia?
Camminavo su una corda.
La corda ha vibrato
come quella del pianoforte.
Suono greve è quello della caduta.
Rimarrà la cicatrice
solo un altro segno,
un sogno
fatto di spigoli
che di soffice non ha niente.
Ma tu non dire alla bambina
che in fondo
è solo nebbia.
Ben svegliata, ben tornata. 8
Inquadramento storico-sociale dell’argomento a
partire dal saggio di Daniele Ungaro, Capire la
Carocci editore, 2001.
società contemporanea,
Nel saggio di Daniele Ungaro viene chiarito in che
Capire la società contemporanea
modo la intesa come insieme organizzato di individui che condividono fini,
società,
comportamenti e norme sociali, non sia né statica, né immutabile.
Una lunga serie di cambiamenti storici, sociali, economici e politici, infatti, culminati
con la rivoluzione francese, ha fatto sì che la cosiddetta società tradizionale,
indicativamente nata a partire dal medioevo, diventasse una società moderna.
Il passaggio dalla modernità alla postmodernità, invece, e quindi la formazione
dell’attuale occidentale, avviene, sempre indicativamente, negli
società postmoderna
anni ’70 del XX secolo, e dura fino ad oggi.
.FATTORI DI MODERNIZZAZIONE SOCIALE.
processo
Un ruolo fondamentale nella modernizzazione della società, lo ha avuto il
di differenziazione funzionale, quel processo di specializzazione settoriale di
determinati ambiti della società.
La società moderna risulta molto più differenziata e specializzata rispetto a quella
tradizionale e la competenza tecnica diventa progressivamente un fattore più
importante dell’autorità tradizionale e religiosa.
tecnicizzazione del mondo,
In altre parole si cerca e si ottiene una che si afferma
quando la scienza diventa una fonte di verità anteposta alla religione, sintomo di
quello che Weber, uno dei padri fondatori dello studio moderno della sociologia,
disincanto del mondo.
chiama un progressivo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa,
La modernità è anche frutto dello
che rende incredibilmente veloce la diffusione delle informazioni e che garantisce
una maggiore mobilità dei messaggi.
I mass media hanno la capacità di “superare le distanze” e consentono una
bidirezionalità delle informazioni, cioè la possibilità, per chi ne usufruisce, di
interagire con essi. 9
rivoluzione
Espressione e conseguenza della differenziazione funzionale sono la e il
capitalismo industriale, che muteranno profondamente il mondo del lavoro, sempre
più soggetto al criterio economico dell’efficienza, della razionalità strumentale e della
massimizzazione dell’utilità.
Vengono introdotte, infatti, le macchine nei processi di lavorazione e si accentua
ancora di più la divisione del lavoro tra i proprietari dei mezzi di produzione e la
forza lavoro salariata.
sviluppo dello stato-nazione
Anche lo con le sue istituzioni tipiche, sorto
indicativamente a partire della rivoluzione industriale, è sintomo ed espressione di un
processo di modernizzazione.
Nasce lo stato-macchina, apparato amministrativo burocratico e impersonale che si
forme
realizza attraverso una coscienza razionale e che si protegge attraverso
tecniche del controllo sociale, atte a contrastare (attraverso l’allontanamento e la
segregazione) i comportamenti antisociali dei suoi membri: lo stato-nazione pretende
un’adesione consapevole ad un progetto comune (da qui la necessità di alcune
istituzioni/strutture finalizzate ad ottenere il consenso). fine delle
Il mondo moderno, inoltre, tecnicizzato e “disincantato”, porta con sé la
grandi narrazioni, la fine delle grandi visioni complessive del mondo e quindi una
sfiducia, oltre che nella religione, nel sapere scientifico stesso.
Viene a cadere la considerazione positivistica della scienza moderna, ormai
incontrollabile, come strumento di emancipazione rispetto alla religione e alla
tradizione.
.FATTORI DI MODERNIZZAZIONE ECONOMICA.
Hanno subito profonde modifiche anche l’organizzazione del lavoro, che è
espressione fondamentale del processo di differenziazione funzionale, e il relativo
modello di produzione.
A partire dagli anni ’70 si afferma un nuovo modello di il
produzione snella,
toyotismo, fordismo,
che va a sostituire un modello di il
produzione di massa,
apparso agli inizi del secolo.
Il fordismo si basava su una produzione rapida di un ampio numero di beni, di qualità
media e a basso costo, una produzione detta “just in case” (pronti ad ogni evenienza),
che producesse indipendentemente dalle richieste dei consumatori.
Si fondava, quindi, su una domanda di mercato rigida e costante nel tempo.
Il processo lavorativo stesso era rigido, standardizzato e diviso in fasi, e
l’organizzazione dei lavoratori era stabilita da una gerarchia altamente specializzata.
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Questo modello produttivo era strettamente legato all’utilizzo della catena di
montaggio, per cui l’operaio svolgeva sempre le stesse elementari mansioni che
doveva ripetere continuamente nel più breve tempo possibile per ogni giorno
lavorativo.
Ciò favoriva l’alienazione e la spersonalizzazione dei lavoratori e del processo
lavorativo (cfr. Marx: alienazione rispetto al rispetto a rispetto agli
prodotto, se stessi,
altri).
Proprio per la sua estrema rigidità il fordismo entra in crisi, non soddisfando le
esigenze di un nuovo fenomeno, il consumo opulento.
Arricchendosi una fascia sempre più larga di popolazione, comincia a esserci una
massiccia richiesta di beni di lusso e, quindi, la necessità di un nuovo modello di
produzione che gestisca la variabilità della domanda di mercato.
L’introduzione della robotica e dell’informatica nel processo lavorativo sono
anch’essi fattori che contribuiscono a mandare in crisi il fordismo e a far nascere il
toyotismo.
Quest’ultimo modello tenta di produrre beni di qualità superiore, ma a costi inferiori,
UTE
servendosi delle – unità tecnologiche elementari –, cioè di un sistema di
dove ogni unità è una squadra in grado di svolgere l’intero
produzione a isole,
processo produttivo e non più solamente una singola mansione elementare.
La produzione postfordista non solo riesce a soddisfare l’esigenza di qualità, ma
anche a mantenere una produzione di massa e a venire incontro alla crescente
variabilità a personalizzazione della domanda dei consumatori.
Infatti non utilizza più il criterio “just in case”, ma si basa sul “prodotto venduto”,
cioè si produce ciò di cui il mercato ha effettivamente bisogno sul momento, quindi
“just in time”
L’affermarsi di nuovi modelli produttivi postmoderni si accompagna anche
all’imporsi del fenomeno della terziarizzazione.
L’incredibile sviluppo del terzo settore – il settore dei servizi –, dovuto
all’arricchimento generale della popolazione, è allo stesso tempo un sintomo e una
causa della crisi della modernità.
La terziarizzazione, infatti, comporta un incremento di figure professionali legate al
fornimento di beni e servizi, ma anche il progressivo calo di lavoratori impiegati
nell’industria e nell’agricoltura.
Il toyotismo, simbolo di un tipo di produzione snella, esige una crescente flessibilità
dei processi lavorativi, dell’organizzazione, degli orari e del numero di lavoratori,
spesso impiegati solo a tempo determinato.
Questo nuovo modello di sviluppo economico può essere definito turbocapitalismo,
per la sua grande capacità di aumentare velocemente le ricchezze di determinati
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settori economici e ceti sociali dei paesi più ricchi, ma anche di emarginare i più
deboli.
I rilevanti costi sociali derivanti dalla fine del lavoro dipendente, sicuro e a tempo
indeterminato, si traducono in un sentimento costante di incertezza e di abbandono,
cui contribuisce anche la crisi del Welfare State.
Il Welfare State, lo stato sociale o stato del benessere, che nasce storicamente con
l'emergere delle contraddizioni dell'economia capitalistica, dovrebbe porre rimedio
alle situazioni di disagio create dalla postmodernità ed eliminare le diseguaglianze
sociali ed economiche fra i cittadini attraverso un sistema di protezioni, tutele e
garanzie sociali.
Tuttavia, negli ultimi anni, quest’apparato statale è entrato in una crisi
apparentemente irreversibile, poiché, sul fronte fiscale, l'esigenza di coprirne gli
ingenti costi ha comportato una continua crescita della pressione tributaria.
Inoltre i maggiori benefici di questo costoso apparato – gravante sulle spalle di tutti, e