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Tesina - Premio maturità 2009
Titolo: La Belle Èpoque In Francia e in Italia
Autore: Altini Debora
Descrizione: a belle epoque è una breve stagione di nemmeno 40 anni che dalla fine dell'800 termina negli orrori degli anni della prima guerra mondiale. questa epoca bella deve l'universalità della denominazione in lingua francese al fatto indiscusso che parigi n
Materie trattate: Storia ,Diritto,Storiadell'arte,educazionevisiva,letteraturaitaliana,storiadelc
Area: umanistica
Sommario:
Il mercante Paul Durand Ruel, fu la prima figura di grande importanza: comprava le opere degli
artisti su cui riteneva di poter contare, stabilendo una forma di monopolio.
Queste conseguenze in campo culturale sono inevitabili e vistose, non solo perché mutano le
condizioni del lavoro degli artisti, anche riguardo alla committenza e alla destinazione delle opere,
ma soprattutto perché sono introdotte tecniche operative di tutto inedite, e dagli effetti
potenzialmente sconvolgenti. 15
Viaggi senza ritorno: italiani a Parigi
(Medardo Rosso ,Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi )
Per tutta la fine dell’Ottocento, gli artisti italiani frequentarono assiduamente la capitale francese, in
cui vedevano possibilità di aggiornamento e di confronto e dove non di rado, trovavano
significative occasioni espositive. Così accadde allo scultore torinese Medardo Rosso
che,soggiornò per la prima volta a Parigi nel 1885. Molti artisti finirono con lo stabilirsi
definitivamente a Parigi, svolgendo inoltre un’utile azione di aggiornamento nei confronti degli
amici artisti rimasti in patria. Così accadde per tre pittori nati negli anni quaranta: Giuseppe De
Nittis, Federico Zandomeneghi e Giovanni Boldini, accomunati anche dai contatti avuti con i
Macchiaioli prima di lasciare l’Italia.
Medardo Rosso nacque a Torino nel 1858. Nel 1870 si è già trasferito a Milano con la famiglia. Il
giovane comincia a scolpire nel 1880, e nel 1882-83 frequenta l'Accademia di Brera. In rotta però
con i dettami dell'insegnamento accademico, Medardo Rosso viene presto allontanato da Brera.
Carattere ribelle e anarcoide, Rosso per temperamento è molto vicino alla Scapigliatura milanese.
Nel 1885 Medardo Rosso è per la prima volta a Parigi, dove entra in contatto con Rodin. Rosso
torna a Parigi nel 1899, e vi resta fino al 1914. In Francia la scultura di Rosso rischia l'etichetta di
"impressionista". Obiettivo di fondo della sua scultura è la registrazione oggettiva dell'impressione
della luce che si posa sugli oggetti. Non una raffigurazione dei valori formali delle cose, quindi, ma
la restituzione plastica dell'effetto della luce e dell'atmosfera, con il disfacimento della materia che
ne consegue. Sul finire degli anni '20, Rosso smette di scolpire per dedicarsi alla fotografia. Proprio
a causa di un incidente, avvenuto nello studio con una lastra fotografica, Medardo Rosso muore a
Milano nel 1928. 16
Giuseppe De Nittis nacque a Barletta il 25 febbraio 1846 da una famiglia di ricchi proprietari
terrieri, il giovane De Nittis inizia a frequentare, senza l’approvazione familiare, la scuola di
di quindici anni si trasferisce nella città di Napoli, dove si iscrive all’Accademia di
pittura. All’età
Belle Arti, dalla quale viene però espulso, nel 1863, per motivi disciplinari, poiché convinto
dell’arretratezza dei dogmi accademici. Il 1867 è un anno molto importante per il pittore: dopo un
viaggio a Firenze, dove conosce il gruppo dei macchiaioli e un soggiorno a Roma, De Nittis si
trasferisce a Parigi. Nella capitale francese fa presto conoscenza con gli artisti del luogo, e l’anno
con Adolphe Goupil, famoso e importante mercante d’arte. Nel 1869
successivo inizia a lavorare
sposa Lèontine Lucille Gruvelle , e negli anni successivi viene a contatto con gli impressionisti
L’avvicinamento a questo gruppo,
Edouard Manet ed Edgar Degas. che però non accettarono mai
completamente l’atteggiamento di distacco mostrato da De Nittis nei loro confronti, costa a
quest’ultimo la rottura del contratto con Goupil, con il conseguente trasferimento dell’artista a
Londra (1875), città che gli frutta numerosi contratti con ricchi mecenati.
Il forte rapporto con Parigi, però, non si esaurisce: nel 1878 la sua carriera artistica tocca il
culmine grazie all’Esposizione Universale di Parigi, dove espone ben undici tele. Dal 1879
collabora come illustratore con la rivista francese “La vie moderne”, e l’anno successivo è
presente all’Esposizione Universale di Torino. Nominato Accademico di merito all'Accademia di
Belle Arti di Perugia, muore il 21 agosto del 1874, a 38 anni, per una congestione cerebrale.
l’anno della prima mostra impressionista arrivò nella capitale
Altro pittore che sempre nel 1874,
francese il pittore Federico Zandomeneghi, che nacque a Venezia il 2 giugno 1841, da una
famiglia che già contava due generazioni di scultori. Dal 1856 è all'Accademia di Belle Arti di
Venezia, decise per iscriversi all'Università di Pavia nel 1859, al fine di eludere la leva austriaca
e di poter combattere nelle file garibaldine l'anno successivo. Reduce dalla guerra, soggiorna a
Firenze per cinque anni, frequentando il Caffè Michelangelo ed entrando in contatto con Signorini,
Lega, ma sopratutto con Diego Martelli, del quale sarà spesso ospite a Castiglioncello. Nel 1874 si
reca a Parigi e vi rimane sino alla morte. Nella capitale francese la sua pittura fonde i modi dei
17
"macchiaioli" con quelli degl' "impressionisti". Stringe amicizia con Manet e Cézanne, con Degas
e Renoir. Nel 1878 inizia a partecipare alle esposizioni degli impressionisti. Dal 1884,
sull'esempio di Degas, si dedicò anche al pastello, con stesure a filamenti di colore ed intonazioni
Nel 1888 è presente alla sezione italiana dell’Esposizione Universale di Parigi e nel
divisioniste.
1893 tiene una personale alla Galerie Durand-Ruel; visto il successo ottenuto, il mercante lo
accoglie nella sua “scuderia” di artisti. Muore a Parigi il 31 dicembre 1917, a pochi mesi dalla
scomparsa dell’amico Degas.
A differenza di Boldini che, diventerà il pittore della vita mondana aristocratica, Giuseppe De
Nittis e Federico Zandomenighi rimangono più aderenti alla realtà quotidiana, alle atmosfere delle
vie parigine e agli ambienti più intimi della borghesia. 18
Giovanni Boldini
Giovanni Boldini nacque il 31 dicembre 1842 a Ferrara, ottavo di tredici figli, da Antonio e
Benvenuta Caleffi.Il padre, nativo di Spoleto, era pittore di matrice purista, allievo di Tommaso
Minardi. A Ferrara frequenta dal 1858 i corsi di pittura di Girolamo Domenichini, che col padre
Gaetano fu autore degli affreschi accademici nel Palazzo dei Diamanti e naturalmente ha modo di
conoscere bene i grandi quattrocentisti ferraresi, oltre a Dosso Dossi e al Parmigianino. La sua
prima opera nota è: Il cortile della casa paterna, un olio datato al 1855; seguono, datati alla fine
L’autoritratto
degli anni Cinquanta, a sedici anni e i ritratti del fratello Francesco, di Maria
Angelini e di Vittore Carletti.
s’iscrive all’Accademia
Nel 1862 di Belle Arti di Firenze e diviene allievo di Stefano Ussi e del
cavalier Enrico Pollastrini. Frequenta il noto ritrovo degli artisti fiorentini, il Caffè Michelangelo,
dove conosce Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Cristiano Banti, del quale è ospite nelle sue
ville di Montorsoli e di Montemurlo, e già manifesta il proprio interesse, che non abbandonerà
mai, per i salotti eleganti dell'aristocrazia e dell'alta borghesia. Boldini è spesso ospite degli inglesi
Falconer, decora con tempera stesa a secco, dal 1867 al 1870, le pareti di una saletta della loro villa
"La Falconiera": la villa sarà acquistata nel 1938 dalla vedova del pittore e custodisce tuttora un
centinaio di sue opere e di suoi cimeli. Nel 1866 va a Napoli, nel 1867 compie un viaggio in Francia
e a Parigi dove visita l'Esposizione Universale e conosce Edgar Degas, Alfred Sisley e Edouard
Manet.
Si stabilisce a Londra nel 1870, invitato da William Cornwallis, conosciuto a Firenze, che gli mette
a disposizione uno studio nel centro della città, frequentato dall'alta società, ma alla fine dell'anno è
nuovamente a Firenze. Nell'ottobre del 1871 si stabilisce definitivamente a Parigi aprendo uno
studio a Place Pigalle, dove risiede con la modella Berthe. Lavora per il più importante mercante
d'arte parigino, Goupil, per il quale operano già pittori di grande successo come Mariano Fortuny ,
oltre agli italiani Giuseppe Palizzi e Giuseppe Di Nittis. Dipinge una serie di quadri di genere
19
d'ambiente settecentesco, allora molto in voga. Nel 1874 espone con successo al Salon di Parigi: Le
Lavandaie. Termina la relazione con Berthe e inizia quella con la contessa Gabrielle de Rasty, della
quale espone un ritratto al Salon del 1875; a maggio torna brevemente a Ferrara a causa della morte
“bel
della madre. Ormai è affermato e richiestissimo dal cosiddetto mondo”; soggiorna in Germania
e Austria. Nel 1889 è nominato commissario della sezione italiana all'Esposizione Universale di
Parigi. Nel 1892 torna in Italia, a Montorsoli, per soddisfare la richiesta del Museo degli Uffizi di
un Autoritratto, che esegue in cambio di una copia del busto berniniano del Cardinale de' Medici.
Torna a Parigi, dove per un anno dà lezioni di pittura alla giovane e ricca americana Ruth Sterling.
Nella primavera del 1900 è ospite a Palermo della famiglia Florio, per eseguire il ritratto di donna
Franca, il cui esito non soddisfa il marito Ignazio a causa dell'ampia scollatura e delle gambe
scoperte poco sotto il ginocchio. Nel 1904 chiede in sposa Alaide Banti, figlia dell'amico pittore
Cristiano, ma il matrimonio sfuma e a Parigi Boldini avvia una relazione con la signora de Joss de
Couchy. Con l'inizio della guerra, nel 1914 si trasferisce a Nizza con la nuova modella Lina fino al
1918; l'anno dopo è insignito dal governo francese della Legione d'onore. Ormai malato, la vista
indebolita, nel 1926 conosce la giovane giornalista Emilia Cardona, che sposa il 29 ottobre 1929.
Muore a Parigi l'11 gennaio 1931; la sua salma è tumulata accanto ai genitori nel cimitero della
Certosa di Ferrara. 20
Educazione Visiva
Il segno e la pennellata dinamica boldiniana
Quando si guarda un dipinto o più in generale una immagine, il nostro occhio è attratto, assorbito,
da innumerevole simboli dal linguaggio pittorico. Quando lo sguardo dell’osservatore punta
l’attenzione sulla pennellata, rovescia l’asse visuale, ribalta cioè il senso di questa trasparenza,
trasformandosi da sguardo prospettivo in sguardo introspettivo, che punta a intra-vedere attraverso
la fattura del piano dell’immagine la personalità, il carattere e la psicologia del pittore. Quanto più è
evidente il segno della pennellata, tanto più sono chiaramente leggibili i tratti che reconducono alla
dei suoi stati d’animo.
personalità del pittore, Ciascuno pittore a suo modo riassume attraverso
della pennellata le sue esigenze espressive, le sue idee estetiche, le sue concezione e ispirazioni.
Giovanni Boldini è il magnifico interprete della Belle Èpoque e dei suoi mondani protagonisti, è un
grande artista che, partendo dall'ambiente sperimentale dei macchiaioli, si è presto confrontato con
l'ambiente internazionale seguendo un suo percorso attraverso un modo del tutto personale di
dipingere, sensibile al nuovo ma altrettanto radicato nella tradizione dell'arte italiana ed europea.
Il linguaggio pittorico di Giovanni Boldini è basato sui colori, sulla luce e principalmente sui segni,
l’artista unisce il colore al gesto pittorico e trasfigura di modo molto personale e autentico la realtà
della città parigina.
Le dame parigine vengono immortalate con le sue pennellate veloci e vibranti. I tocchi di colore, la
pennellata dinamica e gestuale boldiniana affascinano colui che guarda, seducendo ed ipnotizzando
l’ aristocrazia parigina. Il pittore ferrarese si afferma come la massima testimonianza del mondo
come un pittore capace di cogliere l’anima dell’epoca. Il suo genio si esprime
della Belle Èpoque,
in un’arte vivace,vibrante in cui si intuisce la grande capacità d’improvvisazione,nella fissità di
modelli e modelle in posa il pittore trova il moto:nei suoi dipinti esplode la gioia di vivere,
l’allegria dell’esistenza. 21
Soprattutto i suoi segni si avvolgono in abiti fruscianti le dame del bel mondo parigino. Il successo
e la celebrità tra le signore della capitale francese la critica non può perdonarglielo .Nascono allora