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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: L'iltalia da paese di emigranti a paese di immigra
Autore: Zaira Campigotto
Descrizione: la tesina si prefigge di analizzare le tappe che hanno portato l'italia dall'essere paese di emigranti a paese di immigrati
Materie trattate: storia, ed.civica, lett. italiana
Area: umanistica
Sommario: ETIMOLOGIA DEL TERMINE EMIGRAZIONE Etimologicamente il termine emigrazione indica l'abbandono dell'ambiente di origine da parte di popolazioni o di individui considerati singolarmente o come gruppi sociali,allo scopo di stabilirsi in un nuovo territorio o ambiente,definitivamente e in alcuni casi temporaneamente. L'emigrazione è un fenomeno demografico caratterizzato dallo spostamento di grandi masse di popolazione da uno Stato a un altro o da una regione all'altra di una stessa nazione. In genere i fenomeni migratori sono motivati da uno squilibrio fra popolazione e risorse. Chi non trova dove è nato possibilità di lavoro sufficienti a permettergli una vita decorosa, si sposta dove ritiene che esistano maggiori possibilità di lavorare e condizioni di vita favorevoli. TIPI DI EMIGRAZIONI Le emigrazioni, con riferimento alla loro durata, possono essere distinte in emigrazioni stagionali, temporanee o definitive. Le emigrazioni temporanee possono essere distinte a loro volta da quelle definitive solo a posteriori in quanto possono coprire periodi estremamente differenziati, cioè mesi,anni,decenni. Le emigrazioni sul piano giuridico possono,invece,essere individuate come emigrazioni interne.Questa distinzione risulta anch'essa, in casi,essere un principio classificatorio del tutto insufficiente, poiché non tiene conto delle reali distanze geografiche e della portata dei mutamenti di stile di vita. L'emigrazione interna,infatti da un lato,pone sullo stesso piano il trasferimento di un'analoga famiglia dalla costa atlantica degli Stati Uniti verso la California,in cerca di nuove terre da coltivare o miniere di metalli preziosi da sfruttare;dall'altro lato,l'emigrazione internazionale riunisce in una stessa categoria le migrazioni di grandi masse con quelle dei piccoli gruppi di lavoratori stagionali che soprattutto in passato emigravano temporaneamente dai loro paesi di origine seguendo la stagione agricola o quella turistica. Un'altra distinzione può essere fatta tra emigrazione coatta e volontaria. Nel primo caso si tratta di espulsione forzata dal paese di origine di individui da parte di autorità politiche o religiose;nel secondo caso si tratta della libera scelta da parte di questi soggetti di andare alla ricerca di una nuova sede ove poter condurre una vita migliore.
La loro intenzione non era (come era avvenuto ad esempio per gli irlandesi, o per
l'emigrazione settentrionale che li aveva preceduti, e come avveniva ancora per gli ebrei
dell'Europa orientale) il puro e semplice abbandono della propria terra incapace di
mantenerli, bensì il guadagno, con l'emigrazione, di denaro sufficiente a comprare terra in
paese, a mutare cioè la propria condizione nel paese d'origine.
Così si spiega l'incredibile flusso di "rimesse", di denaro cioè inviato in patria dagli
emigranti.Il flusso di una simile quantità di denaro dall'estero faceva dell'emigrazione di
massa una straordinaria risorsa per l'economia italiana permettendo al paese acquisti di
materie prime e pagamenti di debiti internazionali.
Solo molto tempo dopo la classe dirigente italiana ha cominciato a comprendere quanto
quei vantaggi immediati siano stati pagati con il decadimento economico di intere aree,
oltre che naturalmente con tragedie e sofferenze personali e collettive di poco inferiori a
quelle provocate da una guerra.
Gran parte delle forze politiche dominanti era nettamente favorevole all'emigrazione di
massa anche in quanto si trattava di una valvola di sfogo là dove le tensioni sociali
rischiavano di divenire insostenibili, in particolare nell'Italia meridionale.
2.2 Atteggiamenti razzisti negli Stati Uniti
Molti americani assumono i meridionali italiani come il simbolo della " nuova
immigrazione" meridionale ed orientale (russi, slavi del sud, greci).
Tanto che per poter dare una spiegazione "scientifica" - cioè biologico-razziale - alle
evidenti differenze culturali ed economiche tra le due aree di provenienza degli emigranti
italiani, tra il nord e il sud del nostro paese, sociologi e governo sentono il bisogno di
attribuire gli immigranti italiani a due ceppi diversi : "celtici" , affini cioè agli irlandesi e ai
francesi, i settentrionali; "iberici", affini cioè ai portoghesi e agli spagnoli, i meridionali.
Per spiegare le differenze di cultura e di comportamento tra gli italiani del nord e del sud
emigrati negli Stati Uniti, anzichè ricorrere a simili assurdità pseudo-scientifiche, sarebbe
bastato conoscere la diversa situazione economica delle diverse regioni italiane e il
diverso atteggiamento che, prima dell'unificazione (e anche dopo) il potere politico vi
aveva tenuto, in relazione all'istruzione come all'andamento sociale delle campagne.
3 La chiusura delle frontiere americane
Con due leggi, una del 1921 e l'altra, ancora più restrittiva, del 1924, gli USA chiudono le
frontiere all'immigrazione.
Alla base della campagna anti-immigrazionista c'è la convinzione che l'afflusso di
immigranti dall'Europa meridionale ed orientale stia avendo un'influenza negativa sul
paese, sia dal punto di vista razziale (in quanto sarebbe cresciuto il peso delle "razze
inferiori" rispetto a quelle superiori, in particolare a quella "anglosassone"), sia dal punto di
vista economico (in quanto i "nuovi immigranti" erano considerati meno produttivi e più
tendenti a farsi mantenere dalla collettività di quanto fossero stati i loro predecessori).
In questo modo spariva quella che era stata la massima valvola di sfogo, per oltre un
secolo, degli squilibri demografici europei.
La terza fase migratoria (tra le due guerre)
Coincide con un brusco calo delle partenze: vi contribuirono dapprima le restrizioni
legislative adottate da alcuni Stati (in particolare gli USA, con le “quote” (1921/1924) di
immigrati annuali che favorivano le comunità di antica immigrazione e quindi più
“integrate”, e con i “literacy tests” contro gli analfabeti); in secondo luogo, la tendenza
statalista e dirigista seguita a partire dal 1921 attraverso varie conferenze internazionali
(tenute a Roma) per disciplinare i flussi; inoltre, la politica fortemente restrittiva attuata dal
fascismo per motivi di prestigio (l’“immagine negativa” fornita dalle torme di partenti) e di
potenziamento bellico (trattenendo molte giovani leve da impiegare per scopi militari); per
ultimo, il peso delle crisi economiche degli anni ’20 (specie quella del ’29). 6
L’ emigrazione si diresse quindi soprattutto verso la Francia, alimentata anche dai
numerosi espatri oltralpe degli oppositori politici del fascismo (specialmente comunisti), e
verso la Germania negli anni ’30, specie dopo la firma del “Patto d’Acciaio”.
Aumentano nel periodo i richiami dei congiunti dall’estero (e cresce, quindi, la presenza
femminile, segno di stanziamento definitivo all’estero). Dal 1920 al 1940, emigrarono circa
3 200 000 persone, destinate a supplire alla deficienza francese e tedesca di manodopera
nazionale in agricoltura, edilizia, industria.
Dopo esser stato incorporato nel ministero degli Esteri, il “Commissariato” viene in seguito
sostituito con la “Direzione generale per gli italiani all’estero”.
La quarta fase migratoria, dal dopoguerra agli anni ‘60/’70.
quarta e ultima fase
Nella (1945-1970 ca.) l’Italia è tornata a fornire consistenti flussi,
consistenti in 7 milioni di espatri. I cambiamenti politici ed economici del Paese, però,
hanno alimentato un parallelo flusso dalle campagne verso le città e le regioni
(settentrionali) più industrializzate. Prevalgono due destinazioni: extraeuropea (America
Latina, subito in calo per le continue crisi economiche e politiche, Australia, Venezuela) ed
europea (Francia, Svizzera, Germania). Peculiare è l’ esperienza di emigrazione in
Belgio, destinata al lavoro in miniera ed improvvisamente abbandonata nel 1956, in
tragedia di Martinelle
seguito alla nella quale persero la vita anche 136 minatori italiani.
Dagli anni ’50 le mete transoceaniche calano ulteriormente.
CON LA VALIGIA IN MANO
Sei arrivato in una piovosa notte di fine marzo.
Ad aspettarti io e mia madre…tua sorella.
non alla solita stazione
e nemmeno l’ora e’ la stessa.
Ti abbiamo atteso,
sedute sul divano della tua dimora,
quella casa che tanto amavi,
testimonianza delle tue origini,
da sempre custodite nel tuo cuore. 7
Siamo rimaste lì sedute per ore,
eri in ritardo…
Pare strano ma…
non hai mai indugiato così tanto,
quando prendevi il treno.
Le campane segnano le ore che passano:
un rintocco, due, tre…
e poi il rumore del furgone che avanza.
Sei arrivato
…non con le solite valigie,
quelle che hai sempre tanto odiato
…non con la presenza di chi ti e’ stata vicina
fino all’ultimo respiro…
Questavolta,
comequellavolta,
seiarrivatosolo,
alpuntodipartenza
della tua esistenza. Dona
IL MESTIERE DELL’EMIGRANTE
Nell’arco di oltre cent’anni,(inizia nel 1860 e a partire dal 1875 sarà vero e proprio esodo)-
quasi ogni genere di lavoro o di attività è stato sperimentato dagli emigranti italiani.
Questi, in generale contadini negli anni della grande fuga dalle campagne di tutta Europa
di fine ottocento, cominciarono gradatamente a sfruttare all’estero una serie di
competenze professionali acquisite o magari appena sbozzate in patria.
Sinonimo agli inizi di generica manovalanza e di forza lavoro non qualificata, nelle
Americhe e in molti paesi europei i lavoratori italiani si cimentarono via via con una varietà
di mestieri la cui pratica aveva le sue origini o nella multiforme attività contadina o nelle
attività artigianali urbane o, anche in più antiche specializzazioni lavorative su basi locali e
regionali.
Gli Italiani che sbarcavano negli Usa non conoscevano lavori come quello di idraulico, di
imbianchino, di metallurgico, di impiegato o di contabile; in altri settori invece i lavoratori
italiani monopolizzavano il mercato del lavoro: erano scalpellini e muratori, meccanici,
marinai, barbieri, sarte e cucitrici.
Un altro settore largamente monopolizzato è quello alimentare: molti sono stati gli Italiani
che aprirono una attività commerciale con beni di prima necessità, oppure aprirono un
ristorante: in USA, Francia, Spagna, ecc
Molte di queste specializzazioni erano funzionali, non meno delle attività poco o nulla
qualificate, alle esigenze dell’economia dei paesi d’immigrazione; (o si dispersero) nei
cantieri edili e a ridosso delle nuove linee ferroviarie, lungo le strade che collegavano i
nuovi territori, nelle cave e miniere, nelle grandi e piccole officine e naturalmente nelle
campagne del nuovo continente
.
AMBULANTI ARROTINO UOMO ORCHESTRA 8
LA FIGURA DELL’EMIGRANTE NELLA LETTERATURA ITALIANA
Ugo Foscolo
“ A Zacinto”
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.
Metro: sonetto (ABAB, ABAB, CDE, CED)
Breve commento
Il sonetto fa parte di un gruppo di quattro (Alla sera, A Zacinto, Alla Musa, In morte del
fratello Giovanni) aggiunti a otto (Non son chi fui, Che stai?, Te nidrice alle Muse, E tu ne'
carmi, Perché tacci, Cisì gl'interi giorni, Meritamente, Solcata ho fronte) pubblicati in
precedenza (1802) a Pisa nel Giornale dei letterati. I temi dominanti sono la nostalgia
verso la terra natia, perduta per sempre, e i richiami al mito e alla poesia greca. Ma sono
presenti anche gli altri grandi temi della poesia foscoliana che saranno ripresi e sviluppati
successivamente soprattutto nei "Sepolcri": l'esilio, il destino avverso e la tomba
illacrimata e solitaria. Seguendo la critica idealistica si può affermare che nel sonetto sono
presenti in nuce i miti fondamentali della poesia foscoliana (mito inteso come immagini
significative, sintesi della vita, degli affetti e delle meditazioni del poeta). E cioè:
- il mito dell'esilio - esilio come rifiuto del poeta di accettare i valori della società in cui
viveva, e quindi esilio come rivolta morale contro la società. Ma esilio anche come
momento di meditazione.
- il mito del sepolcro- come centro di affetti familiari, simbolo di una corrispondenza
d'amore che lega gli uomini attraverso il tempo; illusione della vittoria della vita sulla
morte, sopravvivenza delle tradizioni civili di un popolo nella storia.
- il mito della belezza serenatrice - come bellezza eterna e incorruttibile che per i mortali è
alternativa all'angoscia di vivere e dà la possibilità di raggiungere un superiore equilibrio.
- il mito della poesia - come mezzo per tramandare alla generazioni successive i più
grandi valori della civiltà umana. Poesia eternatrice quindi dei valori più alti, che oltre a
sfidare la morte, sfida anche il tempo. 9
Analisi
Il sonetto inizia con una triplice negazione (che è una constatazione amara del poeta della
perdita della sua patria), e termina con la sentenza definitiva del suo esilio e della sua
illacrimata sepoltura in terra straniera. Tra questi due poli negativi è racchiusa, attraverso
l'incatenamento di immagini la rappresentazione nostalgica e meravigliosa del mondo
ideale dell'infanzia del poeta e la trasfigurazione mitica della propria esperienza dell'esilio
che avviene attraverso all'analogia fra la sua figura è quella di Ulisse. Ulisse, "bello di
fama e di sventura" rappresenta l'immagine del poeta, anch'egli esule magnanimo
avversato dal destino e dagli uomini, ma rappresenta soprattutto il nuovo concetto
dell'eroe romantico, grande per la forza e la dignità con cui sopporta le ingiurie della
sventura (l'esitò dell'esilio però, sarà diverso; Foscolo a differenza di Ulisse sarà sepolto in
terra straniera e nessuno verserà delle lacrime sulla sua tomba). Altre immagini mitiche
sono poi presente nei versi, quella di Omero che rappresenta la poesia eternatrice
dell'eroismo e dei valori più alti e Venere, nata secondo il mito dalla spuma del mare,
simbolo della natura fecondatrice, della bellezza e dell'armonia, che con il suo sorriso ha
reso fertile e rigogliosa la patria del poeta.
Ritmo
Il ritmo del sonetto è dato dal sovrapposti di più piani:
- le rime