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Fisica: il campo magnetico;
Latino: Seneca (la visione della vita e della morte);
Italiano: Ugo Foscolo (I sepolcri);
Inglese: Feminism (from Jane Austen to Virginia Woolf).
Il Judo e la filosofia d’oriente: Il Tao tra oriente e occidente
1. Introduzione
Un giorno un grande campione disse che “i judoka sono persone speciali”, e non v’è
dubbio che queste parole non siano vere. Anche se risulta difficile immaginarlo, il
judo è uno sport che richiede un estremo sacrificio sia che si parli di livelli
professionistici, sia di livelli dilettantistici. Chi lo pratica, lo sa bene. Eppure il judo
non è soltanto uno sport, ma una via, un cammino.
Comprendere a fondo l’arte del judo non è semplice per nessuno, soprattutto per
coloro che non sono mai stati a contatto con questa realtà. Molte volte il Judo è
erroneamente confuso con altre discipline orientali, soprattutto con il Karate, se
nonché addirittura finisce con l’ essere bollato come uno sport violento e senza senso.
Non è assolutamente vero. Per questo vorrei chiarire alcuni punti fondamentali.
Innanzitutto, l’obiettivo del judo può essere diviso in tre parti: lo sviluppo fisico
(renshinho), lo sviluppo delle competenze nel combattimento (Shobuho) e lo sviluppo
Un judoka dev’ essere
mentale (Shushinho). in grado di sviluppare una preparazione
fisica adeguata ad affrontare lo sforzo in combattimento, e allo stesso tempo deve
apprendere le capacità tecniche e mentali che gli sono necessarie per ottenere la
vittoria. Dunque è necessario disciplinare corpo e spirito affinché Judo non si riduca a
una semplice “zuffa tra contendenti”: un allievo di Judo utilizza sempre la mente e
cerca perennemente il modo di sconfiggere l’avversario perfezionando al tempo
stesso la sua difesa (Judo Kyohan, libro di testo del judo).
Un altro aspetto interessante del Judo è che, diversamente da molti altri sport, ha un
preciso ed originale codice morale. Un judoka deve, nella vita di tutti i giorni,
rispettare i valori di educazione, coraggio, sincerità, onore, modestia, rispetto,
controllo di sé e amicizia, che sono i pilastri fondamentali di questa nuova arte
marziale orientale. Dico nuova, perché il judo è di origine non molto lontana: nacque
nel 1882 quando Jigoro Kano teorizzò un nuovo sistema di combattimento a partire
dal vecchio sistema del Ju-Jitsu. Nel 1922 Kano specificò che il Judo si fondava sul
miglior uso dell’energia allo scopo di perfezionare se stessi e contribuire alla
prospettiva del mondo intero. Grazie a ciò, il Judo è uno sport che si adatta ai
bambini, ai ragazzi, agli adulti e, soprattutto, alle donne. Perché? Per saperlo è
necessario sapere che la parola “Judo” è formata da due parti: il Ju e il Do.
2. Il Ju
Il Ju è il principio della cedevolezza. Per capirlo è sufficiente un piccolo esempio.
Immaginiamo di trovarci di fronte ad un albero coperto di neve, in pieno inverno.
Sotto il peso della neve, i rami più rigidi si spezzano, mentre quelli più flessibili
tendono a scrollarsi la neve di dosso per poi tornare nella loro posizione iniziale,
indisturbati. Allo stesso modo un judoka deve assumere una “posizione naturale”,
che non sia né rigida né contratta, e deve eseguire le tecniche conosciute “sfruttando
la forza dell’avversario”. Ossia, per farla breve, se l’avversario ci “spinge indietro”
“tirarlo
non dobbiamo con ostinazione spingerlo a nostra volta, bensì verso di noi”
3 Il Judo e la filosofia d’oriente: Il Tao tra oriente e occidente
per creare quello che, nel settore, viene definita “posizione di squilibrio” o “Akira
Suwabe” (nella foto). Da qui si potranno applicare le tecniche necessarie al
combattimento. – Il judo ha la natura dell’acqua.
Gunji Koizumi, 8° dan (1886 1964) dice che:
L’acqua scorre per raggiungere un livello equilibrato. Non ha forma propria, ma
contiene. E’ indomabile e penetra
prende quella del recipiente che la
ovunque. E’ permanente ed eterna come lo spazio e il tempo. Invisibile
allo stato di vapore, ha tuttavia la potenza di spaccare la crosta della
terra. Solidificata in un ghiacciaio ha la durezza della roccia. Rende
innumerevoli servigi e la sua utilità non ha limiti. Eccola, turbinante nelle
cascate, calma nella superficie di un lago, minacciosa in un torrente o
dissetante in una fresca sorgente scoperta in un giorno d’estate.
Insomma, semplificando il tutto, si può notare come, nel Judo, uno dei
fattori più importanti sia la naturalezza, il muoversi senza rigidità, senza
meccanicità, prestando bene attenzione a tutto ciò che ci circonda.
Proprio per questo dico che il Judo è uno sport adatto anche alle donne, perché non
necessita di una forza particolare nell’eseguire le tecniche e perché si basa su una
D’altronde, se noi pensiamo al principio di
semplice legge fisica di azione-reazione.
“sfruttare la forza dell’avversario”, capiamo che non è altro un modo diverso per
enunciare quello che è noto sotto il nome di terzo principio della dinamica: ad ogni
azione corrisponde una reazione uguale e contraria agente nella stessa direzione della
forza.
Dunque per il fatto che il Judo può rivolgersi ad un vasto pubblico, Kano sostiene
che il Judo non è soltanto uno sport ma un principio di vita, un'arte e una scienza
[...] Dovrebbe essere libero da qualsiasi influenza esteriore, politica, nazionalista,
razziale, economica, od organizzata per altri interessi. Tutto ciò che lo riguarda non
dovrebbe tendere che a un solo scopo: il bene dell'umanità.
Detto ciò, semplificando un’arte che è questo e molto altro, si può iniziare a parlare
di quello è l’argomento centrale della mia tesi, cominciando dalla seconda parte della
parola Judo, il “Do”.
3. Il Do
Il “Do”, in cinese, è il Tao, la vita che l’uomo percorre nella sua vita.
Il Tao è uno dei più famosi simboli della civiltà orientale, ormai conosciuto in tutto
il mondo, ed è composto da due qualità contrapposte: lo Yang (maschio, giorno, luce,
vita) e lo Yin (donna, notte, buio, morte), che corrispondono alle forze che
compongono la realtà. Contrapposti sì, ma anche complementari. Non bisogna cadere
nell’errore di considerare Yin e Yang come due poli separati tra loro, tantomeno di
pensare che l’uno rappresenti il male e l’altro il bene in assoluto. Bene e male non si
identificano con uno dei due principi, bensì il bene è costituito dall’armonia tra Yin e
Yang, viceversa, il male deriva dalla loro disarmonia.
4 Il Judo e la filosofia d’oriente: Il Tao tra oriente e occidente
Generalmente il Tao viene associato alle religioni del Taoismo
e del Confucianesimo in Cina, e allo Shintoismo in Giappone,
tuttavia non bisogna pensare che esse siano la medesima cosa, né
che il Tao rappresenti unicamente un principio religioso. Si
distinguono due correnti: taoismo filosofico, che si ritiene nato
nella Cina dell'epoca classica, e il taoismo religioso, che si
affermò 500 anni più tardi.
Abbiamo detto che la parola Tao significa “via”, “cammino” e che i suoi principi
fondamentali si basano sulla complementarietà degli opposti. Sebbene questa
l’oriente, essa non è totalmente estranea a gran parte
dottrina riguarda principalmente
dei grandi occidentali. Del resto dobbiamo ricordare che alcuni dei nostri grandi
filosofi erano a conoscenza delle teorie orientali, basta ricordare che Schopenhauer,
nella sua opera Il velo di Maya, aveva fatto riferimento alle ideologie del pensiero
Buddhista.
Joseph Nheedam (1900-1995), storico della scienza, biochimico e orientalista
inglese, ha notato delle somiglianze tra il Tao e la dialettica hegeliana. È uno spunto
di riflessione molto interessante se si pensa che solitamente oriente e occidente
tendono ad essere catalogate come due realtà completamente differenti.
4. La dialettica hegeliana e il Tao
La dialettica si basa sul ben noto sistema tesi-antitesi che risolvono la loro
contraddizione in una sintesi più alta. Sostituendo tesi e antitesi con Yin e Yang, con
il loro alternarsi ed intercambiarsi, possiamo notare come esista una certa affinità tra
le due filosofie. Tuttavia, credere che la dialettica e il Tao coincidano non è esatto.
Basti pensare a quella parte della Fenomenologia dello spirito in cui Hegel ci parla
dell’ autocoscienza e della figura servo-padrone.
Due autocoscienze sono in lotta per il riconoscimento reciproco:
questo scontro è destinato a risolversi in un paradossale scambio
Infatti, l’autocoscienza che ha vinto la lotta e si è
di ruoli.
affermata come signore, si lascia dominare dal lavoro della
coscienza che è divenuta servo e finisce col diventarne
dipendente; mentre il servo, che trasforma le cose da cui il
signore riceve il proprio sostentamento, finisce per rendersi
indipendente grazie ai frutti del proprio lavoro.
Il servo riesce così ad affermare la propria libertà e si conferma
come autocoscienza proprio perché ha avuto la possibilità di
avere un polo negativo con cui rapportarsi (il padrone) e
attraverso il lavoro ha scoperto che l’indipendenza del signore è
puramente formale; il padrone invece si è limitato a godere del
lavoro del servo riducendolo a un semplice oggetto, per cui non
può affermarsi come autocoscienza in virtù del fatto che gli è
mancato qualcuno con cui rapportarsi.
5 Il Judo e la filosofia d’oriente: Il Tao tra oriente e occidente
Così la servitù nel proprio compimento diventerà piuttosto il contrario di ciò
ch’essa ì immediatamente; essa andrà in se stessa come coscienza riconcentrata in sé
e si volgerà nell’indipendenza vera (Da La fenomenologia dello spirito, vol.1),
trovando così la sua sintesi, un Aufhebung che conserva caratteristiche sia della tesi
sia dell’antitesi.
Qui sta la sottile differenza tra il Tao e la dialettica: nel fatto che la filosofia
orientale non vede una lotta tra i concetti contrapposti, bensì un loro alternarsi
armonioso e naturale, tanto che questo “movimento” può essere generalmente
rappresentato tramite il grafico geometrico-analitico di una sinusoide (in figura).
che Hegel non era estraneo al Taoismo filosofico, tant’è
Tuttavia bisogna ricordare 3
vero che egli parla della dottrina di Lao-Tsu e del Tao in una lezione sulla storia
della filosofia del 1816 all'Università di Heidelberg.
Tenendo presente queste differenze, bisogna riconoscere che il tema della polarità è
molto frequente in occidente, tanto che è possibile fare un confronto tra
quest’affascinante filosofia orientale e la fisica occidentale.
5. La fisica e il Tao: considerazioni generali
Anche se la filosofia e la fisica non sembrano avere molti punti di contatto, nel
senso che, comunemente, si tende a distinguere la prima come materia umanistica e la
seconda come materia scientifica, la nascita delle teorie moderne ha rivelato che, in
fondo, non sono poi così diverse. Anche se non è stato svolto nel programma
scolastico, merita un accenno il libro La fisica del Tao (orig. The Tao of physics) di
Fritjof Capra che analizza i rapporti e i parallelismi tra i concetti della fisica moderna
e le idee di base della tradizione filosofica e religiosa del mondo orientale. Capra
sostiene che la scienza occidentale, procedendo in modo razionale, e il misticismo
orientale, lavorando di intuizione, sono arrivati ad una conclusione simile: Noi
vediamo come i due fondamenti della fisica del ventesimo secolo - la teoria dei
quanti e quella della relatività - portino entrambe a farci vedere il mondo come lo
vede un indù, un buddista o un taoista, e come questa somiglianza si rafforzi quando
guardiamo ai recenti tentativi di combinare queste due teorie al fine di descrivere i
fenomeni del mondo submicroscopico: le proprietà e le interazioni delle particelle
subatomiche che compongono tutta la materia. Qui il parallelo tra la fisica moderna
e il misticismo orientale colpisce ancora di più, e noi... spesso incontriamo
affermazioni delle quali è impossibile stabilire se vengano da un fisico o da un
mistico orientale. Taoisti d’occidente
In Italia Francesco Casaretti nel suo libro riporta nel suo lungo
elenco di esimi personaggi il noto Niels Bohr, al quale dopo aver ricevuto il premio
3 Lao-Tsu è il fondatore del Taoismo, nonché filosofo cinese.