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Sintesi Internazionalizzazione delle aziende tesina
Questa tesina maturità ragioneria descrive il tema dell'internalizzazione delle aziende
È risaputo che, ormai da molto tempo, la prospettiva economica stia liberandosi dei limiti geografici e territoriali che in precedenza restringevano il campo d’azione di attività e aziende. Con questo non si intende che prima tale opportunità fosse esclusa, ma sicuramente scoraggiata da diversi fattori esterni: nelle età più remote la rischiosità del transito di merci in zone pericolose, la difficoltà e soprattutto l’onerosità del viaggio per trasferire beni introvabili nei luoghi di destinazione (si pensi alle spezie, alla seta e ai beni di lusso che fecero la fortuna di Venezia e delle città marinare), il pagamento dei diritti doganali e di transito, i tempi di esecuzione lunghi e l’elevato rischio di insuccesso. Inoltre si consideri che, generalmente, i prodotti ordinari erano nella maggior parte destinati alla zona nella quale avveniva la loro manifattura e ciò determinava un ovvio disinteresse verso la loro esportazione.
Con l’instaurazione dei regimi coloniali, le potenze del vecchio mondo si accaparrarono nuovi mercati da cui attingere risorse, materie prime e manodopera, e contemporaneamente a cui vendere i propri prodotti finiti, indirizzando gli interessi e gli investimenti in tali aree d’espansione. È quindi fondata la conclusione secondo la quale entrambe le parti potessero trarre vantaggio da questo tipo di legame: si pensi all’India, che fu oggetto di una spinta modernizzatrice considerevole da parte del Regno Unito, attraverso la costruzione di infrastrutture e l’organizzazione di un apparato istituzionale avanzato1; è altresì vero che i rapporti coloniali divennero frequentemente subordinati alla “patria acquisita”, come testimoniano gli esempi delle cosiddette “economie di rapina” o delle piantagioni dell’America Latina, nelle quali furono costrette a lavorare in condizioni di schiavitù complessivamente circa 11 milioni di individui2. Questi rimasero comunque passi importanti verso l’internazionalizzazione delle capacità produttive e dei mercati, che coinvolsero un lasso di tempo molto ampio, fino alla metà XX secolo circa.
In tempi più recenti, le devastazioni e i dissesti provocati dal susseguirsi delle due guerre mondiali hanno chiarito che l’alleanza e la collaborazione danno la possibilità di maturare le condizioni migliori per ottenere una prosperità duratura: la vocazione internazionale degli scambi si è accentuata con il nascere di grandiosi progetti a livello mondiale (come il W.T.O., l’Organizzazione Mondiale del Commercio) ed europeo, istituzioni con compiti di regolamentazione, monitoraggio e controllo delle economie partecipanti, che tuttora garantiscono un regolare svolgimento delle pratiche commerciali e dei rapporti tra stati membri: in particolare l’Unione Europea.
Collegamenti
Internazionalizzazione delle aziende tesina
Storia - Formazione dell'Unione Europea, cenni al periodo coloniale.
Tedesco - Economia Tedesca (Die deutsche Wirtschaft).
Geografia Economica - La popolazione europea, risvolti della demografia in ambito economico.
Inglese Commerciale - Marketing and Advertising.
Storia dell'Arte - L'arte pubblicitaria e il suo sviluppo nel Novecento.
PRESENTAZIONE
Il mondo, passato o attuale che si preferisca intendere, è in fase di costante sviluppo. O meglio:
la società umana che lo popola è caratterizzata dalla continua ricerca di condizioni di vita
complessivamente migliori. Questa ricerca trova sfogo nelle più disparate attività che da sempre
contraddistinguono la nostra specie, in una progressione ascendente e cronologica alla cui base
si trovano i bisogni primari e, via salendo, quelli secondari e terziari. Lo sviluppo di nuovi
metodi di produzione, di nuove energie, di trasporti, di macchine che possano sostituirci nel
lavoro manuale è soltanto una frazione di ciò che sostanzialmente intraprendiamo per garantirci
un’esistenza più serena e agiata.
Credo che la scienza dell’economia sia uno dei più affascinanti parametri per misurare, stimare
e rendersi conto di quanto la nostra società si sia evoluta non solo nel corso dei secoli, ma anche
dei più semplici cinquantenni, decenni e addirittura lustri o anni, permettendoci di vivere con
standard elevati e prospettive medie di vita più che positive. Credo inoltre che essere a
conoscenza dei processi economici che hanno contraddistinto ideologie, periodi storici e aree
geografiche sia un bagaglio fondamentale per capire il nostro tempo, la nostra politica
internazionale e, generalmente, la nostra mentalità, le scelte che abbiamo preso conformemente
o contrariamente ad altri popoli. Il mio intento è quello di prendere in esame un aspetto della
realtà economica odierna e darne una spiegazione, per quanto mi possa essere possibile, anche
alla luce degli avvenimenti passati, tenendo in considerazione frangenti e pagine della nostra
storia che hanno contribuito a rendere il mondo ciò che oggi conosciamo: una rete fittissima di
relazioni di natura economica, politica, finanziaria, culturale e non solo, accomunate dalla
consapevolezza che l’uomo riesce a ottenere il risultato più brillante in condizioni di
cooperazione, di stabilità e di organizzazione.
Questo è il motivo per cui ho deciso di trattare un argomento prettamente economico,
riguardante la realtà di oggi, e per cui, nel complesso, ho scelto di formare la mia preparazione
in un ambito contestuale, che possa assecondare questa personale curiosità, abbinandola agli
strumenti delle lingue straniere, ormai da tempo indispensabile chiave per questo fenomeno.
Allo stesso modo spero di poter continuare questo progetto in sede accademica e,
concretamente, partecipando al corso di laurea in Economia e Management (impartito in tre
lingue) presso la Libera Università di Bolzano.
INTRODUZIONE
È risaputo che, ormai da molto tempo, la prospettiva economica stia liberandosi dei limiti
che in precedenza restringevano il campo d’azione di attività e aziende.
geografici e territoriali
Con questo non si intende che prima tale opportunità fosse esclusa, ma sicuramente scoraggiata
da diversi fattori esterni: nelle età più remote la rischiosità del transito di merci in zone
pericolose, la difficoltà e soprattutto l’onerosità del viaggio per trasferire beni introvabili nei
luoghi di destinazione (si pensi alle spezie, alla seta e ai beni di lusso che fecero la fortuna di
Venezia e delle città marinare), il pagamento dei diritti doganali e di transito, i tempi di
esecuzione lunghi e l’elevato rischio di insuccesso. Inoltre si consideri che, generalmente, i
prodotti ordinari erano nella maggior parte destinati alla zona nella quale avveniva la loro
manifattura e ciò determinava un ovvio disinteresse verso la loro esportazione.
Con l’instaurazione dei regimi coloniali, le potenze del vecchio mondo si accaparrarono nuovi
mercati da cui attingere risorse, materie prime e manodopera, e contemporaneamente a cui
vendere i propri prodotti finiti, indirizzando gli interessi e gli investimenti in tali aree
d’espansione. È quindi fondata la conclusione secondo la quale entrambe le parti potessero
trarre vantaggio da questo tipo di legame: si pensi all’India, che fu oggetto di una spinta
modernizzatrice considerevole da parte del Regno Unito, attraverso la costruzione di
infrastrutture e l’organizzazione di un apparato istituzionale avanzato 1 ; è altresì vero che i
subordinati alla “patria acquisita”, come
rapporti coloniali divennero frequentemente
delle cosiddette “economie di rapina” o delle piantagioni dell’America
testimoniano gli esempi
Latina, nelle quali furono costrette a lavorare in condizioni di schiavitù complessivamente circa
2
11 milioni di individui . Questi rimasero comunque passi importanti verso
l’internazionalizzazione delle capacità produttive e dei mercati, che coinvolsero un lasso di
tempo molto ampio, fino alla metà XX secolo circa.
In tempi più recenti, le devastazioni e i dissesti provocati dal susseguirsi delle due guerre
hanno chiarito che l’alleanza e la collaborazione danno la possibilità di maturare le
mondiali
condizioni migliori per ottenere una prosperità duratura: la vocazione internazionale degli
scambi si è accentuata con il nascere di grandiosi progetti a livello mondiale (come il W.T.O.,
l’Organizzazione Mondiale del Commercio) ed europeo, istituzioni con compiti di
regolamentazione, monitoraggio e controllo delle economie partecipanti, che tuttora
1 La Gran Bretagna intraprese una forte campagna vòlta a sviluppare diversi aspetti della colonia indiana: si
costruirono ponti, ferrovie, si fondarono università e collegi che contribuirono alla formazione di intellettuali indiani.
2 Fonte: BBC - http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/6445941.stm
garantiscono un regolare svolgimento delle pratiche commerciali e dei rapporti tra stati membri:
l’Unione Europea.
in particolare
CAPITOLO 1: LA STORIA DELL’UNIONE EUROPEA
–
1.1 LA SITUAZIONE DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE
l’Europa dovette fare fronte a
Negli anni successivi al termine della seconda guerra mondiale,
una situazione drammatica, date le profonde lesioni all’apparato produttivo e alla popolazione
di tutti i suoi stati. A livello internazionale, le conseguenze del conflitto furono il rafforzamento
economica e politica degli Stati Uniti d’America, nel clima di
della ormai evidente superiorità
bipolarismo che andava creandosi con questi ultimi e l’URSS.
Il piano Marshall di aiuto economico da parte della potenza statunitense (chiamato
ufficialmente ERP, European Recovery Program) fu attuato tra gli anni 1947-1951 e prevedeva
elargizioni per 11 miliardi e 780 milioni di dollari a fondo perduto, alle quali si aggiunse un
1
miliardo e 139 milioni sotto forma di prestito . Gli USA, in questo modo, non vollero soltanto
aiutare la ricostruzione di un mercato per loro stessi molto redditizio, ma anche spingere gli stati
dall’ideologia comunista che si impose nell’Europa orientale. In fin dei
europei a distanziarsi
conti, gli stati europei avrebbero dovuto essere influenzati a tal punto da adottare (o comunque
consolidare) il capitalismo e la produzione di massa sul modello degli Stati Uniti, che
auspicarono anche all’unità economico-politica della regione. Proprio su questa tematica si
formularono principalmente tre proposte:
la proposta confederale, secondo la quale ogni stato avrebbe mantenuto la propria
sovranità, nonostante la formale unità europea;
la proposta funzionalista, ovvero di unione a carattere funzionale per la risoluzione di
problemi comuni degli stati membri, nell’ottica di una progressiva integrazione dei
settori economici e politici;
l’organizzazione
la proposta federalista, secondo cui (imitando USA) sarebbe dovuta
avvenire un’unificazione politica, sostituendo gli stati nazionali con un’unica
federazione e lasciando alle rappresentanze territoriali solo poche competenze: questa
ipotesi nacque già in precedenza, addirittura verso la fine del XVIII secolo, ebbe come
personalità ispiratrici Immanuel Kant e Claude-Henri Saint-Simon e fu supportata poi
nel XIX secolo da Giuseppe Mazzini e Carlo Cattaneo. Furono personaggi come Altiero
Spinelli ed Ernesto Rossi a riproporla con il “Manifesto di Ventotene” (1941), nel quale
degli ipotetici Stati Uniti d’Europa si contrapponeva all’espansionismo dei
la fondazione
1 “You Too Can Be Like Us”: Selling the Marshall Plan, in “History Today”, ottobre 1998.
Fonte: D. Ellwood,
totalitarismi. Con questa prospettiva si fondò nel 1943 il Movimento Italiano per la
Federazione Europea, che sostenne la necessità di una Costituzione Europea. Dopo il
Congresso di L’Aja d’Europa, che ebbe
(1949), si ottenne la creazione di un Consiglio
però una valenza soltanto consultiva e sostanzialmente non soddisfece i propugnatori di
questa teoria.
– VERSO L’EUROPA UNITA: LA CECA
1.2
La proposta funzionalista, quindi, fu quella che trovò effettivo riscontro e fu attuata attraverso
l’Organizzazione Europea per la Cooperazione Economica (la quale coordinava le politiche
statali delle economie contemplate nel piano Marshall) e, nel 1951, attraverso la creazione della
CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio), la quale contava sei stati fondatori:
Francia, Repubblica Federale Tedesca, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo. Il progetto
iniziale fu curato dal ministro degli Esteri francese Schuman e consisteva nella subordinazione
della produzione carbo-siderurgica franco-tedesca a una comune Alta Autorità, alla quale
avrebbero potuto aderire altri stati europei. Concretamente, la CECA elaborava una politica
comune sulla siderurgia, data la fondamentale importanza di questo settore per lo sviluppo
industriale. Il progetto di Schuman entrò in vigore il 23 luglio 1952 e si prefisse come obiettivi
del costo dell’acciaio e dei suoi derivati, a fronte di un aumento della sua
la riduzione
produzione (che avrebbe conseguentemente favorito la ricostruzione industriale), l’abolizione
dei dazi doganali e di altre forme protezionistiche tra gli stati aderenti e la riduzione della
dipendenza dagli USA.
Il risultato fu nettamente positivo: in tre anni la produzione di acciaio aumentò del 50% e il suo
ciò, insieme all’abbattimento dei dazi,
prezzo subì una diminuzione generalizzata; consentì di
far crescere il commercio di carbone del 50% e di acciaio del 150%. Questo tipo di risposta da
parte dei mercati fece presagire che una simile organizzazione, applicata anche ad altri settori
produttivi, avrebbe rilanciato l’economia in misura significativa.
–
1.3 LA COMUNITÁ ECONOMICA EUROPEA
Sulla base dei precedenti eventi nacquero i presupposti per la creazione del cosiddetto MEC
(Mercato Europeo Comune), che fu istituito insieme alla CEE (Comunità Economica Europea)
dagli stessi stati partecipanti alla CECA, il giorno 25 marzo 1957 con il Trattato di Roma. Gli
obiettivi di tale organizzazione furono resi noti nell’articolo 3 del trattato istitutivo: tra essi
spiccavano l’unione doganale, la libera circolazione di persone, merci, capitali e servizi, la
e l’integrazione economica tra gli stati membri e le loro regioni. Con
politica commerciale
questi fini, i Paesi si impegnarono a rinunciare a una parte della loro sovranità, conferendola
essa fu quindi abilitata all’emanazione
alla Comunità: di leggi che tutti erano tenuti a rispettare.
La composizione della CEE rimase inalterata fino al 1973, anno del primo di una serie di
che hanno portato l’attuale Unione Europea a una quota di 28 paesi aderenti.
ampliamenti
1973: si aggiungono Regno Unito, Danimarca e Irlanda;
1981: entrata della Grecia;
1986: aderiscono alla CEE anche Spagna e Portogallo;
1995: entrano Austria, Finlandia e Svezia; Espansione di CEE/UE per numero di Stati membri
30
2005: si aggiungono Estonia, Lettonia, 25 28
27
Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, 25
20
15
Ungheria, Slovenia, Malta, Cipro e 15
10 12
Repubblica Slovacca; 10
9
5 6
0
2007: aderiscono Bulgaria e Romania; 1951 1973 1981 1986 1995 2005 2007 2013
2013: entra la Croazia.
Contemporaneamente alla CEE fu istituita anche l’EURATOM, che aveva scopi di ricerca e
dell’uso pacifico dell’energia
applicazione nucleare.