Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Storia: La Shoah
Analisi chimica: Tecniche moderne d'analisi. Gas-Cromatografia
Tecnologie chimiche industriali: L'estrazione solido-liquido
Chimica delle fermentazioni e microbiologia: Il meccanismo enzimatico di regolazione allosterica
Chimica fisica: Cinetica del prim'ordine
Matematica: Integrale improprio
Sezione I - Biochimica ed infiammazione Cap. 1 - L’infiammazione
Un processo infiammatorio costante e prolungato nel tempo genera morte cellulare, e quindi
degenerazione tissutale dei tessuti colpiti.
I processi infiammatori che si risolvo positivamente, invece, pongono rimedio ai loro danni da soli: in
modo del tutto spontaneo l’organismo mette in atto processi riparativi, ripristinando la condizione
funzionante ed originale del tessuto precedentemente infiammato. Giusto per intenderci, è’ il comune
caso della cicatrice.
Il processo flogistico, per quanto comune sia, è estremamente complicato da analizzare nel dettaglio,
vista la sua origine multifattoriale. Di seguito, pertanto, si farà un’analisi sommaria ed esclusiva dei
mediatori chimici più noti.
I mediatori dell’infiammazione sono prodotti da una vasta gamma di cellule, non ultimi i globuli rossi.
Gli eicosanoidi sono molecole derivate dall’acido arachidonico, principale precursore di numerosi
metaboliti proinfiammatori. Essi non sono contenuti normalmente all’interno delle cellule, ma vengono
prodotti a seguito dell’infiammazione
L’interesse per gli eicosanoidi sorse nel 1930, quando alcune pubblicazioni scientifiche riportarono
che il liquido seminale conteneva una sostanza in grado di provocare la contrazione della muscolatura
liscia uterina. Si riteneva che tale sostanza derivasse dalla prostata, pertanto fu chiamata prostaglandina.
Divenne poi chiaro che la prostaglandina non era un’unica sostanza, bensì un’intera famiglia di composti.
Le prostaglandine, in definitiva, sono acidi derivati dall’acido arachidonico, nonché importanti mediatori
flogistici. La loro attività biologica, in particolare, è estremamente elevata, attiva a concentrazioni inferiori
a certo ormoni.
L’acido arachidonico (IMG) è un acido grasso insaturo a 20 atomi di carbonio, contenente ben quattro
doppi legami. Chimicamente parlando è l’Acido 5,8,11,14-eicosatetraenoico.
Contenuto all’interno dei fosfolipidi di membrana, a seguito dell’azione della fosfolipasi A2, tale
sostanza viene rilasciata all’interno della cellula. A questo punto, esso dà origine a varie reazioni
metaboliche, il cui risultato finale è lo stimolo del processo infiammatorio.
Le ciclo-ossigenasi (COX) sono una categoria di enzimi con effetti proinfiammatori. Esistono almeno
tre isoforme di questi enzimi, rispettivamente denominate COX-1, COX-2 e COX-3.
La COX-1 si trova nella maggior parte delle cellule come enzima normalmente espresso, mentre la
COX-2 è indotta nelle cellule a seguito dallo stimolo infiammatorio. Prodotti di tale sintesi, comunque, sono
sempre prostaglandine ad effetto generalmente proinfiammatorio, esercitato mediante un complesso
meccanismo.
La COX-3, invece, provoca la formazione di prostaglandine implicate nel processo febbrile.
Si ricorda, in ogni caso, l’importanza dell’espressione della COX-1 nelle cellule sane, fondamentale per
la sopravvivenza della cellula stessa.
Nello stomaco, ad esempio, la COX-1 ha il compito di produrre prostaglandine che stimolano la
produzione di muco, necessario per contrastare l’effetto ulcerativo indotto dall’HCl.
I FANS sono i cosiddetti Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei. Tale definizione, in realtà, è imprecisa,
visti i loro effetti direttamente analgesici ed antipiretici. Nel caso dell’Aspirina, poi, tale definizione è
addirittura lacunosa: l’effetto anticoagulante di quest’ultima, infatti, è noto a molti.
Relativamente l’aspetto antinfiammatorio, agiscono bloccando l’attività delle COX, con preferenze
diverse a seconda della classe di farmaco considerata.
I FANS tradizionali, come l’Aspirina, bloccano tutte quante le isoforme della COX, con preferenza per
la COX-1. A causa di ciò, sono spesso associati ad ulcere ed altri effetti avversi a livello gastrointestinale.
Quelli di nuova generazione, al contrario, inibiscono selettivamente la COX-2, con evidenti effetti
collaterali a livello circolatorio. Le COX-2, infatti, sono comunque necessarie per il buon funzionamento del
sistema cardiovascolare, anche in individui sani.
Particolare il caso della tachipirina, il cui principio attivo è il paracetamolo, inibitore praticamente
selettivo della COX-3, con spiccati effetti antipiretici.
Sezione I - Biochimica ed infiammazione Cap. 1 - L’infiammazione
I corticosteroidei, una grande classe di farmaci antinfiammatori, di cui il più noto esponente è il
cortisone, hanno effetti antinfiammatori principalmente legati all’inibizione dell’enzima fosfolipasi A2.
Lungo i processi flogistici, i mediatori chimici proinfiammatori stimolano la produzione di radicali
ossigenati, con effetto tossico su qualunque cellula.
L’istamina causa principalmente vasodilatazione, oltre ad innescare vari altri effetti proinfiammatori.
Essa è la principale responsabile dei fenomeni allergici, ed è rilasciata dai mastociti, particolari cellule
che compongono il sistema immunitario. Il suo rilascio, inoltre, stimola la produzione di metaboliti ad
azione proinfiammatoria, in particolar modo i leucotrieni.
I leucotrieni sono importanti metaboliti proinfiammatori, prodotti dalle cellule del sistema immunitario.
La loro azione, estremamente complessa, si concretizza in vari effetti quali chemiotassi, produzione di
essudato, stimolazione alla fagocitosi e vasocostrizione. Queste azioni sono differenti, e per alcuni versi
complementari, a quelle indotte dalle prostaglandine.
La sintesi dei leucotrieni avviene ad opera di una particolare classe di enzimi, le lipoossigenasi, la cui
isoforma più comune è la 5-lipoossigenasi, la 5-LO. Il substrato, anche in questo caso, è l’acido
arachidonico.
La presenza di leucotrieni è massiccia nelle forme infiammatorie croniche, all’opposto delle
prostaglandine, particolarmente attive nei processi flogistici acuti.
Numerose cellule del sistema immunitario, in presenza di processi flogistici, secernono enzimi ad
attività proteolitica, quali l’elastasi leucocitaria umana (HLE). Tali proteasi, ovviamente, hanno uguale
effetto distruttivo tanto sulle cellule umane quanto sull’agente patogeno, esacerbando l’infiammazione
preesistente.
Le citochine sono molecole proteiche dall’elevata attività biologica, con effetti talora sistemici e talora
locali. Molecole quali TNF-alfa ed IL-1, rilasciate dai macrofagi, hanno effetti proinfiammatori di varia
natura, oltre che essere direttamente coinvolte nella patogenesi, cioè nella nascita, e nel mantenimento-
accrescimento di diverse forme tumorali.
Sezione I - Biochimica ed infiammazione Cap. 1 - L’infiammazione
Acido
arachidonico Oltre al primato dell’età, l’Aspirina vanta di
essere l’analgesico più venduto della storia,
con oltre 20 miliardi di pasticche, e di essere il
primo esempio di cura medica di massa.
La sua storia passa attraverso la Prima Salicina.
Guerra mondiale, come rimedio farmaceutico
per fermare l’epidemia della Spagnola, fino ad
entrare nel Guinness dei primati come
farmaco più diffuso al mondo.
E’ arrivata sulla luna con gli astronauti
dell’Apollo ed è stata immortalata in film,
come “Il divo” di Paolo Sorrentino, e romanzi,
come “Cent’anni di solitudine di Garzia
Marquez”.
La sua storia è stata raccontata in un libro,
Acido acetilsalicilico. “Aspirina, l’incredibile storia della pillola più
(PA dell’ Aspirina) famosa del mondo”, di Jeffreys Diarmund. Corteccia di Salice.
L’America è quel paese dove si compra una
scorta a vita di aspirina per un dollaro e
la si consuma in un giorno.
John Barrymore.
Sezione II - Aspirina Cap. 1 - La storia
Salix
Non vi è dubbio che l’Aspirina sia il più “storico” di tutti i farmaci, in quanto l’impiego del Salice (
Alba
) e dei suoi derivati è iniziato nella notte dei tempi. Allo stesso tempo, l’Aspirina rimane comunque un
farmaco “moderno”: nel mondo civilizzato sono ben poche le persone che non hanno fatto uso di Aspirina
almeno una volta nella loro vita.
La corteccia di Salice veniva già ampiamente utilizzata nell’epoca greco-romana. Il famoso medico
greco Ippocrate consigliò, a ragion veduta, l'utilizzo di questo preparato per alleviare i dolori del parto e
per combattere la febbre.
A tal proposito, ricordiamo come la corteccia di Salice, ricca in salicina, sia pressoché povera in acido
salicilico, precursore dell’Aspirina. L’effetto antinfiammatorio, in realtà, è legato alla salicina.
L’Aspirina fu commercializzata su larga scala, per la prima volta, ad opera dei laboratori Bayer, allora
una piccola fabbrica di coloranti e farmaci, nata nel 1862 a Wuppertal per l’iniziativa di due amici.
L’industria, inizialmente legata esclusivamente ai coloranti, si dotò, nel 1880, di un settore dedicato ai
farmaci, con annessi laboratori di ricerca, suddivisi in due sezioni. La sezione farmaceutica, di cui era
responsabile Arthur Eichengrün, fu assegnata in gestione a Felix Hoffman.
La paternità dell’Aspirina è tuttora fonte di polemiche.
Il primo scienziato che sintetizzò ed isolò in laboratorio l’acido acetilsalicilico fu il francese Charles
Frédéric Gerhardt, che ne registrò il brevetto in Francia nel 1853. La reazione prevedeva l'impiego di
salicilato di sodio, di origine vegetale, e cloruro di acetile, sintetico.
Nel 1860 Hermann Kolbe ed i suoi studenti dell'Università di Marburgo riuscirono a sintetizzare l'acido
salicilico, immettendolo poi sul mercato, nel 1874, ad un prezzo dieci volte inferiore all'acido estratto
dalla salicina. Il problema, comunque, non era ancora risolto. Il gusto dell’acido salicilico era vomitevole, e
la sua ingestione provocava di frequente ulcere, a causa della sua forte acidità.
La versione ufficiale, propugnata dalla stessa casa produttrice, vuole che 1897, Felix Hoffmann,
nel
chimico alla Bayer, esterificasse il gruppo fenolico (-OH) dell'acido salicilico con un gruppo acetile (-COCH )
3
utilizzando anidride acetica, e formando l'acido acetilsalicilico, nonché acido acetico come sottoprodotto.
Tale composto presentava effetti terapeutici maggiori dell’acido salicilico, ma con minori effetti collaterali.
Il gruppo acetile, infatti, aumentava la biodisponibilità di farmaco, rendendolo più lipofilo, mentre
l’eliminazione del gruppo fenolico diminuiva l’acidità della molecola, rendendola meno dannosa.
Nacque, in questo modo, il primo farmaco sintetico della storia, realizzato interamente in laboratorio,
senza alcuna derivazione vegetale, se non in origini molto remote.
Curiosamente, il termine Aspirina non deriva dal Salice, bensì dall’Olmaria comune, il cui nome latino è
Spiraea ulmaria
. Tale pianta, naturalmente ricca in acido salicilico, precursore dell’omologo acetilato, fu
scelta per battezzare il nome commerciale del farmaco prodotto dalla Bayer, l’acido acetilsalicilico.
Il nome Aspirina, infatti, ha come prefisso “a”, ad indicare l’acetilazione, la radice “spir”, derivante
proprio dal nome latino dell’Olmaria, ed il suffisso “in”, molto in voga all’epoca nei nomi
commerciali dei farmaci.
L’11 febbraio 1899 la Bayer registrò il marchio “Aspirina”, e pochi mesi dopo
introdusse l’omonimo prodotto in commercio. Durante la prima guerra mondiale, Logo dell’ IG Farben.
come parte delle sanzioni inflitte alla Germania, il succitato brevetto venne confiscato
dagli USA, i quali introdussero nel mercato un farmaco omologo.
La Bayer, sotto il regime Hitleriano, divenne poi parte dell'IG Farben, un conglomerato di aziende
chimiche tedesche.
Sezione II - Aspirina Cap. 1 - La storia
Durante la seconda guerra mondiale, la stessa sfruttò il lavoro di operai in condizioni di schiavitù, con
fabbriche a ridosso dei vasti campi di concentramento tedeschi, di cui è particolarmente noto il sotto-
campo di Mauthausen-Gusen.
Alla IG Farben appartenevano il 42,5% delle aziende che producevano lo Zyklon B (Acido cianidrico),
un prodotto chimico usato nelle camera a gas di Auschwitz e di altri campi di sterminio.
Alla fine della seconda guerra mondiale gli alleati smantellarono l'IG Farben, e la Bayer riapparve come