Sintesi

L'improvvisazione: Full man in Jazz



Alunno: Daniele Papa


Arrivata dunque la sfida più grande di ogni studente di scuola superiore , ho deciso di affrontare questa prova affiancato dalla mia più grande passione, facilmente intuibile dal titolo della mia mappa concettuale. “L’IMPROVVISAZIONE: FULL MAN IN JAZZ” è infatti il mio tentativo di accomunare e collegare in modo multidisciplinare l’arte dell’improvvisazione musicale tipica della musica Jazz con gli studi intrapresi nel mio percorso formativo personale e scolastico.
Per evitare fraintendimenti inizierò a spiegare cosa intendo con improvvisazione nel mondo della musica. Improvvisazione significa, nella sua definizione più rigorosa, agire all’improvviso o per meglio dire (citando Treccani) “seguendo l’ispirazione del momento”.
Ma non è semplicemente questo. L’arte dell’improvvisare rivela in realtà anche la personalità dell’artista in sé in quanto ,avendo poche regole da seguire, ha la possibilità di esprimere completamente se stesso, dando quindi l’opportunità al pubblico di percepire l’animo del musicista. Vorrei però sottolineare questo aspetto per impostare il primo collegamento disciplinare della mia mappa concettuale : Sigmund Freud.
Il neurologo/psicoanalista/filosofo austriaco è infatti il padre della psicoanalisi ,la corrente più pratica della psicologia e fu di conseguenza il primo ad aver elaborato la teoria secondo cui i processi psichici inconsci esercitino influssi sul pensiero e sul comportamento dell’uomo adulto in relazione (anche) ad eventi verificatisi nella fanciullezza.
Il Jazz nasce a New Orleans agli inizi del 900 quando più generi musicali provenienti dalle campagne si fusero dando vita a questa cultura ancora contemporanea. Grande importanza, spesso sottovalutata, è l’influenza della cultura italiana in questa mescolanza di tendenze armoniche, infatti al blues delle campagne , al ragtime e alle ballate americane del fine 800
è fondamentale considerare il peso della cultura degli emigrati italiani i quali sono i fautori dell’utilizzo di strumenti a fiato (divenuti poi simbolo di questo movimento artistico) memori della tradizione bandistica dei paesi dell’Italia meridionale tramandata di padre in figlio. Fu infatti l’ italo-americano Nick La Rocca a incidere il primo disco Jazz della storia nel 1917. Il contesto socio-culturale che ha permesso questa coesione di stili non fu di certo florida e prosperosa ma ha spinto i più coraggiosi ad un futuro migliore. Ed è proprio grazie a questa audacia che i migliori musicisti si spingono oltre le rigide impostazioni della musica classica per sfidare i propri confini e quelli imposti dal passato.
Nella comunità scientifica accadde una situazione molto simile (proprio in quegli anni) grazie al fisico tedesco premio Nobel Werner Heisenberg il quale enunciò la sua rivoluzionaria teoria della relazione di indeterminazione nella meccanica quantistica secondo cui la misurazione simultanea di due variabili (ossia posizione e il momento di ciascun elettrone) qualora si assumesse una come controllata l’altra sarà inevitabilmente indeterminabile. È ovvio intuire come un’idea di tale calibro abbia avuto tanto scalpore e sia stata la causa di accese discussioni per aver minato le fondamenta della fisica come è stata originariamente concepita. Heisenberg ha avuto il coraggio di intraprendere la sua strada e confutare tutta la base della sua conoscenza per lasciare un’impronta nel mondo scientifico alla stessa maniera dei grandi jazzisti che hanno dato una svolta alla musica come Charlie Parker e John Coltrane.
La facoltà di improvvisare, ad ogni modo, deriva dall’acquisizione di esperienze e conoscenze che stanno alla base del fare musica.
Di conseguenza è molto importante per un musicista avere alle spalle anni di studio e di sperimentazione degli spartiti classici . Chi già da prima ha avuto questa intuizione nel fare arte fu il maggiore autore della corrente chiamata modernism : James Joyce, autore dei “Dubliners” e de “Ulysses”; e proprio in quest’ultima opera lo scrittore irlandese raggiunge l’apice di questa metodologia artistica utilizzando tecniche di scrittura e citazioni di grandi autori della letteratura come Dante, Virgilio, Shakespeare e ovviamente Omero, e con la sperimentazione con il flusso di coscienza.
Sarebbe allora lecito pensare che se la base di una buona improvvisazione sia proporzionale all’ascolto di una grande quantità di discografie e che l’azione dell’improvvisare sia riducibile alla possibilità di utilizzare un determinato schema o ,comunque, una sequenza di note e ritmiche particolari adatte al brano (contesto) ;proprio come accade nello studio matematico della probabilità che si propone di osservare e calcolare la possibilità o meno del verificarsi di un dato fenomeno avendo come estremi un evento certo ed un evento impossibile.
Ma coloro che pensavano di svelare l’alone misterioso di quest’arte con questo raggiro matematico (me incluso) si sbagliavano di grosso perché come spero si stia delineando da questa presentazione il concetto così largamente impiegabile e polivalente dell’improvvisazione , significa soprattutto sprigionare il fanciullino che abbiamo dentro di noi insieme alla sua meraviglia nel vedere il mondo come se fosse la prima volta. Di qui la mia volontà di includere nel complesso del mio tema uno dei più grandi Decadentisti italiani di fine Ottocento, Giovanni Pascoli, con la sua visione irrazionale, innocente , intuitiva e al contempo alogica che gli consente di avere una percezione più ampia dell’uomo comune analogamente al vero jazzista.
Arrivati a questo punto si potrebbe valutare la mia trattazione come pseudo-filosofica (se non addirittura teologica) non avendo nessun riferimento a qualcosa di pratico. In realtà non è così e ne è la dimostrazione concreta il fatto tutti noi esseri umani (e nello specifico le cellule eucariote con corredo cromosomico diploide) siamo diversi gli uni dagli altri proprio per una speciale improvvisazione naturale: il crossing-over. Il crossing-over è infatti è un importante meccanismo di ricombinazione del materiale genetico proveniente dai due genitori, atto a dare infinite varietà nei prodotti della riproduzione sessuata. Se siamo dunque tutti diversi è grazie al crossing-over o da me rinominato “improvvisazione naturale” se ogni individuo è unico nel suo genere fisicamente e non solo.
Ed infine l’ultimo aspetto di questo straziante sproloquio: la spontaneità, la spontaneità perché è alla base di tutti i rapporti umani indifferentemente dai mezzi di comunicazione utilizzati e non solo poiché , come già intuì Seneca nel “De tranquillitatae animi”, non è piacevole ne rilassante la vita di chi indossa una maschera , stando perennemente in guardia col timore di essere scoperti. L’arte di creare musica deve avere alle fondamenta l’essere se stessi perché l’arte nasce proprio dalla necessità dell’uomo di potersi esprimere; ora che sia attraverso la pittura , la scultura o la musica non importa , ciò che conta è essere veri perché se non sei tu non è arte ma una bugia.
Volendo riassumere in un unico periodo cosa sia l’improvvisazione possiamo adesso dire che essa è il mezzo artistico più sincero e Spontaneo per Esprimere se stessi attraverso la musica avendo alle spalle Esperienza e Conoscenza affiancate dal Coraggio di intraprendere la propria strada riuscendo così a dare vita a qualcosa di Unico.
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