Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: il tabacco e le sue multinazionali
Autore: Cristina Monge cuniglia
Descrizione: il vizio del fumo e le multinazionali ad esso legate
Materie trattate: italiano,letteratura,legislazione,economia
Area: umanistica
Sommario: Il fumo è un vizio che accomuna molte personeâ⬦ tra queste ci sono ioâ⬦ Rappresenta per tanti un'abitudine amata, ma allo stesso tempo odiata. Amata perché fumare una sigaretta è, sotto diversi punti di vista, un piacere, un modo per distendersi e per rilassarsi; odiata perché una volta che si inizia a fumare non si può più fare a meno della sigaretta. Questo lavoro mi ha coinvolta da subito e mi ha permesso di conoscere il mio piccolo "piacere" sotto diversi punti di vista: storico, economico, giuridico e letterale. Soprattutto mi ha dato l'occasione di comprendere tutto ciò che sta dietro ad un oggetto così piccolo e tanto desiderato.
gno di essere amato”.
Nel ‘700 esso veniva utilizzato per combattere la peste, le polmoniti, le piaghe, le ulcere
gastriche e soprattutto le carie dentarie; serviva anche come tocca sana per i piccoli malesseri
come emicranie, nausee e capogiri.
Così, con il pretesto di curarsi dai malesseri, la dipendenza aveva inizio.
Nel 1800 si diffuse l’uso di avvolgere i pezzetti di tabacco non più in una foglia, ma in
un pezzetto di carta velina: nasceva così la sigaretta, il piccolo “oggetto dei desideri” di molti
fumatori. Quindi, la fabbricazione delle sigarette soppiantò velocemente gli altri mezzi di as-
sunzione della sostanza. La preparazione di questo prodotto, però, avveniva manualmente e
quindi con un certo costo. Nel 1784 a Siviglia, in Spagna, fu fondata la prima fabbrica di cicche.
La Philip Morris (che sarà trattata più avanti nella tesi) aprì invece a Londra nel 1847 e la
Louis Rothmans aprì, sempre a Londra nel 1890.
Perciò, nel 1880, venne brevettata la prima macchina per il confezionamento meccani-
co di sigarette. Questa produceva all’ora centinaia di migliaia di unità contro le 1.000/1.200
sigarette fabbricate da un’operaia.
Il fumo, in passato, ha rappresentato il simbolo di una vita piena di sfarzo e lusso, ma
più avanti ha rappresentato un piacere accessibile a tutti.
Le razioni militari di sigarette che venivano assegnate ai soldati arruolati per combat-
tere durante la Prima Guerra Mondiale comprendevano una quotidiana quantità di sigarette
che si aggirava sulle 20 unità. Però, durante gli anni ’30, il Regime Nazista e i suoi capi militari,
iniziarono ad occuparsi della salute dei cittadini rivolgendo la loro attenzione al problema ta-
bacco, concludendo che all’epoca rappresentasse la causa principale del cancro al polmone.
Inoltre, essi vedevano nel fumo la principale causa di contraddizione al culto del cittadino
ariano forte e sano che essi stavano cercando di im-
porre. Dal 1933 al 1945 in Germania venne lanciata
una martellante campagna anti-fumo, pienamente so-
stenuta dal Füher poiché identificava il fumo come
una pericolosa abitudine comunista e come un simbo-
lo di decadenza e di malcostume. 8
Dagli anni cinquanta in poi le comunità mediche e i governi hanno promosso e condot-
to campagne per sensibilizzare l’opinione pubblica evidenziando gli effetti negativi di questo
vizio così diffuso. Negli anni ’60 furono introdotte sul mercato sigarette dotate di un filtro e
furono immessi in commercio dei tipi di sigaretta con minore contenuto di nicotina, ma essa
ottenne pochissimo successo. Dal 1964 si decise di vietare la pubblicità di sigarette ma ciò non
servì a niente.
Oggi il fumo ha cessato di essere un fatto indivi-
duale. E’ infatti stato constatato come anche il fumo pas-
sivo possa arrecare seri e preoccupanti danni alla salute:
oltre ad influenzare negativamente le prestazioni dei non
fumatori, è irritante, tossico e cancerogeno. Agli inizi degli
anni ’80, un giapponese, Takeschi Hirayama, pubblicò uno
studio statistico che dimostrava che in un campione di
50.000 donne sposate, le mogli dei soggetti fumatori, si
ammalavano di cancro al polmone con frequenza doppia
rispetto alle mogli dei non fumatori.
Il fumo rappresenta una causa di morte per il 40 %
di tutti i casi tumore, per il 34% delle malattie cardiovascolari, per il 26% di altre malattie re-
spiratorie.
La metà delle persone che fumano moriranno a causa di questa abitudine e l’altra metà
perderà un’aspettativa di vita che si aggira tra i 25 e i 30 anni. Ciò che colpisce e pensare che
un giovane che ha 25 anni e fuma due pacchetti di sigarette al giorno, ha una speranza di vita
di 8 anni di meno rispetto a quella di un non fumatore.
9
In una sigaretta vi sono 5000 diverse sostanze (i cosiddetti “prodotti di combustione”).
L’85% del peso del fumo è costituito da azoto, ossigeno e anidride carbonica e i restanti gas
sono le sostanze con tossicità più elevata. Tra questi vi sono quattro gruppi particolarmente
dannosi per l’organismo:
NICOTINA:
1. essa è responsabile della
dipendenza e dà assuefazione.
E’ quella famosa sostanza che causa la sindrome di “asti-
nenza” che può presentarsi nelle sospensioni brusche degli
accaniti fumatori (essa si manifesta sotto forma
d’irritabilità, sensazione di malessere, ridotta concentra-
zione, sonnolenza, ecc…).
SOSTANZE OSSIDANTI, RADICALI LIBERI E SO-
2.
STANZE CANCEROGENE: sono altamente tossiche e portano, a lungo andare, a bronchite cro-
nica, enfisema polmonare, tumore e cancro ai polmoni.
10 MONOSSIDO DI CARBONIO (CO):
3.
esso è quel famoso fumo che esce dai gas di scarico delle
automobili ed è presente nello smog. E’ la causa del famo-
so “fiatone” che ci viene correndo poiché è il componente
che riduce la quantità di ossigeno che circola nel sangue.
Ogni anno vengono fumate, nel mondo, 6 mila miliardi di sigarette (che corrispondono
a 7 milioni di tonnellate). Questa cifra è in costante aumento non solo nel Terzo Mondo, dove
dal 1970 il consumo di tabacco è cresciuto del 75%, ma anche in tutti i paesi industrializzati.
E’ curioso pensare che ogni fumatore si “tira” 6.5 kg all’anno di tabacco e che si fuma in
media 7.300 sigarette in sei mesi !!!
I fumatori sono 1 miliardo e 100 milioni (1/3 della popolazione globale con più di 15
anni). Il paese dove vengono
consumate più “cicche” è la Cina
dove 300 milioni di accaniti fu-
matori consumano 1.880 mi-
liardi di sigarette all’anno. E’ ciò
che colpisce di più è, che, il nu-
mero di tabagisti cinesi aumen-
ta del 2% all’anno.
Il numero di vittime del
fumo è però altissimo: nel mon-
do vi sono 3,5 milioni di morti
all’anno (di cui 2 milioni nei
paesi industrializzati e 1 milio-
11
ne nei paesi emergenti). Attualmente la sigaretta rappresenta la causa di circa il 20% di tutte
le morti nei Paesi sviluppati.
In Italia il business fa affluire nelle casse dello stato 25 milioni di euro con un gettito fi-
scale per lo Stato che viene al secondo posto dopo quello
della benzina.
I fumatori sono circa 13 milioni con un calo del 2,9%
per gli uomini e un aumento del 2,4 % per le donne (questo
è dovuto alla maggiore competitività sociale e lavorativa
della donna nei paesi occidentali).
Tra i medici (predicatori di buoni consigli ma che
come esseri umani si lasciano indurre in tentazione) fuma il
41% mentre tra gli insegnanti il tabagismo raggiunge il 29%.
Le morti causate dalla sigaretta e dal tabacco in generale sono 90.000 di cui 51.000 per
tumori (ai polmoni, alla vescica, al cavo orale, alla faringe e alla laringe), 25.000 per bronchite
ed enfisema polmonare e 14.000 per patologie vascolari.
12
Nel 1994 in una piazza nel centro di Bucarest (in Romania), un uomo ha fumato, con un
congegno da lui inventato e costruito, 800 sigarette in meno di 5 minuti.
Nel 1993 è stata posta in vendita (in Canada) una sigaretta che si può riaccendere dopo il
suo spegnimento, con un cilindretto per conservare il mozzicone e un paio di forbicine per
tagliare via l’estremità bruciata.
Nel 1996 a Bellaire, vicino a Houston (USA), una norma impose di fumare solo nella propria
casa.
A Manhattan (USA) nel 1995 è nato un locale per sole donne che masticano sigari.
Nel Galles meridionale (Inghilterra), in un’impresa di arredamento, è prevista
per i fumatori la detrazione della paga di una sterlina l’ora;
secondo i proprietari, un creativo non può lavorare con la
sigaretta tra le dita.
Nel 1998 un’azienda chimica francese ha proposto au-
menti salariali per chi smette di fumare.
In Irlanda le autorità sanitarie offrono un viaggio di due
settimane in Messico per gli operai edili che smettono di fu-
mare.
Negli USA è stata inventata da Toringam la sigaretta fatta con foglie di lattuga sottoposte a
particolari trattamenti.
Il 63,6% fuma più di un pacchetto di sigarette al giorno; il 36% meno di 10 sigarette al
giorno e i fumatori di sigari e pipe sono lo 0,4% della popolazione.
Per chi fuma i sigari…Secondo la rivista “Il Tabacco”, la “sigaromanzia” indica il carattere
del fumatore secondo il modo in cui tiene il sigaro.
Il più alto consumo di sigarette si ha nel Sud Italia e nelle Isole.
13
Sono 220 le marche di sigarette commercializzate attualmente in Italia, suddivise in due ti-
pologie di prezzo: convenienti (rappresentano il 48% del mercato) con le marche nazionali
e quelle “premium price” (52%). 14
ITALO SVEVO IN “LA COSCIENZA DI ZENO”
LA VITA DELL’AUTORE
Aron Hector Schmitz, (pseudonimo letterario Italo Sve-
vo), nacque a Triste (in quel periodo ancora sotto l’Impero
Asburgico) il 19 dicembre 1861, da un’agiata famiglia borghese
composta da Francesco Schmitz, commerciante in vetrami e da
Allegra Moravia. I genitori avevano entrambi origini ebraiche.
Nel 1873 fu mandato con i fratelli in un collegio in Ger-
mania, a Segnitz, dove studio materie commerciali e si impa-
dronì, così, perfettamente del tedesco. Ma intanto si dedicò in-
tensamente a letture di autori tedeschi quali Goethe, Schiller e
altri, ampliando il suo interesse letterario.
Nel 1878 rientrò a Trieste dove si iscrisse all’Istituto
Superiore Commerciale “Rivoltella” che frequentò per due anni. Ma la sua ambizione era di di-
ventare scrittore. Cominciò così, dopo aver studiato l’italiano, a scrivere testi teatrali e dram-
matici che mai pubblicò.
A partire dal 1880, collaborò al giornale triestino “L’indipendente” con articoli letterari
e teatrali.
Nel 1883 l’impresa commerciale del padre fallì (il fallimento definitivo avvenne nel
1884). Ettore Schmitz iniziò a cercare un impiego, passando dall’agio borghese ad una condi-
zione di ristrettezza economica. La ditta dei fratelli Mettel lo respinse, perché ebreo. Venne
però assunto come corrispondente tedesco e francese presso la filiale triestina della Banca
Union di Vienna. Il lavoro da impiegato era per lui arido e opprimente (l’esperienza si trova
15
Una Vita
trascritta in quella di Alfonso Nitti in ) perciò, cercando un’evasione nella lettura,
frequentava assiduamente la biblioteca civica. Leggeva i naturalisti francesi (Zola, Balzac,
ecc…) e i classici italiani (Boccaccio, Macchiavelli, ecc…).
Nel 1886 strinse amicizia con Umberto Veruda, che lo influenzò profondamente e fornì
Senilità.
il modello per il personaggio di Stefano Balli in
Intanto iniziò a dedicarsi alle prime prove narrative, scrivendo alcune novelle e proget-
Una vita,
tando il suo primo romanzo, che pubblicherà nel 1892 con lo pseudonimo di Italo
Svevo. Nel 1895 morì la madre al capezzale della quale incontrò una cugina molto più giovane
di lui: Livia Veneziani. Un anno dopo seguirono le nozze e nel 1897 nacque la figlia, Letizia.
La famiglia di Svevo
Questo matrimonio segnò profondamente la vita di Hector. Innanzi tutto sul piano psi-
cologico: l’inetto, pieno di insicurezze, trovava finalmente un solido appoggio e poteva arriva-
re a coincidere con quella figura virile di pater familias, pacato e sereno domatore del suo
mondo domestico. Ma mutava anche radicalmente la sua posizione sociale poiché i Veneziani
erano proprietari di una fabbrica di vernici antiruggine per navi. Così Svevo abbandonò
l’impiego in banca per entrare nella ditta dei suoceri. Per lavoro si spostò in Francia e in In-
ghilterra dove venne a contatto con un mondo totalmente diverso da quello in cui era vissuto:
un mondo borghese in cui ciò che contava erano gli affari e il profitto. Divenuto anch’egli un
uomo d’affari guardò per un certo periodo l’attività letteraria come qualcosa di fallace e mal-
Senilità (1898).
sano. A tutto ciò contribuì l’insuccesso del suo secondo romanzo,
16
Più avanti incontrò James Joyce: questi, esiliato dall’Irlanda, insegnava presso la Berlitz
School di Trieste dove S. prendeva lezioni di inglese, lingua di cui necessitava per i suoi viaggi.
Tra i due nacque una stretta amicizia. Joyce sottopose a S. la lettura delle sue poesie e i suoi
racconti di Gente di Dublino, mentre S. fece leggere a Joyce i due romanzi pubblicati ottenendo