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2
Introduzione
Il presente elaborato intende approfondire l’affascinante tema del sogno, inteso in tutte le sue
molteplici accezioni, attraverso un personale viaggio nelle varie discipline.
Ho ritenuto di fondamentale importanza non limitare la tesina ai soli argomenti trattati durante
quest’anno scolastico, ma di estendere il mio campo di ricerca anche agli argomenti trattati gli anni
precedenti.
L’elaborato si apre con un quadro introduttivo, funzionale alla comprensione dell’importanza che i
sogni hanno avuto nella vita umana fin dall’antichità.
A sostegno di questa tesi segue l’analisi di testi di autori celebri dell’antichità, provenienti
dall’ambiente sia greco che romano .
Proseguendo con la trattazione, il discorso si soffermerà sull’importanza che il tema del sogno ha
rivestito in ambito filosofico e letterario.
Per quanto riguarda Storia, invece, verranno prese in esame le condizioni di vita delle persone di
colore nella società americana degli anni ’50.
Il percorso si chiude con l’analisi di una celebre opera del pittore Salvador Dalì: Sogno causato dal
volo di un'ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio. 3
L’importanza dei sogni nell’antichità
Il sogno è un’attività della psiche umana che ha suscitato l’interesse degli uomini fin dall’antichità.
Possediamo, infatti, testimonianze risalenti addirittura alla Preistoria che dimostrano tale interesse.
Le pitture rupestri rinvenute nelle Grotte di Lascaux, ad esempio, paiono essere delle
rappresentazioni di sogni di battute di caccia.
Tuttavia, per avere una testimonianza scritta di un sogno occorre attendere fino al VII secolo a.C.
Intorno a questa data, infatti, venne composto in ambito sumero uno dei primi libri del genere
umano: l’Epopea di Gilgamesh.
In questo poema, viene narrata la storia del mitico re sumero Gilgamesh.
In un passo dell’opera, viene raccontato appunto un sogno profetico avuto da Gilgamesh, con la
relativa interpretazione da parte della madre del sovrano.
Nell’uomo, però, iniziò a farsi strada l’idea che il sogno fosse un mezzo attraverso cui gli dei
manifestavano la loro volontà agli uomini.
Attorno al fenomeno del sogno, dunque, si svilupparono una serie di rituali che avevano come
scopo l’interpretazione dello stesso.
Nella civiltà sumera, ad esempio, si sviluppò il rituale dell’incubazione. Questa pratica prevedeva
che la persona interessata si recasse in un luogo sotterraneo consacrato e lì dormisse per una notte.
L’indomani, la persona si rivolgeva ad un sacerdote esperto, il quale gli rivelava la natura del sogno.
4
Anche in Grecia si sviluppò una pratica divinatoria legata all’interpretazione dei sogni:
l’Oniromanzia. o¹neiropo¿loi
Infatti, dell’esistenza di (interpreti di sogni) abbiamo notizia già in Omero (Iliade
1,63).
La pratica dell’Oniromanzia era connessa anche all’ambito della medicina. Sappiamo che a
Epidauro sorgeva un santuario sacro ad Asclepio. koi¯mhsij
I sacerdoti del tempio, infatti, ricorrevano al rituale della (incubatio) per curare i malati.
il malato veniva fatto dormire nel tempio per una notte e, sulla base dell’interpretazione del sogno
avuto, i sacerdoti di Asclepio diagnosticavano la malattia.
Se il sogno e la sua interpretazione furono motivi ricorrenti nella cultura e nella letteratura greca fin
dall’età arcaica, occorre aspettare fino al II secolo d.C. per avere un vero e proprio trattato di
Onirocritica.
Infatti, la letteratura di autori precedenti come Antifonte e Aristandro di Telmesso, è per noi quasi
integralmente perduta.
La riflessione filosofica sul sogno si incentrò, in particolare, sul problema della natura del sogno e
della sua attendibilità per la previsione del futuro. Molto significativo, a questo proposito, è il
dibattito tra epicurei e stoici.
Per i primi i sogni non erano inviati dagli dei, indifferenti alle faccende umane, ma erano immagini
create dal movimento degli atomi all’esterno dell’uomo. Per i secondi, invece, la causa dei sogni
risiedeva nella divinità, che provvede a inviarli all’uomo. 5
Greco Eschilo
Cenni biografici
Eschilo nacque intorno al 525 a.C. a Eleusi, una cittadina a circa 20 km da Atene.
E’ comunemente riconosciuto come uno dei più grandi tragediografi della storia greca.
Dei circa 90 drammi attribuiti al poeta, solo 7 ci sono pervenuti : Prometeo incatenato, I sette
contro Tebe, I Persiani, Agamennone, Coefore, Eumenidi, Le supplici (la cosiddetta trilogia
dell’Orestea).
Eschilo era un personaggio noto nella società ateniese del tempo, sia per la sua estrazione nobile sia
per il suo impegno civile.
Infatti, partecipò attivamente alla lotta contro i Persiani combattendo le battaglie di Maratona,
Salamina e Platea.
Nel 458 a.C., Eschilo si trasferì a Gela, in Sicilia, dove morì due anni dopo. 6
Pare, però, che la morte di Eschilo sia avvenuta in un modo quanto mai bizzarro: vuole la leggenda
che un’aquila, catturata una tartaruga, non riuscendo ad avere ragione della preda, la lasciò cadere
perché la corazza si spezzasse sulle rocce; precipitando sulla testa di Eschilo, la tartaruga ne causò
la morte.
Tuttavia, Eschilo non fu il solo tragediografo ad avere una morte singolare: infatti, Sofocle morì
soffocato da un chicco d’uva e Euripide sbranato da cagne inferocite. 7
I Persiani
ª
Scritta nel 472 a.C., questa tragedia narra le vicende della Seconda Guerra Persiana.
I Persiani si apre con la parodo del coro, rappresentato dai vecchi persiani. Gli anziani, infatti, sono
rimasti a guardia del palazzo reale di Susa, dato che tutti i giovani sono partiti con Serse.
Di coloro che sono partiti, però, non si ha più notizia e questa attesa si carica di una luce sinistra.
Il coro prende la parola facendo un elenco circostanziato dei popoli e dei comandanti che
partecipano alla guerra. Il tono del coro, dunque, sembra sottolineare l’epicità dell’impresa persiana.
Tuttavia, questo elenco suscita l’impressione di una terra che si è svuotata completamente.
Proseguendo col discorso, il tono del coro cambia come se quest’ultimo nutrisse dei dubbi circa
l’impresa di Serse. Viene nominata Ate, la dea che punisce l’uãbrij, cioè la tracotanza.
Nell’impresa di Serse c’è qualcosa di sbagliato. Forse, Serse si è lanciato in un’impresa troppo
grande per lui.
Entra in scena Atossa, madre di Serse e regina dei persiani. 8
Il sogno di Atossa
Atossa va incontro al coro per confidare ai vecchi persiani un sogno inquietante.
Ogni notte Atossa è tormentata da strani sogni, da quando il figlio Serse ha deciso di marciare
contro la Grecia.
Tuttavia, una simile visione non le si era mai presentata:
« La visione era coppia di donne: abiti belli, una sfoggiava un peplo alla moda persiana,
alla dorica, l'altra. Mi venivano incontro, pareva.
Spiccavano: corpi alti, stupendi, immacolato splendore, più, più che le donne di oggi.
Coppia sorella, un unico ceppo: ma l'una – scelta fatale, fortuita – aveva per suolo nativo la
Grecia, l'altra una terra straniera.
Le donne – era questa l'immagine mia – intrecciavano irta rissa tra loro. Ebbe un lampo, mio
figlio, e provava a domarle, a farle più dolci.
Ecco, le china alle stanghe del carro, annoda alle spalle i collari. E la prima, tutta bardata,
torreggiava superba, cedeva mansueta le labbra alla briglia;
l'altra s'impenna tempesta, le unghie a squarciare le cinghie del carro, uno strappo furioso, di volo,
via con l'inutile morso, la stanga troncata di netto.
Crolla mio figlio: ora il padre gli è a fianco, Dario, e singhiozza. Serse lo scorge – un attimo – e
straccia la veste che indossa [...] » (I Persiani vv. 180 – 198)
9
Atossa ha visto in sogno due donne splendide, imponenti e straordinariamente vestite. Una di esse è
vestita alla maniera persiana, l’altra indossa i pepli dorici.
A parte questa differenza di abbigliamento, le due donne sono imparentate.
Tra le due, però, sorge un litigio e Serse interviene a cercare di sedare la lite. Quest’ultimo, dunque,
cerca di aggiogarle entrambe al suo carro.
Delle due, quella vestita alla maniera persiana non oppone resistenza e si sottomette docile al giogo
di Serse. L’altra, però, si ribella e recalcitra con tanta forza che l’asse del carro di Serse si spezza,
facendolo cadere a terra. A quel punto, gli si avvicina il padre Dario e Serse, alla sua vista, si
strappa le vesti.
Qui si interrompe il sogno di Atossa, la quale si sveglia in preda all’angoscia.
Questo sogno è sinistro perché sembra presagire la morte di Serse. La presenza di Dario, infatti,
porta Atossa a vagliare questa ipotesi.
Segue un fatto ancora più importante: il trapasso dalla sfera del sogno alla sfera del segno.
Infatti, se il sogno è una materializzazione di stati d’animo soggettivi, il segno è un dato di fatto che
si inserisce nella realtà oggettiva.
Di per se, il sogno di Atossa non dimostra nulla, se non che lei teme per la morte di Serse. Il segno,
però, è importante perché va a confermare quelle paure. 10
Dopo aver avuto quella visione, infatti, Atossa si reca a fare un sacrificio per propiziarsi gli dei.
In cielo, però, appare un’aquila inseguita e predata da un falco. Il falco colpisce l’aquila senza che
essa opponga alcuna resistenza.
Questa scena manifesta un evidente capovolgimento dei rapporti di forza. Infatti, l’animale
apparentemente più debole, sconfigge quello apparentemente più forte.
Questa visione sta a significare che, se nella natura i rapporti di forza possono essere capovolti, la
stessa cosa può succedere tra gli uomini.
Si assisterà, in seguito, all’arrivo di un nunzio che recherà la notizia della sconfitta di Serse a
Salamina.
Dunque, il sogno altro non era se non l’anticipazione dell’epilogo della tragedia. Serse, infatti, è
uãbrij
stato punito per la sua come predetto dal sogno.
La tragedia si conclude con l’entrata in scena del vinto Serse, che intona con il coro il grande
lamento per i caduti della guerra. 11
Latino Lucrezio
Cenni biografici
La vita di Lucrezio è avvolta da un alone di mistero. Di lui si sa qualcosa grazie a Gerolamo di
Stridone, un erudito cui si deve la traduzione della Bibbia in latino.
L’opera più interessante di Gerolamo è il Chronicon. Quest’opera è una cronologia universale che
parte dalla storia di Adamo ed Eva per arrivare fino ai tempi dell’autore.
Arrivato a trattare gli anni dal 98 al 94 a.C., Gerolamo scrive quanto segue:
«Titus Lucretius Carus poeta nascitur. Dein, poculo amatorio in furorem versus, cum aliquot libros
per intervalla insaniae conscripsisset, quos postea Cicero emendavit, propria se manu interfecit
anno aetatis quadragesimo quarto»
Secondo Gerolamo, dunque, Lucrezio nacque all’incirca in questi anni e morì suicida a 43 anni.
Viene anche detto che Lucrezio impazzì a causa di un filtro amoroso e che scrisse le sue opere nei
momenti di lucidità. 12
Tuttavia, questi dati biografici sono alquanto discutibili. Alcuni critici, come Luca Canali,
affermano che queste informazioni sono state inventate da Gerolamo per screditare Lucrezio in
quanto pagano.
Questa ipotesi è sicuramente falsa in primo luogo perché le sue affermazioni erano facilmente
smentibili all’epoca, dato che esistevano libri in cui poter controllare la loro validità.
In secondo luogo, Gerolamo era un uomo colto. Come poteva, dunque, credere alla fantasiosa storia
della pazzia indotta da un filtro d’amore?
L’ipotesi più plausibile, dunque, è che Gerolamo abbia ricercato informazioni su Lucrezio
direttamente nelle sue opere. Infatti, nel IV libro del De rerum natura, Lucrezio parla in termini
marcatamente spregiativi dell’amore.
Probabilmente, questa concezione negativa dell’amore ispirò la storia del filtro amoroso citata da
Gerolamo nel suo Chronicon. 13
De rerum natura
ª
Il De rerum natura è un poema filosofico il cui obiettivo è la presentazione della filosofia epicurea.
Il titolo traduce il greco Περὶ φύσεως (Sulla natura).
Nel mondo greco esisteva una letteratura filosofica accomunata da questo titolo e che affondava le
sue radici in Parmenide.