Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 13
Il rapporto tra Dio e l'Uomo. Pag. 1 Il rapporto tra Dio e l'Uomo. Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 13.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il rapporto tra Dio e l'Uomo. Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 13.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il rapporto tra Dio e l'Uomo. Pag. 11
1 su 13
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi

Tesina - Premio maturità  2009

Titolo: Il rapporto tra Dio e l'Uomo.

Autore: Mandalà  Marco

Descrizione: la tesina da me realizzata, è finalizzata a descrivere il particolare rapporto tra dio e l'uomo nel corso della storia, e di come esso sia mutato in relazione a circostanze storiche particolari.

Materie trattate: Italiano,latino,inglese,storia,filosofia,storia Dell'arte

Area: umanistica

Sommario: Italiano, Dante e il canto XXXIII della Divina commedia (paradiso). Latino, Seneca. Inglese, Eliot. Storia, il fascismo e i patti lateranensi. Filosofia, Nietzsche e la morte di Dio. Storia dell'Arte, Ensor e l'entrata di Cristo a Bruxelles.

Estratto del documento

STORIA:

Fascismo e ARTE:

FILOSOFIA : Chiesa Cristo che entra

Nietzsche e la (patti A Bruxelles

morte di Dio lateranensi) J.Ensor 1888-

1889

Espressionismo

Dio e Uomo

INGLESE: FISICA:

Eliot Relatività

ITALIANO: LATINO:

Seneca

La Divina

Commedia

Canto XXXIII

La domanda più frequente che l’umanità si è posta nel corso della sua storia è “chi è Dio?”: molti hanno

provato a darne una risposta, altri hanno semplicemente evitato di farlo, altri ancora non lo hanno

semplicemente ritenuto importante.

C’è qualcuno che disse: “l’al di là? Dio? Se ci sono davvero, al momento della morte me ne accorgerò!”

Ogni individuo è libero di scegliere di vivere in modi diversi la propria religiosità: c’è chi sceglie

“l’indifferenza”, vivere come se Dio non esistesse; l”ateismo”; l’affermazione diretta della non esistenza di

Dio; l”agnosticismo”, il non esprimersi né per l’esistenza, né per la non esistenza di Dio; ed infine la Fede,

l’adesione incondizionata alla credenza in Dio.

Credente, indifferente, agnostico, ateo.. ma comunque l’uomo ha sempre avuto l’incessante bisogno di

scorgere qualche segno divino nell’esperienza della storia dell’umanità e della singola persona.

Molti hanno visto dietro al modello di risposta: DIO è il voler nascondere il tentativo di mascherare i

problemi irrisolti dell’uomo. Ma vivere come se Dio non esistesse genera una serie di problemi e difficoltà.

Innanzitutto se Dio davvero non esistesse allora non esisterebbe neanche un al di là dopo la vita terrena.

Allora che senso avrebbe viverla? Lasceremmo si qualcosa all’umanità futura, ma per noi singoli cosa

rimarrebbe? Perché nel momento della nostra morte non ci sarebbero più dolori, ma non ci sarebbe in ugual

modo neanche la memoria e il ricordo, non ci sarebbe più l’intero universo.

In attesa della risoluzione del problema si consiglierebbe di vivere come se Dio esistesse perché questo

almeno comporterebbe di vivere secondo la legge morale, e quindi nella retta via, e se davvero esistesse un al

di là l’uomo non potrà che trarne vantaggio.

Nel corso della storia di tutti i tempi il difficile rapporto tra Dio e l’umanità, e quindi con l’Uomo, è stato da

sempre oggetto di contestazioni, discussioni e perché no anche causa di alcune teorie filosofiche

sull’esistenza o meno di Dio.

Nel campo della Letteratura Italiana, ad esempio, sicuramente questa tematica è stata ben affrontata dai

racconti di Dante; quel Dante che con la sua Commedia ci ha resi famosi e fieri di essere italiani, dinanzi al

mondo intero.

Dante ha intitolato la sua opera “Commedia” poiché inizia tragicamente e finisce felicemente:

si parte infatti dal dramma dei dannati per giungere alla beatitudine celeste.

L’opera, secondo le intenzioni del Sommo, aveva lo scopo di indicare all’umanità il percorso di liberazione dal

peccato e la Divina commedia nasce dal desiderio di scrivere un’opera sublime per riscattarsi, agli occhi del

mondo, dell’umiliazione del suo esilio.

Essa è imperniata sul tema del viaggio nell’ aldilà, ma soprattutto sulla coscienza della missione che Dante

riceve da Dio, di essere guida per l’umanità che va indirizzata al bene, sollecitata alla moralità e al rispetto

della Parola del Signore.

Ed è proprio in questa “missione” che il rapporto tra Dio e Dante si concretizza sempre più.

Il messaggio dell’opera si collega all’intima convinzione del poeta di essere stato investito dalla missione di

riportare l’umanità sviata nella giusta prospettiva della salvezza: così il poema assume un valore didattico,

oltre che allegorico.

Ciò che differenzia la Commedia dagli altri poemi allegorici è l’impianto strutturale che coinvolge l’universo

intero; l’organizzazione e la distribuzione delle anime nell’al di là è così minuziosamente descritta, da

apparire realistica e plausibile.

La disposizione dei dannati, degli espianti e dei beati segue regole ben precise, improntate alla gerarchia

meritocratica. Mano a mano che si scende verso il fondo dell’inferno, i peccati si fanno sempre più gravi.

Protagonista della Commedia è Dante stesso, che svolge il duplice ruolo di personaggio principale (agens) e di

autore dell’opera (auctor).

Egli è affiancato da guide che sono configurazioni simboliche;

Virgilio, che guida Dante nell’inferno e nel purgatorio, rappresenta la ragione che riporta l’uomo sulla retta

via; Beatrice simboleggia la fede e la teologia, che porta l’uomo a Dio.

Dante- personaggio configura l’intera umanità del suo tempo, perduta nel peccato e bisognosa di compiere un

lungo percorso di redenzione.

I personaggi danteschi sono numerosissimi e svariati, taluni sono appena abbozzati e fungono da esempio di

una certa condizione umana. Altri, invece, sono scavati psicologicamente e si trovano inseriti in un contesto

che ne svela la tragedia vissuta in vita, o il rimorso che li attanaglia dopo morti; in questo modo il lettore può

ritrovarvi tutte le passioni, le speranze, le angosce, le caratteristiche proprie della vita sulla terra.

Numerosissimi poi sono i personaggi politici, che attestano l’attenzione del poeta per questi problemi,

soprattutto in relazione a Firenze.

La commedia è basata su un rigido e non estraneo simbolismo numerico. Nella tradizione ebraico-cristiana

alcuni numeri hanno un significato mistico e magico; per esempio il tre, esprime la trinità; l’uno, simboleggia

l’unità di Dio; il trentatrè gli anni di Cristo quando morì e risorse e il valore del dieci risiede nel numero dei

comandamenti affidati a Mosè sul Sinai. Questi numeri ritornano insistentemente nella Commedia, che si

divide in tre cantiche, ciascuna composta di trentatré canti.

Uno dei canti sicuramente più significativi è l’ultimo dell’intera opera, il trentatreesimo. La sua importanza è

si chiude, dopo la preghiera alla Vergine, con

dovuta al fatto che essendo l’ultimo dell’intera Commedia

la visione di Dio, della Trinità e dell'Incarnazione.

I principali temi trattati all’interno dell’ultimo canto, riguardano:

Preghiera di San Bernardo alla Vergine, Visione di Dio

Per prima cosa la seguita dalla e

Misteri della Trinità e dell’Incarnazione.

dell’Unità dell’universo in Dio, ed infine i

La preghiera.

La preghiera che san Bernardo rivolge alla Vergine Maria apre il canto e si connota come

un'orazione, sia nel senso appunto di preghiera, sia in quello etimologico di discorso oratorio, per il

tono alto e solenne, per l'incisività eloquente.

Essa si può dividere in due parti: la è un canto di lode (vv. 1-21), la la vera e propria

prima seconda

orazione (vv. 22-39);

Essa si apre con una serie di ossimori e di antitesi per sottolineare come gli elementi della divinità

travalichino le possibilità di comprensione dell'intelletto umano:

« Vergine Madre, figlia del tuo Figlio,

umile ed alta più che creatura,

termine fisso d'etterno consiglio,

tu se' colei che l'umana natura

nobilitasti sì, che 'l suo Fattore »

non disdegnò di farsi sua fattura.

( )

vv.1-6

"Vergine e madre, figlia del tuo Figlio, la più umile e grande fra tutte le creature , oggetto del

decreto eterno di Dio, tu sei colei che nobilitasti tanto la natura umana che il suo Artefice non

disdegnò di farsi propria creatura: nel tuo ventre si riaccese l'amore grazie al quale è fiorita questa

rosa (la Candida Rosa ove siedono i beati); qui in Paradiso sei luminosa guida di carità, e in terra

inesauribile fonte di speranza. O Signora («donna», dal latino "padrona"), sei tanto grande

domina,

e potente che chiunque voglia una grazia e non ricorra a te, desidera volare senza ali: la tua bontà

non solo soccorre chi prega, ma molte volte spontaneamente previene la richiesta; in te si concentra

pietà, magnificenza e ogni virtù, introdotte

tutto ciò che di buono vi è nei mortali (misericordia,

dall'anafora «in te ...»).

Ora costui, che dal più profondo dell'Inferno ha visto tutte le condizioni spirituali dopo la morte, ti

supplica di ricevere dalla tua grazia la virtù necessaria a poter levare gli occhi all'ultima salvezza (a

Dio), ed io, che per me stesso non arsi mai tanto di desiderio di quanto ora ardo per lui, ti porgo

tutte le mie preghiere, e ti prego anche, Regina, che dopo una simile visione tu conservi puri i suoi

sentimenti: che la tua vigilanza vinca le passioni umane! Vedi come Beatrice e tutti i beati insieme a

me congiungono le mani!".

Gli occhi amati e venerati da Dio (della Vergine), posandosi sull'oratore, dimostrarono quanto erano

bene accette le sue preghiere devote: poi si levarono alla luce eterna, con uno sguardo che nessuna

creatura può eguagliare per purezza.

San Bernardo non è sicuramente stato scelto a caso da Dante come suo intercessore: egli fu il più

importante esponente del pensiero mistico del XII secolo, e soprattutto fu colui che più di ogni altro

contribuì all'affermazione del culto di Maria Vergine: il santo aveva esaltato la sua funzione

mediatrice tra Dio e l'umanità, valorizzata dall'esperienza della maternità.

La visione di Dio.

Dante, che si avvicinava al culmine di tutti i suoi desideri, sentiva in sé crescere il desiderio fino al

culmine: san Bernardo gli accennava sorridendo di guardare in su, ma già egli aveva

spontaneamente fatto ciò che voleva, mentre la sua vista si faceva sempre più limpida entrando

nella contemplazione della Luce che è vera di per sé, per sua stessa essenza.

La visione di Dio appare intrecciata a dichiarazioni di impossibilità di rendere tale visione a parole

o anche solo di pensarla e ricordarla, da paragoni e riflessioni di carattere più teorico e psicologico:

limitatezza della comprensione umana

il tema dell'ineffabilità, della e dei suoi mezzi linguistici

per tali esperienze provate da Dante in Paradiso, percorre tutta la cantica, trovando qui ovviamente

il suo punto d'arrivo estremo; come dice Dante:

"Da qui in poi la mia visione fu maggiore di quanto possa esprimere la parola, e la stessa memoria

cede per un tale eccesso («oltraggio», letteralmente "che va oltre")".

Tre immagini esprimono questo cedimento della memoria:

un'immagine psicologica di grande efficacia, che esprime attraverso la similitudine del

• sogno come possa rimanere impressa nella coscienza un'emozione, quando invano si tenta di

richiamare alla memoria l'evento che l'ha provocata;

un'immagine naturalistica di grande dolcezza poetica: «come la neve al sol si disigilla»,

• che esprime come quella stessa impronta, come un'orma nella neve, si cancella al calore del

sole (la neve si «disigilla», letteralmente appunto "perde l'impronta, il sigillo");

un richiamo dotto, letterario, all'Eneide come al solito, che esprime come il vento può far

• perdere anche quella minima traccia che sia sopravissuta, cioè la sentenza della Sibilla che

veniva scritta sulle foglie.

Su queste immagini si innesta l'invocazione a Dio, necessaria per affrontare un tema tanto

complesso e difficile da trascrivere, e l'inizio della narrazione vera e propria, che non si avvia con

una descrizione concreta ma con un'annotazione psicologica sullo stato d'animo del poeta. Solo

dopo questa lunga preparazione viene introdotta la visione di Dio, e dell'unità dell'universo in Dio,

sostanze, tutti gli accidenti e il «lor costume», termini filosofici

nel quale sono racchiuse tutte le

medievali per indicare le ciò che sussiste di per sé, gli i modi di essere variabili e

sostanze accidenti

contigenti, che esistono in relazione alle sostanze, e il loro rapporto, le proprietà reciproche di

sostanze e accidenti. Ma per esprimere tutto ciò Dante sente ancora la memoria mancargli, e la

dimenticanza di quell'unico punto è maggiore dei venticinque secoli che ci separano dalla prima

nave, quando per la prima volta Nettuno meravigliato ammirò l'ombra di Argo.

I Misteri.

Così con un'altra suggestiva immagine e con un'ulteriore annotazione psicologica si chiude la prima

parte della visione, mentre una nuova spiegazione e un'altra affermazione di ineffabilità introducono

Dettagli
Publisher
13 pagine
8 download