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dell'esperienza umana, di darle leggerezza, rapidità, esattezza e visibilità. Partendo

dalla domanda sui valori da preservare nella scrittura, Calvino mi ha condotto per

mano ad una possibile risposta al perché ho cominciato a scrivere questa tesina.

ITALO CALVINO E LA RESISTENZA

La figura centrale della discussione della mia tesina è stata fino ad adesso Italo

Calvino e attraverso il commento del suo primo libro “il sentiero dei nidi di ragno”,

pubblicato nel 1947, mi posso facilmente collegare al periodo storico della

Resistenza. Calvino non intende esibire certezze politiche e ideologiche; dal

romanzo emerge piuttosto il difficile tentativo di individuare il senso profondo

della lotta partigiana e, più in generale, l'esistenza umana. Calvino entrò a far parte

delle Brigate Garibaldi, un gruppo di partigiani di estrema sinistra, e partecipò

attivamente ad alcune azioni sulle Alpe Marittime. Molto interessante e toccante è

secondo me l’introduzione del libro “ il sentiero dei nidi di ragno”, scritta

dall’autore stesso nel 1964 per una nuova edizione. “ I sogni dei partigiani sono

rari e corti, sogni nati dalle notti di fame, legati alla storia del cibo sempre poco e

da dividere in tanti: sogni di pezzi di pane morsicati e poi chiusi in un cassetto. I

cani randagi devono fare sogni simili, d'ossa rosicchiate nascoste sotto terra. Solo

quando lo stomaco è pieno, il fuoco è acceso, e non s'è camminato troppo durante

il giorno, ci si può permettere di sognare una donna nuda e ci si sveglia al mattino

sgombri e spumeggianti, con una letizia come d'ancore salpate” (Il sentiero dei nidi

di ragno) . 21

LA RESISTENZA

L'ingresso in guerra dell'Italia nella seconda guerra mondiale avvenne il 10 giugno

1940 con Mussolini convinto che la guerra stesse per finire. Un politico italiano,

Pietro Nenni disse che il nostro paese era entrato in guerra male e per decisione di

Mussolini, in quanto l'opinione pubblica era decisamente tiepida se non passiva di

fronte all'evento. Nenni disse che l'Italia era entrata in guerra senza ragione, senza

scusa perchè anche se la Germania avesse vinto l'Italia sarebbe rimasta il suo paese

satellite, senza onore perchè colpì alle spalle la Francia. All'interno del nostro

paese il regime fascista era sempre meno popolare e iniziò a vacillare già nel

marzo 1943 a causa di alcuni clamorosi scioperi che partirono da Torino, nel luglio

dello stesso anno gli Alleati (Stati Uniti) sbarcarono in Sicilia; pochi giorni dopo,

tra il 24 e il 25 luglio durante una seduta notturna del Gran Consiglio Fascista,

Dino Grandi non diede fiducia a Mussolini che decise di dare le dimissioni; il re

ascoltò le sue dimissioni, le accettò ma subito dopo lo fece arrestare e mandare alla

prigione del Gran Sasso.Il nuovo governo fu affidato al generale Badoglio che l'8

settembre firmava l'armistizio con gli alleati cercando di uscire dalla guerra senza

alcuna reazione tedesca; infatti nei giorni che seguirono Mussolini, liberato dei

tedeschi , costituì la Repubblica Sociale Italiana con sede a Salò, sul Lago di Garda

e da Roma, il 15 settembre fu annunciato che "Benito Mussolini ha ripreso oggi la

suprema direzione del fascismo in Italia" e che Pavolini era il segretario

"provvisorio" del Partito fascista repubblicano. La sera del 18 settembre la radio

fece udire agli italiani quella inconfondibile voce, ora appannata dall'abbattimento

e dalle frustrazioni, che enunciò i quattro punti sui quali si sarebbe fondata l'attività

dello Stato che Mussolini intendeva instaurare: 1)Riprendere le armi a fianco della

Germania, del Giappone e degli altri alleati; 2)Preparare la riorganizzazione delle

22

Forze Armate attorno alle formazioni della milizia;3) Eliminare i traditori; 4)

annientare le plutocrazie parassitarie e fare del lavoro, finalmente, il soggetto

dell'economia e la base infrangibile dello Stato. Il Comitato di Liberazione

Nazionale (CLN) fu costituito a Roma, in un alloggio di via Adda, alle 14,30 del 9

settembre del 1943. Esso nacque da una riunione del "Comitato delle opposizioni"

cui parteciparono l'indipendente Ivanoe Bonomi, il democristiano Alcide De

Gasperi, il liberale Alessandro Casati, il socialista Pietro Nenni, il comunista

Mauro Scoccimarro, infine Ugo La Malfa del Partito d'azione. I presenti

approvarono una dichiarazione che diceva: "Nel momento in cui il nazismo tenta

di Restaurare in Roma e in Italia il suo alleato fascista, i partiti antifascisti si

costituiscono in Comitato di Liberazione Nazionale per chiamare gli Italiani alla

lotta e alla resistenza e per riconquistare all'Italia il posto che la compete nel

consesso delle libere nazioni". l CLN non potè, nella fase d'avvio della sua

esistenza assicurare nulla: e non fu, almeno inizialmente l'elemento propulsore dei

primi nuclei ed episodi di ribellione alla dominazione nazista e alla rinascita

fascista, che si svilupparono per germinazione spontanea. Ci furono due tipi diversi

di Resistenza, originati da circostanze molto dissimili: al sud la popolazione

insorse contro i tedeschi in ritirata che, ripiegando passo passo sotto l'incalzare

degli anglo-americani, bloccati poi a Cassino sulla linea Gustav, compivano le loro

ultime vendette e distruzioni. Al Nord la ribellione si sviluppò in tutt'altro

ambiente, e per altre motivazioni. Chi prese fin dall'inizio la via della montagna

sperava sicuramente in un epilogo rapido della guerra. Nei nuclei di Resistenza che

si andarono via via aggrumando è possibile rintracciare in una fase iniziale sia gli

sbandati che, non avendo alternativa, divennero partigiani, sia uomini o ragazzi

animosi che operarono una scelta consapevole. Non pensavano, nè gli uni nè gli

altri, che la lotta sarebbe durata venti mesi: ma sapevano che la lotta ci sarebbe

stata. La Resistenza prese poi un'altra strada, perchè cominciavano ad affermarvisi

23

nuclei e capi animati da una ben definita ideologia,come il comunista Cino

Moscatelli in Valsesia, o come la formazione Italia Libera di Duccio Galimberti a

Madonna del Colletto tra Valle Gesso e Valle Stura, o come gli uomini di Filippo

Beltrami, cattolico in Val d'Ossola ("Il ponte di Falmenta" di A. Bianchi). Gli

avvenimenti più importanti di questo primo autunno della Resistenza furono

estranei alla lotta armata, ma ebbero con essa una stretta connessione. Venne

anzitutto realizzato un legame, ancora embrionale, tra i comandi dei "ribelli" e gli

alleati anglo-americani, il secondo avvenimento fu la decisione nazista e fascista,

presa a metà ottobre di chiamare alle armi alcune classi, e di mobilitare gli uomini

validi per il lavoro obbligatorio, il terzo avvenimento fu lo sciopero generale che

fermò molte industrie, a cominciare dalla Fiat, e che infranse il sogno

Mussoliniano di riconciliarsi con la classe operaia. La Resistenza non fu un

fenomeno solo italiano, il primo esempio fu la Francia e subito dopo la Yugoslavia

che occupata dai tedeschi resistette e nel '44 riuscì a liberarsi con le proprie forze

sotto la guida del maresciallo Tito.E' possibile accomunare alcune caratteristiche

della Resistenza che si manifestarono anche in Italia:

-La lotta patriottica per la liberazione del suolo nazionale che prendeva anche una

certa distanza dall'ideologia politica.

-La collaborazione con gli eserciti alleati che permetteva azioni di sabotaggio agli

eserciti nemici.

-La Resistenza è stata anche un laboratorio politico: è stata decisiva per gli assetti

futuri delle nazioni liberate. In Italia si concentrò principalmente al nord dove durò

per circa due anni e nel centro dove durò otto mesi, mancò al sud perchè era

occupato dagli aleati anche se bisogna ricordare le "quattro giornate di

Napoli"(1943) prima dell'arrivo degli anlgo-americani. 24

A metà novembre 1943 a Verona era successo un fatto drammatico: Pavolini

annunciò la morte del commissario federale di Ferrara e per rappresaglia in poche

ore 84 persone accusate genericamente di antifascismo furono uccise. Finirono

presto, con questa strage, l'illusione di alcuni fascisti che si potesse arrivare a una

riconciliazione degli italiani. La guerra civile dettò la sua legge sanguinaria, i Gap

(Gruppi di azione patriottica) colpirono sempre più audacemente nelle città, i

tedeschi e i fascisti risposero sempre più crudelmente.Nel regno del sud si

riorganizzò la vita politica democratica ma rimaneva un problema molto

importante da risolvere: come trovare un accordo tra i partiti anti-fascisti e la

monarchia per la collaborazione, la soluzione a tale problema venne data dalla

"svolta di Salerno" nel maggio 1944 quando Palmiro Togliatti, appena tornato da

Mosca, dichiarò in un celebre discorso che i contrasti politici dovevano essere

messi da parte per portare in primo piano il problema del fascismo, in cambio il re

accettò di lasciare a suo figlio Umberto il ruolo di Luogotenente del Regno poichè

lui non era ancora compromesso con il fascismo. La via era quindi sgombra per la

formazione del nuovo governo, detto dell'esarchia perchè includeva democristiani,

comunisti, socialisti, azionisti, liberali, demolaburisti. Il 12 maggio 1944 la

colossale macchina militare alleata soverchiava di gran lunga quella tedesca e fu

liberata Roma, ma il trionfo fu oscurato, dallo sbarco in Normandia che, avvenuto

a distanza di poche ore, soffocò l'eco della campagna d'Italia. Il movimento

partigiano iniziò a diventare molesto nell'aprile del '44: la lotta si dilatò e diventò

ancora più crudele. I Gap agivano nelle città con pochi uomini, al massimo qualche

decina nei centri maggiori, che prendevano di mira i tedeschi e i fascisti, colpivano

e scatenavano le rappresaglie, risciavano la vita e pagavano, sovente, con la vita.

Avevano per comune denominatore una determinazione implacabile e una forte

carica di ideologia e di fanatismo. In questa spirale di odio si inserì un episodio che

divise anche l'antifascismo: "l'esecuzione" di Giovanni Gentile. Il filosofo siciliano

25

fu uno degli ingegni più lucidi della cultura italiana, fascista fervente, autore della

riforma della scuola, ma non ci fu nessuna partecipazione sua, nè morale nè tanto

meno materiale, ad atti di repressione. Il 22 marzo furono fucilati al Campo di

Marte cinque partigiani: i gappisti deliberarono di rispondere al terrore con il

terrore, si appostarono il 16 aprile, alle 13,30, nei pressi di Villa Montaldo al

Salviatino, dove Gentile abitava. Gli esecutori della sentenza si accostarono

all'auto tenendo sottobraccio dei libri, come fossero studenti, Gentile abbassò il

vetro e fu colpito a bruciapelo mentre uno gridava: "Non uccido l'uomo ma l'idea".

Altro avvenimento che pose allora alla coscienza civile, e lo pongono tuttora allo

storico è la Strage delle Fosse Ardeatine: il problema è di un giudizio sulla

legittimità morale dell'attentato, sulla ammissibilità della rappresaglia, sulla

responsabilità personale di chi volle l'attentato e di chi volle la rappresaglia.

L'attacco al reparto tedesco che ogni pomeriggio, puntualmente, percorreva Via

Rasella, in pieno centro di Roma, era stato preparato da un Gap comunista con

scrupolosa cura: furono collocate due bombe- l'una dodici chili di trirolo, l'altra

sei-, in una via laterale si appostarono altri due partigiani pronti a segnalare l'arrivo

dei tedeschi, l'esplosione avvenne alle 15,30 del pomeriggio e fu apocalittica e

seguita da raffiche di mitra. Trentadue soldati tedeschi rimasero sul terreno insieme

a un bambino e a sei civili italiani, che per fatalità erano in quei pressi. Hitler,

avvertito al suo quartier generale, dispose che fosse raso al suolo un intero

quartiere, e che venissero passati per le armi cinquanta italiani per ogni morto

tedesco, poi vi fu una sorta di patteggiamento e fu accettata la proporzione di dieci

a uno. Anche includendo tutti gli ebrei possibili Kappler, il maggiore delle SS cui

toccava il compito di trovare gli ostaggi, non trovò più di 223 nomi ma con molta

fatica l'orribile "pieno" fu raggiunto. Si decise di ammassare tutti quei corpi nelle

cave di Pozzolana sulla Via Ardeatina, eseguita l'operazione l'ingresso sarebbe

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