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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Il linguaggio universale della matematica
Autore: Omar Torrisi
Descrizione: questa tesina vuol descrivere criticamente la potenza della matematica come linguaggio universale delle scienze sperimentali nella comprensione della natura, ma anche i limiti della stessa dai punti di vista logico e filosofico.
Materie trattate: matematica, logica, filosofia, biologia, fisica
Area: scientifica
Sommario: INTRODUZIONE GENERALE ALLA TESINA Scopo di questa tesina è fornire una critica e il più possibile veritiera caratterizzazione a più livelli di quella che, a mio avviso, costituisce forse una delle attività umane più stupefacenti e, al tempo stesso, meno comprese: vale a dire la Matematica. Quest'ultima, infatti, viene generalmente ritenuta una materia a sé stante e assolutamente priva, al di là delle nozioni più intuitive, di connessioni con la realtà e con il mondo in cui quotidianamente viviamo. A chi non la comprende in tutto il suo significato, la matematica sembra cioè, in sostanza, semplicemente il frutto di fredde costruzioni mentali e ragionamenti astratti e complicati che, dall'alto della loro trascendenza, non riescono a rapportarsi felicemente con la concretezza vitale del mondo terreno. L'opposizione trascendenza-realtà terrena di cui parlo, non è solo una pura metafora di stampo metafisico; infatti, spesse volte la conoscenza matematica assume, soprattutto agli occhi dei non addetti ai lavori, il significato erroneo di conoscenza certa al cento per cento, vera ed inoppugnabile (quante volte infatti nel linguaggio comune si sente usare l'avverbio "matematicamente" in sostituzione di "certamente"!), al quale segue poi necessariamente quello di insieme di verità incontrovertibili e assolute, che perlopiù vengono (purtroppo) dogmaticamente accettate come valide. Questo testo, in contrapposizione per certi aspetti alla mentalità del "la matematica non è un'opinione", vuole invece in primo luogo mostrare, paradossalmente, come la matematica possa essere vista anche come un'opinione, in quanto costituita da teorie (i cosiddetti sistemi formali) che si prefiggono come scopo non la verità degli enunciati formulati, bensì la più debole coerenza sintattica degli stessi âË' a cui rinvia il concetto di dimostrabilità logica a partire da principi primi arbitrari posti a fondamento delle teorie stesse âË'. I sistemi formali, argomento centrale della prima sezione di questa tesina, introducono dunque nell'attività matematica un forte senso di relativismo, pur mantenendo intatta la certezza e il rigore logici che da sempre sono caratteristiche peculiari della matematica (e che tuttavia, a dispetto dell'apparente onnipotenza della dimostrazione matematica, presentano anch'essi, come vedremo, notevoli limitazioni). Il relativismo e la mancanza di fondamenti certi all'interno della matematica, argomenti già introdotti nella prima sezione sui sistemi formali, vengono poi ripresi e ampliati nella seconda sezione a carattere filosofico; in tale contesto si analizzano le cause della cosiddetta "crisi dei fondamenti" della matematica di fine Ottocento e inizio Novecento, oltre che i falliti tentativi, da parte delle scuole filosofiche logicista, intuizionista e formalista, di risolvere la crisi riducendo il complesso e multiforme edificio matematico ad una sola entità , disciplina o facoltà umana.
(branca sulla quale, dopo la crisi innescata dalle geometrie non-euclidee, si riteneva essere fondato tutto il
sapere matematico).
Paradossalmente, proprio dedicandosi al grande programma fondazionale hilbertiano, il logico matematico
austriaco Kurt Gödel dimostrò i suoi famosi “teoremi d’incompletezza dell’Aritmetica”, i quali, mostrando
inequivocabilmente che il suddetto scopo di Hilbert non avrebbe mai potuto essere raggiunto, segnarono
definitivamente il tramonto di tutta la concezione formalistica della matematica.
Vedremo qui di seguito di ripercorrere, in maniera semplificata, lo schema generale del ragionamento fatto
da Gödel per dedurre questi teoremi (che per semplicità verranno enunciati secondo una versione di tipo
semantico), soffermandoci poi sulle loro conseguenze nei confronti del programma di Hilbert.
I teoremi di Gödel sono applicabili a teorie formalizzate T il cui grado di complessità è tale per cui essi
riescono ad esprimere una parte dell’aritmetica detta “elementare”: sistemi così definiti vengono detti
sufficientemente potenti.
Prendiamo quindi in considerazione un sistema formale T sufficientemente potente, che sarà dotato di un
proprio linguaggio e poniamo che esso sia semanticamente coerente, ossia, per quanto detto nel paragrafo
L,
precedente, che esso possa dimostrare unicamente enunciati veri nell’interpretazione di adottata.
L
Ora, supponiamo anche che si possa esprimere in una certa maniera, nel linguaggio formalizzato di T,
L
espresso come segue:
un enunciato (cioè un enunciato che si riferisce a se stesso) G
autoreferenziale T
(G ) “ G non è dimostrabile in T ”. È naturale, a questo punto, chiedersi se G sia effettivamente
T T T
dimostrabile, o meno, in T. Poniamo quindi che G sia dimostrabile; sotto questa ipotesi, allora G è falso,
T T
dal momento che sostiene di non essere dimostrabile. Questo significa dunque che il sistema formale T è
poiché consente di dimostrare un enunciato falso.
semanticamente incoerente, è vero, e perciò
Al contrario, se T è effettivamente coerente dal punto di vista semantico, l’enunciato G
T
non è dimostrabile in T; da questo si deduce quindi che T è un sistema formale semanticamente incompleto:
infatti ci troviamo nella condizione in cui esiste un enunciato vero, appunto G , che T non può dimostrare,
T
cioè che non è un teorema di T. Inoltre, poiché G è vero, la sua negazione non-G (che viene indicata
T T
simbolicamente con ¬G ) sarà falsa. Perciò, dato che nel sistema formale T, supposto coerente
T
semanticamente, gli enunciati falsi non sono dimostrabili, si deduce, per quanto discusso prima, che né
né la sua negazione ¬G sono teoremi di T, e pertanto T è anche
l’enunciato G incompleto dal punto di vista
T T
esiste infatti un enunciato, tale che né esso né la sua negazione sono dimostrabili in T. Di
sintattico:
conseguenza, per quanto detto nel precedente paragrafo, l’enunciato G è in T. Ecco quindi
indecidibile
T
dimostrata la versione semantica informale del cosiddetto il cui
Primo Teorema di Incompletezza di Gödel,
enunciato è il seguente: “Se T è un sistema formale sufficientemente potente e semanticamente coerente,
formulato nel linguaggio di T, tale che G è indecidibile in T, ossia né
allora esiste un enunciato G L
T T
dimostrabile né refutabile in T.”
Enunciati del genere di G vengono detti di un determinato sistema formale: nel caso
enunciati gödeliani
T
appena esposto, G è l’enunciato gödeliano di T.
T 8
Siamo così giunti ad affermare che, se T è un sistema formale coerente semanticamente, allora G non è
T
dimostrabile in T.
Si può dimostrare, inoltre, che la tesi riguardante l’indimostrabilità di G vale anche se si assume l’ipotesi
T
più debole che il sistema formale T sia solo Infatti, ponendo per ipotesi G
sintatticamente coerente. T
dimostrabile in T, da ciò verrebbe dimostrata la negazione di G (che, per come è stato definito G , afferma
T T
appunto che G è dimostrabile in T). Pertanto, sia G sia ¬G sarebbero dimostrabili, e ciò darebbe origine
T T T
ad una contraddizione logica e quindi all’incoerenza sintattica di T. Da qui si inferisce che, se un sistema
formale vuole essere sintatticamente coerente, allora G non può essere un teorema di T.
T
Analizziamo ora il il cui enunciato in versione semantica
Secondo Teorema di Incompletezza di Gödel,
informale è il seguente: “ Se T è un sistema formale sufficientemente potente e semanticamente coerente,
allora T non può dimostrare la propria coerenza.”. Supponiamo che, per ipotesi, T possa dimostrare la
propria coerenza (cioè sia possibile, all’interno del sistema formale T, dimostrare l’enunciato “T è
coerente”). Allora l’enunciato “T è coerente” costituirebbe l’ipotesi del teorema sopra dimostrato “Se T è
non è dimostrabile in T”, il quale, per come è stato definito G , equivale all’enunciato
coerente, allora G
T T
“Se T è coerente, allora G ”. Da qui, applicando la semplice regola di inferenza del (la quale è
modus ponens
T
descritta informalmente dal ragionamento: “Se B è conseguente logicamente da A, e A è dato per ipotesi,
si potrebbe dimostrare G . Ma questa è una conclusione assurda in quanto esclusa dal
allora si deduce B”), T
Primo Teorema d’Incompletezza: l’ipotesi da cui si è partiti dunque è falsa in quanto porta a contraddizione
logica, pertanto è dimostrata la sua negazione, cioè che T, nelle ipotesi fatte, può dimostrare la propria
non
coerenza (questa regola di inferenza, molto usata nelle dimostrazioni matematiche, viene denominata
– riduzione all’assurdo- e dimostra un enunciato A, mostrando logicamente che la sua
reductio ad absurdum
negazione ¬A conduce ad una contraddizione rispetto a ipotesi di partenza ritenute vere, e che pertanto
quest’ultima è falsa).
Dopo aver enunciato e dimostrato, in via semplificata, il contenuto dei due Teoremi di Incompletezza,
vediamo, infine, in che senso essi decretano il fallimento definitivo del programma di Hilbert.
Come si è visto, Hilbert si proponeva di dimostrare la coerenza dell’aritmetica formalizzata utilizzando
ragionamenti di tipo metamatematico; nelle intenzioni fin troppo ottimiste del formalista tedesco, questa
dimostrazione metamatematica avrebbe dovuto essere formalizzabile in un sistema in grado di esprimere la
stessa aritmetica, cioè con le stesse caratteristiche del sistema formale T di cui sopra. Tuttavia, in virtù del
Secondo Teorema di Incompletezza, queste intenzioni sono impossibili da realizzare: infatti, stando al
teorema, la dimostrazione di coerenza di T (sistema formale contenente l’aritmetica) non è formalizzabile in
T. Pertanto, T non può auto-dimostrare dall’interno la propria coerenza, per la dimostrazione della quale si
ha necessariamente bisogno di un’altra teoria formale, più ricca di T assiomaticamente e dal punto di vista
del linguaggio, ma comunque anch’essa inevitabilmente soggetta alle medesime limitazioni imposte dai due
Teoremi di Gödel. 9
1.3. C : L
ONSIDERAZIONI CONCLUSIVE A MATEMATICA FORMALIZZATA TRA RIGORE E LIMITE
In conclusione, si può quindi delineare un sintetico quadro d’insieme degli aspetti più importanti della
matematica che emergono da questa prima sezione:
a) l’attività matematica consta in larga misura di un momento logico-deduttivo, attraverso cui, a partire
da un certo numero di espressioni e proprietà fondamentali (gli assiomi) attribuite agli enti di cui
parla, ne deduce proprietà più complesse mediante la dimostrazione;
b) le teorie matematiche vengono rese più rigorose da un punto di vista logico mediante la
formalizzazione, la quale rende espliciti gli enti a cui la teoria è riferita, i simboli su cui è basato il
linguaggio formale utilizzato, le regole di formazione delle espressioni, gli assiomi, e le regole
logiche di deduzione su cui si impernia il momento dimostrativo della teoria stessa;
c) le teorie matematiche formali possono godere di determinate proprietà, come la coerenza (sintattica e
semantica), la completezza (sintattica e semantica) e la decidibilità;
d) i Teoremi di Incompletezza di Gödel rivestono un’importanza fondamentale, in quanto svelano
l’illusoria velleità hilbertiana di poter dare stabilità al corpo delle conoscenze matematiche basandolo
sulla coerenza e sulla completezza dell’aritmetica elementare formalizzata, ma soprattutto perché,
più in generale, rendono evidente la limitatezza intrinseca della matematica descritta da sistemi
formali sufficientemente potenti: in virtù di questi teoremi, se un sistema formale di questo tipo è
coerente, non è completo (non potrà dunque dimostrare ogni enunciato espresso nel linguaggio del
sistema, o la sua negazione); viceversa, se un sistema formale è completo, perde in coerenza (dando
quindi luogo a contraddizioni); infine, se un sistema formale è coerente, non può dimostrare
dall’interno la sua coerenza (e si ha quindi bisogno di teorie formali più ricche e complesse,
anch’esse però ugualmente limitate dai due teoremi). 10
2. L ‘900: ,
A MATEMATICA NEL DIBATTITO FILOSOFICO DEL PRIMO LOGICISMO
FORMALISMO E INTUIZIONISMO
In questa seconda sezione si cercherà di definire sinteticamente il concetto di “crisi dei fondamenti della
matematica”, delineandone brevemente le cause. In seguito, verranno descritte tre tra le più importanti scuole
di filosofia della matematica dei primi decenni del Novecento (logicismo, formalismo e intuizionismo),
relativamente alle risposte da esse fornite per tentare di superare la crisi stessa.
2.1. L “ ”
A CRISI DEI FONDAMENTI DELLA MATEMATICA
2.1.1. Che cos’è la crisi dei fondamenti della matematica
Con crisi dei fondamenti della matematica si vuole indicare l'ampio dibattito che ha coinvolto l'intera
comunità dei matematici, e dei filosofi, nel primo trentennio del XX secolo, incentrato sulla natura della
matematica, cioè su quali siano, se ci sono, gli enti primitivi indimostrabili che costituiscono il punto di
partenza di questa disciplina.
Come già accennato, le posizioni filosofiche più innovatrici diedero vita a vere e proprie scuole
matematiche: l'Intuizionismo, il Formalismo e il Logicismo. Dalle nuove impostazioni epistemologiche
derivò addirittura la nascita di nuove discipline, come la formalista "teoria della dimostrazione" o
"metamatematica", ed il consolidamento di quelle emergenti, come la logica matematica (discipline alle quali
abbiamo già fatto in parte riferimento nella sezione precedente, relativamente ai sistemi formali).
Nel prossimo paragrafo cercheremo di fare un sintetico e il più possibile chiaro resoconto della crisi,
analizzandone le cause principali.
2.1.2. Le cause della crisi dei fondamenti della matematica
Le cause ultime della crisi dei fondamenti della matematica vanno senza dubbio ricercate nelle radicali
trasformazioni che il corpo delle conoscenze matematiche ha subito nel corso del XIX secolo.
Queste profonde trasformazioni sono principalmente costituite dalla nascita delle geometrie non-euclidee,
dalla dalla dall’aritmetizzazione
formalizzazione della geometria, nascita dell’analisi moderna, dell’analisi,
dalla dalla e infine dalla
nascita della teoria degli insiemi, nascita della logica matematica, logicizzazione
Vediamo di descriverle in maniera abbastanza schematica.
dell’aritmetica.
a) La nascita delle geometrie non-euclidee
Le geometrie non-euclidee propongono, attraverso i loro più importanti ideatori János Bólyai (1802-1860),
Nicolaj Ivanovič Lobacevskij (1793-1856) e Georg Friedrich Bernhard Riemann (1826-1866), una visione
del tutto nuova della geometria, la quale, fino all’Ottocento, era tradizionalmente identificata con il
celeberrimo sistema assiomatico non formale degli dell’alessandrino Euclide (dominante da quasi
Elementi
due millenni, e la cui autorità e solidità logico-intuitiva erano così grandi, da fungere da fondamento di tutto
il matematico, e tali che non pareva immaginabile costruire geometrie diverse e altrettanto coerenti).
corpus