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Sintesi
Psicologia: L’identità personale e collettiva

Italiano e storia: APPROFONDIMENTO. La crisi di identità nella storia: bohemien e scapigliati

Storia: L’identità nazionale (concetto di nazione, nazionalismo, patria)

Filosofia: Fichte (identità nazionale tedesca)

Pedagogia: Carlo Cattaneo (educazione al patriottismo)

Storia: Identità di classe (proletariato)

Storia e filosofia: Marx

Pedagogia: Makarenko (predominanza dell’identità collettiva su quella personale)

Latino: Quintiliano (interazioni tra identità personale e collettiva)

Pedagogia: Washburne (interazioni tra identità personale e collettiva)

Educazione fisica: identità personale e di gruppo nei giochi di squadra

Filosofia: Schelling, Hegel, Schopenhauer, Nietzsche, Dewey, Freud, Jung, Marcuse

Pedagogia: Robert Owen, Dewey

Italiano: Decadentismo (D'Annunzio, Wilde), ermetismo (Ungaretti)

Psicologia: Arteterapia
Estratto del documento

Introduzione 1 La concezione dell’arte nel corso dei

secoli

L’identità 1. La concezione dell’arte nella cultura classica

1. L’identità personale 1.1. Nella cultura greca (Gorgia, Socrate,

1.1. I tratti costitutivi dell’identità personale 2 Platone, Aristotele) 19

1.2. La costruzione dell’identità personale 2. La concezione dell’arte nella cultura più recente

nell’infanzia 2 2.1. Nel Romanticismo:

1.3. Gli studi sull’identità personale: 2.1.1. Schelling 20

1.3.1. William James 3 2.1.2. Hegel 20

1.3.2. Sigmund Freud 4 2.2. Nella filosofia del sospetto:

1.3.3. Carl Gustav Jung 4 2.2.1. Schopenhauer 21

1.3.4. Erik Erikson 5 2.2.2. Nietzsche 22

APPROFONDIMENTO. La crisi di identità nella 2.3. Nel Positivismo:

storia: bohemien e scapigliati 6 2.3.1. Robert Owen 23

2. L’identità collettiva 2.4. Nel Pragmatismo:

2.1. I tratti costitutivi dell’identità collettiva 7 2.4.1. Dewey 24

2.2. La costruzione dell’identità collettiva 2.5. Nella Psicanalisi:

nell’infanzia 7 2.5.1. Sigmund Freud 25

2.3. Gli studi sull’identità collettiva: 2.5.2. Carl Gustav Jung 25

2.3.1. Sigmund Freud 7 2.6. Nella Scuola di Francoforte:

2.3.2. Carl Gustav Jung 8 2.6.1. Marcuse 26

2.3.3. Erik Erikson 8 3. La concezione dell’arte nella letteratura tra

2.4. L’identità nazionale 8 Ottocento e Novecento

2.4.1. Il concetto di nazione 9 3.1. Nella letteratura estetica decadente 27

2.4.2. Il nazionalismo 9 APPROFONDIMENTO. La figura dell’esteta 27

2.4.2.1. Fichte 10 3.1.1. La diffusione del Decadentismo in Italia

2.4.3. Il concetto di patria 11 (Gabriele D’Annunzio) 28

2.4.3.1. Carlo Cattaneo 11 3.1.2. La diffusione del Decadentismo in

2.4.4. Il ruolo dell’arte nella formazione Inghilterra (Oscar Wilde) 30

dell’identità nazionale 11 4. La concezione dell’arte nella letteratura del

2.5. L’identità di classe e il proletariato 11 Novecento

2.5.1. Karl Marx 12 Nella letteratura ermetica 33

Giuseppe Ungaretti 33

Il rapporto tra identità personale e

collettiva L’arte come forma terapeutica:

l’arteterapia

1. Predominanza dell’identità collettiva su quella

personale 1. L’origine e lo sviluppo dell’arteterapia

1.1. Makarenko 14 1.1. L’origine 36

2. Interazioni tra identità personale e collettiva 1.2. Nell’Ottocento e nel Novecento:

2.1. Quintiliano 16 1.2.1. Margaret Naumburg 36

2.2. Washburne 17 1.2.2. Ernst Kris 37

2.3. L’identità personale e di gruppo nei giochi 1.2.3. Edith Kramer 37

di squadra 18 1.2.4. Bernie Warren 37

Bibliografia e fonti 38 4

INTRODUZIONE

Esplicazione dell’argomento

L’argomento che affronterò nella mia tesina comprende due elementi profondi e complessi:

l’identità e l’arte. Questi due aspetti apparentemente non hanno niente a che fare tra loro, ma

se si considerano come due componenti che interagiscono all’interno di un processo di

formazione, si viene a formare una certa interdipendenza. Il lavoro qui svolto, infatti, andrà ad

analizzare l’influenza dell’attività artistica sul processo di formazione dell’identità.

La mia elaborazione inizia con un chiarimento del concetto di identità, suddivisa in identità

personale e collettiva, per precisare i molteplici aspetti che essa può assumere e come essi

possano essere relazionati tra loro. Nella seconda parte, invece, si aggiunge il secondo

elemento, l’arte: con accenni filosofici miro a spiegare come nel corso dei secoli il concetto di

arte abbia avuto degli sviluppi e come le manifestazioni artistiche, secondo alcuni esponenti,

abbiano influenzato positivamente la formazione dell’individuo.

Ci tengo a precisare che con il concetto di arte intendo indicare qualsiasi tipo di

manifestazione artistica e creativa: non solo le arti figurative, ma anche la musica, il teatro, il

canto, la danza e la stessa letteratura. Per questo è opportuno che ogni volta che nella tesina

compare il termine <<arte>> non si faccia riferimento soltanto alla pittura, ma a tutto ciò che

può essere frutto di creatività.

La scelta dell’argomento

Io ho scelto questo argomento perché per me la creazione artistica ha avuto una grande

importanza nel processo di formazione della mia identità: partecipo a lezioni di musica, danza

e canto fin da quando ero bambina, ma solo con la crescita interiore sono riuscita a capire cosa

veramente riesce a fare l’arte per l’individuo, come essa porti ad una crescita personale a

livello di qualsiasi altra attività o esperienza; anzi, molto di più, in quanto porta ad un

arricchimento e ad una presa di coscienza di sé e delle proprie capacità in modo diretto,

provando soddisfazione nel vedere realizzato qualcosa che ci rispecchia e che deriva dalla

nostra volontà, da noi stessi, senza mediazioni da parte di altri o di eventi esterni.

5

L’IDENTITA’

Il concetto di identità è stata sempre oggetto di ricerca per numerosi filosofi, psicologi e

identità identitas

sociologi. La parola deriva dal latino che significa tale, proprio quello . Il

<< >>

termine stesso indica, quindi, un’entità ben definita e distinguibile dalle altre. L’identità ha

un ruolo centrale nella vita psichica dell’individuo, intesa sia come identità personale sia come

identità collettiva (o di gruppo). Di seguito saranno analizzati entrambi i tipi per individuarne

in modo più dettagliato le caratteristiche, le modalità di formazione e le loro funzioni in

relazione all’individuo.

LA FORMAZIONE DELL’IDENTITÀ

Il processo di formazione dell'identità si può distinguere in due fasi:

Individuazione: il soggetto fa riferimento alle caratteristiche che lo distinguono dagli

- altri, sia dagli altri gruppi cui non appartiene (e, in questo senso, ogni

identificazione/inclusione implica un'individuazione/esclusione), sia dagli altri membri del

gruppo rispetto ai quali il soggetto si distingue per le proprie caratteristiche fisiche e morali

e per una propria storia individuale diversa da tutte le altre. Da questo processo prende

forma l’identità personale.

Identificazione: il soggetto si rifà alle figure rispetto alle quali si sente uguale e con le

- quali condivide alcuni caratteri; produce il senso di appartenenza a un'entità collettiva

definita come "noi" (famiglia, patria, gruppo di pari, comunità locale, nazione ecc). Da questo

processo prende forma l’identità collettiva.

1. L’identità personale

Il più importante contributo alla comprensione dell'identità psicologica proviene dalla

psicoanalisi. Le basi dell'identità derivano dalla separazione tra il soggetto e il mondo

esterno, mentre il suo sviluppo è reso possibile da una serie di identificazioni, cioè di

assimilazioni delle caratteristiche dei modelli esterni (in primo luogo i genitori).

L’identità personale è destinata a rimanere relativamente stabile per tutta la vita a

meno che non si verifichino eventi traumatici o stressanti di particolare gravità.

1.1. I TRATTI COSTITUTIVI DELL’IDENTITÀ PERSONALE

L’identità personale può essere definita come quella dimensione psichica che consente

di realizzarsi, di diventare e restare se stessi in una data società e cultura, in relazione

agli altri. Sono almeno sei i tratti costitutivi dell’identità individuale:

Continuità: consente di restare se stessi nel corso del tempo.

- Coerenza: è la presentazione più o meno strutturata che abbiamo di noi.

- Unicità: è il sentimento di essere originale, unico; può essere un tratto positivo

- ma può anche indicare chiusura e rifiuto degli altri.

Diversità: l’identità ha molte sfaccettature e ognuno di noi ha svariate

- appartenenze; ciò può costituire una ricchezza (sfaccettature articolate dei nostri

ruoli multipli) oppure una frammentazione dell’Io.

Cambiamento: l’identità si realizza attraverso l’azione, i comportamenti;

- bisogna saper gestire il paradosso del cambiamento nella continuità.

Positività: tutti hanno bisogno di pensare di valere e di sentirsi riconosciuti, in

- caso contrario la costruzione dell’identità individuale diventa problematica.

6

1.2. LA COSTRUZIONE DELL’IDENTITÀ PERSONALE NELL’INFANZIA

Fin dall’infanzia dedichiamo una parte delle nostre energie psichiche alla messa in scena del

nostro Sé e a comprendere ciò che gli altri si aspettano che siamo o che diventiamo. In questa

fase evolutiva ha un ruolo importante l’identificazione con i familiari, con cui il bambino

assimila modelli di comportamento.

Genitori - specchio. I genitori, già al momento della nascita, facendo da specchio al proprio

bambino (attraverso l’osservazione, l’attribuzione di tratti del carattere, intenzioni ed

attitudini), contribuiscono all’impostazione della sua identità, anche se questa potrà mutare

nel corso degli anni. Un neonato, però, non ha coscienza della propria identità ed è solo con il

passare del tempo che impara a riconoscersi come individuo distinto dalla propria madre.

Questo apprendimento avviene inizialmente attraverso il corpo. I bambini piccoli imparano a

localizzare le sensazioni e le emozioni nel loro corpo e a distinguere ciò che è interno da ciò che

è esterno, ciò che appartiene a sé da ciò che appartiene agli altri (ad esempio gli stimoli della

fame e i propri vocalizzi). L’esplorazione del corpo, la manipolazione degli oggetti, forniscono

una prima forma di coscienza di sé. Tra l’1 e i 3 anni i bambini imparano anche a riconoscere

la propria immagine allo specchio e a usare il pronome “io”. Nel corso di questo processo

evolutivo una tappa importante è quella dell’<<oggetto permanente>> (oggetto e persona che

continua a esistere al di fuori del soggetto e di qualsiasi contatto percettivo): da allora in poi il

bambino sa che un essere può restare identico a se stesso anche se cambia il contesto. Con

l’emergere dell’identità corporea compare anche quella di genere: i bambini vogliono sapere se

sono maschio o femmina, se assomigliano al padre o alla madre. Ciò che avviene a livello

motorio, sensoriale ed emotivo avviene anche a livello cognitivo.

Tre organizzatori. Attraverso il contatto con la madre, il bambino sviluppa una concezione di

sé come essere dipendente ma anche separato. René Spitz, un noto psicoanalista che ha

studiato a lungo i bambini piccoli, ha posto l’accento sulle interazioni precoci nella formazione

dell’identità sottolineando il ruolo di tre <<organizzatori>>:

Il sorriso, che a volte esprime uno stato interno e altre volte è una risposta a stimoli

- esterni;

L’angoscia dell’ottavo mese di fronte a persone sconosciute che rivela come il bambino

- sia in grado di conferire identità alle persone;

Il no, intorno ai 2 anni, che consente al piccolo di contrapporre il proprio Io a quello

- degli altri e quindi di difendersi.

Insomma, nelle prime fasi della vita l’identità emerge in un duplice movimento relazionale

fatto di avvicinamenti e opposizioni, aperture e chiusure, assimilazioni e differenziazioni. In

questo processo ha un ruolo rilevante l’identificazione: il bambino si identifica con i genitori, i

fratelli, gli amici, gli ideali della famiglia e della cultura nazionale (eroi, personaggi mitici,

attori ecc) e in questo modo assimila norme e modelli di comportamento. Interiorizzano anche i

modelli di comportamento del gruppo dei pari e sviluppano le prime forme di identità del

gruppo, all’interno del quale trovano le prime conferme alla propria identità individuale. Per

tutta l’infanzia il <<noi>> familiare ha un peso notevole per i bambini, che capiscono quanto

sia ridotto il loro ruolo nella società degli adulti. Ciò spiega perché essi tendano a identificarsi

con i modelli che trovano in famiglia più di quanto non facciano gli adolescenti e perché la

maggior parte di loro desideri avere una famiglia <<presentabile>>, di cui poter essere

orgogliosi. In seguito a partire dai 12-13 anni, avrà inizio un movimento verso una progressiva

indipendenza personale e generazionale cosicché l’appartenenza familiare avrà, nella

costituzione dell’identità, un ruolo meno pregnante.

La preoccupazione di riuscire a dare un’immagine di noi stessi che sia in linea non soltanto

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