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Sintesi
Fotografia: Yokohama Shashin, Tamamura Kozaburo;

Storia dell'arte: la stampa Ukiyo - e, Katsushika Hokusai (il Giapponismo);

Storia dell'arte/grafica: Henri De Toulouse - Lautrec;

Storia: la Belle Epoque, restaurazione Meiji.
Estratto del documento

(attuale Tokyo), e aprì il suo primo studio nel 1874. Si stabilì a Yokohama dove il suo successo fu

eccezionale: vi aprì uno studio a sviluppo industriale nel 1883, e un altro a Kobe nel 1889. Si

specializzò e ottenne il successo vendendo album di vedute e costumi per turisti, dalle lussuose

copertine in lacca con inserti in avorio, madreperla e foglia d'oro, che riportavano tipici motivi

pittorici tratti dalla tradizione del Giappone, come ad esempio il monte Fuji e le geishe. I suoi

clienti, infatti, erano soprattutto stranieri: si può dire che le sue erano foto-souvenir. Questi album si

possono considerare come gli “antenati” di Life, per le didascalie che venivano riportate sotto le

fotografie. Con oltre cento dipendenti, egli diventò uno dei fotografi più famosi e di successo: la sua

fu proprio la prima “industria” della fotografia in Giappone. Il suo lavoro terminò nel 1923, data

probabile della sua morte causata forse da un terremoto nello stesso anno.

Storia dell'arte

Ukiyo-e

Introduzione

Ma in Giappone, prima della diffusione della fotografia, nel periodo Edo nacque la tecnica di

stampa Ukiyo-e (uku, “fluttuante”, e yo, “mondo”), le “immagini del mondo fluttuante” in ambito

buddhista. Questa tecnica, equivalente alla nostra xilografia, è un genere di stampa artistica

giapponese prodotta tra il XVII e il XX secolo, più precisamente comprende ben due periodi storici:

il periodo Edo appunto, dalle sue origini fino al 1867 circa, e il periodo Meji, fino al 1912. Gli

Ukiyo-e furono di larga diffusione e di facile accessibilità, non essendo molto costosi: venivano

prodotti in massa e pensati principalmente per il popolo che non poteva permettersi dei veri dipinti.

Il ricco repertorio comprendeva vedute di paesaggio, soggetti teatrali, scene di genere, temi

familiari, bellezze femminili e quartieri di piacere.

Gli Ukiyo-e erano ispirati inizialmente ad opere e racconti cinesi, mostrati sotto forma di

illustrazioni per libri: molte di queste storie narravano la vita e la cultura della città, oppure erano

vere e proprie guide.

La tecnica

Gli Ukiyo-e venivano prodotti con il seguente procedimento:

 l'artista creava il disegno originale in inchiostro;

 un assistente creava una traccia dell'originale;

 degli artigiani incollavano questo disegno a faccia in giù su un blocco di legno, incidendo le

parti in cui la carta era bianca, perciò lasciando il disegno in evidenza sul blocco (in modo

simile ad un altorilievo) ma distruggendo l'originale;

 il blocco veniva inchiostrato e stampato, producendo copie quasi uguali del disegno

originale;

 queste stampe venivano a loro volta incollate a faccia in giù su blocchi di legno e le aree che

dovevano essere di un particolare colore venivano lasciate in rilievo. Ognuno di questi

blocchi stampava almeno un colore della stampa finale;

 la serie di blocchi di legno veniva inchiostrata in diversi colori, che successivamente

venivano impressi su carta. La stampa finale porta l'impressione di ognuno dei blocchi,

alcuni stampati più di una volta per dare profondità al colore.

Lo stile

Rispetto all'arte classica occidentale, l'Ukiyo-e è caratterizzato dallo scarso utilizzo della

prospettiva, dall'assenza quasi totale di ombre, di chiaro-scuri e del senso di "profondità", e dall'uso

di una spessa linea di contorno delle figure.

Gli artisti

Utamaro, Sharaku, Hiroshige e Hokusai furono gli artisti più importanti di questa tecnica. Il periodo

compreso tra il 1750 e il 1850 circa si ebbe il culmine dell'arte Ukiyo-e: Kitagawa Utamaro (1753-

1806) e Toshushai Sharaku (1794-1801?) rappresentarono l'uno bellissime donne aggraziate, e

l'altro il mondo dei grandi attori teatrali, con uno stile incisivo e satirico. Gli Ukiyo-e di questi due

grandi artisti sono considerati manifesti pubblicitari rappresentanti spettacoli teatrali e bordelli, o

ritratti di idoli popolari. Di tema paesaggistico, invece, sono Ando Hiroshige (1797-1858) e

Katsushika Hokusai (1760-1849). Hiroshige sviluppò “Cinquantatre località del Tokaido” (1833-

34), “Sessantanove località del Kisokaido” (1839) e “Cento famose viste di Edo e dintorni” (1857).

Sebbene non innovativo come Hokusai, egli riuscì a rappresentare in modo immediato tutte le

sensazioni indotte dal paesaggio giapponese. Il genio prodigioso di Hokusai si espresse in 30.000

stampe paesaggistiche del tutto innovative, fra le quali quelle raccolte nelle opere “Trentasei vedute

del monte Fuji” (1830-1832) e “Viaggio tra le cascate giapponesi” (1833-34); Hokusai ha lasciato

una impronta indelebile nella storia dell'arte giapponese e occidentale.

Katsushika Hokusai

Katsushika Hokusai nacque da una famiglia di artigiani nel 1760. A circa quattordici anni il giovane

iniziò a lavorare come apprendista presso un laboratorio di intaglio xilografico, dove già nel 1775

cominciò a ricevere delle commissioni: un'esperienza che contribuì in maniera essenziale alla

formazione artistica di Hokusai, avvicinandosi alla conoscenza approfondita delle tecniche

dell'incisione e della grafica popolare. A diciotto anni entrò nell'atelier di Katsugawa Shunsho, uno

dei più importanti esponenti dell'Ukiyo-e dell'epoca. Le prime stampe di Hokusai raffigurarono gli

attori di teatro kabuki in scena nel 1779, e nel frattempo furono incisi alcuni suoi disegni per le

illustrazioni di libri di narrativa popolare, kibyoshi (libri gialli). I tratti stilistici della scuola di

Katsukawa che si possono notare nei lavori di Hokusai sono: la fissità della posa, l'enfasi

sull'espressione facciale e uno sfondo privo di dettagli naturalistici. Verso il 1790 Hokusai si

cimentò nelle stampe prospettiche, cioè basate sulle regole della prospettiva occidentale, sia di tipo

paesaggistico che per interni, e nel 1798 l'artista fondò una propria bottega a cui diede il nome di

Hokusai, “studio del nord”. Questo periodo della sua vita (1798-1810) fu uno dei più fecondi della

sua carriera: il suo genio poté infatti confrontarsi con gran parte dei generi grafici dell'epoca.

Collaborò con i circoli letterari, producendo surimono (biglietti augurali) molto raffinati: le figure,

soprattutto quelle femminili, si allungano assumendo delle pose flessuose e delicate. Proprio nei

ritratti femminili si nota una maggiore caratterizzazione psicologica nella trattazione delle

espressioni, sia facciali che corporali, così che ogni personaggio ideato dal maestro sembra essere

dotato di vita autonoma. Nel 1814 inizia la serie, raccolta in quindici volumi, dei “Manga” (schizzi

sparsi): essi offrono un'ampia esemplificazione dei caratteri del popolo giapponese così come si

presentava nei primi decenni dell'Ottocento. Le decine di immagini si susseguono senza sosta,

consentendo a Hokusai di dare libero sfogo alla propria visione della natura e dell'umanità. I temi

sono: esseri umani e animali, elementi della natura, agenti atmosferici, architettura, divinità e tanti

altri. Nel 1830 iniziò la pubblicazione delle “Trentasei vedute del monte Fuji” (Fugaku

sanjurokkei): il progetto originale prevedeva che Hokusai producesse trentasei vedute accomunate

dalla presenta del Fujiyama, la montagna più alta del paese e insieme simbolo culturale e religioso

del Sol Levante; inizialmente le stampe sarebbero state realizzate con il solo ausilio del colore blu

di Prussia, giunto da poco in Giappone. Il grande successo delle stampe però spinsero Hokusai a

usare più colori e ad aumentare le vedute, fino ad arrivare a quarantasei. Il capolavoro “La grande

onda presso la costa di Kanagawa” (Kanagawa oki namiura) è un'immagine che sublima la potenza

della natura: si enfatizza l'arte di Hokusai, che invece riesce a dominare la natura, attraverso un

segno grafico aggressivo e maestoso e la scelta di una colorazione elegante e non pervasiva. Se la

“Grande onda” è il capolavoro, che ottenne tale popolarità anche grazie al successo tributatogli in

Occidente già sul finire dell'Ottocento, tutte le altre quarantacinque composizioni della serie

mostrano l'alto livello del maestro: semplicità, sentimento, suggestione, serenità ed elevazione

spirituale. Le cascate sono il tema principale di un'altra serie di otto stampe pubblicata tra il 1833 e

il 1834, “Viaggio tra le cascate giapponesi” (Shokoku toki meguri): le cascate riescono a evocare

solennità e mistero; esse sono un culto per le forze della natura, la cui origine si può far risalire in

Giappone a tempi preistorici, tramandato attraverso le pratiche del shintoismo. Gli anni a seguire

sono caratterizzati da altre pubblicazioni e dalla miseria: la grave crisi economica che colpì il

Giappone in quegli anni e la carestia del 1837 portò il maestro al limite della sopravvivenza, tanto

che fu costretto a vendere i propri schizzi per strada ai passanti, e per pochissimi soldi. Nel 1848

pubblicò l'ultima opera, il “Libro illustrato sull'uso del colore” rivolto a giovani e principianti, e

morì l'anno dopo, all'età di 89 anni.

La grande onda presso la costa di Kanagawa (Kanagawa oki namiura)

La “Grande onda” descrive la moderna contrapposizione tra forza della natura e fragilità dell'uomo:

gli esseri umani, molto piccoli, sono “sballottati” sotto le onde giganti, che formano una cornice

attraverso cui vediamo il monte Fujiyama, enorme, anche se in lontananza. Hokusai amava

dipingere l'acqua in movimento: la schiuma delle onde si spezza in artigli che afferrano i pescatori.

L'onda, più grande della montagna, forma un grande Yin Yang nello spazio vuoto sotto di essa; il

crollo imminente delle onde porta tensione nella pittura. Invece di shogun e nobiltà, vediamo piccoli

pescatori rannicchiati nei loro mestieri scivolare e tuffarsi. La violenza della natura Yin è

controbilanciata dal fiducioso Yang, caratterizzato da esperti pescatori rilassati: i cicli e i ricicli della

natura incontrollabile e in mezzo il misero destino del singolo uomo. Anche se è una tempesta di

mare, il sole splende, e si può notare la differenza tra l'incessante agitarsi dell'onda e l'eterna

immobilità del vulcano.

Per gli occidentali sembra essere l'immagine giapponese per eccellenza, ma è piuttosto un non-

giapponese: infatti, la tradizione non avrebbe mai dipinto le classi inferiori, non avrebbe usato punto

di vista, non avrebbe prestato molta attenzione all'ombreggiatura sottile del cielo. Gli elementi di

questa pittura giapponese ha origine nell'arte occidentale: comprende il paesaggio, a lunga distanza

prospettiva, la natura e gli esseri umani ordinari. L'onda gigante è in realtà una pittura occidentale,

vista attraverso occhi giapponesi.

L'importanza del maestro sia in Oriente che in Occidente

Hokusai era un artista arrogante, inquieto, aggressivo, e sensazionale. Come un genio artistico

testardo, era ossessionato dall'arte: ha lasciato più di 30.000 opere, tra pitture su seta, stampe su

legno, libri illustrati, manga, illustrazioni di viaggio, illustrazioni erotiche, dipinti e bozzetti. Alcuni

dei suoi dipinti erano spettacoli pubblici che misuravano oltre 200 metri quadrati.

Durante il periodo Edo, il Giappone si era isolato dal resto del mondo, e il contatto con la cultura

occidentale era proibito. Tuttavia, Hokusai scoprì e studiò le incisioni europee che venivano

contrabbandate nel paese: qui conobbe l'ombreggiatura, il realismo e la prospettiva del paesaggio.

Ha introdotto tutti questi elementi negli Ukiyo-e e nella pittura, rivoluzionando l'arte giapponese. I

suoi lavori furono inoltre un'importante fonte di ispirazione per molti impressionisti e post-

impressionisti europei, come Claude Monet, Vincent Van Gogh e Henri de Toulouse-Lautrec: non

solo gli artisti espressero pubblicamente la loro devozione per le opere nipponiche, ma anche ne

presero ispirazione per l'ideazione dei loro lavori. Hokusai, più di ogni altri artista giapponese, destò

l'ammirazione generale in Europa: nei suoi lavori, infatti, gli artisti occidentali trovarono, oltre agli

elementi caratteristici della stampa del Sol Levante, anche una genialità assoluta, così che i temi

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