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Enrico IV
Enrico IV è una commedia in 3 atti scritta nel 1921.
E‟ uno studio sul significato della pazzia e sul tema caro all'autore del
rapporto, complesso e alla fine inestricabile, tra personaggio e uomo,
finzione e verità. Il protagonista di questa commedia pirandelliana “recita”,
da circa 20 anni la “parte” di Enrico IV di Germania in una villa adibita a
reggia, da folle per 12 anni e da folle-cosciente per 8 anni. Venti anni
prima infatti era stata organizzata, per una festa di carnevale, una
“cavalcata” in costume; a quel tempo egli, innamorato di una giovane
nobildonna di nome Matilde Spina, aveva scelto di mascherarsi da Enrico
IV, per poter “essere ai suoi piedi”. Durante la cavalcata in costume, per
un incidente provocato volontariamente da un rivale in amore, il barone
Tito Belcredi, Enrico, cadendo da cavallo, aveva battuto la testa e si era
“fissato” nel personaggio interpretato per gioco; dopo 12 anni si era
svegliato da quello stato di follia, si era reso conto che la sua caduta non
era stata accidentale, ma provocata dal suo rivale, che aveva poi sposato
la sua innamorata. Guardandosi intorno, si era reso conto che “tutto era
finito”: che egli era invecchiato senza aver vissuto la sua vita: che “era
arrivato con una fame da lupo ad un banchetto bell‟e sparecchiato” (gli amici lo avevano tradito, il suo
posto nel cuore della donna che amava era stato preso da un altro, ecc.); aveva allora deciso di
continuare quella finzione : “preferii restare pazzo e vivere con la più lucida coscienza la mia pazzia” per
vendicarsi della vita che lo aveva in qualche modo privato della sua, pazzo cosciente, in contrasto “con
chi vive agitatamente, senza saperla e senza vederla, la sua pazzia”, illudendosi di fermare il tempo sotto
“la maschera” del personaggio storico.
Un giorno erano giunti al suo castello i partecipanti a quella mascherata di venti anni prima, guidati da un
medico che, con la rievocazione di quella circostanza, voleva fare un tentativo di risanare “il pazzo”.
Quando Enrico vide Matilde ebbe un impulso di passione, ma fu ancor più soffocato dalla rabbia per la
giovinezza negatagli, quando vide Frida, la figlia di Matilde, perfettamente somigliante alla madre
vent‟anni prima.
Enrico fece per abbracciare la ragazza, ma poi si avventò su Belcredi e lo uccise, attuando finalmente la
sua vendetta.
Così Enrico si ritrovò solo con i servi e riprese la maschera della sua follia e si rinchiuse per sempre nella
sua disperata solitudine, non più per libera scelta, ma per sottrarsi alle leggi della società e sfuggire alla
giustizia.
Commento
Il personaggio di Enrico IV, del quale non ci viene mai svelato il vero nome, quasi a fissarlo nella sua
identità fittizia, è descritto minuziosamente da Pirandello.
Enrico è vittima non solo della follia, prima vera poi cosciente, ma dell'impossibilità di adeguarsi ad una
realtà che non gli si confà più, stritolato, nelle altrui vedute, nel ruolo fisso del pazzo.
La tragedia vera non è più tanto nella lucida volontà, da parte del protagonista, di chiudersi per sempre
sotto l‟apparenza della follia, quanto nel precedente “gioco” dell‟uomo (invecchiato ormai sotto “la corona
imperiale” che ha portato per venti anni) nell‟agghiacciante fissazione con cui egli non ha esitato a
ingannare se stesso, tessendo una tela i cui fili corrono tra realtà e finzione.
Con notevole anticipo sugli studi di psicoanalisi di Sigmund Freud, Pirandello trova sensatezza nella follia,
che diviene punto di rottura con la falsità della realtà: Enrico IV è personaggio del suo tempo, metafora
dell'uomo moderno con tutte le sue problematiche. Sebbene pazzo, lo si connota come personaggio
positivo, distruttore di verità fittizie ma, al contempo, è anche sinonimo di repressione volontaria, di senso
della rinuncia. Lucio Anneo Seneca
“Furor versus ratio”
Nel I° secolo a.C., la morte di Mecenate segna la fine di un glorioso
periodo letterario. Infatti in questo periodo diminuisce il potere del
dell‟Impero.
Senato e del popolo, mentre cresce il potere centrale I
mutamenti della vita religiosa, morale, politica e sociale incidono
sulla letteratura e ne determinano le trasformazioni: fino all‟età
augustea i letterati sono come isolati in ristrette cerchie. All‟inizio del
nuovo secolo si diffondono invece le pubbliche “recitationes”,
incontra fortuna la declamazione, larga concessione viene fatta al
gusto del pubblico e della massa. All‟imitazione greca subentra
l‟imitazione dei grandi esempi della poesia latina. La nuova età è
caratterizzata soprattutto dal dissidio tra l‟”io” e la società, tra reale e
ideale, tra ratio e furor e proprio di quest‟ultimo dualismo si occupa
uno dei più importanti letterati latini di questo secolo. Lucio Anneo
“filosofo”, per distinguerlo dall‟omonimo padre detto
Seneca, detto il
“il vecchio” o il “retore”, ebbe una buona educazione retorica e
filosofica in vista della futura carriera politica e a Roma iniziò la
carriera di oratore e avvocato nel foro.
Accusato di coinvolgimento in uno scandalo di corte, nel ‟41
venne condannato dall‟imperatore Claudio all‟esilio.
Fu richiamato a Roma per intercessione dell‟imperatrice Agrippina, madre di Nerone, che lo scelse
come tutore del figlio.
poi l‟imperatrice venne assassinata dal figlio, Seneca si ritirò gradualmente dalla scena per
Quando
dedicarsi agli studi. Nella primavera del ‟65, accusato di aver partecipato alla congiura pisoniana contro
l‟imperatore, venne costretto al suicidio.
Della vasta produzione di Seneca, numerose sono le opere di carattere filosofico, scientifico e politico.
Il “Corpus” delle tragedie di Seneca, costituisce l‟anello di congiunzione fra la grande tragedia greca e
quella dei tempi moderni. Al centro di tutte le tragedie di Seneca troviamo la rappresentazione dello
scatenarsi rovinoso di sfrenate passioni non dominate dalla ragione e dalle conseguenze catastrofiche
che ne derivano. In esse l‟autore parla infatti di uccisioni (anche se all‟interno del gruppo familiare o a
danno di amici), di incesti e parricidi, di rituali di magia nera, di maledizioni e di predizioni quanto mai
macabre, di cerimonie di sacrificio e di atrocità di ogni genere, di crisi d‟ira e di gesti incontrollabili, di
atti di cannibalismo e di azioni nefaste, di insane passioni e di un uso folle e spregiudicato della
violenza. Infatti Seneca scrive: “L‟ira è il momento di vera follia”.
Il significato pedagogico di quest‟opera, s‟individua nell‟intenzione di proporre esempi dello scontro
nell‟animo umano di impulsi contrastanti, positivi e negativi. Da un lato vi è la ragione, di cui si fanno
portavoce i personaggi secondari che cercano di dissuadere i protagonisti dai loro insani propositi;
dall‟altro vi è il “furor”, cioè l‟impulso irrazionale, la passione (amore, odio, gelosia, ambizione, sete di
potere, ira, rancore), presentata in accordo con la dottrina morale stoica, come manifestazione di
pazzia in quanto sconvolge l‟animo umano e lo travolge irrimediabilmente. In questa lotta tra furor e
razionalità, lo spazio dato dal “furor”, al versante oscuro, alla malvagità e alla colpa è senza dubbio
molto elevato. L‟interesse per la psicologia delle passioni che può apparire quasi morboso, sembra
talora far dimenticare al poeta le esigenze filosofico - morali. Inoltre è caratteristica delle tragedie
l‟accentuazione delle tinte più fosche e cupe, degli aspetti più sinistri, dei particolari più
senecane
atroci, macabri, raccapriccianti.
In poche parole Seneca enfatizza il pathos e dimostra la forza devastante della passione, indice di
disintegrazione della personalità interiore. I personaggi vengono analizzati in profondità: di essi
vengono messi in risalto i contrasti interiori, la morte della ragione, la bestialità umana.
Sigmund Freud,
analisi della follia
La follia in psicoanalisi
potrebbe essere definita come
una sovrapposizione della
parte istintuale su quella
razionale.
Secondo Sigmund Freud il
comportamento ordinario non
è altro che il risultato di un
continuo processo dialettico
tra la parte più selvaggia e
disorganizzata del cervello,
l'Es, e quella più pesata e
razionale, il Super-io.
Nel momento in cui una delle
due parti prevale in maniera
eccessiva sull'altra il
comportamento può apparire
irrazionale e privo di logica.
Friedrich W. Nietzshe
SECONDA TOPICA ISTINTO VITALE (EROS)
- ES
Nietzsche è stato uno dei maggiori filosofi contemporanei ed ebbe un‟influenza articolata e controversa sul
- PRINCIO DI PIACERE
pensiero filosofico del Novecento. Il pensiero di Nietzsche è considerato uno spartiacque della filosofia
REALTA‟
- PRINCIPIO DI
- IO
contemporanea ed è oggetto di divergenti interpretazioni.
La vita naufragata nella follia
- SUPER IO
Nietzsche nasce a Röcken,in Lipsia, nel 1844;nel 1849 muore il
padre, già affetto da disturbi psichici e la famiglia si trasferisce l‟anno
dopo a Naumburg dove Nietzsche inizia gli studi di lettere classiche e
religione. In famiglia apprende la musica e il canto e compone poesie. PULSIONE DI MORTE
Nel 1858 inizia a frequentare il ginnasio di Pforta e conclusi gli studi
PSICOANALISI (THANATOS)
secondari nel 1864,entra nell‟Università di Bonn come studente di
filologia. Durante una gita a Colonia avrebbe contratto, ma la notizia è
incerta, la sifilide, alla quale si fa risalire l‟origine della sua malattia
mentale. Nel 1865 si iscrive all‟Università di Lipsia per continuare a
seguire le lezioni di filologia classica. Nel 1869 ottiene la cattedra di
SESSUALITA’ INFANTILE
lingua e letteratura greca all‟Università di Basiliea. Allo scoppio delle
(COMPLESSO DI EDIPO) INTERPRETAZIONE DEI SOGNI
guerra franco-prussiana (1870/71), visto che la neutralità della
Svizzera gli impedisce di arruolarsi in reparti combattenti, chiede di
- FASE ORALE - CONTENUTO MANIFESTO
essere temporaneamente esonerato dall‟insegnamento per
partecipare come infermiere alla guerra. Dopo poche settimane al
- FASE ANALE - CONTENUTO LATENTE
fronte si ammala di difterite,viene catturato e congedato. Nel
- FASE FALLICA
frattempo scrive “La visione del mondo” ed abbozza “La tragedia e gli
spiriti liberi” ed un dramma intitolato “Empedocle” in cui vengono
anticipati con molta chiarezza molti temi che verranno in seguito
ripresi nelle opere della maturità. Nietzsche
w Nietzsche è stato uno dei maggiori filosofi
contemporanei ed ebbe un‟influenza articolata e
controversa sul pensiero filosofico del Novecento.
Il pensiero di Nietzsche è considerato uno spartiacque
della filosofia contemporanea ed è oggetto di divergenti
interpretazioni.
La nascita dell’ideologia nazista
Il nome di Nietzsche è stato associato, per lungo tempo, alla
cultura nazifascista, al punto che si è arrivati a parlare del nazismo
come di un “esperimento nietzscheano”. Voce che è stata agevolata
dalle operazioni della sorella Elisabeth, che ha contribuito a
diffondere l‟immagine di Nietzsche come teorico e propugnatore di
una palingenesi reazionaria dell‟umanità. Nel processo di nazificazione, Elisabeth ha le sue
responsabilità esemplificate anche dal noto episodio della visita di Hitler all‟Archivio-Nietzsche,
nel corso della quale, il dittatore, dopo aver ricevuto da Elisabeth un bastone appartenuto al
filosofo,esce tra due ali plaudenti di folla. Del pensiero dell‟illustre pensatore si appropriò
l‟ideologia nazista, anche a causa delle manipolazioni svolte dalla sorella Elisabeth sul materiale
inedito e postumo, in particolare sull‟opera edita come “La volontà di potenza”. Queste
manipolazioni furono in realtà soprattutto di tipo filologico, piuttosto che schiettamente
ideologizzate, ma favorirono l‟uso che il nazismo fece, successivamente, di alcuni concetti di
Nietzsche. Einstein - Freud
Friedrich W. Nietzshe
scambio
Nietzsche è stato uno dei maggiori filosofi contemporanei ed ebbe un‟influenza articolata e controversa sul