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Latino: Apuleio (Le Metamorfosi)
Greco: Il romanzo d'amore e d'avventura
Storia: Hitler
Filosofia: Nietzsche e Freud
Geografia astronomica: Le fasi lunari
una virtù, un vero e proprio peccato che l'"eroe" dovrà scontare tramite mille peripezie, in Harry
Potter la curiosità si identifica come sinonimo di coraggio e iniziativa, anche se comunque ciò non
viene del tutto esplicitato, ma camuffato da espressioni come: 'la curiosità non è peccato Harry, ma
dovresti esercitare cautela.' (Albus Silente). Tuttavia, alla fine di entrambe le narrazioni, i due
protagonisti vedranno la salvezza grazie a fattori pressoché esterni (per Lucio l'intervento della dea
Iside, per Harry l'aiuto dei professori, degli amici, persino degli oggetti e degli stessi ambienti).
Le Metamorfosi sono caratterizzate da uno stile narrativo che nell’antichità mancava di una
fisionomia definita; appaiono quindi come una contaminazione di generi diversi
(epica, biografia, satira menippea, racconto mitologico, ecc.). Tra le varie fonti abbiamo un
romanzo pervenuto nel corpus delle opere di Luciano di Samosata, un testo oggi totalmente
perduto, che sviluppa lo stesso intreccio del romanzo latino, col titolo di Lucio o l'asino, in lingua
greca e in forma nettamente più concisa rispetto a quella di Apuleio; ma non sono chiari i rapporti
relativi e la priorità dell'uno o dell'altro dei due scritti e se abbiano avuto una fonte comune. Sono
comunque differenti il significato complessivo e il tono del racconto: infatti, il testo
pseudolucianeo, rivela l'intenzione di una narrativa di puro intrattenimento, priva di qualsiasi
proposito moralistico, mentre le Metamorfosi di Apuleio - sotto l'apparenza di una lettura di puro
svago, intessuta di episodi umoristici e licenziosi - assume in realtà i caratteri del romanzo di
formazione.
Negli stessi anni in cui Apuleio scriveva le Metamorfosi, in Grecia, sotto l'influenza della Nuova
Sofistica, fioriva il romanzo d'amore e d'avventura. Ci sono pervenute, infatti, per intero cinque
narrazioni in prosa: racconti d'amore e d'avventura a carattere fittizio o comunque proiettati su di
uno sfondo storico piuttosto vago, tanto somiglianti fra loro nei tratti generali che è d'uso
considerarli come un blocco compatto sotto l'etichetta collettiva di 'romanzi greci'. Questi sono:
Cherea e Calliroe di Caritone di Afrodisia, le Storie efesiache di Senofonte di Efeso, Leucippe e
Clitofonte di Achille Tazio di Alessandria, Dafni e Cloe di Longo Sofista e le Storie etiopiche di
Eliodoro di Emesa. Nei cinque romanzi l'azione si dispiega secondo uno schema rigido: un ragazzo
e una ragazza di eccezionale bellezza si innamorano perdutamente l'uno dell'altra, ma ostacoli
imprevisti si frappongono al godimento della loro passione. I protagonisti sono infatti costretti a
intraprendere lunghi viaggi densi di pericoli che si traducono in separazioni forzate, maltrattamenti
e ricongiungimenti momentanei, preludio a un lieto fine obbligatorio che porta con sé la soluzione
definitiva di tutte le complicazioni sorte dall'intreccio. L'innamoramento avviene tipicamente a
prima vista. Fra gli espedienti poi che consentono all'autore di trasportare i suoi protagonisti in
situazioni pericolose spiccano il naufragio in mare, la cattura da parte di banditi o pirati, la
prigionia. I testi in nostro possesso si collocano cronologicamente intorno al periodo di fioritura
della cosiddetta Seconda Sofistica. Ma il genere ha alle spalle una lunga e molteplice tradizione,
materiale romanzesco esisteva in epoca preletteraria, nel mito e nella leggenda, e l'Odissea già
racconta, in versi, una vicenda che alla peripezia e al viaggio combina il tema dell'amore, a sua
volta portano al centro dell'azione nella tragedia (specie Euripidea), nella commedia nuova, in
Apollonio Rodio. Una produzione tanto varia e abbondante suggerisce naturalmente l'esistenza di
un pubblico interessato e ricettivo. Il romanzo è figlio della grecità postclassica, creato per
rispondere alle esigenze di individui che vivono nella dimensione cosmopolita delle monarchie
ellenistiche prima e dell'impero romano poi. Intrattenimento, evasione e consolazione è quanto il
romanzo sa offrire a questa società, assumendo un ruolo di epos 'borghese' per l'importanza data
all'amore, ai buoni sentimenti, a un sistema di valori 'medio' perseguito da personaggi che appaiono
del tutto affini all'esperienza comune. Si tratta sostanzialmente di letteratura di consumo, destinata
all'intrattenimento leggero.
3. ANALISI DEI PERSONAGGI
HARRY POTTER: IL PASSAGGIO DA BAMBINO A 'PRESCELTO'
Harry ha appena 11 anni quando viene a conoscenza del suo destino. Egli non è altri che un mago,
un individuo particolare dotato di poteri magici. Apprende che esiste una scuola, la Scuola di Magia
e Stregoneria di Hogwarts, in cui i giovani maghi e streghe vengono educati non solo a utilizzare il
proprio potere, ma a controllarlo. Nonostante Harry sia un mago come altri, e quindi,
fondamentalmente, non possiede nulla che lo rende unico, tuttavia la piccola cicatrice sulla fronte è
la testimonianza che lui non sarà mai uguale agli altri. Harry aveva un anno quando Lord Voldemort
assassinò i suoi genitori. Il motivo risiedeva in una profezia, la quale annunciava la fine del mago
oscuro per opera di un prescelto, un bambino, nato in un determinato periodo dell'anno. Voldemort
identificò la minaccia nel piccolo Harry Potter, figlio di Lily e James Potter; ma l'amore della
madre, sacrificatasi per il bene del figlioletto, gli conferì la massima protezione, e Voldemort,
ignaro di tale magia, cadde di fronte al bambino. Ma il ritorno del mago era pressoché scontato, e
Harry, durante la sua maturazione, passa da una condizione di bambino ignaro, che guarda per la
prima volta questo mondo nuovo, magico, con grande intensità e curiosità, mantenendo l'innocenza
propria dell'infanzia, a una condizione di 'prescelto', ovvero colui il cui compito è innalzarsi al di
sopra degli altri e acquisire non solo il potere, ma anche l'astuzia per sconfiggere per sempre Lord
Voldemort.
Harry quindi inizialmente non è altri che l'incarnazione del Fanciullino di Giovanni Pascoli.
Pubblicato nel 1897, il Fanciullino elabora in modo organico le sue idee ed è un’immagine di una
lunga tradizione classica, ma anche più recente, è metafora del poeta stesso il quale mantiene viva
in se la voce dell’infanzia. Il poeta sostiene che in ogni uomo ci sia un fanciullino che vede tutte le
cose per la prima volta con stupore e meraviglia, e così da il nome alle cose che vede per andare
all’intimo di esse, scoprendo le corrispondenze e i legami. L’unico che riesce a cogliere tutto questo
è il poeta veggente che si serve dell’intuizione e tramite essa riesce a penetrare il mistero delle cose,
producendo poesia. Inoltre per Pascoli la poesia è “pura” in quanto non deve avere scopi pratici,
non deve essere educativa, anche se alla fine sarà il lettore a trarre insegnamento. Il poeta è colui
che ha una predisposizione nella natura come un fanciullo, guarda tutto con stupore e meraviglia.
Però questa visione della realtà di Pascoli non lo porta ad avere una visione ingenua del mondo,
anzi questa concezione da fanciullo fa si che egli coglie le sfumature enigmatiche e inquietanti che
lo portano ad esprimere l’ignoto che lo turba.
Una volta che Harry viene a conoscenza del suo destino e una volta che apprende di essere proprio
lui il prescelto che salverà il mondo magico, acquista una maggiore consapevolezza di sé,
rendendolo l'eroe, o meglio, il superuomo della situazione, colui che dirà "Si" non solo alla vita,
ma anche alla morte. (Nietzsche).
Il Superuomo è un concetto filosofico di cui Nietzsche si serve per esprimere un modello di uomo
in cui si concretizzano i temi di fondo del suo pensiero. Il superuomo è colui che è in grado di
accettare la dimensione tragica e dionisiaca del'esistenza, di dire "si" alla vita, di "reggere" la morte
di Dio e la perdita delle certezze assolute, di far propria la prospettiva dell'eterno ritorno, di
emanciparsi dalla morale e dal cristianesimo, di porsi come volontà di potenza, di procedere oltre il
nichilismo, di affermarsi come attività interpretante e prospettica. In quanto tale il superuomo non
può che stagliarsi sull'orizzonte del futuro, tant'è vero che l'espressione Ubermensch si può tradurre
con 'oltreuomo', utilizzando il prefisso uber più che per indicare un uomo potenziato, per indicare
un uomo "oltre l'uomo" cioè un uomo che si colloca al di là di ogni tipo antropologico dato. In
sintesi, il superuomo nietzscheano non è l'uomo al superlativo, ma un uomo diverso da quello che
conosciamo: un uomo oltre l'uomo, capace di creare nuovi valori e di rapportarsi in modo inedito
alla realtà.
Nella sua opera Così parlò Zarathustra, Nietzsche spiega i tre passi che l'essere umano deve seguire
per divenire superuomo (uomo del superamento):
possedere una volontà costruttiva, in grado di mettere in discussione gli ideali prestabiliti;
superare il nichilismo, attraverso la gioia tragica e il recupero della volontà di potenza;
perpetrare e promuovere eternamente il processo di creazione e rigenerazione dei valori
sposando la nuova e disumana dimensione morale dell' "amor fati", che delinea un amore
gioioso e salubre per l'eternità in ogni suo aspetto terribile, caotico e problematico.
TOM ORVOLOSON RIDDLE (LORD VOLDEMORT): IL DITTATORE
« Più bianco di un teschio, con grandi, lividi, occhi rossi, il naso
piatto come quello di un serpente, due fessure per narici...
Voldemort era risorto. » (J. K. Rowling, Harry Potter
e il calice di fuoco,
traduzione di Beatrice
Masini)
Lord Voldemort (il cui vero nome è Tom Orvoloson Riddle) è uno dei personaggi più interessanti
della saga. Apparentemente potrebbe sembrare il classico 'cattivo', un personaggio crudele, che non
prova amore, privo di qualsiasi sentimento positivo, una creatura senz'anima. Ma un'analisi un po'
più attenta, non solo della figura di Voldemort, ma anche degli atteggiamenti che egli stesso assume,
riconduce ad un altro personaggio, di cui Voldemort incarna moltissime caratteristiche: Adolf Hitler.
Innanzitutto la purezza di sangue (blood purity) è un concetto chiave nella serie di romanzi
di Harry Potter. È una forma di pregiudizio e di classismo, e presenta evidenti analogie con il
nazismo.
I maghi del mondo magico spesso ritengono che i Babbani (le persone comuni) siano svantaggiati
rispetto ai maghi stessi, in quanto non sono capaci di usare la magia. Gli estremisti ritengono che i
Babbani siano inferiori e che i matrimoni tra Babbani e maghi peggiorino la razza magica.
J. K. Rowling è stata intervistata circa l'importanza della purezza di sangue all'interno dei suoi libri.
In un'intervista del 2000 ha dichiarato:
« Dall'inizio del primo libro, il pregiudizio è un tema cruciale. [...] Harry scopre che è un
Mezzosangue ed è uno shock per lui: per un mago come Lucius Malfoy, non sarà mai un mago
vero, dato che la madre era di famiglia Babbana. È un tema molto importante.»
Lo Stato di Sangue all'interno della saga presenta una tripartizione ben precisa:
Purosangue (Pure-blood) sono quei maghi le cui famiglie non presentano alcun Babbano
nel loro albero genealogico. I credenti della "purezza" del sangue usano la loro purezza
come misura delle abilità magiche rispetto agli altri Mezzosangue (inteso come Half-
blood e Mudblood). Tuttavia, personaggi come Hermione Granger (Nata-Babbana) sono
altamente abili.
Mezzosangue (Half-Blood) è un termine comune che viene applicato alle unioni tra:
"Mago+Babbano", "Nato-Babbano+Mezzo/Purosangue", "Mezzosangue+Mezzosangue"
(includendo anche antenati uniti ai Babbani); indica tutti coloro, insomma, che non nascono
da due maghi Purosangue o da due genitori Babbani. Questo tipo di mago è quello più
comune all'interno del mondo magico (senza considerare i Nati-Babbani), perché molto
probabilmente senza matrimoni misti la razza magica si sarebbe estinta. Tra i Mezzosangue
ci sono i maghi più importanti della serie: Voldemort, Silente ed Harry Potter ad esempio.
Nati Babbani (Muggle-born wizards) o Mezzosangue (Mud-blood), i figli di