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Tesina di Maturità strettamente filosofica consigliata per studenti del Liceo Classico o Scientifico
Filosofia
Due approcci diversi alla fede:
• Il salto della fede in Kierkegaard
• Il calcolo e la scommessa di Pascal
!
Matematica
L'incertezza ponderata della matematica:
• Il calcolo delle probabilità
!
Italiano
Dante:
• L'ineffabilità della visione di Dio [Canto XXXIII, Paradiso]
Alessandro Manzoni:
• La vicinanza dell'umiltà di Lucia a Dio
!
Latino
S. Agostino:
• Credo ut intellegam
Tertulliano:
• Credo quia absurdum
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Inglese
Thomas Eliot
• The journey of the magi
• !
Scienze
• L'evoluzionismo darwiniano
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Storia dell'Arte
Michelangelo Buonarroti:
• Creazione di Adamo (Cappella Sistina)
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Premessa
Questo lavoro intende affrontare in modo sintetico il problema del rapporto
fede e ragione che da sempre ha attraversato la cultura occidentale, proprio
nel suo essere stata culla del cristianesimo e della nascita del pensiero
razionale dal mondo greco, passando attraverso il rinascimento,
l’illuminismo fino allo sviluppo della scienza e della tecnologia dei nostri
giorni. Non si pretende in questa sede di dare un quadro esaustivo di un
tema così complesso ma si sono scelti alcuni autori che, nei diversi ambiti
del sapere e dell’espressione artistica, sono stati percorsi da questa tematica
e l'hanno rappresentata in differenti approcci intellettuali e creativi.
Si parte dunque con la riflessione filosofica di Kierkegaard e Pascal, con
posizioni particolarmente interessanti a livello speculativo. L’attenzione si
sposta poi al vertice della poesia medievale nella visione di Dio del XXXIII
canto del Paradiso, passando successivamente all'ingenua tenacia della fede
nell’umile Lucia manzoniana.
Per quanto riguarda la storia dell’arte si è deciso di analizzare la suggestiva
Creazione di Adamo
ipotesi della simbologia del cervello umano nella della
Cappella Sistina di Michelangelo. Infine come riferimento scientifico
filosofico si è trattata la teoria dell’evoluzionismo di Darwin soprattutto in
rapporto alla dimensione della fede.
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Filosofia
! Due approcci diversi alla Fede:
Il salto e Il calcolo
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Due approcci complementari e contrapposti al problema della fede, sono quelli di Pascal
e Kierkegaard, e ciascuno dei due è in piena consonanza con lo spirito della propria
epoca. In Kierkegaard, che vive in un'epoca di reazione all'idealismo hegeliano, la fede
diventa qualcosa che trascende la ragione e si fa beffe dei sistemi razionalistici che
vorrebbero inglobare tutto il mondo. Kant non a caso aveva prodotto un testo intitolato
La religione nei limiti della semplice ragione, ed Hegel aveva ridotto il cristianesimo ad un
mero stadio inferiore nel cammino dell'auto consapevolezza razionale dello Spirito.
Kierkegaard reagisce a questo clima facendo della fede un'assurdo che non dà alcuna
garanzia. Come è noto lo stadio religioso arriva per terzo dopo la fase della vita estetica e
quella etica, e si tratta di un balzo verso l'assoluto compiuto da chi ormai trova insipido il
mondo terreno. Il modello a cui il filosofo danese si riferisce per parlare dell'uomo di
Timore e
fede è il patriarca Abramo, di cui descrive le gesta all'interno del suo capolavoro
tremore. La vicenda è quella di un uomo costretto da un incomprensibile ordine della
propria divinità a sacrificare il figlio che quello stesso Dio gli aveva promesso come frutto
della vecchiaia, Isacco. Abramo dovrà andare oltre l'etica degli uomini che prescrive ad
ogni padre di salvaguardare il proprio figlio, e non di ammazzarlo, e tutto questo in nome
di una fiducia incondizionata nella voce di Dio che ha sentito. Abramo è travagliato
dall'incertezza che sia stato un demonio a suggerirgli quel comando e non Yahweh, ma
egli riconosce la voce del proprio Signore proprio nel fatto che quel comando gli genera
angoscia. La fede infatti per Kierkegaard non è un sentimento che assicura e acquieta
bensì qualcosa che scuote l'uomo facendogli provare un senso di inadeguatezza verso il
suo Creatore. Il filosofo danese si riallaccia così a quella tradizione patristica dei primi
secolo riassumibile con la sentenza di Tertulliano "Credo quia absurdum" (Ci credo
perché è assurdo). La fede inoltre è una pietra di inciampo ancora più incomprensibile
perché, nella tradizione luterana a cui Kierkegaard apparteneva, è un dono della grazia
divina e non frutto del nostro libero arbitrio. Ma se è Dio che sceglie a chi dare il dono
della fede e chi invece lasciare nelle tenebre, la dannazione degli increduli diventa una
sfida alla ragione doppiamente urtante il senso comune, e proprio per questo il salto per
abbracciare questo assurdo diventa emblematico del pensiero kierkegaardiano. Se la fede
è una contraddizione insolubile, diventa più chiaro il perché Kierkegaard fosse così
inviso alla Chiesa di stato danese per la polemica da lui portata avanti sul cosiddetto
"ateismo dei cristiani". Questo atteggiamento secondo Kierkegaard consisteva in coloro
che vivevano la propria fede in modo abitudinario e anonimo, riducendo la fede ad una
dottrina astratta, senza però vivere le sue esigenze pienamente nella vita. Noi oggi
chiameremo questo atteggiamento "cristianesimo della domenica", intendendo una
persona che per dirsi cattolica si limiti a recarsi a messa e a vivere un ritualità esteriore
senza però cambiare in nulla la propria esistenza. La rottura del fidanzamento di
Kierkegaard con Regina Olsen, si inscrive in questa tensione verso l'assoluto del filosofo
danese, che non tollera nel cristianesimo alcuna mezza misura e ritiene che tutta la vita
debba essere votata a Dio, pena l'inautenticità esistenziale.
Opposto nel modo di trattare la fede al luterano Kierkegaard, è il cattolico Pascal. Se il
primo è considerato l'antesignano dell'irrazionalismo che vuole reagire all'ipertrofia della
razionalità tipica di Hegel, Pascal invece proviene dal secolo del trionfo della scienza, il
Seicento, che sfocerà poi nell'età dei Lumi. Pascal infatti non nasce come filosofo ma
come matematico ed esperto di geometria, portandosi così dietro una mentalità rigorosa
un Deus
ed attenta al calcolo. Se anche il Dio di Pascal è, come lui stesso afferma,
absconditus, nascosto,
cioè il fatto di credervi o meno diventa una scommessa
ragionevole retta dal calcolo delle probabilità come in un gioco d'azzardo. Il filosofo
infatti, che era stato rigidamente educato ai costumi dei giansenisti di Port Royal, voleva
convincere della validità della fede cristiana i libertini della Francia del Seicento che
facevano professione di scetticismo, e dunque per adescarli occorrevano argomenti
strettamente razionali. Non sappiamo se Dio esista o meno e anzi, le prove tradizionali
create per dimostrare la sua esistenza non riescono a penetrare il cuore degli increduli,
che non vedono la mano di Dio nella creazione. Sebbene la certezza dell'esistenza di Dio
sia celata all'uomo comune, possiamo però tentare di stabilire se convenga di più
credervi o meno, così come ci interroghiamo giocando d'azzardo se valga o meno la pena
puntare sul rosso anziché sul nero. Da questo punto di vista Pascal ci invita a riflettere
sul fatto che se puntiamo sull'esistenza di Dio e vinciamo, allora guadagniamo tutto, se
invece perdiamo, non perdiamo nulla. Qualora invece scommettessimo contro l'esistenza
di Dio e vincessimo, perderemmo in ogni caso, aspettandoci dopo la morte o il nulla se
abbiamo ragione, o l'inferno se abbiamo torto. La scommessa su Dio e sulla sua esistenza
comporta soltanto il rischio di perdere alcuni beni finiti di carattere mondano (come
quelli dei libertini), ma se vinciamo la posta in palio è tutto, cioè il Bene Sommo. È
sommamente ragionevole scommettere beni finiti se la posta in palio da vincere è un
bene infinito, è qualcosa di perfettamente conforme alle regole del gioco d'azzardo.
! Matematica
I'incertezza ponderata nella Matematica
Il calcolo delle probabilità
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La nascita del concetto moderno di probabilità viene attribuita a Blaise Pascal
(1623-1662) e Pierre de Fermat (1601-1665). Il Cavalier de Méré (un accanito
giocatore passato alla storia per questo) aveva calcolato che ottenere almeno un 6 in
4 lanci di un dado non truccato era equivalente ad ottenere almeno un doppio 6 in
24 lanci, sempre di un dado non truccato.
Tuttavia, giocando secondo tale convinzione, invece di vincere perdeva e scrisse a
Pascal lamentando che la matematica falliva di fronte all'evidenza empirica. Da ciò
scaturì una corrispondenza tra Pascal e Fermat in cui iniziò a delinearsi il concetto
di probabilità nell'accezione frequentista.
Pascal annunciò nel 1654 all'Accademia di Parigi che stava lavorando sul problema della
ripartizione della messa in gioco. E in una lettera del 29 luglio dello stesso anno a Fermat
propose la soluzione del problema, affrontato con il metodo per ricorrenza, mentre
Fermat utilizzava metodi basati sulle combinazioni. Secondo la prima definizione di
probabilità, per questo detta classica, la probabilità di un evento è il rapporto tra il
numero dei casi favorevoli all'evento e il numero dei casi possibili, purché questi ultimi
siano tutti equiprobabili.
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Italiano !
Dante XXXIII Paradiso
L’umiltà vittoriosa della fede di Lucia !
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In questo canto il poeta conclude il suo viaggio che lo porta al cospetto di Dio; dopo la
preghiera alla Vergine si affronta subito il problema dell’ineffabilità dell’esperienza della
visione utilizzando tre similitudini che servono non a concretizzare l’esperienza (come di
solito avviene in Dante) ma a descriverne il permanere come una debole traccia nella
memoria. La prima è tratta dal sogno, la seconda si riferisce alla neve che si scioglie e la
terza alla leggerezza delle foglie della Sibilla disperse al vento: tutte e tre indicano il
dissolvimento di una forma ovvero di un concetto esprimibile a parole che rimane solo
come debole impronta ed è proprio la fede del poeta che richiede la Grazia di poter
raccontare quello che ha visto perché il concetto viene meno. Di questa debole traccia il
poeta riuscirà a riportare tre immagini: il “volume” in cui tutto l’universo si squaderna, il
mistero della Trinità e quello dell’Incarnazione. Il primo si ricollega all’idea dell’unità del
molteplice così cara alla mentalità medievale, in cui il senso del tutto si ritrova nella
sapienza di Dio; il secondo prende a prestito l’immagine dei tre cerchi in cui si
rappresenta il mistero della Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo, e in una famosa terzina
luce etterna che sola in te sidi sola t’intendi e da te intelletta e intendente te ami e arridi!”
“o
cerca di riassumere secoli di cultura cristiana nel linguaggio filosofico platonico-
aristotelico; ma aggiungendo “arridi” la fede del poeta trionfa nella dimensione
dell’amore di Dio per le sue creature, ribadito proprio nel valore dell’ultimo cerchio
dell’incarnazione. Dio sfugge alle categorie dell’intelletto umano ma lo ritroviamo vicino
a noi come uomini nella dimensione del suo amore per noi. Del resto il mistero
dell’Incarnazione ha bisogno di un ulteriore sostegno divino: la folgore che colpisce la
mente del poeta che si arrovella su come possano stare insieme l’imago (la figura umana)
e il cerchio (Dio) cioè come l’umanità del Cristo stia nel suo essere divino lo aiuta a
trascendere la dimensione umana per far coincidere il velle con il disio. Sintesi finale
sarà l’adesione del disio, la sete intellettuale, al velle, l’adesione al sommo bene. Il volere
del poeta si identifica completamente con la pace suprema dell’adesione completa
dell’uomo a Dio, suggellato dalla presenza di Dio nella vita dell'uomo riassunto
nell’estremo atto di amore di un Dio che si è fatto uomo. In tutto il canto la fede assistita
da Dio supera i limiti della ragione con l’aiuto della Grazia,in nome di un assoluto ed
estremo atto d’amore.
Promessi Sposi
Nei di Manzoni è un personaggio molto importante nel suo rapporto con
la fede; significativo già il suo nome “costituire una luce per gli altri”, illustrando il
concetto espresso da S. Paolo, secondo il quale Dio usa il debole per confondere il forte.
Episodio esemplare di questo aspetto è l'incontro con l’Innominato, dove Lucia da
vittima diviene “dispensatrice di grazie”. Con il suo atteggiamento contribuisce ad avviare
il processo di conversione del suo antagonista. Così avviene anche con Gertrude ed il
Nibbio. Nel corso del racconto Lucia viene messa in rapporto con personaggi storici e
figure di alto rango quali Gertrude, l’Innominato, il cardinale Borromeo. Diversamente da
Renzo, però, Lucia non entra nella dimensione pubblica, in quanto stabilisce con queste
figure un legame spirituale: entra nella loro vita come un modello.