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Fede e scienza
Pd. Canto II°, vv. 112 – 148 (moto delle sfere celesti)
¾
112 Dentro dal ciel de la divina pace 112-148.
Nel cielo della pace di Dio
si gira un corpo ne la cui virtute (l’Empireo) ruota una sfera (Primo Mobile)
nella cui attiva potenza (virtute) risiede la
114 L’essere di tutto suo contento giace. vita di tutto ciò che è contenuto (contento) dal
Lo ciel seguente, cha tante vedute, suo giro (l’universo). Il cielo successivo (Stelle
quell’esser parte per diverse essenze, Fisse), nel quale vi sono stante stelle visibili
117 da lui distratte e da lui contenute. (tante vedute), divide quell’unico primcipio nei
Li altri giron per varie differenze diversi corpi da lui distinti (distratte) e in esso
le distinzion che dentro da sé hanno contenuti.. Gli altri cieli in diversa maniera
120 dispongono a lor fini e lor semenze. organizzano differenziate virtù (distinzioni)
Questi organi del mondo così vanno, che hanno in se, perché conseguano i loro
come ru vedi ormai, di grado in grado, effetti (fini) ed attuino i loro influssi
(semenze). Queste parti vitali dell’universo in
123 che di su prendono e di sotto fanno. tal modo procedono, come già di persona puoi
Riguarda bene ormai si com’io vado comprendere, di gradino in gradino, così che
per questo loco al vero che che disiri, ciascuno riceve dal cielo superiore e agisce su
126 sì che poi sappi solo tener lo guado. quello inferiore. Segui attentamente, infine, in
Lo moto e la virtù d’i santi giri, che modo io giungo attraverso a questo
come dal fabbro l’arte del martello, ragionamento (loco) alla verità che desideri,
129 da’ beati motor convien che spiri; cosicchè poi tu possa da solo trovare la giusta
e ‘l ciel cui tanti lumi fanno bello, strada . Il movimento e la potenza delle sfere
de la mente profonda che lui volve procedono di necessità (convien) dalle
intelligenze motrici angeliche (beati motor),
132 prende l’image e fassene suggello. come l’opera del martello del fabbro; e il cielo
E come l’alma dentro a vostra polve che si adorna di tante stelle assume
per differenti membra e confermate l’impronta dell’alta intelligenza che gli
135 a diverse potenze si risolve, imprime il movimento (volve) e se ne fa a sua
così l’intelligenza sua bontade volta sigillo. E come l’anima del corpo umano
multiplicata per le stelle spiega, (polve) si diffonde nei vari organi adattati alle
138 girando sè sovra sua unitate. varie facoltà, così l’intelligenza angelica
Virtù diversa fa diversa lega esplica la sua virtù differenziata
col prezioso corpo ch’ella avviva, (multiplicata) attraverso le stelle, ruotando
nella sua unicità. Virtù diversa produce
141 nel qual, si come vita in voi, si lega. diverso effetto (lega) in unione con la preziosa
Per la natura lieta onde deriva, materia (del corpo celeste) cui dà vita, nel
la virtù mista per lo corpo luce quale si unisce come lo spirito vitale in voi. A
144 come letizia per pupilla viva. causa della letizia generale di cui si origina,
Da essa vien ciò che da luce a luce la potenza risplende attraverso il corpo al
Par differente, non da denso e raro; quale si è congiunta (mista), come la gioia
essa e formal principio che produce, nell’occhio umano. Da questo deriva la
148 conforme a sua bontà, lo turbo e ‘l chiaro». differenza tra le varie luci celesti, non dalla
densità o rarità; e questo è il principio
essenziale (formal) che determina il colore
scuro e quello luminoso, a seconda della sua
intensità (bontà)».
Pd. Canto XIII°, vv. 52 – 78 (l’ordine della creazione )
¾ 52 Ciò che non more e ciò che può morire 52-78. Tutte le cosse corruttibili e
incorruttibili non sono altro che il riflesso di
Non è se non splendor di quella idea quella forma esemplare che il nostro Signore
54 che partorisce, amando, il nostro Sire; genera con un atto d’amore; poiché quell’attiva
chè quella viva luce che sì mea forza (il Figlio, il Verbo) che emana dalla sua
dal suo lucente, che non si disuna sorgente (il Padre) in modo (sì) che non
57 da lui né da l’amor ch’a lor s’intrea, distacca da essa né dallo spirito di carità (lo
per sua bontate il suo raggiare adauna, Spirito Santo) che si fa tra loro terza persona,
quasi specchiato, in nove sussistenze, concentra in nove essenze, come in uno
60 eternalmente rimanendosi una. specchio, tutto
Quindi discende a l’ultime potenze il suo raggio, solo per amore, rimanendo unica
in eterno. Da qui si scende di cielo in cielo fino
giù d’atto in atto tanto divenendo; agli esseri più bassi (ultime potenze),
63 che più non fa che brevi contingenze; attenuandosi a tal punto (tanto divenendo) da
e queste contingenze essere intendo non produrre più che effimere cose contingenti;
le cose generate, che produce e per cose contingenti voglio intendere le
66 con seme e senza seme il ciel movendo. creature prodotte per seme o senza seme dal
La cera di costoro e chi la duce movimento dei cieli. La materia (cera) di
non sta d’un modo; e però sotto il ‘l segno queste cose generate e la forza che la plasma
69 idëale poi più e men traluce. non sono in eguali condizioni; e perciò in esse
Ond’elli avvien ch’un medesimo legno, (sotto) l’archetipo divino (segno ideale)
risplende in seguito in misura maggiore o
secondo specie, meglio e peggio frutta; minore. Così come accade che le stesse piante,
72 e voi nascete con diverso ingegno. all’interno della stessa specie, diano frutti
Se fosse a punto la cera dedutta migliori e peggiori, e voi uomini nascete con
e fosse il cielo in sua virtù supprema, diverse doti. Se la materia (cera) fosse portata
75 la luce del suggel parrebbe tutta; alla condizione ideale (a punto), e il cielo fosse
ma la natura la dà sempre scema, nella sua migliore inclinazione, la virtù della
similemente operando a l’artista divina idea (suggel) si manifesterebbe
78 ch’a l’abito de l’arte ha man che trema. completamente, ma la natura terrena la rende
sempre imperfetta, agendo analogamente
all’artefice, che ha mano malferma rispetto
alla naturale disposizione e conoscenza
(abito).
Pd. Canto XXII°, vv. 133 – 153 (disposizione dei pianeti )
¾
133 Col viso ritornai per tutte quante 133-153. Riattraversai con lo sguardo tutti i
sette cieli inferiori e vidi la terra (questo globo)
le sette spere, e vidi questo globo in modo tale che mi venne da sorridere del suo
135 tal, ch’io sorrisi del suo vil sembiante; aspetto meschino; e approvo come il migliore
e quel consiglio per migliore approbo quel giudizio che la considera (ha) la cosa
che l’ha per meno; e chi ad altro pensa meno importante: e chi si rivolge ad altre cose
138 chiamar si puote veramente probo. può davvero considerarsi saggio. Vidi la luna ,
Vidi la figlia di Latona incensa figlia di Latona, splendente senza quelle
senza quell’ombra che mi fu cagione macchie che furono motivo per me di credere
141 per che già la credetti rara e densa. che fosse in parte rarefatta in parte densa.
L’aspetto del tuo nato, Iperïone, L’immagine di tuo figlio il sole, o Iperione, da
qui potei sostenere, e vidi anche in che modo
quivi sostenni, e vidi com’ si move si muovono circolarmente e vicino al sole i
144 circa e vicino a lui Maia e Dïone. pianeti Mercurio (Maia) e Venere (Dione). Da li
Quindi m’apparve il temperar di Giove mi si mostrò l’opera di attenuazione (il
tra ‘l padre e ‘l figlio; e quindi mi fu chiaro temperar) di Giove tra il padre Saturno ed il
147 il varïar che fanno di lor dove; figlio Marte; e da lì capii il loro cambiare di
e tutti e sette mi si dimostrato posizione; e tutti e sette i cieli mi apparvero
quanto son grandi e quanto son veloci nella loro grandezza e nella loro velocità, e
150 e come sono in distante riparo. quanta distanza c’è fra le loro sedi (riparo). La
L’aiuola che ci fa tanto feroci, piccola aia che rende così crudeli noi uomini
(ci), mentre giravo insieme alla costellazione
volgendom’io con li etterni Gemelli, immortale dei Gemelli, io vidi nella sua
153 tutta m’apparve da’ colli a le foci. totalità, dai monti ai mari.
Pd. Canto XXVI°, vv. 118 - 123 ( età dell’universo)
¾
118 Quindi onde mosse tua donna Virgilio, 118-123. Dal luogo dal quale Beatrice fece
muovere Virgilio io aspettai con desiderio
quattromilia trecento e due volumi questa beata compagnia per quattromila
di sol desiderai questo concilio; trecento due rivoluzioni solari (volumi di sol); e
121 e vidi lui tornare a tutt’i lumi durante il tempo che rimasi (fu’ mi) sulla terra,
de la sua strada novecento trenta vidi il sole (lui) ritornare da tutti gli astri dello
123 fiate, mentre ch’ïo in terra fu’ mi. zodiaco ( i lumi de la sua strada) per
novecentotrenta volte.
Pd. Canto XXIX°, vv. 10 - 48 ( creazione dei cieli)
¾ 10-48. Quindi riprese a dire: ora rispon-
10 Poi cominciò: dico, e non dimando, «Io
«Io dererò, senza bisogno di fati domande, a
quel che tu vuoli udir, perch’io l’ho visto quello a quello che tu desideri sapere, poiché
12 la ‘ve s’appunta ogne ubi e ogne quando. l’ho detto in Dio, il punto in cui si concentra
Non per avere a sé di bene acquisto, tutto lo spazio (ogne ubi) e tutto il tempo ( ogne
ch’esser non può, ma perché suo splendore quando). Non per acquistarsi ulteriore bene,
15 potesse, risplendendo, dir ‘Subisto’, cosa impossibile, ma affinchè le creature nate
in sua etternità di tempo fore, dalla sua luce (suo splendore) potessero dire,
fuor d’ogne altro comprender, come i piacque, rifulgendo ‘Io esisto’, al di fuori (fore) di ogni
18 s’aperse in nuovi amor l’etterno amore. tempo nella sua eternità, al di fuori di ogni
Né prima quasi torpente si giacque; altro spazio (comprender), nei modi che
ritenne più opportuni (come i piacque), Dio,
ché né prima ne poscia procedette carità infinita (l’etterno amore) si schiuse
21 lo discorrer di Dio sovra quest’acque; (s’aperse) in nuove creature sante (nuovi
Forma e materia, congiunte e purette amor). E prima di ciò Dio non rimase
usciro ad esser che non via fallo. praticamente inoperoso ( quasi torpente );
24 Come d’arco tricordo tre saette. poiché né un prima né un dopo precedettero
E come il vetro, in ambra o in cristallo l’aleggiare di Dio sopra questi cieli (acque). La
raggio risplende sì, che dal venire forma pura e la materia pura, unite e distinte,
27 a l’esser tutto non è intervallo, si slanciarono (usciro) nell’esistenza senza
così ‘l triforme effetto del suo sire (che non avia) difetto (fallo), come tre frecce
scagliate da un arco a tre corde. E come un
ne l’esser suo raggiò insieme tutto raggio di lice risplende su una superficie di
30 senza distinzione in essordire. vetro, o di ambra o di cristallo, in modo tale
Concreato fu ordine e costrutto che dal momento in cui giunge a colpirla (dal
a le sustanze; e quelle furon cima venire) a quello in cui lo illumina tutto ( l’esser
33 nel mondo in che puro atto fu produtto; tutto)non c’è spazio di tempo, così la triplice
pura potenza tenne la parte ima; creazione di Dio (del suo sire) rifulse nella sua
nel mezzo strinse potenza con atto essenza contemporaneamente e completamen-
36 tal vime, che già mai non si divima. te senza differenze nel suo inizio (in
Ieronimo vi scrisse lungo tratto essordire). L’essenza (costrutto) e l’ordine
universale degli esseri (sostanze) furono creati
di secoli de li angeli creati insieme: e quelli che furono frutto di forma
39 anzi che l’altro mondo fosse fatto; pura (puro atto) costituirono la parte più alta
ma questo vero è scritto in molti lati (cima) dell’universo. La materia pura (pura
da li scrittor de lo Spirito Santo, potenza) occupò la parte più bassa (ima);im
42 e tu te n’avvedrai se bene agguati; mezzo unì la materia con la forma un legame
e anche la ragione il vede alquanto, tanto forte (tal vime) che non si scioglierà mai
che non concederebbe che’ motori più S. Girolamo nelle sue opere disse a voi
45 sanza sua perfezion fosser cotanto. uomini (vi scrisse) che gli angeli furono creati