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Leopardi come esistenzialista e la sua teoria del piacere
Oscar Wilde e l’esistenza come ricerca del piacere
Ludwig van Beethoven - La Nona sinfonia e la fede che congiunge i popoli
La fede e l’esistenza dell’uomo tutelate dalla costituzione italiana
Anche le stelle, come l’uomo, hanno diverse fasi vitali
De Coubertin e la fratellanza dei popoli attraverso lo sport
Sonata per Pianoforte n.14 (Op.27 No.2)
PREMESSA
E’ un po’ difficile fare una premessa a un argomento così complesso e delicato da
alcuni punti di vista. più adatto è quello che c’è ora.
Ho cambiato più volte titolo, ma quello
Ho scelto “La fede e l’esistenza” partendo da una riflessione sulla vita umana.
Essa molte volte parte col desiderio che tutto, nel corso degli anni, sia piacevole.
Ma non è sempre così. Infatti l’uomo crede di aver tutta la sua vita in mano non
pensando che c’è qualcuno più grande di noi che conosce i nostri giorni e il tempo
che a noi è destinato.
Questa mia breve panoramica, parte dal concetto di “fede” che ho cercato e preso
quest’argomento: “La Sacra Bibbia”.
direttamente dal libro per eccellenza riguardante
Poi, dalla fratellanza degli uomini con Beethoven e la Nona Sinfonia, all’esistenza di
un Dio sopra le stelle che vediamo ogni notte nella volta celeste, fino al piacere
Leopardiano ricercato dall’uomo nel suo cammino su questa Terra, si arriva all’uomo
che cerca di unirsi con lo sport e l’esistenza umana che riconosce di essere,
realizzandosi con la fede. 2
INTRODUZIONE:
Cos’è la fede?
La fede è per definizione biblica:
“certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono”.
(Lettera agli Ebrei 11:1)
La fede è un dono di Dio:
“Poiché gli è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non vien da
voi; è il dono di Dio.” (Lettera ai Filippesi 2:8)
Come si ha la fede?
“Così la fede vien dall'udire e l'udire si ha per mezzo della parola di Cristo.”
(I lettera ai Corinzi 10:17)
Perché la fede?
La fede è comandata da Dio:
“E questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del suo Figliuolo Gesù
Cristo, …” (I Lettera di Giovanni 3:23)
In chi e in cosa bisogna avere fede?
Bisogna avere fede in Dio e in Cristo;
infatti, “è scritto”, Gesù disse:
“Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me!”
(Vangelo di Giovanni 14:1)
Si deve avere fede anche in ciò che è scritto nel Vangelo, che
etimologicamente vuol dire “buona novella”. In esso, è scritto tutto ciò che una
persona deve fare per essere un vero cristiano, cioè per portare il nome di
Cristo, per ravvedersi e per arrivare alla Vita eterna.
“E’ scritto”:
“Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete all'evangelo”.
(Vangelo di Marco 1:15)
Sta anche scritto a proposito del Vangelo:
“Or Gesù fece in presenza dei discepoli molti altri miracoli, che non sono scritti in
questo libro;
ma queste cose sono scritte, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figliuol di Dio,
e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome.” (Vangelo di Giovanni 20:30-31)
Cristo è un esempio di fede; di Lui sta scritto:
“.. perfetto esempio di fede, il quale per la gioia che gli era posta dinanzi sopportò la
croce sprezzando il vituperio, e s'è posto a sedere alla destra del trono di Dio.”
(Lettera agli Ebrei 12:2)
Un altro esempio di fede è Abrahamo di lui sta scritto:
“Egli, sperando contro speranza, credette, per diventar padre di molte nazioni,
secondo quel che gli era stato detto: Così sarà la tua progenie. 3
E senza venir meno nella fede, egli vide bensì che il suo corpo era svigorito (aveva
quasi cent'anni), e che Sara non era più in grado d'esser madre; ma, dinanzi alla
promessa di Dio, non vacillò per incredulità, ma fu fortificato per la sua fede dando
gloria a Dio ed essendo pienamente convinto che ciò che aveva promesso, Egli era
anche potente da effettuarlo”. (Lettera ai Romani 4:18-21)
Abrahamo fu messo alla prova riguardo la fede. Infatti dopo averla avuta ottenendo
un figlio, dovette averla in un’altra occasione molto più difficile.
Riporto dalla Genesi al capitolo 22 dove proprio il titolo è:
“La fede d’Abrahamo messa alla prova con l’ordine del sacrificio d’Isacco”
Dopo queste cose, avvenne che Iddio provò Abrahamo, e gli disse: "Abrahamo!"
Ed egli rispose: "Eccomi".
2) E Dio disse: "Prendi ora il tuo figliuolo, il tuo unico, colui che ami, Isacco, e vattene
nel paese di Moriah, e offrilo quivi in olocausto sopra uno dei monti che ti dirò".
3) E Abrahamo levatosi la mattina di buon'ora, mise il basto al suo asino, prese con sé
due de' suoi servitori e Isacco suo figliuolo, spaccò delle legna per l'olocausto, poi
partì per andare al luogo che Dio gli avea detto.
4) Il terzo giorno, Abrahamo alzò gli occhi e vide da lontano il luogo.
5) E Abrahamo disse ai suoi servitori: "Rimanete qui con l'asino;
io ed il ragazzo andremo fin colà e adoreremo; poi torneremo a voi".
6) E Abrahamo prese le legna per l'olocausto e le pose addosso a Isacco suo figliuolo;
poi prese in mano sua il fuoco e il coltello, e tutti e due s'incamminarono assieme.
7) E Isacco parlò ad Abrahamo suo padre e disse: "Padre mio!" Abrahamo rispose:
"Eccomi qui, figlio mio". E Isacco: "Ecco il fuoco e le legna; ma dov'è l'agnello per
l'olocausto?"
8) Abrahamo rispose: "Figliuol mio, Iddio se lo provvederà l'agnello per l'olocausto".
E camminarono ambedue assieme.
9) E giunsero al luogo che Dio gli avea detto, e Abrahamo edificò quivi l'altare, e vi
accomodò la legna; legò Isacco suo figliuolo, e lo mise sull'altare, sopra la legna.
10) E Abrahamo stese la mano e prese il coltello per scannare il suo figliuolo.
11) Ma l'angelo dell'Eterno gli gridò dal cielo e disse: "Abrahamo, Abrahamo".
12) E quegli rispose: "Eccomi". E l'angelo: "Non metter la mano addosso al ragazzo, e
non gli fare alcun male; poiché ora so che tu temi Iddio, giacché non m'hai rifiutato il
tuo figliuolo, l'unico tuo".
13) E Abrahamo alzò gli occhi, guardò, ed ecco dietro a sé un montone, preso per le
corna in un cespuglio. E Abrahamo andò, prese il montone, e l'offerse in olocausto
invece del suo figliuolo.
[…] introduzione riguardante l’argomento “fede”, mi porta a parlare di Kirkegaard.
Questa
Non è un filosofo molto famoso o conosciuto come altri, ma ha trattato un argomento
che oggigiorno viene visto non importante, riservato ad alcuni, misterioso. 4
L’ESISTENZA IN KIRKEGAARD
E LA FEDE COME PARADOSSO
Søren Aabye Kirkegaard nasce il 5 maggio 1813 a
Copenaghen, dal ricco commerciante Michael
Pedersen e dalla sua seconda moglie Ane Lund.
Nella sua formazione morale e religiosa ebbe grande
importanza la figura del padre, un padre tormentato da
sensi di colpa e rimorsi in quanto dopo la morte della
prima moglie e di cinque dei suoi sette figli, si
di aver attirato l’ira di Dio sopra lui.
convinse Questo
senso di inquietudine nel clima familiare, fa crescere
con l’incubo del peccato e
Søren lo porta ad avere
una concezione negativa della vita. In conflitto con la
chiesa ufficiale danese, da lui accusata di essere mondana e di non seguire i
comandamenti di Cristo, muore nel 1855.
Kirkegaard costruisce tutto il suo pensiero basandosi sulla nozione del singolo, in
differentemente dal mondo animale dove domina l’istinto e il singolo è
quanto,
inferiore alla specie, ciò che caratterizza l’uomo è proprio la singolarità, la libertà e la
possibilità. Libertà di decidere e possibilità di scegliere. Insieme alla singolarità, la
possibilità è l’altra categoria essenziale, un pilastro su cui il filosofo basa la sua
concezione dell’esistenza. Ma la libertà di decidere ha anche un volto terribile: l’uomo
infatti deve scegliere tra bene e male e quindi tra termini contradditori e opposti.
La libertà è responsabilità, una responsabilità che genera angoscia dalla quale ne
deriva conseguentemente la disperazione.
L’angoscia e la disperazione sono le due condizioni estreme che spingono l’uomo a
fare il salto della fede e a scegliere Cristo.
Kirkegaard, nei suoi studi pubblicati nell’opera “Aut-Aut” , distingue due forme di vita
naturali, ovvero la scelta tra due alternative contrapposte:
la vita estetica o la vita etica.
Qui l’esistenza prende come la scelta dell’uomo.
importanza in quanto è intesa
Esistere significa scegliere. Noi siamo ciò che abbiamo scelto di essere.
Ciò che valorizza l’uomo anche a livello sociale, non è tanto la cultura o la
conoscenza, ma la capacità di assumersi la responsabilità delle proprie decisioni.
La prima forma di vita, ma non in ordine di importanza, è data dalla vita estetica,
ovvero la continua ricerca del piacere.
Ma chi si dedica solo al piacere, viene presto assalito dalla noia, perché a furia di
disperdersi in mille esperienze che inizialmente e apparentemente sembrano dare
gioia e felicità, arriva a svuotare il proprio essere, a perdere il senso della propria
esistenza fino a non trovare senso nella propria vita e giungendo così alla
disperazione. 5
L’uomo in preda alla disperazione arriva all’ora della mezzanotte, quell’ora in cui chi
ha inseguito il piacere deve togliersi la maschera che aveva indossato e guardare in
faccia la realtà. l’uomo decide di
Guardando come stanno realmente le cose, fare un salto verso il
dovere. In questo passaggio alla forma di vita etica, la disperazione conduce a un
qualcosa di positivo, perché è qui che l’uomo inizia ad affrontare la sua vita in modo
esistenziale.
Nella vita etica l’uomo si rifugia nella famiglia, con la moglie dedita alle faccende
domestiche e il marito inserito nel mondo sociale. Un apparente felicità può derivarne
da questo stadio iniziale dove la moglie fedele al marito lo copre delle attenzioni di
Ma nonostante l’apparente serenità, neppure lo stadio
cui lui ha bisogno. etico
soddisfa l’animo umano. La vita matrimoniale, infatti, col passare del tempo può
diventare un insoddisfazione data dall’abitudine. Si vive allora senza amore reciproco
dove nell’uomo affiora un senso di colpa.
Questo senso di colpa lo porta allora a considerare la banalità della sua vita, un
di fronte all’eternità.
soffio
Il senso di colpa lo porta allora a ricercare il pentimento.
Questo richiede che l’uomo riconosca davanti a Dio che egli è solo male e peccato.
Qui l’uomo deve fare il salto della fede per credere nel perdono di Dio.
In questo stadio, la fede è paradosso, ovvero qualcosa di incomprensibile per la
ragione umana e contrastante con il senso comune. Paradosso perché contraria
all’opinione degli uomini e del mondo, richiedente una scelta di carattere individuale.
La fede è un rapporto individuale tra l’uomo e Dio.
La libertà di scelta è quella che ha portato Adamo a scegliere il male. Con la sua
scelta, la possibilità del peccato è entrata nel mondo, e con essa l’angoscia.
L’angoscia, è l’atteggiamento fondamentale dell’uomo di fronte alla propria situazione
nel mondo. L’angoscia è connaturata all’esistenza poiché quest’ultima è possibilità di
scelta.
Gesù stesso “è scritto” che fu preso dalla mortale. Quest’angoscia
tristezza lo portò
ad esclamare al Padre di far passare lontano da Lui quel calice. Ma subito dopo
aggiunse: “Non la mia volontà ma la Tua sia fatta”. La prima frase, era il simbolo
dell’angoscia dell’uomo, ma la seconda dà subito l’esempio della fede per il
perseguimento del suo obiettivo.
L’angoscia riguarda quindi la condizione umana nel suo rapporto col mondo e le sue
possibilità. 6
La disperazione riguarda ognuno di noi nel rapporto con noi stessi.
Essa può derivare da due fattori:
- dal non accettare la nostra realtà interiore;
- quando ci riteniamo autosufficienti e capaci imbattendoci poi nella non riuscita
dovuta ai nostri limiti.
Questo accade quando non si riconosce che quello che siamo, lo siamo per Dio
e che il nostro essere si giustifica solo per mezzo di Gesù Cristo.
La disperazione deriva dunque dal voler trovare un senso autonomo e
indipendente al proprio essere negando di dipendere da Dio. Ma se neghiamo
Dio, annientiamo noi stessi perché ci allontaniamo dall’unico pozzo dal quale si
può attingere acqua.
L’antidoto alla disperazione è quindi la fede grazie alla quale l’uomo si riconosce
nelle mani di Dio.
La fede è per l’uomo paradosso e assurdità: essa sconvolge la ragione umana a