Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 43
Novecento: la storia dei fabbricati Pag. 1 Novecento: la storia dei fabbricati Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Novecento: la storia dei fabbricati Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Novecento: la storia dei fabbricati Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Novecento: la storia dei fabbricati Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Novecento: la storia dei fabbricati Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Novecento: la storia dei fabbricati Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Novecento: la storia dei fabbricati Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Novecento: la storia dei fabbricati Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Novecento: la storia dei fabbricati Pag. 41
1 su 43
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi
Italiano: Gabriele D' Annunzio

Storia: il Fascismo

Topografia: il progetto stradale

Costruzioni: progetto di un muro

Tecnologia delle costruzioni: elementi di urbanistica

Diritto: il diritto di proprietà

Estimo: espropriazione per pubblica utilità; i fabbricati civili
Estratto del documento

rinnovamento ideale e politico del partito.

Protagonista del congresso emiliano di Reggio

Emilia e assunta la direzione del quotidiano

"Avanti!" alla fine del 1912, diventa il principale

catalizzatore delle insoddisfazioni della società

italiana, piegata da crisi economiche e ideali.

Lo scoppio del primo conflitto mondiale trova

Mussolini sulla stessa linea del partito e cioè di

neutralità. Nel giro di pochi mesi, però, nel futuro

Duce matura il

convincimento che l'opposizione alla

guerra avrebbe finito per trascinare il PSI

ad un ruolo sterile e marginale, mentre,

secondo il suo parere, sarebbe stato

opportuno sfruttare l'occasione per

riportare le masse sulla via del

rinnovamento rivoluzionario. Si dimette

perciò dalla direzione del quotidiano

socialista il 20 ottobre 1914, proprio due

giorni dopo la pubblicazione di un suo

articolo che faceva appunto notare il mutato programma.

Dopo la fuoriuscita dall'Avanti! Decide di fondare un suo giornale. Ai primi di

novembre fonda quindi "Il Popolo d'Italia", foglio ultranazionalista e

radicalmente schierato su posizioni interventiste a fianco dell'Intesa. Il popolo,

a giudicare dal clamoroso boom di vendite, è con lui.

A seguito di queste prese di posizione, viene espulso anche dal partito (è il 24-

25 novembre 1914) e richiamato alle armi (agosto 1915). Dopo essere stato

seriamente ferito durante un'esercitazione può ritornare alla guida del suo

giornale, dalle colonne del quale rompe gli ultimi legami con la vecchia matrice

socialista, prospettando l'attuazione di una società produttivistico-capitalistica

capace di soddisfare le esigenze economiche di tutti i ceti.

Le esigenze inespresse che serpeggiano nella società Italiana Mussolini sa

raccoglierle sagacemente e un primo tentativo lo effettua con la fondazione,

avvenuta a Milano il 23 marzo 1919 con un discorso di Mussolini a Piazza San

Sepolcro, dei "Fasci di Combattimento" basata su un mescolamento di idee

radicali di sinistra e di acceso nazionalismo. L'iniziativa non riscuote di primo

acchito un gran successo. Man mano però che la situazione italiana si va

deteriorando e il fascismo si caratterizza come forza organizzata in funzione

antisindacale e antisocialista, Mussolini ottiene crescenti adesioni e pareri

favorevoli dai settori agrari e industriali e dai ceti medi. La "marcia su Roma"

(28 ottobre 1922) apre a Mussolini le porte per formare il nuovo Governo,

costituendo un gabinetto di larga coalizione che lascia sperare a molti l'avvento

dell'attesa "normalizzazione". Il potere si consolida ulteriormente con la vittoria

nelle elezioni del 1924. Successivamente Mussolini attraversa un periodo di

grande difficoltà a causa dell'assassinio del deputato socialista Giacomo

Matteotti (10 giugno 1924), il primo grande omicidio fascista (anche se gli 11

storici contemporanei non lo riconducono direttamente al volere di Mussolini

stesso).

La reazione avversaria non si fa attendere. Alla fine del 1925 viene fatto

oggetto di numerosi attentati firmati da socialisti, massoni, anarchici e

quant'altri (perfino una solitaria donna irlandese). Sta di fatto che nonostante

l'affermazione di un regime chiaramente dittatoriale, Mussolini riesce a

conservare e, in alcuni momenti ad accrescere, la sua popolarità sfruttando

abilmente alcune iniziative genericamente populistiche come la risoluzione

dell'annoso problema della cosiddetta "questione romana", realizzando

attraverso i Patti Lateranensi (11 febbraio 1929, firmati per conto del Vaticano

dal cardinale Pietro Gasparri, segretario di Stato) la conciliazione tra lo Stato

italiano e la Chiesa.

Un'incessante propaganda comincia così ad esaltare le doti del dittatore,

dipinto di volta in volta come "genio" o come "duce supremo", in un'esaltazione

della personalità tipica dei regimi totalitari.

Con il passare del tempo, invece, la Storia darà drammaticamente ragione alla

Realtà. Gli eventi mostrano un leader incapace di

ferme decisioni, di una strategia a lungo termine

non legata agli eventi contingenti. In politica

estera, con l'obiettivo di rinnovare e fortificare il

prestigio della Nazione in un inusuale miscuglio di

cauto realismo imperialistico e letterario della

romanità, tiene una condotta a lungo incerta e

ondivaga.

Dopo l'occupazione delle truppe italiane di Corfù,

nel 1923, e la decisa presa di posizione contro

l'annessione dell'Austria alla Germania nazista,

Mussolini si getta alla conquista dell'Etiopia: il 3

ottobre 1935 le truppe italiane varcano il confine

con l'Abissinia e il 9 maggio 1936 il Duce annuncia la fine della guerra e la

nascita dell'Impero italiano d'Etiopia. La conquista da un lato lo fa arrivare al

punto più alto della sua fama in Patria ma dall'altro lo rende inviso al Regno

Unito, alla Francia e alla Società delle Nazioni, costringendolo ad un progressivo

ma fatale avvicinamento alla Germania hitleriana, con la quale firma, nel 1939,

il cosiddetto "Patto d'Acciaio", un accordo che lo lega ufficialmente a

quell'infame regime.

Nel 1940, benché impreparato militarmente, decide di entrare in guerra

assumendo il comando supremo delle truppe operanti, nell'illusione di un

rapido e facile trionfo. Purtroppo per lui (e per l'Italia!), le sorti si rivelano

negative e drammatiche per Mussolini e il fascismo. Dopo l'invasione anglo-

americana della Sicilia e uno dei suoi ultimi colloqui con Hitler (19 luglio 1943)

viene sconfessato dal Gran Consiglio (24 luglio) e arrestato dal re Vittorio

Emanuele III (25 luglio). Trasferito a Ponza, poi alla Maddalena e infine al

Campo Imperatore sul Gran Sasso, il 12 settembre viene liberato dai

paracadutisti tedeschi e portato prima a Vienna e poi in Germania, dove il 15

proclama la ricostituzione del Partito Repubblicano Fascista. 12

La liberazione di Mussolini è ordinata da Hitler in persona, che ne affida

l'esecuzione all'austriaco Otto Skorzeny, dichiarato successivamente dagli

Alleati "l'uomo più pericoloso d'Europa" per le sue capacità e per la sua

audacia.

Mussolini attraversa periodi di evidente stanchezza, è ormai "alle dipendenze"

di Hitler. Si insedia a Salò, sede della nuova Repubblica Sociale Italiana (RSI).

Sempre più isolato e privo di credibilità, quando gli ultimi reparti tedeschi

vengono sconfitti, propone ai capi del C.L.N.A.I (Comitato di Liberazione

Nazionale Alta Italia) un passaggio di poteri, che viene respinto. Travestito da

militare tedesco, tenta la fuga assieme alla compagna Claretta Petacci, verso la

Valtellina. Viene riconosciuto a Dongo dai partigiani, successivamente arrestato

e giustiziato il 28 aprile 1945 a Giulino di Mezzegra (Como) 13

Movimento politico italiano costituitosi a Milano il 23 marzo del

1919 per iniziativa di Benito Mussolini. Le origini storiche del

fascismo risalgono alla profonda crisi provocata in tutta l’Europa

dalla 1° Guerra mondiale (1914-1918) e che portò a radicali

mutamenti nelle strutture politiche e sociali dei singoli paesi. In

Italia la crisi assunse proporzioni assai gravi: insoddisfazione per i

risultati della conferenza della pace che deludevano le speranze di

ingrandimenti territoriali e coloniali, il peggioramento delle

condizioni economiche, la carovita e la disoccupazione, che pesavano soprattutto sulle classi

popolari e l’inquietudine della grande borghesia industriale e agraria di fronte alle agitazioni sociali,

agli scioperi, all’occupazione delle fabbriche e delle terre. Nel momento in cui a Milano nascevano

i “fasci italiani di combattimento” il loro fondatore non si proponeva di creare un partito ma di

creare un semplice movimento. Esso si inserì agevolmente nella mutevole e difficile situazione

dell’Italia del dopoguerra, avvalendosi di tutti i motivi di malcontento e disorientamento vivi nel

paese: dal desiderio di azione e di avventura creato nelle generazioni dal clima della guerra al

sentimento di rivolta degli ex combattenti contro quanto i loro occhi sembrava avvilire la patria e

dalla preoccupazione dei conservatori per la pressione delle masse popolari reclamanti migliori

condizioni di vita e per il rafforzarsi del movimento socialista. Inizialmente il peso del nuovo

movimento fu scarso, infatti nelle elezioni politiche del novembre 1919 i fascisti riportarono solo

4500 voti, contro 170000 dei socialisti e i 74000 voti popolari. Tuttavia il movimento si andò

rafforzando dopo la marcia su Fiume voluta da D’Annunzio in segno di protesta contro la firma del

trattato di pace e prese un impulso decisivo dopo il fallimento dell’occupazione delle fabbriche

(settembre 1920), che segnò l’inizio della parabola discendente del socialismo. Così a partire dalla

fine del 1920 il fascismo andò sviluppandosi impetuosamente anche nelle campagne; pertanto nelle

elezioni del maggio 1921 i fascisti, oltre a due deputati eletti, ebbero circa trenta deputati eletti nelle

liste del blocco governativo, tra cui Mussolini. Nel congresso di Roma il movimento, che contava

ormai trecentomila iscritti, operò la sua trasformazione in partito, caratterizzandosi come difensore

dell’ordine e dandosi una più precisa fisionomia ideologica. Il nuovo partito si pose l’obiettivo della

conquista dello Stato, favorito dalla crisi sempre più profonda delle istituzioni liberali, dal

succedersi di governi deboli e impotenti, dalla divisione delle sinistre. I fascisti accentuarono le

azioni di rappresaglia e il 29 settembre presero la decisione di marciare sulla capitale. La “marcia su

Roma” ebbe luogo il 28 ottobre; Vittorio Emanuele III rifiutò di firmare il decreto di stato d’assedio

presentatogli da Facta e decise di affidare il compito di formare il nuovo governo a Mussolini. Dal

punto di vista delle forme giuridiche entro le quali si organizzò il regime fascista sono da

distinguere due periodi: prima e dopo il gennaio del 1925. Nella prima fase non ci fu un’aperta

rottura rivoluzionaria con il passato; il primo ministero Mussolini fu infatti il ministero di

coalizione, in cui accanto ai ministri fascisti ci furono i ministri liberali e popolari. Già dal

novembre 1922 il fascismo prese ad agire avendo di mira l’instaurazione di un regime totalitario.

Nello Stato totalitario è lo stato che afferma l’appartenenza integrale del singolo allo Stato. Nel

paese continuarono le violenze contro gli oppositori; nel gennaio del 1923 le camice nere furono

trasformate in Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN), e il parlamento concesse pieni

poteri a Mussolini che se ne servì per preparare la legge elettorale maggioritaria del 1923. Le

elezioni del 6 aprile del 1924, svoltesi in un clima di pressione o di aperta violenza, diedero alla

lista fascista il 64% dei voti, concentrati prevalentemente nel Centro-Sud. L’organizzazione dello

Stato fascista avvenne nel 1925-26 e fu completata nei due anni seguenti. Pertanto furono sciolti

tutti i partiti e le organizzazioni sindacali; furono soppresse le libertà di stampa e di riunione; fu

creato un tribunale speciale per la difesa dello Stato; con la legge del 24 dicembre del 1925, fu

14

introdotta

la figura

del capo

del

governo

distinta dal

ministero.

I poteri

legislativi

ed

esecutivi

passarono

di fatto a

Mussolini , capo del governo e capo del fascismo. Nel 1929 la camera dei deputati con l’istituzione

di una lista unica di candidati, redatta dal gran consiglio; nel 1939 fu abolito il sistema plebiscitario,

in virtù della creazione della camera dei fasci e delle corporazioni. Il fascismo si identifica ormai

con lo Stato. Ma già all’inizio del XX secolo c’era un problema che affliggeva il regime liberale.

Infatti le classi popolari si erano organizzate e chiedevano una politica a loro favore, ponendo la

loro candidatura alla direzione dello Stato perché si voleva compiere un passo decisivo, cioè passare

da uno Stato oligarchico ad uno democratico. In Italia il regime liberale oligarchico andava

sfaldandosi e le elezioni politiche ormai a suffragio universale maschile, avevano introdotto i partiti

popolari in Parlamento. Ma dopo le elezioni del 1921 dove per la prima volta i fascisti riuscirono a

Dettagli
Publisher
43 pagine
344 download