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Storia: il Fascismo
Topografia: il progetto stradale
Costruzioni: progetto di un muro
Tecnologia delle costruzioni: elementi di urbanistica
Diritto: il diritto di proprietà
Estimo: espropriazione per pubblica utilità; i fabbricati civili
rinnovamento ideale e politico del partito.
Protagonista del congresso emiliano di Reggio
Emilia e assunta la direzione del quotidiano
"Avanti!" alla fine del 1912, diventa il principale
catalizzatore delle insoddisfazioni della società
italiana, piegata da crisi economiche e ideali.
Lo scoppio del primo conflitto mondiale trova
Mussolini sulla stessa linea del partito e cioè di
neutralità. Nel giro di pochi mesi, però, nel futuro
Duce matura il
convincimento che l'opposizione alla
guerra avrebbe finito per trascinare il PSI
ad un ruolo sterile e marginale, mentre,
secondo il suo parere, sarebbe stato
opportuno sfruttare l'occasione per
riportare le masse sulla via del
rinnovamento rivoluzionario. Si dimette
perciò dalla direzione del quotidiano
socialista il 20 ottobre 1914, proprio due
giorni dopo la pubblicazione di un suo
articolo che faceva appunto notare il mutato programma.
Dopo la fuoriuscita dall'Avanti! Decide di fondare un suo giornale. Ai primi di
novembre fonda quindi "Il Popolo d'Italia", foglio ultranazionalista e
radicalmente schierato su posizioni interventiste a fianco dell'Intesa. Il popolo,
a giudicare dal clamoroso boom di vendite, è con lui.
A seguito di queste prese di posizione, viene espulso anche dal partito (è il 24-
25 novembre 1914) e richiamato alle armi (agosto 1915). Dopo essere stato
seriamente ferito durante un'esercitazione può ritornare alla guida del suo
giornale, dalle colonne del quale rompe gli ultimi legami con la vecchia matrice
socialista, prospettando l'attuazione di una società produttivistico-capitalistica
capace di soddisfare le esigenze economiche di tutti i ceti.
Le esigenze inespresse che serpeggiano nella società Italiana Mussolini sa
raccoglierle sagacemente e un primo tentativo lo effettua con la fondazione,
avvenuta a Milano il 23 marzo 1919 con un discorso di Mussolini a Piazza San
Sepolcro, dei "Fasci di Combattimento" basata su un mescolamento di idee
radicali di sinistra e di acceso nazionalismo. L'iniziativa non riscuote di primo
acchito un gran successo. Man mano però che la situazione italiana si va
deteriorando e il fascismo si caratterizza come forza organizzata in funzione
antisindacale e antisocialista, Mussolini ottiene crescenti adesioni e pareri
favorevoli dai settori agrari e industriali e dai ceti medi. La "marcia su Roma"
(28 ottobre 1922) apre a Mussolini le porte per formare il nuovo Governo,
costituendo un gabinetto di larga coalizione che lascia sperare a molti l'avvento
dell'attesa "normalizzazione". Il potere si consolida ulteriormente con la vittoria
nelle elezioni del 1924. Successivamente Mussolini attraversa un periodo di
grande difficoltà a causa dell'assassinio del deputato socialista Giacomo
Matteotti (10 giugno 1924), il primo grande omicidio fascista (anche se gli 11
storici contemporanei non lo riconducono direttamente al volere di Mussolini
stesso).
La reazione avversaria non si fa attendere. Alla fine del 1925 viene fatto
oggetto di numerosi attentati firmati da socialisti, massoni, anarchici e
quant'altri (perfino una solitaria donna irlandese). Sta di fatto che nonostante
l'affermazione di un regime chiaramente dittatoriale, Mussolini riesce a
conservare e, in alcuni momenti ad accrescere, la sua popolarità sfruttando
abilmente alcune iniziative genericamente populistiche come la risoluzione
dell'annoso problema della cosiddetta "questione romana", realizzando
attraverso i Patti Lateranensi (11 febbraio 1929, firmati per conto del Vaticano
dal cardinale Pietro Gasparri, segretario di Stato) la conciliazione tra lo Stato
italiano e la Chiesa.
Un'incessante propaganda comincia così ad esaltare le doti del dittatore,
dipinto di volta in volta come "genio" o come "duce supremo", in un'esaltazione
della personalità tipica dei regimi totalitari.
Con il passare del tempo, invece, la Storia darà drammaticamente ragione alla
Realtà. Gli eventi mostrano un leader incapace di
ferme decisioni, di una strategia a lungo termine
non legata agli eventi contingenti. In politica
estera, con l'obiettivo di rinnovare e fortificare il
prestigio della Nazione in un inusuale miscuglio di
cauto realismo imperialistico e letterario della
romanità, tiene una condotta a lungo incerta e
ondivaga.
Dopo l'occupazione delle truppe italiane di Corfù,
nel 1923, e la decisa presa di posizione contro
l'annessione dell'Austria alla Germania nazista,
Mussolini si getta alla conquista dell'Etiopia: il 3
ottobre 1935 le truppe italiane varcano il confine
con l'Abissinia e il 9 maggio 1936 il Duce annuncia la fine della guerra e la
nascita dell'Impero italiano d'Etiopia. La conquista da un lato lo fa arrivare al
punto più alto della sua fama in Patria ma dall'altro lo rende inviso al Regno
Unito, alla Francia e alla Società delle Nazioni, costringendolo ad un progressivo
ma fatale avvicinamento alla Germania hitleriana, con la quale firma, nel 1939,
il cosiddetto "Patto d'Acciaio", un accordo che lo lega ufficialmente a
quell'infame regime.
Nel 1940, benché impreparato militarmente, decide di entrare in guerra
assumendo il comando supremo delle truppe operanti, nell'illusione di un
rapido e facile trionfo. Purtroppo per lui (e per l'Italia!), le sorti si rivelano
negative e drammatiche per Mussolini e il fascismo. Dopo l'invasione anglo-
americana della Sicilia e uno dei suoi ultimi colloqui con Hitler (19 luglio 1943)
viene sconfessato dal Gran Consiglio (24 luglio) e arrestato dal re Vittorio
Emanuele III (25 luglio). Trasferito a Ponza, poi alla Maddalena e infine al
Campo Imperatore sul Gran Sasso, il 12 settembre viene liberato dai
paracadutisti tedeschi e portato prima a Vienna e poi in Germania, dove il 15
proclama la ricostituzione del Partito Repubblicano Fascista. 12
La liberazione di Mussolini è ordinata da Hitler in persona, che ne affida
l'esecuzione all'austriaco Otto Skorzeny, dichiarato successivamente dagli
Alleati "l'uomo più pericoloso d'Europa" per le sue capacità e per la sua
audacia.
Mussolini attraversa periodi di evidente stanchezza, è ormai "alle dipendenze"
di Hitler. Si insedia a Salò, sede della nuova Repubblica Sociale Italiana (RSI).
Sempre più isolato e privo di credibilità, quando gli ultimi reparti tedeschi
vengono sconfitti, propone ai capi del C.L.N.A.I (Comitato di Liberazione
Nazionale Alta Italia) un passaggio di poteri, che viene respinto. Travestito da
militare tedesco, tenta la fuga assieme alla compagna Claretta Petacci, verso la
Valtellina. Viene riconosciuto a Dongo dai partigiani, successivamente arrestato
e giustiziato il 28 aprile 1945 a Giulino di Mezzegra (Como) 13
Movimento politico italiano costituitosi a Milano il 23 marzo del
1919 per iniziativa di Benito Mussolini. Le origini storiche del
fascismo risalgono alla profonda crisi provocata in tutta l’Europa
dalla 1° Guerra mondiale (1914-1918) e che portò a radicali
mutamenti nelle strutture politiche e sociali dei singoli paesi. In
Italia la crisi assunse proporzioni assai gravi: insoddisfazione per i
risultati della conferenza della pace che deludevano le speranze di
ingrandimenti territoriali e coloniali, il peggioramento delle
condizioni economiche, la carovita e la disoccupazione, che pesavano soprattutto sulle classi
popolari e l’inquietudine della grande borghesia industriale e agraria di fronte alle agitazioni sociali,
agli scioperi, all’occupazione delle fabbriche e delle terre. Nel momento in cui a Milano nascevano
i “fasci italiani di combattimento” il loro fondatore non si proponeva di creare un partito ma di
creare un semplice movimento. Esso si inserì agevolmente nella mutevole e difficile situazione
dell’Italia del dopoguerra, avvalendosi di tutti i motivi di malcontento e disorientamento vivi nel
paese: dal desiderio di azione e di avventura creato nelle generazioni dal clima della guerra al
sentimento di rivolta degli ex combattenti contro quanto i loro occhi sembrava avvilire la patria e
dalla preoccupazione dei conservatori per la pressione delle masse popolari reclamanti migliori
condizioni di vita e per il rafforzarsi del movimento socialista. Inizialmente il peso del nuovo
movimento fu scarso, infatti nelle elezioni politiche del novembre 1919 i fascisti riportarono solo
4500 voti, contro 170000 dei socialisti e i 74000 voti popolari. Tuttavia il movimento si andò
rafforzando dopo la marcia su Fiume voluta da D’Annunzio in segno di protesta contro la firma del
trattato di pace e prese un impulso decisivo dopo il fallimento dell’occupazione delle fabbriche
(settembre 1920), che segnò l’inizio della parabola discendente del socialismo. Così a partire dalla
fine del 1920 il fascismo andò sviluppandosi impetuosamente anche nelle campagne; pertanto nelle
elezioni del maggio 1921 i fascisti, oltre a due deputati eletti, ebbero circa trenta deputati eletti nelle
liste del blocco governativo, tra cui Mussolini. Nel congresso di Roma il movimento, che contava
ormai trecentomila iscritti, operò la sua trasformazione in partito, caratterizzandosi come difensore
dell’ordine e dandosi una più precisa fisionomia ideologica. Il nuovo partito si pose l’obiettivo della
conquista dello Stato, favorito dalla crisi sempre più profonda delle istituzioni liberali, dal
succedersi di governi deboli e impotenti, dalla divisione delle sinistre. I fascisti accentuarono le
azioni di rappresaglia e il 29 settembre presero la decisione di marciare sulla capitale. La “marcia su
Roma” ebbe luogo il 28 ottobre; Vittorio Emanuele III rifiutò di firmare il decreto di stato d’assedio
presentatogli da Facta e decise di affidare il compito di formare il nuovo governo a Mussolini. Dal
punto di vista delle forme giuridiche entro le quali si organizzò il regime fascista sono da
distinguere due periodi: prima e dopo il gennaio del 1925. Nella prima fase non ci fu un’aperta
rottura rivoluzionaria con il passato; il primo ministero Mussolini fu infatti il ministero di
coalizione, in cui accanto ai ministri fascisti ci furono i ministri liberali e popolari. Già dal
novembre 1922 il fascismo prese ad agire avendo di mira l’instaurazione di un regime totalitario.
Nello Stato totalitario è lo stato che afferma l’appartenenza integrale del singolo allo Stato. Nel
paese continuarono le violenze contro gli oppositori; nel gennaio del 1923 le camice nere furono
trasformate in Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN), e il parlamento concesse pieni
poteri a Mussolini che se ne servì per preparare la legge elettorale maggioritaria del 1923. Le
elezioni del 6 aprile del 1924, svoltesi in un clima di pressione o di aperta violenza, diedero alla
lista fascista il 64% dei voti, concentrati prevalentemente nel Centro-Sud. L’organizzazione dello
Stato fascista avvenne nel 1925-26 e fu completata nei due anni seguenti. Pertanto furono sciolti
tutti i partiti e le organizzazioni sindacali; furono soppresse le libertà di stampa e di riunione; fu
creato un tribunale speciale per la difesa dello Stato; con la legge del 24 dicembre del 1925, fu
14
introdotta
la figura
del capo
del
governo
distinta dal
ministero.
I poteri
legislativi
ed
esecutivi
passarono
di fatto a
Mussolini , capo del governo e capo del fascismo. Nel 1929 la camera dei deputati con l’istituzione
di una lista unica di candidati, redatta dal gran consiglio; nel 1939 fu abolito il sistema plebiscitario,
in virtù della creazione della camera dei fasci e delle corporazioni. Il fascismo si identifica ormai
con lo Stato. Ma già all’inizio del XX secolo c’era un problema che affliggeva il regime liberale.
Infatti le classi popolari si erano organizzate e chiedevano una politica a loro favore, ponendo la
loro candidatura alla direzione dello Stato perché si voleva compiere un passo decisivo, cioè passare
da uno Stato oligarchico ad uno democratico. In Italia il regime liberale oligarchico andava
sfaldandosi e le elezioni politiche ormai a suffragio universale maschile, avevano introdotto i partiti
popolari in Parlamento. Ma dopo le elezioni del 1921 dove per la prima volta i fascisti riuscirono a