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La tesina è completa di un indice, una premessa, 11 capitoli e al fondo una bibliografia e una sitografia.
Tutte le frasi riportate in azzurro e normalmente anche in corsivo sono citazioni dell'autore stesso che ho deciso di mettere in evidenza.
Di seguito ecco un'estratto del primo capitolo.
“Il peggior nemico della creatività è il buon gusto”
disse Picasso.
Secondo me questa è la frase che meglio racchiude tutta la sua poetica.
Pablo Picasso (insieme a Braque) ha il merito di aver stravolto la pittura in tutte le sue forme rendendola completamente diversa da quella conosciuta dal mondo intero fino al suo arrivo.
Picasso ha spazzato via le proporzioni, la verosimiglianza, i rapporti equilibrati tra i soggetti e lo spazio che li circonda. E’ andato contro alle leggi della fisica e ai modelli tradizionalmente apprezzati; è andato contro il “buon gusto”.
Con buon gusto, in questo caso, si intende tutto ciò che è comunemente accettato come opera d’arte, tutto ciò che la gente considera piacevole alla vista.
Il “buon gusto” è però basato su qualcosa che è o qualcosa che è stato, ma non riguarda il futuro. Pensiamo alla nostra epoca storica: l’arte contemporanea non è largamente apprezzata mentre i capolavori impressionisti sono oggetto d’interesse per tantissime persone; sono considerate “buon gusto”.
Eppure quando negli anni ’70 dell’Ottocento Monet, Manet, Renoir e tanti altri presentarono i loro lavori al Salon furono respinti per ben due volte (non solo a quello ufficiale, ma anche a quello dei rifiutati) perché il permesso di esporre era accordato da accademici che si basavano sulla loro idea di “buon gusto”, ovvero quella che comprendeva le opere di tendenza Neoclassica.
Picasso, con questa frase, sta semplicemente avvisando il mondo del suo arrivo preparandolo a qualcosa di nuovo, che rompa ogni schema e vada al di là di ogni immaginazione. Solo colui che è disposto ad andare contro corrente e a rischiare potrà fare qualcosa di innovativo, potrà creare arte che coinvolga e non annoi. Ed è per questo che il grande artista spagnolo crede fermamente che il “buon gusto” non sia altro che un limite per tutti coloro che vogliono fare dell’arte.
Quello che inizialmente poteva sembrare una debolezza si è poi rivelata essere un punto di forza e il pittore stesso affermerà:
[i]“Ci sono pittori che dipingono il sole come una macchia gialla, ma ce ne sono altri che, grazie alla loro arte e intelligenza, trasformano una macchia gialla nel sole.”
Il Novecento e Picasso
lasciare l'artista, stanca delle sue infedeltà. Dopo la separazione Picasso passò un brutto
periodo, testimoniato dalle opere di questo periodo.
La morte
Pablo Picasso morì per un attacco di cuore l'8 aprile 1973 a Mougins, in Provenza, dove
aveva fatto erigere la propria residenza, all'età di 92 anni. Alcune biografie accennano al
fatto che Picasso prima di morire abbia pronunciato il nome del suo presunto rivale:
Amedeo Modigliani. Fu sepolto nel parco del castello di Vauvenargues.
Lasciti
Al momento della sua morte, molti dei suoi dipinti erano di sua proprietà, dato che
Picasso tenne fuori dal mercato le opere che non aveva bisogno di vendere. Picasso
possedeva inoltre una considerevole collezione di opere di artisti suoi contemporanei
come ad esempio Henri Matisse, con cui scambiò addirittura delle opere. Non lasciando
un testamento, le tasse di successione vennero pagate allo stato francese attingendo alle
sue opere e alla sua collezione. Questi lavori andarono a formare il fulcro dell'immensa
collezione del Musée Picasso di Parigi.
Un altro museo dedicato al pittore si trova a Barcellona e ospita molti dei primi lavori
dell’artista, creati durante la sua permanenza in Spagna, incluse alcune opere raramente
esibite in cui si rivela la sua solida preparazione classica. Il museo inoltre possiede alcuni
studi di figura fatti sotto la guida del padre nonché la collezione di un amico di Pablo.
L’arte di Picasso
L’immenso lavoro di Picasso è spesso suddiviso in "periodi". Benché i nomi dei periodi più
recenti siano oggetto di discussione, quelli più comunemente accettati sono il "periodo
blu" (1901-1904), il "periodo rosa" (1905-1907), il "periodo africano" (1907-1909), il
"cubismo analitico" (1907-1912), il "cubismo sintetico" (1912-1919).
I diversi stili saranno brevemente presentati di seguito.
Prima del 1901
L'apprendistato di Picasso col padre iniziò prima del 1890; i
suoi progressi possono essere osservati presso il Museo
Picasso di Barcellona, che raccoglie una delle più complete
raccolte dei primi lavori dell'artista.
Il Periodo Blu
Pag.
6 Il Novecento e Picasso
Dal 1901 lo stile di Picasso iniziò a mostrare dei tratti originali. Ebbe inizio il cosiddetto
“periodo blu” che si protrasse fino al 1904. Si tratta, come dice il nome stesso, di una
pittura monocromatica, giocata sui colori freddi (in particolare sull’uso del blu usato in
tutte le sfumature possibili), dove i soggetti umani rappresentati, appartenenti alla
categoria degli emarginati e degli sfruttati (prostitute e mendicanti sono soggetti
frequenti), sembrano sospesi in un'atmosfera malinconica. L’umanità rappresentata è
quella deprimente di creature vinte e sole che appaiono oppresse e senza speranza.
Picasso li ritraeva preferibilmente a figura intera, in posizioni isolate e con aria afflitta e
triste.
Tra le opere di questo periodo ricordiamo Celestina (Collezione privata, 1903).
Il Periodo Rosa
Il "periodo rosa" è caratterizzato da uno stile più allegro, ravvivato
dai colori rosa e arancione e, oltre a cambiare il colore nei quadri
di questo periodo, Picasso cambia anche i soggetti. In questa fase
il pittore frequenta Fernande Olivier e i suoi lavori risentono
positivamente della loro relazione, oltre che del contatto con la
pittura francese. La malinconia, per quanto temperata, è sempre
presente. I soggetti privilegiati sono arlecchini, saltimbanchi,
acrobati ambulanti o comunque figure legate al mondo del circo,
rappresentate dietro le quinte, ma mai sul palco (per far
comprendere quanto il loro stile di vita sia in netta
contrapposizione con lo scopo del loro mestiere, ovvero far
ridere).
Tra le opere di questo periodo ricordiamo: Famiglia
d'acrobati (1905, Goteborg, Konstmuseum).
Il Periodo Africano
Picasso ebbe un periodo in cui la sua produzione artistica risultò influenzata
dall'arte africana; se ne considera l'inizio il quadro Les demoiselles d'Avignon, in cui due
figure sulla destra del dipinto sono ispirate da oggetti d'artigianato africano, ma il quadro
stesso è considerato anche il primo quadro cubista realizzato dal pittore.
il Cubismo Analitico
Il periodo analitico inizia nel 1907 in corrispondenza alla realizzazione del quadro “Les
demoiselles d’Avignon”. Chiusi nei loro atelier, Braque e Picasso (iniziatori dell’arte
cubista) producono numerose nature morte a cui si aggiungono alcune figure e ritratti.
L'adozione di una molteplicità di punti di vista permette così di raggiungere una visione
totale del soggetto e di creare un effetto estetico estremamente strutturato. Questa
nuova concezione dello spazio pittorico e della forma favorisce la monocromia e lo studio
della luce.
Il Cubismo Sintetico Pag.
7 Il Novecento e Picasso
Dopo il cubismo analitico si presenta il periodo del cubismo sintetico. La "sintesi" inizia
con l'introduzione progressiva di lettere stampate, di listelli di legno e di altri oggetti
attraverso la tecnica del collage.
Classicismo e Surrealismo
Nel periodo successivo alla prima guerra mondiale Picasso produsse lavori di stile
neoclassico. Questo "ritorno all'ordine" è evidente nel lavoro di numerosi artisti europei
negli anni venti; i dipinti e i disegni di Picasso di questo periodo richiamano
volontariamente le opere dei grandi maestri del Rinascimento italiano, in particolare
a Raffaello.
A questo periodo possiamo ricollegare la più famosa opera del pittore, Guernica (Madrid,
Museo Reina Sofia, 1937) Gli Ultimi Lavori
Negli anni cinquanta il suo stile cambia
nuovamente; l'artista si dedica alla
ceramica e alla reinterpretazione dell'arte
dei maestri producendo una serie di lavori
ispirati ai dipinti più famosi delle epoche
precedenti. Gli ultimi lavori di Picasso
furono una miscela di stili. Dedicando
tutte le sue energie al lavoro, Picasso
divenne ancora più audace ed espressivo
producendo tantissimi lavori. All'epoca
queste opere furono pesantemente
accolte dalla critica, per poi essere
riscoperte dopo la morte dell'artista e
Versione di Picasso di “Las Meninas” di valutate come dipinti
Velasquez di neoespressionismo in anticipo sui
tempi.
Picasso è stato riconosciuto dai Guinnes World Records come l’artista più prolifico di tutti i
tempi e le sue opere sono state valutate per milioni di dollari, entrando nella lista di
quelle più costose al mondo. Pag.
8 Il Novecento e Picasso
Les Demoiselles d’Avignon
Les Demoiselles d’Avignon
Pag.
9 Il Novecento e Picasso
L’opera che inaugura la stagione cubista di Picasso è il quadro «Les Demoiselles
d’Avignon».
Il quadro è stato realizzato tra il 1906 e il 1907, è un olio su tela, di misura cm 243,9 x
233,7 ed è conservato al MoMA (Museum of Modern Art) di New York. L’opera era stata
inizialmente persa e ritrovata solo dopo la morte dell’autore, permettendo agli esperti di
anticipare la data dell’inizio della stagione cubista al 1907.
Nellìopera sono rappresentate cinque prostitute in un bordello di calle Avignon,
a Barcellona. Le numerose rielaborazioni e ridipinture ne fanno quasi un gigantesco
«foglio da schizzo» sul quale Picasso ha lavorato per provare le nuove idee che stava
elaborando. Il quadro non rappresenta un risultato definitivo: semplicemente ad un certo
punto Picasso ha smesso di lavorarci, abbandonandolo nel suo studio, segno che forse
neppure l’artista era sicuro del risultato a cui quell’opera era giunta. Quando Les
Demoiselles d’Avignon apparì per la prima volta fu come se il mondo stesse per collassare
in quanto tutte le forme e le figure conosciute fino a quel momento furono come
abbandonate per lasciare spazio al cubismo. Questa opera, che richiese nove mesi di
tempo per essere portata a termine, espose il vero genio e anche le novità apportate da
Picasso che improvvisamente aveva trovato la libertà di espressione lontano dalle
influenze francesi ed era stato in grado di ritagliarsi il proprio percorso.
Il soggetto del quadro è la visione di una casa d’appuntamento in cui figurano cinque
donne. In origine doveva contenere anche due uomini, probabilmente un giovane
studente di medicina e un marinaio, poi scomparsi nelle successive modifiche apportate
al quadro da Picasso. L’analogia con i quadri di Cézanne del ciclo “Le grandi bagnanti” è
evidente.
E’ praticamente certo che Picasso modificò continuamente questo quadro proprio per le
sollecitazioni costanti che gli provenivano dalle
opere di Cézanne. Di conseguenza il risultato a cui
giunge è disomogeneo e le due figure centrali
hanno un aspetto molto diverso dalle figure ai lati,
in particolare da quelle di destra la cui
modellazione dei volti ricorda le sculture africane
da cui alcuni critici sostengono Picasso sia stato
influenzato (come anche dall’arte tipica del Le grandi bagnanti,
continente oceanico), anche se l’artista stesso Cézanne.
rinnegò questa connessione.
La donna che tira la tenda sul fondo è cosparsa di
un pesante strato di vernice e ricorda l’arte egiziana, le due a destra sono invece un
chiaro riferimento all’arte africa. La donna con il viso più cubista di tutte e cinque è
invece quella accovacciata in basso.
Alcuni critici sostengono che la varietà di stili può essere vista come un deliberato
tentativo, finemente pianificato, di catturare lo sguardo di colui che guarda. Le cinque
donne infatti sembrano ignorarsi l'un l'altra. Piuttosto, si focalizzano solo su chi osserva, e
i loro stili divergenti collaborano a renderle più facilmente notabili. Secondo Saul
Steinberg, noto fumettista americano, lo sguardo obliquo, ovvero il fatto che le figure
guardino direttamente l'osservatore, così come l'idea della donna così padrona di sé, che
non è presente solo per il piacere maschile, possono essere fatti risalire all'Olympia di
Manet del 1863. Pag.
10 Il Novecento e Picasso
Il quadro, dai toni dinamici e drammatici, è
caratterizzato da uno schema geometrico
quadrangolare, con un impianto asimmetrico e le linee
guida sono costituite dalle figure delle donne. Olympia, Manet, 1863
L'inquadratura scelta è quella del piano intermedio e
frontale e la luce è irreale: le zone chiare,
corrispondenti ai corpi femminili, sono larghe e piatte, mentre le limitate zone scure
dipinte sulle stesse figure non sono ombre, ma segni per sottolineare la deformazione,
esaltandone i corpi nudi. Tra i colori dello sfondo che sono neutri e freddi e quelli delle
donne che sono al contrario caldi, si nota un certo contrasto cromatico. I corpi sono molto
stilizzati, il giro vita appare sproporzionatamente sottile, rispetto ai fianchi e alle spalle,
che al contrario sono larghi. Più che dagli atteggiamenti delle figure, il movimento è dato
dalle linee e dalle forme. Lo spazio è indefinito e lo sfondo si frantuma in tante schegge
appuntite, incastrate tra le figure: sono queste che danno senso allo spazio.
Le singole figure sono dipinte in maniera differente e sono costruite secondo il criterio
della visione simultanea da più lati, si presentano con un aspetto decisamente inconsueto
che sembra ignorare qualsiasi legge anatomica.
“La pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma
ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto.”
Vediamo così apparire su un volto frontale un naso di profilo, oppure, la testa appare
ruotata sulle spalle di un angolo innaturale. Tutto ciò è la premessa di quella grande
svolta, che Picasso compie con il cubismo, per cui la rappresentazione tiene conto non
solo di ciò che si vede in un solo istante, ma di tutta la percezione e conoscenza che
l’artista ha del soggetto che rappresenta. I quadri cubisti sconvolgono la visione del reale
perché vi introducono quella che è definita la “quarta dimensione” ovvero il tempo, la
memoria. Negli stessi anni, la definizione di tempo, come quarta dimensione della realtà,
era postulata in fisica dalla Teoria della Relatività di Albert Einstein, da cui l’artista è stato
certamente influenzato. E’ singolare come si avverta la necessità di andare oltre la
conoscenza empirica della realtà per giungere a nuovi modelli di descrizione e
rappresentazione del reale.