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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Eugenio montale, l'uomo e la poesia
Autore: Tiziana Del prete
Descrizione: questa tesina parla di montale sia come uomo che come poeta, incentrandosi sulle sue tre famose raccolte poetiche e su alcuni aspetti interessanti di vita privata.
Materie trattate: italiano
Area: umanistica
Sommario: Vita e Opere Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre del 1896. La famiglia è appartenente alla borghesia agiata in quanto il padre è comproprietario di una ditta di importazione di prodotti chimici. Nel 1915 si diploma ragioniere, ma il grande sogno della sua giovinezza è il canto lirico che studia in questi anni. Intanto comincia a scrivere per riviste e giornali e nel 1922 pubblica le sue prime poesie, con il titolo di Accordi, presso la rivista "Primo tempo". Nel 1925, Montale dà alle stampe la sua prima raccolta di liriche Ossi di seppia, la cui poesia invita il lettore a riflettere sulle contraddizioni dell'esistenza e sul "male di vivere". Nel 1927 il poeta si trasferisce a Firenze dove nasce la raccolta di poesie Le occasioni, che esce nel 1939. Il titolo indica che la vita offre sempre spunti per riflettere e capire che il vivere dell'uomo è sconfitta e solitudine. Durante il periodo fiorentino, Montale lavora dapprima presso la casa editrice Bembard(1927-29), poi come direttore del Gabinetto Vieusseux e della sua biblioteca(1929-1938). Dopo essere stato licenziato, in quanto non iscritto al partito fascista, vive di traduzioni e di collaborazioni giornalistiche. Sempre in questo periodo Montale, frequenta il caffè delle "Giubbe Rosse" dove incontra molti illustri intellettuali, tutti collaboratori della rivista "Solaria". Nel corso della sua vita a Firenze Montale si avvicina a Dante grazie alla conoscenza con la studiosa americana Irma Brandeis. I due vivono una irregolare storia d'amore per qualche anno, finché la donna non deve tornare negli Stati Uniti a causa delle reggi razziali, che la minacciamo in quanto ebrea. E' proprio ad Irma Brandeis che Montale dedica Le occasioni, cantandola nelle sue poesie con il nome di Clizia. Dopo la caduta del fascismo il poeta inizia a collaborare sempre più frequentemente con il "Corriere della Sera", del quale verrà poi assunto come redattore nel 1948. Montale nel 1948 si stabilisce a Milano ed entra in contatto più direttamente con la realtà industriale e il mondo moderno. Attraverso queste esperienze, che si riflettono nella sua poesia fra il 1945 e 1954, cresce la delusione nei confronti del mondo moderno, della meccanizzazione e della massificazione della vita, che a suo avviso mettono a repentaglio la sopravvivenza stessa della poesia. E infatti, dopo l'uscita di La bufera e altro, considerato il libro più vario, ricco e inquieto dell'intera produzione poetica a montaliana, Montale sembra rinunciare a scrivere versi. Comincia un silenzio poetico che dura dieci anni.
Esame di Stato a.s. 2007/08 ITIS E. Fermi
Eugenio Montale
L’uomo e la poesia Del Prete Tiziana 5AIF
Vita e Opere
Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre del 1896. La famiglia è appartenente alla borghesia
agiata in quanto il padre è comproprietario di una ditta di importazione di prodotti chimici.
Nel 1915 si diploma ragioniere, ma il grande sogno della sua giovinezza è il canto lirico che studia
in questi anni. Intanto comincia a scrivere per riviste e giornali e nel 1922 pubblica le sue prime
presso la rivista “Primo tempo”.
poesie, con il titolo di Accordi,
Nel 1925, Montale dà alle stampe la sua prima raccolta di liriche Ossi di seppia, la cui poesia invita
il lettore a riflettere sulle contraddizioni dell’esistenza e sul “male di vivere”.
Nel 1927 il poeta si trasferisce a Firenze dove nasce la raccolta di poesie Le occasioni, che esce nel
1939. Il titolo indica che la vita offre sempre spunti per riflettere e capire che il vivere dell’uomo è
sconfitta e solitudine.
Durante il periodo fiorentino, Montale lavora dapprima presso la casa editrice Bembard(1927-29),
poi come direttore del Gabinetto Vieusseux e della sua biblioteca(1929-1938). Dopo essere stato
licenziato, in quanto non iscritto al partito fascista, vive di traduzioni e di collaborazioni
giornalistiche. Sempre in questo periodo Montale, frequenta il caffè delle “Giubbe Rosse” dove
molti illustri intellettuali, tutti collaboratori della rivista “Solaria”.
incontra
Nel corso della sua vita a Firenze Montale si avvicina a Dante grazie alla conoscenza con la
studiosa americana Irma Brandeis. I due vivono una irregolare storia d’amore per qualche anno,
finché la donna non deve tornare negli Stati Uniti a causa delle reggi razziali, che la minacciamo in
E’ proprio ad Irma Brandeis
quanto ebrea. che Montale dedica Le occasioni, cantandola nelle sue
poesie con il nome di Clizia.
Dopo la caduta del fascismo il poeta inizia a collaborare sempre più frequentemente con il “Corriere
della Sera”, del quale verrà poi assunto come redattore nel 1948.
Montale nel 1948 si stabilisce a Milano ed entra in contatto più direttamente con la realtà industriale
e il mondo moderno. Attraverso queste esperienze, che si riflettono nella sua poesia fra il 1945 e
1954, cresce la delusione nei confronti del mondo moderno, della meccanizzazione e della
massificazione della vita, che a suo avviso mettono a repentaglio la sopravvivenza stessa della
poesia. E infatti, dopo l’uscita di La bufera e altro, considerato il libro più vario, ricco e inquieto
dell’intera produzione poetica a montaliana, Montale sembra rinunciare a scrivere versi. Comincia
un silenzio poetico che dura dieci anni.
è segnato dall’amore per la giovane poetessa Luisa Spaziani,
Sul piano privato, il biennio 1949-50
cantata con il nome di Volpe. Nel 1962 sposa Drusilla Tanzi (Mosca) con cui conviveva da vari
anni e che muore l’anno successivo. E’ proprio la rielaborazione del lutto della moglie che lo induce
a ricominciare a scrivere versi nel 1964.
Tra il 1964 e 1971 s’infittiscono i riconoscimenti, in Italia e all’estero. Nel 1965 Montale partecipa
alla cerimonia di apertura del Convegno internazionale per i settecento anni dalla nascita di Dante,
leggendovi un’importante relazione. Nel 1967 riceve la laurea honoris causa a Cambridge e, in
patria, la nomina a senatore a vita.
Come autore di versi, Montale dà inizio a una nuova stagione poetica. Le poesie scritte per la morte
della moglie e numerose altre di argomento invece satirico, polemico, comico, diaristico rivelano
svolta in senso prosastico. D’altronde,
una per il poeta, non è più possibile una poesia alta nella
società massificata.
Nel 1975 Montale riceve il Premio Nobel per la letteratura.
Muore a quasi 85 anni il 12 settembre del 1981 a Milano. Il funerale di stato si svolge alla presenza
del Presidente della Repubblica Pertini e del Presidente del Consiglio Spadolini.
La poetica di Montale
I TEMI
Il male di vivere, il male dell’esistenza, cui il poeta contrappone la “divina
Indifferenza”.(Spesso il male di vivere ho incontrato)
La ricerca estenuante per trovare un varco verso l’essenza delle cose, la rottura della catena
causa-effetti.(vedi I limoni)
Il paesaggio aspro e assolato della Liguria. Le cose, gli oggetti.
Il dramma dell’incomunicabilità, della solitudine angosciosa.(Meriggiare pallido e assorto)
Il trascorrere inesorabile del tempo che cancella il passato e il desiderio di far rivivere i
ricordi lontani, i fantasmi dell’amore.
IL LINGUAGGIO E IL LESSICO intonato al dramma dell’esistenza, alla fatica di
Il linguaggio di Montale è nuovo, spesso aspro,
vivere.
Talvolta mescola vocaboli specifici o tecnici con parole letterarie o comuni, ma orchestrandoli in
accordi di suoni. Gli oggetti e le cose sono espressione di sentimento che vagheggia all’interno o
“simbolo” di una specifica sensazione esistenziale. E proprio dalle cose egli attinge “l’occasione”
per fare emergere frammenti di ricordi.
LA SINTASSI
Talvolta Montale utilizza strutture ampie per esprimere il suo colloquio con le cose e con sé stesso.
IL VERSO e l’aspetto fonico
Montale ricerca soprattutto la musicalità, il ritmo martellato, il fluire di suoni a volte aspri per
intonarli alle “cose” che osserva o spia o ascolta.
LA METRICA
La metrica è quella tradizionale; spesso la piega alle sue esigenze razionali o poetiche.
Ossi di seppia
Ossi di seppia è la prima raccolta di poesie di Montale. Il libro esce nel 1925 in un momento di
svolta politica e culturale. La prima edizione fu edita da Godetti, mentre la seconda da Ribet nel
1928.
SIGNIFICATO DEL TITOLO
Il titolo rinvia all’immagine marina degli “ossi di seppia”, già presente nell’Alcyone di D’Annunzio.
Essi possono galleggiare felicemente nel mare (simbolo della felicità naturale) oppure essere
sbattuti sulla spiaggia come inutili relitti. La prima possibilità, vagheggiata in alcune poesie più
giovanili, risulta sempre più difficile da attuarsi; tende a imporsi, invece, la seconda situazione:
come l’”osso di seppia” gettato sulla terra, il poeta è esiliato dal mare, escluso dalla natura e dalla
felicità.
PERCORSO DEL LIBRO al momento felice dell’incanto – coincidente con l’infanzia e
Ossi di seppia delinea un percorso: –
con una adesione panica alla natura è seguito il disincanto della maturità.
All’uomo non resta che accettare la vita su una terra desolata e su un universo disgregato e franante,
ma deve accettarla senza viltà.
LO STILE E IL LINGUAGGIO
Montale fa la scelta di uno stile aspro e arido che vorrebbe aderire alla realtà delle cose al di là
dell’inganno delle convenzioni ideologiche e linguistiche.
LA STRUTTURA DEL LIBRO: LE QUATTRO SEZIONI
si suddivide in quattro sezioni, che si intitolano “Movimenti”, “Ossi di seppia”,
Ossi di Seppia
“Mediterraneo”, “Meriggi e ombre”. Poesie
Non chiederci la parola
componimento della sezione “Ossi di seppia”. È una sorta di manifesto o di dichiarazione
È il primo
di poetica rivolta al lettore (il tu, a cui il testo è indirizzato). In questa poesia si riflette il clima di
crisi di inizio ‘900 nel campo della letteratura e della poesia, infatti Montale denuncia, in questo
componimento, la difficoltà di essere poeta. Il poeta non può dare perciò messaggi positivi , quindi
può solo comunicare la difficoltà e la negatività della sua posizione.
Metrica: tre quartine formate da versi di varia lunghezza, con rime ABBA, CDDC, EFEF (la prima
del v. 7 è ipermetra) N
on chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato
Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Spesso il male di vivere ho incontrato
Anche questo testo fa parte della sezione “Ossi di seppia”. A tre emblemi del male di vivere (il rivo
strozzato, la foglia riarsa, il cavallo stramazzato) ne vengono contrapposti altrettanti di indifferenza
(la statua, la nuvola, il falco), vista come unica soluzione esistenziale.
In questo componimento si ha l’utilizzo del Correlativo Oggetivo, strumento utilizzato da Montale
per rappresentare oggetti reali con l’intento di rappresentarli come oggetti emblema dell’uomo e
della sua condizione esistenziale.
Metrica: sono due quartine di endecasillabi tranne l’ultimo (un settenario doppio); rime incrociate
(ABBA) nella prima quartina; anomale nella seconda quartina (CDDA); l’ultimo verso di 14 sillabe
è ipermetro. S pesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori dal prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua della sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, a il falco alto levato.
Le occasioni
Il secondo libro di Montale, Le occasioni, esce nel 1939 e poi in nuova edizione accresciuta, nel
1940.
Il nuovo libro riflette una situazione storica ormai mutata rispetto a quella degli Ossi di seppia. La
letteratura diventa l’ultima difesa e l’ultimo privilegio per una generazione di autori che trova nella
cultura e nell’arte l’unico risarcimento possibile.
La Firenze di “Solaria” e di “Letteratura” – –
le due riviste alle quali Montale collabora diventa per
lui una sorta di culla delle lettere, simbolo di una civiltà letteraria da difendere non solo dalla
rozzezza e dalla grossolanità del regime fascista, ma anche dal dilagare della civiltà di massa e dei
suoi “automi”. Ne deriva un’ideologia che oppone alla massificazione dilagante i valori elitari di
un’aristocrazia dello spirito.
LA SCELTA MONOSTILISTICA condizione dell’intellettuale provocano un
Questa nuova situazione storica e questa nuova
cambiamento di poetica. Lo stile si innalza e si purifica. Prevale uno stile classico di matrice
petrarchesca anche se con forti infiltrazioni di derivazione dantesca.
LA POETICA dominanti la tendenza all’allegorismo e l’interesse per Dante.
In questa linea letteraria sono
IL RAPPORTO CON DANTE
Montale avvia nelle Occasioni un confronto ravvicinato con Dante, non limitandosi a riprenderne
aspetti linguistici e formali, ma derivandone invece alcuni temi fondamentali e la struttura
dell’allegoria. che salva l’uomo dalla
Uno dei temi ripresi da Montale è quello della donna-angelo
dannazione e dall’ignoranza. Per il poeta la funzione salvifica della donna non deve essere solo
privata ma universale, in modo che l’intera umanità possa usufruirne.
CLIZIA LA NUOVA BEATRICE
Ne Le occasioni e in molte poesie de La Bufera e altro la donna-angelo, Clizia, assume le funzioni
di una salvifica Beatrice dantesca: le sue apparizioni, che si accompagnano a bagliori e a
manifestazioni di luminoso splendore, coincidono con momenti di rivelazione del Valore. In
assenza di Clizia il poeta appare frustrato e sconfitto, ridotto a povera impotente pedina travolta
sua presenza, gli “occhi
sulla scacchiera della storia. Ma quando il soggetto è riscattato dalla
d’acciaio” della donna-angelo sembrano poter salvare non solo lui, ma l’intera società.
SIGNIFICATO DEL TITOLO
Il titolo allude al carattere occasionale delle apparizioni di Clizia.
LA STRUTTURA DEL LIBRO: LE QUATTRO SEZIONI
Le occasioni, come Ossi di seppia, sono un libro suddiviso in quattro sezioni, numerate con cifre
romane. Solo la seconda porta un titolo, “Mottetti”.
Poesie
Nuove stanze
Il titolo implica la ripresa di una precedente poesia delle Occasioni, intitolata Stanze, a cui si allude
esplicitamente nella terza strofa del testo. Nuove stanze è una delle poesie conclusive del libro e una
delle più alte in esso contenute. Fu scritta nel maggio del 1939, quando la seconda guerra mondiale