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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Essere donna nel 2008
Autore: Tanja Di piano
Descrizione: essere donna nel 2008: quando un diritto sulla carta non è abbastanza.
Materie trattate: scienze sociali, italiano, storia, francese, diritto, biologia
Area: umanistica
Sommario: I ruoli sessuali non sono determinati biologicamente, ma sono costruzioni sociali e culturali. Forti condizionamenti sul carattere di maschi e femmine sono esercitati, sin dai primi anni di vita, dall'educazione. Nel brano "la costruzione sociale del sé", tratto dal saggio "dalla parte delle bambine" di Elena Gianini Belotti, l'autrice mostra i processi attraverso i quali, sin dai primi anni di vita,viene costruita socialmente l'appartenenza al genere. Questo processo è evidente se si prende in esame l'esistenza di giochi "giusti" e "sbagliati", "per maschi" e "per femmine". Su questo fatto gli adulti non riflettono che per manifestare preferenze per un gioco o per un altro, il bambino deve pur averli appresi da qualcuno. Stessa situazione per il modo di giocarci; ad esempio qualche volta si danno bambolotti anche ai maschi, purché siano senza equivoci identificabili come appartenenti al sesso maschile, ma, nei casi delle bambine, non ci si accontenta di offrirglielo semplicemente, ma le si mostra come tenerla in baraccio e come si culla. Di conseguenza si vedono bambine di appena 10-11 mesi che hanno già acquisito il riflesso condizionato bambola-cullamento. Gli adulti, dimenticando che questo è solo il risultato delle loro istruzioni, gridano al "miracolo biologico", e la cosa riempie di gioia, perché viene percepito come sintomo di normalità . L'operazione da svolgere, secondo l'autrice, "non è quella di tentare di formare le bambine ad immagine e somiglianza dai maschi, ma di restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso a cui appartiene" . Questi meccanismi contribuiscono a perpetuare una condizione femminile di inferiorità e subordinazione, situazione alla quale hanno cercato di "porre rimedio" i movimenti femministi nati nel 1700. Il movimento per il suffragio femminile ebbe origine negli Stati Uniti dove, anche prima della Guerra d'indipendenza, le donne avevano preso parte alla vita politica più attivamente che in Europa. Già il Congresso continentale discusse ampiamente la questione del voto alle donne, rinviando però la decisione ai singoli stati, in sede di formulazione delle rispettive leggi elettorali. Durante la prima metà del XIX secolo, il movimento si sviluppò, nonostante incomprensioni e pregiudizi antifemministi, all'interno di quello abolizionista; vi furono sostenitori maschili di tali iniziative, ma fu Elizabeth Stanton la prima a rivendicare il suffragio universale esteso alle donne nella Convenzione di Seneca Falls nel 1848.
Essere donna nel 2008.
Quando un diritto sulla
carta non e’
abbastanza. I
Tanja Di Piano
Esame di Stato 2008
I ruoli sessuali non sono determinati biologicamente, ma sono costruzioni sociali e
culturali. Forti condizionamenti sul carattere di maschi e femmine sono esercitati, sin
dai primi anni di vita, dall’educazione. Nel brano “la costruzione sociale del sé”, tratto
dal saggio “dalla parte delle bambine” di Elena Gianini Belotti, l’autrice mostra i
processi attraverso i quali, sin dai primi anni di vita,viene costruita socialmente
l’appartenenza al genere. Questo processo è evidente se si prende in esame
l’esistenza di giochi “giusti” e “sbagliati”, ”per maschi” e “per femmine”. Su questo
fatto gli adulti non riflettono che per manifestare preferenze per un gioco o per un
altro, il bambino deve pur averli appresi da qualcuno. Stessa situazione per il modo
di giocarci; ad esempio qualche volta si danno bambolotti anche ai maschi, purché
siano senza equivoci identificabili come appartenenti al sesso maschile, ma, nei casi
delle bambine, non ci si accontenta di offrirglielo semplicemente, ma le si mostra
come tenerla in baraccio e come si culla. Di conseguenza si vedono bambine di
appena 10-11 mesi che hanno già acquisito il riflesso condizionato bambola-
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cullamento. Gli adulti, dimenticando che questo è solo il risultato delle loro istruzioni,
gridano al “miracolo biologico”, e la cosa riempie di gioia, perché viene percepito
come sintomo di normalità. L’operazione da svolgere, secondo l’autrice, “non è
quella di tentare di formare le bambine ad immagine e somiglianza dai maschi, ma di
restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più
congeniale, indipendentemente dal sesso a cui appartiene” .
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Questi meccanismi contribuiscono a perpetuare una condizione femminile di
inferiorità e subordinazione, situazione alla quale hanno cercato di “porre rimedio” i
movimenti femministi nati nel 1700. Il movimento per il
suffragio femminile ebbe origine negli Stati Uniti dove,
anche prima della Guerra d’indipendenza, le donne
avevano preso parte alla vita politica più attivamente che
in Europa. Già il Congresso continentale discusse
ampiamente la questione del voto alle donne, rinviando
però la decisione ai singoli stati, in sede di formulazione
delle rispettive leggi elettorali. Durante la prima metà del
XIX secolo, il movimento si sviluppò, nonostante
incomprensioni e pregiudizi antifemministi, all’interno di
quello abolizionista; vi furono sostenitori maschili di tali
iniziative, ma fu Elizabeth Stanton la prima a rivendicare
il suffragio universale esteso alle donne nella
Convenzione di Seneca Falls nel 1848. Le
incomprensioni tra suffragiste e movimento abolizionista
culminarono nello scontro sul 15° emendamento alla
costituzione proposto dagli abolizionisti nel 1868, nel
quale si chiedeva di estendere le garanzie costituzionali a tutti gli americani senza
distinzioni di razza, fede religiosa o colore della pelle, ma non si menzionava il diritto
di voto alle donne; gli abolizionisti temevano infatti che le richieste delle donne
avrebbero messo a rischio l’approvazione dell’emendamento. Per la Stanton e per
Il riflesso condizionato è la risposta appresa a uno stimolo
1 “Dalla parte delle bambine” Feltrinelli, 1973
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Susan Anthony, altra protagonista del femminismo americano, ogni dilazione era
tuttavia inaccettabile e nel 1869 costituirono la National Woman Suffrage Association
(NWSA, Associazione nazionale femminile per il suffragio); l’associazione, aperta
alle sole donne, aveva l’obiettivo di ottenere una legge federale sul voto alle donne.
Nello stesso anno il Wyoming concesse il voto alle donne. Nel 1890 i due movimenti
suffragisti si fusero nella National American Woman Suffrage Association (NAWSA).
Numerosi stati concessero allora il suffragio alle donne, in gran parte per effetto
dell’azione del movimento. Nel 1919 il Congresso approvò il 19° emendamento, che
vietava all’Unione, come ai singoli stati, di negare o limitare il diritto di voto ai cittadini
degli Stati Uniti in base al sesso. La prima figura di rilievo del femminismo britannico
fu Mary Wollstonecraft, autrice di (1792, Una
A Vindication of the Rights of Woman
rivendicazione dei diritti della donna), uno dei più importanti documenti femministi
apparsi prima del XIX secolo. Tra il 1830 e il 1850 circa il movimento delle suffragette
guadagnò l’appoggio dei cartisti che si battevano per un ampio programma di
riforme. Negli anni seguenti il tema fu sostenuto da politici liberali tra cui il filosofo
John Stuart Mill che contribuì a fondare la prima associazione inglese per il suffragio
femminile.Il movimento ebbe tuttavia tenaci avversari come i primi ministri William
Gladstone e Benjamin Disraeli e la stessa regina Vittoria. Il suffragismo riprese
vigore nel 1897 con la fusione di diversi gruppi femministi nella National Union of
Woman Suffrage Society. Nel 1903, una frazione più radicale, guidata da Emmeline
Pankhurst e da sua figlia Christabel, formò la Women’s Social and Political Union
(Unione sociale e politica delle donne), che adottò più decise forme di protesta e di
lotta che spesso sfociarono in violenti disordini. Durante la prima guerra mondiale, il
contributo delle suffragette allo sforzo bellico determinò un orientamento favorevole
nell’opinione pubblica e, dal 1918 al 1928, le donne
ottennero un graduale riconoscimento dei diritti politici,
fino alla completa parità. Nel Lombardo-Veneto e in
Toscana, prima del 1861, le donne proprietarie, escluse
dalle elezioni politiche, godevano di una forma limitata
di diritto di voto alle elezioni amministrative, che persero
però con l’unificazione dell’Italia; negli anni seguenti
furono inoltre bocciate diverse proposte di legge miranti
a sancire il diritto di elettorato attivo delle donne. Negli
ultimi decenni del XIX secolo, tuttavia, il movimento per
l’emancipazione della donna, grazie soprattutto ad
Anna Kuliscioff, si intrecciò strettamente a quello
operaio e socialista e con il congresso delle donne
indetto nel 1908 a Roma dal Consiglio nazionale delle
donne nacque il suffragismo femminile italiano. Una
proposta per allargare il diritto di voto alle donne,
avanzata nel 1919, fu travolta insieme con le istituzioni liberali dall’avvento del
fascismo. Le donne votarono per la prima volta nel 1946. Nel corso del XX secolo le
donne ottennero il diritto di voto nella gran parte dei paesi industrializzati: dalla
Nuova Zelanda (1893),alla Svizzera,che riconobbe il diritto di voto alle donne solo nel
1971. Negli anni Novanta il suffragio femminile era riconosciuto in tutto il mondo,
eccetto un piccolo gruppo di paesi musulmani. III
In Francia una delle figure di spicco di questi movimenti fu Simone de Beauvoir ,
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che, con la sua opera, “il secondo sesso” , crea un punto di riferimento fondamentale
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per moltissime donne. In esso è contenuto uno dei principi giuda di gran parte del
pensiero femminista: “Donne non si nasce, si diventa”. L’opera prende in esame la
condizione della donna a partire dai dati biologici fino a quelli più strettamente
culturali, espressi dai miti e dalle religioni. Ne emerge un ritratto brutale: secondo
l’autrice, la condizione della donna è simile a quella del proletariato, una condizione
di assoluta inferiorità, con la differenza che c’è uno sviluppo storico che spiega la loro
esistenza come classe. I proletari non ci sono sempre stati: le donne si; le donne
sono donne per struttura fisiologica, fin dal più remoto passato furono subordinate
all’uomo; la loro subordinazione non è la conseguenza di un fatto o di uno sviluppo,
essa non è avvenuta. Una situazione che si è creata attraverso il tempo può mutare
nel futuro, ma una condizione naturale sembra sfidare ogni cambiamento. La donna
in oltre non è ritenuta degna di essere formata come l’uomo, ma viene educata
nell’idea di doversi considerare un essere inferiore. Del resto la stessa letteratura
infantile raffigura gli uomini come eroi o mostri potenti (il principe azzurro, Barbablù)
e le donne come vittime (Cenerentola, Biancaneve). La conclusione del suo saggio è
che la donna deve emanciparsi dal dominio maschile. Citando testualmente l’autrice
“chi ha interesse a perpetuare il presente, versa sempre qualche lacrima sul
magnifico passato che sta per scomparire, senza accordare un sorriso al giovane
avvenire".
A partir des premières années du siècle passé de nombreuses femmes ont lutté pour la
légalisation de l'utilisation de méthodes contraceptives. La Loi Neuwrtitf,adoptèe en 1967,a
légalisé la contraception en France. Les données disponibles permettent de faire le bilan des
pratiques contraceptives 30 ans plus tard. 74,6% des femmes utilisent actuellement une
méthode contraceptive dont: Pilule 45,4%. Preservative 7.4%...La pilule est la méthode de
contraception la plus utilisée environ 5.2 milions de femmes francaises sont concernées.Le
principal écueil de cette contraception et l’oubli.Mais si c’est le cas, elles peuvent utiliser la pilule
du lendemain(est en vente libre dans les pharmacies,gratuite pour les mineures)qui ne peut pas
remplace une contraception permanente.En cas de grossesse non désirée les Francaises ont la
possibilitè de faire une IVG(interruption volontaire de grossesse)jusqu’à 12 semaines de
grossesse(en France une femme sur deux en age de procréer fait une IVG dans sa vie).
1908-1986
3 “Il secondo sesso” Gallimard editore, Parigi 1949
4 IV
In Italia, invece, una figura di spicco e riferimento per i movimenti femminili fu Sibilla
Aleramo (pseudonimo di Rina Faccio)nata ad Alessandria, 14 agosto 1876. Figlia di
Ambrogio Faccio, professore di scienze, e di Ernesta Cottino, casalinga, era la
maggiore di quattro fratelli. Trascorse l'infanzia a Milano fino all'età di 12 anni,
quando il padre ottenne un posto di dirigente al porto di Civitanova Marche.
Infanzia e adolescenza - La prima vita
L'adolescenza della giovane Rina fu tutt’altro che felice: il matrimonio dei genitori fu
un fallimento e la madre, psichicamente instabile, tentò il suicidio gettandosi dal
balcone di casa. Fu internata in una casa di cura dopo alcuni anni, quando Rina era
già sposata. La giovane reagì con un atteggiamento anticonformista e a 16 anni
cominciò a lavorare come bibliotecaria nella fabbrica del padre. Giovanissima, fu
stuprata da un collega nella vetreria del padre. Fu poi costretta ad un matrimonio
riparatore con l'uomo, Ulderico Pierangeli, di cui era rimasta incinta, gravidanza che
non portò a termine per un aborto spontaneo. Prigioniera di un matrimonio non voluto
e di un marito manesco, cercò una via di fuga in una nuova gravidanza, che portò
alla nascita del figlio Walter. Ma la
nascita del bambino non migliorò le
cose e Rina tentò di avvelenarsi.
Cominciò così a scrivere racconti e
articoli e a collaborare con riviste
femministe, nonostante il suo titolo di
studio fosse solo la licenza elementare.
La seconda vita
Trasferitasi a Milano con la famiglia del
marito, nel 1899 le fu offerta la
direzione della rivista Italia femminile.
Desiderosa di separarsi, fu obbligata
con le percosse a rimanere. Solo nel
1901 abbandonò il marito e il figlio,
condizione per la separazione, e
cominciò una nuova vita. Il suo
allontanamento dal figlio fu una decisione molto sofferta, di cui sono testimonianza le
pagine di Si legò dapprima al poeta Damiani; ebbe poi una lunga
Una donna.
relazione con lo scrittore Giovanni Cena, direttore della rivista letteraria Nuova
Antologia.
Nel 1906, pubblicò il suo primo libro, fortemente autobiografico.
Una donna,
Trama
Nelle prime pagine emerge la figura paterna e l'autrice rievoca il suo rapporto con il
padre che ha per lei una grande preferenza e che le trasmette gli ideali di forza e
indipendenza nei quali egli crede. Il contatto con la madre appare invece più sbiadito
perché con lei la fanciulla non riesce ad entrare pienamente in contatto e ne giudica il