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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: ëse qualcosa può essere pensato, allora può essere
Autore: Vincenzo De luca
Descrizione: percorso multidisciplinare sui film film di stanley kubrick che mi hanno colpito in relazione agli argomenti studiati
Materie trattate: filosofia, astronomia, italiano, latino, inglese, storia, fisica
Area: umanistica
Sommario: C'è un evidente parallelismo tra le immagini dei film del regista e il filosofo tedesco. Si nota soprattutto la concezione del superuomo (übermensch) in diverse opere come Arancia meccanica, Il Dottor Stranamore e in particolar modo in 2001: Odissea nello spazio. Quest'ultimo film, tratto dal racconto di Arthur C. Clarke La Sentinella (1953), rimanda più volte alla filosofia nietzschiana, a partire già dall'utilizzo della colonna sonora, infatti la musica d'apertura s'intitola Also Sprach Zarathustra di Richard Strauss, inoltre l'uomo primitivo che si vede nelle scene iniziali rappresenta lo spirito dionisiaco. Nietzsche vuole esprimere la dualità , già presente in Natura, dei due impulsi di base dello spirito (Triebe) e dell'arte greca (Kunnsttriebe). L'apollineo che si esterna nelle forme limpide e armoniche della scultura e dell'architettura, scaturisce da un impulso alla forma e un atteggiamento di fuga di fronte al divenire. Il dionisiaco, invece proviene dalla forza vitale e dalla partecipazione al divenire, si esprime nell'esaltazione creatice della musica. Mentre in un primo tempo, nella Grecia presocratica, apollineo e dionisiaco convivono separati, in un secondo tempo, nella tragedia attica, si armonizzano fra di loro. In un terzo momento, tale equilibrio viene dissolto dal prevalere dell'apollineo, ciò si ha con la tragedia di Euripide e con il razionalismo di Socrate. Nietzsche è convinto che ci sia bisogno di un recupero di Dioniso, il dio dell'ebbrezza e della gioia, per il filosofo, che respinge la noluntas schopenhaueriana e la tematica dell'ascesi, il dionisiaco è il simbolo del suo "Sì" totale al mondo. Il superuomo è raggiunto alla fine di 2001. Nelle scene finali, l'astronauta, David Bowman, giace nel letto di morte. Desidera che il superuomo venga ad esistere prima che lui sia morto. In 2001, il superuomo è mostrato come un bambino (nel racconto La sentinella è chiamato Bambino-Stella). Anche questo proviene da Nietzsche, nelle sue metafore che adombrano le tre metamorfosi dello spirito dell'uomo. Nella metamorfosi finale, quando l'uomo diviene superuomo, il filosofo dice che lo spirito sarà come un bambino, perché «il bambino è innocenza e oblio, un nuovo inizio». In 2001 il Bambino-Stella è anche il rinato David Bowman (ovvero, il genere umano rinato) e ritorna alla Terra nella scena finale. Bowman, perduto per il mondo durante la sua Odissea nello spazio, è tornato al mondo per dominarlo.
che adombrano le tre metamorfosi dello spirito dell'uomo. Nella metamorfosi finale,
quando l'uomo diviene superuomo, il filosofo dice che lo spirito sarà come un bambino,
perché «il bambino è innocenza e oblio, un nuovo inizio». In 2001 il Bambino-Stella è
anche il rinato David Bowman (ovvero, il genere umano rinato) e ritorna alla Terra nella
scena finale. Bowman, perduto per il mondo durante la sua Odissea nello spazio, è
tornato al mondo per dominarlo.
Il superuomo è, secondo Nietzsche, colui che è in grado di accettare la dimensione
tragica e dionisiaca della vita; di “reggere” la morte di Dio e la perdita delle certezze
assolute; di collocarsi nella prospettiva dell’eterno ritorno; di emanciparsi dalla morale
e dal cristianesimo; di porsi come volontà di potenza; di procedere oltre il nichilismo;
di affermarsi come attività interpretante e prospettica.
Con la morte e la rinascita dell’uomo sotto forma del feto astrale (Bambino-Stella), si
può riscontrare anche il concetto dell’eterno ritorno. Ciò viene approfondito nelle
opere nietzschiane più importanti come La gaia scienza, Ecce homo, Frammenti
Postumi e Così parlò Zarathustra. Si può definire come la dottrina secondo cui tutte le
realtà e gli eventi del mondo sono destinati a ritornare identicamente infinite volte.
Credere nell’eterno ritorno significa infatti ritenere: 1) che il senso dell’essere non
stia fuori dall’essere, ma nell’essere stesso; 2) disporsi a vivere la vita, e ogni attimo
di essa, come coincidenza di essere e senso, ossia come un gioco creativo avente in sé
medesimo il proprio senso appagante. Perciò l’eterno ritorno, come apoteosi estrema
del divenire, incarna al massimo grado l’accettazione superomistica dell’essere,
ponendosi come «la suprema formula dell’affermazione che possa mai essere
raggiunta» (Ecce homo).
Kubrick e l’Universo
2001: la cosmologia e la teoria dell’inflazione
In una delle sequenze più belle del film, l’astronauta Bowman, dopo essersi liberato del
computer impazzito (HAL 9000), cerca di salvarsi dall’avaria dell’astronave lanciandosi
nello spazio. Nella parte denominata “… AND BEYOND THE INFINITE” (traducibile
come “verso l’infinito e oltre”) il regista prova a dare una sua spiegazione alla
creazione dell’universo, costruendo così una sua cosmologia. Infatti, Bowman, dopo
aver percorso distanze enormi nello spazio nero e misterioso, entra in una strana
dimensione spazio-temporale in cui ogni cosa sembra distorcersi e annullarsi in un
tripudio di colori: alla fine l’astronauta arriva nella stanza settecentesca e lì invecchia,
muore e rinasce.
Kubrick rende in immagini la “teoria dell’inflazione”. Essa è stata formulata
abbastanza recentemente (1980) da A.H. Guth, A.D. Linde e P. Steinhardt, quindi si
può dire che il regista abbia addirittura anticipato la scienza. Secondo questa teoria,
alla sua nascita, l’Universo poteva essere frazionato in infiniti e piccolissimi orizzonti,
ognuno contenente una sua quantità di materia, ma privo di comunicazione con gli altri;
ogni orizzonte avrebbe dato origine a un Universo. Questa fase inflattiva avrebbe
avuto luogo 10-²² secondi dopo il Big Bang. L'ipotesi dell'inflazione risolve diversi 8
rilevanti problemi concettuali che affliggevano la teoria standard del Big Bang. Fra
questi, il problema della "piattezza" dell'Universo (cioè il fatto che l'Universo sembra
essere ottimamente descritto da una geometria con curvatura esattamente pari a 0),
la sua straordinaria omogeneità su scale così ampie da non essere casualmente
connesse (problema dell'orizzonte cosmologico), e l'assenza di difetti topologici (ad
es. di monopoli magnetici) osservati, che invece sarebbero previsti da molte teorie di
Grande Unificazione.
Il nome della teoria è un riferimento semi-umoristico all'inflazione economica che
aveva colpito gli Stati Uniti ed il mondo Occidentale negli anni a cavallo del 1980.
fotogrammi della scena
Lo stesso Kubrick commentò così sul film: « Ognuno è libero di speculare a suo gusto
sul significato filosofico del film, io ho tentato di rappresentare un'esperienza visiva,
che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente
nell'inconscio. » 9
Kubrick e Freud
Shining come opera dell’inconscio e il complesso di Edipo
Proprio l’inconscio è una delle tematiche più ricorrenti nelle opere kubrickiane. Da
ricordare: Bill (Tom Cruise) che in Eyes Wide Shut vuole vendicarsi con la stessa
moneta delle confessioni della moglie ma viene salvato dalla donna misteriosa (conscio)
ma soprattutto il Jack Torrance di Shining (basato sul romanzo omonimo di Stephen
King) che è sopraffatto dalla sua mente e dal suo vero “io”. Inoltre in questo film è
evidente il complesso edipico che il protagonista subisce volendo uccidere il figlioletto
Danny.
L’inconscio
La prima topica psicologica (studio dei topoi o luoghi della psiche) viene
elaborata da Freud nel cap. VII dell’Interpretazione dei sogni e
distingue tre sistemi: il conscio (Cs), il preconscio (Pcs) e l’inconscio
(Ucs). Quest’ultimo può essere definito come la realtà psichica
profonda (primaria) di cui il conscio è solo la manifestazione
superficiale (e derivata). L’inconscio si divide in due “zone”. La prima, il
cosiddetto preconscio, comprende l’insieme dei contenuti psichici che,
pur essendo momentaneamente inconsci possono divenire consci. La seconda
comprende quegli elementi psichici stabilmente inconsci che sono mantenuti tali da una
forza specifica –la cosiddetta rimozione – che può venir aggirata solo in virtù delle
tecniche psicoanalitiche. In senso stretto coincide con il rimosso.
« L'inconscio non conosce né giudizi di valore, né il bene e né il male, e nemmeno la
moralità » (Sigmund Freud)
Il complesso di Edipo
Il complesso di Edipo è un concetto sviluppato da Sigmund Freud, che ispirò Carl
Gustav Jung (fu lui a descrivere il concetto e a coniare il termine "Complesso"), per
spiegare la maturazione del bambino maschio attraverso l'identificazione con il padre
e il desiderio nei confronti della madre.
Esso prende il nome dall’eroe Edipo, che destinato dal Fato uccide il padre, Laio, e
sposa la madre Giocasta.
Relativamente alle fasi dello sviluppo psicosessuale, insorge durante la fase fallica (3
anni) e il suo superamento introduce al periodo di latenza (5 anni).
Si tratta di un atteggiamento ambivalente di desiderio di morte e sostituzione nei
confronti del genitore dello stesso sesso e di desiderio di possesso esclusivo nei
confronti del genitore di sesso opposto. Questi sentimenti sono non solo ambivalenti
ma anche vissuti negativamente (in maniera opposta), cioè i ruoli dei due genitori
(amato e odiato) si scambiano alternandosi. 10
La follia come espressione dell’Es
La follia è notevole negli sguardi dei personaggi kubrickiani come il Jack Torrance
(Jack Nicholson) o “Palla di lardo” in Full Metal Jacket.
Jack e Palla di lardo Es Io Super-io
La seconda topica: L’ , L’ e il
L’Es è il polo pulsionale e inconscio della nostra psiche, ovvero la forza impersonale e
caotica – Freud ne parla come di «un calderone di impulsi ribollenti» – che costituisce
la matrice originaria della nostra psiche. Per queste sue caratteristiche, l’Es non
conosce né il bene, né il male, né la moralità ma obbedisce unicamente all’inesorabile
principio del piacere.
Il Super-io è ciò che comunemente si chiama coscienza morale, ovvero l’insieme delle
proibizioni che sono state instillate all’uomo nei primi anni di vita e che poi lo
accompagnano sempre, anche in forma inconsapevole: « Il Super-io è il successore e
rappresentante dei genitori (ed educatori) che avevano vegliato sulle azioni
dell’individuo durante il suo primo periodo di vita; quasi senza modificarle, esso
perpetua le loro funzioni».
L’Io è la parte organizzata della personalità, che si trova a dover fare i conti con le
esigenze di quei tre «padroni severi» che sono l’Es, il Super-io e il mondo esterno. In
altri termini l’Io è l’istanza che si trova a dover «equilibrare», tramite opportuni
«compromessi», pressioni disparate e per lo più in contrasto fra di loro.
Quando questa follia prende il sopravvento, quindi quando l’Es riesce a sovrastare l’Io
si possono avere disturbi della personalità e anche schizofrenia come “Palla di lardo”
che si suiciderà o casi di doppia personalità come accade al bambino Danny, il quale
parla con “Tony” muovendo l’indice. 11
Kubrick e Pirandello
Il fu Mattia Pascal
Danny e
Nel cinema del grande regista si ritrovano tante tematiche pirandelliane. Non si può
non citare ancora la follia in Uno, Nessuno e centomila o nell’Enrico IV. Ma ancora di
più appunto la doppia persona di Danny-Tony e Mattia Pascal-Adriano Meis.
Il fu Mattia Pascal apparve dapprima a puntate sulla rivista "Nuova Antologia" nel
1904 e fu pubblicato lo stesso anno in volume.
Il romanzo tratta la vicenda di Mattia Pascal che vive in un immaginario paese ligure,
Miragno, dove il padre, che si era arricchito con i traffici marittimi e il gioco
d'azzardo, ha lasciato in eredità alla moglie e ai due figli una discreta fortuna. A
gestire l'intero patrimonio è un avido e disonesto amministratore, Batta Malagna, la
cui nipote, Romilda, viene messa incinta da Mattia dopo che non è riuscito a farla
sposare all'amico Pomino. Mattia viene costretto a sposare Romilda e a convivere con
la suocera vedova che non manca di manifestare il suo disprezzo per il genero che
considera inetto.
Tramite l'amico Pomino, Mattia ottiene un lavoro come bibliotecario ma dopo un po' di
tempo, infelice per il lavoro che trova umiliante e per il matrimonio che si è rivelato
sbagliato, decide di fuggire da Miragno e di tentare l'avventura in Francia.
Arrivato a Montecarlo e fermatosi a giocare alla roulette, in seguito ad una serie di
vincite fortunate, diventa ricco. Deciso a ritornare a casa per riscattare la sua
proprietà e vendicarsi dei soprusi della suocera, un altro fatto muta il suo destino.
Mentre è in treno legge per caso su un giornale che a Miragno è stato ritrovato nella
roggia di un mulino il cadavere di Mattia Pascal.
Sebbene sconvolto, comprende presto che, credendolo tutti ormai morto, può crearsi
un'altra vita. Così, con il nome di Adriano Meis, inizia a viaggiare prima in Italia e poi
all'estero, fino a quando decide di stabilirsi a Roma in una camera ammobiliata sul
Tevere.
Si innamora, ricambiato, di Adriana, la dolce e mite figlia del padrone di casa, Anselmo
Paleari, e sogna di sposarla e di vivere un'altra vita, ma presto si rende conto che la
sua esistenza è fittizia. Infatti, non essendo registrato all'anagrafe, è come se non
esistesse e pertanto non può sposare Adriana, non può denunciare il furto subito da
Terenzio Papiano, un losco individuo che lo ha raggirato, e non può fare tutte quelle
cose della vita quotidiana che necessitano di una identità. Finge così un suicidio e,
lasciato il suo bastone e il suo cappello vicino a un ponte del Tevere, ritorna a Miragno
come Mattia Pascal.
Sono intanto trascorsi due anni e arrivato al paese, Mattia viene a sapere che la
moglie si è risposata con Pomino e ha avuto una bambina. Si ritira così dalla vita e 12
trascorre le sue giornate nella biblioteca polverosa dove lavorava in precedenza a
scrivere la sua storia e ogni tanto si reca al cimitero per portare sulla sua tomba una
corona di fiori.
Luigi Pirandello Il romanzo presenta una notevole novità strutturale e
stilistica. Vi è una narrazione retrospettiva in prima
persona, che comincia a vicenda conclusa e in cui l’inizio
coincide con la fine. Inoltre si mescolano narrazione e
metanarrazione, racconto e riflessione teorica sul
racconto. Lo stesso Mattia Pascal è arrivato alla
conclusione che niente ha senso e che a questa legge non
si sottrae nemmeno la scrittura, perciò l’autore induce il
lettore a diffidare della storia che racconta. Per di più
questo si può definire un romanzo-soliloquio,