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Sintesi

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Essenza del dolore,tesina



Filosofia - Arthur Schopenahuer: il dolore.
Italiano - Ugo Foscolo: Ultime lettere di Jacopo Ortis, Dei Sepolcri, A Zacinto
Storia - La mondializzazione del secondo conflitto mondiale
Arte - Van Gogh: la sua mentalità inquieta e chiusa, causa del suo dolore
Inglese - Thomas Hardy: Immanent will of Schopenhauer
Latino - Seneca: dialogi di consolazione, unica via d'uscita dal dolore
Estratto del documento

Secondo Schopenhauer la morale è vista come compassione

del prossimo, ovvero un sentimento di pietà attraverso cui

avvertiamo come nostre le sofferenze degli altri e

immedesimandosi in queste ci allontaniamo dalle nostre

sofferenze

Siccome la morale ha dei limiti, Schopenhauer introduce

l’ascesi, cioè estirpare il proprio desiderio di esistere, di

godere e di volere, rinunciando ai piaceri. Il digiuno,

l’umiltà, la povertà e il sacrificio, sono manifestazione della

castità perfetta e forme dell’ascesi. Il cammino verso la

salvezza da inizio al nirvana buddista, l’esperienza del nulla,

che è la negazione del mondo stesso.

L’illusione dell’amore

Secondo Schopenhauer l’amore è uno dei più forti stimoli

dell’esistenza. Il genio dell’eros. Il fine dell’amore è solo

l’accoppiamento per perpetuare la vita della specie, allora

non c’è amore senza sessualità. L’unico amore non è quello

generativo dell’eros ma quello disinteressato della pietà.

Seconda

guerra mondiale

La mondializzazione del

conflitto

L’attacco all’URSS: Il “piano

Barbarossa”

Alla metà del 1941 due avvenimenti segnarono una svolta

decisiva nell’andamento della guerra: L’attacco tedesco

all’Unione Sovietica e l’entrata in guerra degli stati uniti in

seguito all’aggressione giapponese. Invadendo l’Unione

Sovietica e infrangendo il patto di non aggressione del

1939, il nazismo voleva mettere in atto due principali

aspirazioni: L’espansionismo verso oriente, ai danni di una

popolazione ritenuta inferiore e la lotta contro il

comunismo. Nel giugno del 1941 scattò il piano Barbarossa,

nome in codice dell’invasione dell’unione sovietica,

progettata dall’anno precedente. Furono impiegate 150

divisioni con oltre 5000 carri armati e più di 3000 aerei; le

armate tedesche, affiancate da truppe Italiane, Rumene,

Ungheresi, Finlandesi e da volontari spagnoli e francesi,

giunsero nei paesi baltici, nell’Ucraina e nella Crimea.

Nonostante l’avanzata tedesca che in soli tre mesi giunse

alle porte di Mosca e di Leningrado ponendole sotto

assedio, l’esercito sovietico seppe riorganizzarsi, dando vita

ad una resistenza accanita, bruciando e distruggendo tutto

ciò che non poteva portare con sé nella ritirata. Dopo un

periodo di tregua i tedeschi si spinsero fino a Stalingrado,

ma la possibilità che la Germania potesse concludere la

campagna con una rapida vittoria andava sfumando,

nell’inverno del 1941-1942 le truppe sovietiche riuscirono a

recuperare alcuni territori perduti e ad allontanare i

tedeschi da mosca e a bloccare l’enorme armata nazista

nella tenaglia della guerra di posizione e nel gelido inverno

russo. Definitivamente dal novembre 1942 al gennaio 1943 i

sovietici organizzarono una grande controffensiva a

Stalingrado, dove si svolse una durissima battaglia che vide

la prima grande sconfitta tedesca. I russi utilizzarono la

tecnica a tenaglia: lasciavano ai tedeschi dei luoghi vuoti e

poi li isolavano circondandoli.

L’Intervento americano nel

Pacifico

Fino a questo momento gli Stati Uniti avevano cercato di

tenersi fuori dal conflitto, limitandosi a inviare prestiti e

armi alla Gran Bretagna. Nell’agosto del 1941 questa

solidarietà sfociò nella Carta Atlantica, sottoscritta nell’isola

di Terranova dal primo ministro inglese Churchill e dal

presidente americano Roosvelt, un documento che

conteneva affermazioni di principio sui diritti internazionali

dei popoli. L’intervento diretto degli stati uniti giunse in

seguito all’attacco giapponese alla flotta militare

statunitense, nel porto di Pearl Harbor, nelle Hawaii. Per

prevenire la reazione americana ai loro piani di espansione

nel pacifico, senza preavviso attaccarono e distrussero la

flotta americana ancorata nel porto. Forte di questo

successo, il Giappone, che era già in guerra con la Cina dal

’37, si lanciò subito dopo alla conquista dell’Asia orientale e

del Pacifico, seguendo le linee di un espansionismo

aggressivo molto simile a quello di Hitler.

Gli effetti sociali della

guerra e la “soluzione

finale”

Soltanto la Spagna, la Svizzera e la Svezia, in Europa,

restarono immuni alla guerra, perché mantenutesi neutrali.

Nell’inverno del 1941-42 la Germania sottopose gli stati

occupati ad una gravosissima pressione economica: i

tedeschi esigevano il versamento di ingenti somme e

mettevano in atto requisizioni sistematiche di prodotti

agricoli e industriali. In questo modo, oltre alle distruzioni

dei bombardamenti si aggiungeva anche una diffusa penuria

di prodotti di prima necessità. La pressione economica era

anche aggravata dal fatto che molti prigionieri di guerra

venivano convogliati nei “campi di lavoro” in Germania per

rimpiazzare gli operai e i contadini tedeschi richiamati alle

armi.

I nazisti, inoltre, procedettero all’ eliminazione fisica delle

razze ritenute inferiori, cercando così di attuare la

“Germanizzazione” di ampie fasce di territorio. L’URSS fu il

paese con il maggior numero di vittime del secondo conflitto

mondiale, con oltre venti milioni di morti. Ma furono

soprattutto gli ebrei a subire gli effetti di questa sanguinosa

guerra. Nel gennaio del ’42 venne formulata la soluzione

finale del problema ebraico, cioè la distruzione di tutti gli

ebrei. La guerra oltre ad essere una campagna militare di

occupazione fu anche una guerra di sterminio. I territori

dell’Europa dell’est dovevano essere liberati dalla presenza

degli ebrei e a tale scopo, nella Germania orientale e

soprattutto in Polonia, furono allestite decine e decine di

campi di concentramento e di sterminio, dove centinaia di

migliaia di deportati furono obbligati a lavorare in

condizioni impossibili, sottoposti ad ogni genere di

vessazioni e successivamente annientati nelle camere a gas

e nei forni crematori. Nei campi di sterminio, come quello di

Auschwitz e Treblinka, morirono milioni di ebrei provenienti

da ogni parte d’Europa, assieme a civili e a prigionieri di

guerra russi e polacchi, zingari, omosessuali, oppositori

politici. Ugo Foscolo

Cenni biografici

Ugo Foscolo nasce nel 1778 a Zante, nelle isole Ionie da

madre greca e padre veneziano. Si trasferisce con la

famiglia a Spalato. Nel 1788 muore improvvisamente il

padre e torna a Zante da una zia. Poco dopo raggiunge la

madre e i fratelli a Venezia, si impegna molto con lo studio e

conosce Cesarotti e Pindemonte. Avendo degli ideali

rivoluzionari fu costretto ad abbandonare Venezia e

rifugiarsi a Bologna per sfuggire alla polizia veneta. Nel

1795 a Venezia viene rappresentata la sua tragedia Tieste.

Foscolo ha sempre provato ammirazione verso gli ideali

napoleonici, ma quando Napoleone cedette Venezia

all’Austria nel trattato di Campoformio, rimase

profondamente deluso. Nel 1798 scrive i primi sonetti e

comincia a stampare il romanzo epistolare Ultime lettere di

Jacopo Ortis. Successivamente si arruola volontario nella

Guardia Nazionale di Bologna, che combatte al fianco dei

francesi, nonostante sia rimasto deluso dall’atto di

Napoleone. Nel 1803 pubblica Poesie e poco dopo in Francia

conosce Fanny Hamilton da cui ha una figlia, Floriana. Nel

1807 viene stampato i Sepolcri. Ugo Foscolo muore nel 1827

a Londra.

Le ultime lettere di Jacopo

Ortis

L’Ortis è il primo romanzo moderno in lingua italiana.

Foscolo ha intuito le potenzialità del nuovo genere

letterario, che ha già dato ottime prove nelle più importanti

letterature europee ma senza mai affermarsi in Italia.

Nonostante l’autore abbia iniziato a scrivere il romanzo in

giovane età, non può essere considerato un’opera giovanile,

perché continuerà a lavorarci per oltre vent’anni. Una prima

versione fu stampata a Bologna, incompleta, fu poco dopo

censurata, poiché Foscolo denuncia duramente per apocrifa,

dato che presenta una conclusione composta da Angelo

Sassoli su incarico dell’editore. Venne, successivamente,

pubblicata a Milano, poi a Zurigo e infine, quella definitiva e

completa, a Londra. L’autore, data la mancanza di un

modello di romanzo moderno in italiano, dovette muoversi

senza alcun’orientamento, impegnandosi nella ricerca di

una lingua letteraria in prosa e di una struttura narrativa,

assenti. Foscolo, nell’opera, si ispira a diversi modelli, ma è

evidente che uno più di tutti è il romanzo a cui egli a

guardato: i Dolori del giovane Werther di Goethe, ma si

ispira anche alla Nouvelle Heloise di Jean Jacque Rousseau e

al Sentimental Journey di Sterne.

Il romanzo è organizzato in forma epistolare: il lettore entra

nella vicenda attraverso le lettere inviate dal protagonista

Jacopo al suo amico Lorenzo Alderani. Le lettere sono datate

e vanno dall’11 ottobre 1797 al 25 marzo 1799. Il testo si

divide in due parti, la prima legata a tematiche amorose e la

seconda legata ai temi quali la letteratura e la politica. Per

quanto riguarda i personaggi, troviamo l’amico Lorenzo, che

non è altro che un alter ego; Jacopo è l’eroe giovane e

positivo, attraversato da passioni impossibili e senza

speranza, che lo collocano in una posizione di

emarginazione e solitudine. La passione per la patria lo

esclude dalla società e la passione amorosa, impossibile

perché rivolta verso una fanciulla già promessa ad un altro,

lo esclude dalla famiglia. Odoardo, invece, è la

rappresentazione del negativo, l’antagonista, assume le

caratteristiche dell’antieroe: è freddo, calcolatore,

mediocre, eppure ottiene la donna amata. Dunque, risulta

chiaro che, il protagonista, non ha altra alternativa che la

morte. Il tema principale dell’Ortis, infatti, è quello del

giovane eroe, del suo disagio nel mondo, nonostante

esprima valori positivi, che non vengono rispecchiati dalla

società contemporanea. Dunque si uccide non per

nichilismo, ma per amore, della patria e della donna.

Non v’è dubbio che molte delle vicende narrate ricordino da

vicino la vita stessa dell’autore: gli spostamenti di Jacopo

per l’Italia, a partire dalla fuga di Venezia, la passione

politica e amorosa. Ma dobbiamo osservare che quest’alter

ego dell’autore incarni un carattere di assolutezza estrema,

immatura e incapace di mediazione politica, quindi

condannato al suicidio; una componente sempre presente in

Foscolo, ma mai fin’ all&rsqu

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