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L'obiettivo della seguente tesina di maturità è quello di indagare fino a fondo sull'essenza del vuoto in vari campi disciplinari, come quello artistico, in cui viene analizzata la potenzialità del vuoto nell'arte attraverso la figura dell'artista Wildt; in Fisica invece vengono presi in analisi il "nuovo vuoto" e l'effetto Casimir. La tesina inoltre prende in analisi in ambito matematico l'insieme vuoto e la creazione dei numeri naturali che fanno parte di questo.
Storia dell'arte - Wildt: le potenzialità del vuoto nell'arte.
Fisica - Il "nuovo vuoto": l'effetto Casimir.
Matematica - L'insieme vuoto: la creazione dei numeri naturali dall'insieme vuoto.
Indice
1 Abstract
2 Wildt: le potenzialità del vuoto nell'arte
2.1 La testa: una maschera bidimensionale
2.2 Il corpo: un busto-involucro
2.3 La smaterializzazione del marmo
2.4 Il vuoto come spirito\anima
“ritratto
2.5 Il psichico” a partire dal vuoto: dall'anima
“nuovo
3 Il vuoto”
3.1 L'effetto Casimir
4 L'insieme vuoto
4.1 Creazione dei numeri naturali dall'insieme vuoto
5 Conclusioni
6 Bibliografia 1 Abstract
Sono partita dal vuoto dentro di me, un vuoto abissale.
Quel vuoto divenuto mistero l'ho colto nella scultura di Wildt. Mi colpì a suo tempo, e mi colpisce
ancora oggi. Sentivo che dovevo approfondire la natura delle sue opere.
sprofondano in un abisso all’interno
Gli occhi e le bocche scavate, i solchi su un marmo levigatissimo
della materia stessa: il significato di quelle opere sta nell'espressività dei buchi, delle ombre e dello
smaterializzarsi del marmo.
Mi sono chiesta come facessero il vuoto e l'assenza di qualcosa a destarmi tutto ciò. Allora forse il
vuoto contiene in sé qualcosa: infatti il nulla come fa a restituire qualcosa, che di per sé non ha,
essendo per l'appunto nulla?
Il vuoto artistico può dare senza avere perchè è contenitore e spirito alla stesso tempo, è spirito puro.
Esso è smaterializzato e restituito in tutta la sua totalità a chi ne coglie l'essenza: l'essenza del vuoto.
2 Wildt: le potenzialità del vuoto nell'arte
“L'opera di Wildt si rende opera d’arte grazie al suo donare. Questo avviene grazie alle
potenzialità nascoste del vuoto” [1]
Adolfo Wildt (1868-1931) è uno scultore italiano, ma le sue
origini sono austriache. Proviene da una famiglia poverissima e
la sua vita si staglia come un'ombra a cavallo tra due secoli.
Nasce nel 1868 a Milano ed opererà principalmente sotto il
regime fascista, con il quale il suo nome e la sua produzione
verranno identificati, e per questo motivo dimenticati e cancellati
una volta caduta la dittatura il 25 luglio del '43.
Ma le opere di Wildt, in realtà, non hanno nulla a che vedere con
le istanze politiche del tempo, e riflettono invece l'interiorità di un
uomo dotato di una sensibilità tale da far confluire nella sua
attività scultorea tutte le possibili correnti artistiche e culturali
concepite tra il XIX e il XX secolo: in lui Classicismo,
Simbolismo ed Espressionismo trovano una convergenza unica e inimitabile. La lezione
alla luce" artisti come Fontana (I “tagli” o le occhiaie scavate
principale del maestro, che "darà
e dorate dei volti di Wildt anticipano in maniera sorprendente i famosi “tagli” di quest'ultimo) e
Melotti, è quella relativa al valore plastico del vuoto; perchè in Wildt, può sembrare un
bensì anima, “io” reso spirito artistico ed iniettato
bisticcio, il vuoto non è vuoto, nel marmo.
“L'Arte
Nel suo libro del Marmo”
(1921) tra i consigli che porge a un
allievo immaginario, uno riguarda la
lavorazione della parti cave o vuote del
corpo: bocca, occhi, orecchi:
“Bisogna iniziare dalle parti
“lavorando
più incave” scrive
dall'interno verso l'esterno.
L'operazione avviene prima nel buio,
nell'invisibile: è a cominciare da qui che
l'artista arriva alla luce. Tutto ciò che
normalmente all'occhio rimane
nascosto, l'incavo, acquista invece
valore essenziale” “L’orecchio”, 1919
IN COSA CONSISTE IL VALORE PLASTICO DEL VUOTO :
La testa: una maschera bidimensionale
2.1
I tagli spezzano la forma, e spezzandola ne sottolineano l'insostituibile necessità. Gli occhi
vuoti, con le palpebre ondulate, sono tagli nella continuità del viso che alludono a una
dimensione dove il volto può sfuggire: gli occhi sono il tramite di un movimento che si irradia
dall'interiorità verso l'esterno . “Maschera
La del dolore”
(Autoritratto), 1909
“Intorno a me si era fatto vuoto.
Nel mio studio, ovunque io
mettessi le mani, nasceva la
[2]
rovina”
1909: Nel corso di quest'anno
l’artista matura una profonda crisi
esistenziale e creativa che si
protrarrà per tre anni.
Il superamento della crisi trova il
proprio suggello creativo
nell’Autoritratto.
“Maschera
La dell'idiota”, 1918
I temi da lui privilegiati, come
quelli del mito e della maschera,
gli consentirono di dialogare
anche con la musica (Wagner) e
la letteratura contemporanea, da
D’Annunzio, il quale fu suo
collezionista e acquistò proprio
quest'opera nel 1925,
a Pirandello.
“Monumento
Il funebre
ad Aroldo Bonzagni”,
1919
Possiamo ipotizzare
che Luigi Pirandello,
uno scrittore che aveva
smontato tutti i
congegni del racconto
e che aveva indagato
ossessivamente il
modo con cui la vita
dell'individuo è
costretta ad assumere
la rigidità punitiva della
forma, avesse in
progetto di chiedere a
Wildt quattro maschere
per i suoi irti
personaggi in cerca
d'autore:
“Luigi Pirandello è appena arrivato e già deve correre: dallo scultore Wildt per farsi modellare
[3]
quattro maschere: il rimorso, la vendetta, il dolore e lo sdegno”
Il corpo: un busto-involucro
2.2 “Crociato”,
Il 1921 (primo esemplare in marmo
1907)
I tagli e le mutilazioni creano cavità, gorghi
d'ombra, brevi abissi senza luce che fanno
risaltare la lucentezza del bronzo e del basamento
d'onice.
Ciò che dà forma in Wildt non è più la materia
(bronzo o marmo), ma il vuoto che si insinua nelle
sue sculture come una costante obbligatoria
dell’opera d’arte e, quindi, dell’ essere e della vita.
La smaterializzazione del marmo
2.3 Da questi pretesti per uno
svuotamento della forma, per un
equilibrio fra pieni e vuoti, deriva
l'importanza della linea, che nella
scultura acquista leggerezza e
tende a smaterializzare la materia,
grazie anche a un lavoro di
lucidatura del marmo che la
alleggerisce ulteriormente nel peso
“Maria dà luce ai pargoli cristiani”,
1918
Wildt dà vita a una “scultura della
linea” che non occupa, ma ospita
lo spazio, e in cui il vuoto ha la
stessa dignità espressiva del
[4]
pieno .
Il vuoto come spirito/anima
2.3 La scultura in Wildt raggiunge esiti altissimi:
“Scolpire significa immettere lo spirito nella
“L'opera
[5]
materia” e ancora d'arte non è per gli
[ 6]
occhi, è per l'anima” .
“L'anima e la sua veste”, 1916
Gli occhi, le narici e la bocca scavati richiamano un
flebile respiro, come se dal di dentro provenisse
l'esalazione dell'anima: la veste è il marmo, l'anima
è il vuoto, l'incavo.
Il “ritratto psichico” a partire dal vuoto: dall'anima
2.4 come rappresentazione dell'anima: come “ritratto
L'artista mette a punto la sua idea di ritratto
psichico”. Egli afferma, infatti: “Io [ 7]
cerco di piantare in faccia al soggetto tutta l'anima sua” .
Ad egli non interessa la somiglianza fisica, ma quella psicologica e morale.
“Mussolini” “Vittorio
e
Emanuele III (Il re
vittorioso)”, 1923 e 1929
L'annuncio della caduta di
Mussolini fu accolto dalla
popolazione con
incontenibili manifestazioni
di esultanza. La gente
scese per le strade e
sfogò il suo risentimento
contro sedi e simboli del
regime: anche l'opera di
Wildt risentì di tale
avvenimento e ne è
testimone il busto in
bronzo di Mussolini preso
a picconate. Il fascino di
tale opera sembra essere
accentuato dallo squarcio
nel volto del duce. nel volto del duce.
nel volto del
duce.
“Augusto Soleari”, 1918
“Che la piccola Erotion non si spaventi per le ombre
nere [...] [ 8]
e tu, terra, non esserle di peso: lei a te non lo fu”
La tenerezza e la delicatezza di quest'opera possono
essere paragonate a un raffinato epigramma di
Marziale: il poeta latino con la parola, lo scultore con lo
scalpello toccano le corde del cuore con una poetica
intimista e universale al tempo stesso.
“nuovo
3 Il vuoto”
"Il vuoto è tutto ciò che rimane in un recipiente dopo che tutto ciò che si poteva
rimuovere è stato rimosso" (JAMES CLERK MAXWELL)
Il principio di indeterminazione e la teoria quantistica
hanno rivoluzionato la concezione del vuoto. L'idea
elementare che esso sia una scatola vuota è diventata
insostenibile.
Dire infatti che in una scatola non ci sono particelle,
che essa è completamente sgombra da qualsiasi
massa ed energia, sarebbe in contrasto con il
principio di indeterminazione, perchè presupporrebbe
di avere un'informazione completa sul moto in ogni
punto e sull'energia del sistema a un dato istante del
tempo.
Si definisce, allora, un'energia di punto zero, la
quale corrisponde a un'energia fondamentale
irriducibile che non può essere eliminata.
Infatti se in un sistema conosciamo la posizione di
una particella oscillante, il suo moto e quindi la sua
energia sono incerti, e l'entità dell'incertezza è proprio
l'energia di punto zero. l'energia di punto zero.
Il concetto di vuoto va riconsiderato, non potendo più essere associato all'idea del nulla o
dello spazio vuoto. Piuttosto esso è lo stato più vuoto possibile, nel senso dello stato che
possiede l'energia minima possibile: lo stato al quale non si può sottrarre altra energia;
esso è detto stato fondamentale o stato di vuoto.
L'idea può essere resa in maniera esaustiva se si prende in considerazione un terreno
ondulato con diversi picchi (massimi) e avvallamenti (minimi) locali. Nello studio delle
energie dei sistemi di particelle materiali elementari, tali minimi sono detti vuoti intendendo
che il vuoto corrisponde a uno stato minimo di energia.
Come mostra la figura in un dato sistema materiale possono esserci molti diversi stati di
minima energia, e quindi molti vuoti diversi.
L’effetto Casimir
3.1
Si ha una prova indiretta della realtà fisica
dell'energia di punto zero dall'effetto Casimir.
Questo effetto è stato predetto nel 1948 dal fisico
olandese Hendrick Casimir (1909-2000) e
verificato sperimentalmente dopo circa
cinquant’anni (1996). Il fisico olandese si proponeva
di individuare un modo in cui il mare di fluttuazioni
di punto zero potesse manifestarsi in un
esperimento.
Inserendo nel cosiddetto vuoto quantistico due
piastre conduttrici, non elettricamente cariche, e
parallele (che per semplicità considereremo piane)
fra di esse si esercita una forza attrattiva: tale forza
non può essere spiegata con alcun fenomeno di
tipo classico.
In fisica classica lo spazio vuoto rappresenta una
sorta di contenitore inerte in cui nulla può accadere.
In meccanica quantistica, invece, il vuoto non è
Esso contiene un “ribollire” di particelle
vuoto.
elementari -elettroni, antielettroni, fotoni, ecc. - che
vengono create dal nulla e rapidamente tornano al
nulla, annichilendosi ognuna con la propria
antiparticella. Per distinguerle dalle particelle reali,
queste evanescenti particelle del vuoto quantico
vengono dette virtuali.
Prima dell'inserimento delle piastre possiamo pensare al vuoto anche come un mare di onde
di punto zero di tutte le lunghezze d'onda: bisogna infatti tenere presente la bizzarra natura
delle particelle elementari che appare essere un misto di aspetti ondulatori e corpuscolari.
L'inserimento delle piastre nel vuoto ha un effetto singolare sulla distribuzione delle onde.
Nella regione tra le due piastre possono esistere solo onde piuttosto particolari: quelle la cui
d’onda
lunghezza è un sottomultiplo intero della distanza tra le due piastre.
Infatti l'onda deve cominciare con un'ampiezza nulla su una piastra e finire nello stesso modo
sull'altra. E' un pò come se si tendesse un elastico tra le due piastre e lo si mettesse in
vibrazione: essendo fissato a entrambe le estremità esso dovrebbe compiere una, o due, o
tre o più vibrazioni complete tra queste.
la cui lunghezza d’onda
Di conseguenza le onde di punto zero, non sta un numero intero di
volte nella distanza tra le due piastre, non possono stabilirsi nella regione interna, mentre non
c’è nulla che impedisca loro di stabilirsi nella regione esterna. Ciò significa che devono
esserci più fluttuazioni di punto zero all'esterno che all'interno delle piastre, ovvero che
incideranno più onde sulle superfici esterne che su quelle affacciate all'interno:
le piastre saranno spinte l’una verso l’altra.
Il valore della pressione (forza per unità di superficie) che agisce in questo senso è:
h
c
F [9] [9]
4
S 480d
dove d è la distanza tra le piastre, c è la velocità della luce e h è la costante di Planck.