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Introduzione Espressione della libertà, tesina
La seguente tesina di maturità liceo artistico descrive le espressioni della libertà. Gli argomenti che permette di sviluppare la tesina sono: Storia:figura di Nelson Mandela,storia dell'apartheid in Sudafrica, Italiano:Dante e il primo canto del purgatorio, novella "Libertà", Inglese:Nineteen-eighty-four,G.Orwell, Storia dell'arte:Dadaismo, Laboratorio di progettazione:Decostruttivismo
Collegamenti
Espressioni della libertà, tesina
Espressioni della libertà, tesina
storia: figura di N.Mandela, storia dell'apartheid in Sudafrica
italiano: Dante e il primo canto del purgatorio, novella "Libertà"
inglese: Nineteen-eighty-four, G.Orwell
storia dell'arte: Dadaismo
laboratorio di progettazione: Decostruttivismo
ESSERE LIBERI NON SIGNIFICA
SOLO SBARAZZARSI DELLE
PROPRIE CATENE, MA VIVERE
IN UN MODO CHE RISPETTA E
VALORIZZA LA LIBERTA’ DEGLI
ALTRI. N.MANDELA
INTRODUZIONE
Spesso mi è capitato di riflettere su alcuni aspetti della vita
degli uomini e in particolar modo sulla possibilità che l’uomo ha
di costruire la propria storia con gesti, azioni e pensieri e di
modificare non solo il proprio futuro ma quello di un intero
popolo.
Nelson Mandela ne è stato un esempio ; egli ha avuto la
capacità di compiere una trasformazione radicale ed epocale
rendendo giustizia, dignità e libertà al popolo sudafricano.
Mi sono soffermato a riflettere su cosa fosse per me la libertà.
Sentirmi libero è poter raggiungere un obiettivo o uno scopo
senza aver calpestato o offeso nessun altro, è la possibilità di
poter dire o scrivere ciò che penso, è l’emozione che ho provato
a lungo pagaiando in canoa sul fiume, è partire e lasciare tutto
per condividere con gli amici un’esperienza.
Recentemente mi è capitato di vedere servizi televisivi sulle
carceri italiane e di pensare alle difficili condizioni in cui vivono i
detenuti.
Ho percepito e provato un forte rifiuto per questa negazione di
libertà perché in fondo, è come se lì finisse la vita.
Conoscere di più Mandela mi ha portato a capire che libertà è
anche sofferenza, fatica, rinuncia, disciplina ma che queste
componenti sono indispensabili alla crescita dell’uomo.
Ho cercato così, di sviluppare questo argomento toccando vari
ambiti documentandomi con libri, articoli di giornale, immagini
e ricerche. NELSON MANDELA
LUNGA MARCIA VERSO LA
LIBERTA’
“Nel corso della mia vita
ho combattuto per il
popolo africano. Ho
combattuto contro la
dominazione bianca, e ho
combattuto contro la
supremazia nera. Ho
coltivato la speranza di
una società libera e
democratica nella quale
le persone vivano
insieme in armonia e
nell’uguaglianza delle
opportunità. È un ideale a
cui spero di dedicare la
mia vita e che mi auguro di poter raggiungere. Ma se
sarà necessario, è un ideale per cui sono disposto a
morire.”
Queste furono le parole che Mandela pronunciò nel suo
processo del 1964 che riassumono il pensiero e le azioni di una
figura carismatica dei nostri tempi.
Egli può essere considerato l’ultimo vero eroe: simbolo del
sacrificio e dell’onestà morale e civile, sempre accogliente nei
confronti del prossimo.
Mandela nonostante la prigionia, le umiliazioni e le difficoltà fu
sempre fedele ai suoi ideali di libertà riuscendo a mantenere un
atteggiamento pacato e controllato.
Il suo migliore amico ed ex collega Oliver Tambo, che diventò la
guida dell’ANC (African National Congress) durante il periodo di
prigionia del
compagno di
partito
descrisse così il
giovane
Mandela:
“Come uomo
Nelson
Mandela è
molto
passionale,
emotivo,
permaloso,
pungente e
talvolta vendicativo”.
Questi aggettivi non corrispondevano più al Mandela uscito di
prigione a settantun anni.
In prigione dovette imparare a modificare le spigolosità del
proprio carattere, infatti là non c’era spazio per esplosioni di
rabbia o mancanza di disciplina.
La cella in cui era recluso a Robben Island era decisamente
troppo piccola per la corporatura di Mandela che
necessariamente aveva quindi dovuto imparare a “controllarsi”
e “contenersi” sia a livello fisico che a livello emotivo.
Robben Island fu infatti una palestra di vita che lo cambiò,
rafforzò e modificò per sempre e come egli stesso disse: “ne
uscii più maturo”.
Tutt’ oggi è quasi impossibile pensare a Nelson Mandela senza
inevitabilmente ricollegarsi alla figura altrettanto carismatica di
Barack Obama la cui capacità di condividere, saper ascoltare,
accettare i rivali nella propria amministrazione costituiscono
numerosi punti di contatto con la figura di Mandela.
Biografia
Mandela nacque a Mvezo il 18/07/1918 e morì a Johannesburg il
05/12/2013.
Figlio di un capo della tribù Xhosa di origini aristocratiche
venne chiamato “Rolihlahla” che significa “colui che provoca
guai”.
Alle scuole elementari metodiste per studenti neri ,gli fu
assegnato il nome di Nelson dalla sua maestra. L’educazione
che ricevette lo rese un uomo colto e di buone maniere.
Nel 1941, a 22 anni, si ribellò insieme al cugino a un
matrimonio combinato e scappò a Johannesburg. Questa fu la
prima volta in cui affermò il proprio desiderio di libertà.
Nel 1942 quando era un giovane studente di giurisprudenza , si
unì all’ANC (African National Congress), due anni più tardi fondò
con W. Sisulu e O. Tambo la Youth League e si laureò.
Nel 1948 il Partito Nazionale vinse le elezioni e promosse una
politica pro-apartheid di segregazione razziale.
Mandela ebbe un ruolo rilevante nella campagna di resistenza
promossa nel 1952 dall’ANC .
Nel 1955 venne attribuita alla Carta della Libertà il ruolo di
stabilire il programma della causa anti-apartheid.
Con il suo amico avvocato Tambo, in questo periodo, fornì
assistenza legale gratuita o a basso costo ai neri.
Nel 1956 fu arrestato per tradimento ma dopo 5 anni di
processo venne assolto.
Nel 1960 dopo l’uccisione di manifestanti disarmati a
Sharpeville e l’interdizione dell’ANC e di altri gruppi anti-
apartheid Mandela appoggiò la lotta armata.
Nel ’61 divenne comandante dell’ala armata dell’ANC , coordinò
una campagna di sabotaggio contro l’esercito ed elaborò piani
di lotta per porre fine all’apartheid.
Nel 1962 venne arrestato.
Durante la sua reclusione furono imprigionati importanti capi
dell’ANC, considerati colpevoli e condannati all’ergastolo.
Le accuse rivolte a Mandela erano: coinvolgimento in lotta
armata e sabotaggio (per questa accusa Mandela si dichiarò
colpevole).
Per tutti i 26 anni successivi Mandela fu sempre più coinvolto
nella battaglia contro l’apartheid.
Nel 1985 rifiutò un’offerta di libertà condizionata del Presidente
Botha nel caso in cui avesse rinunciato alla lotta armata.
Rimase in carcere fino al ’90 quando il Presidente del Sudafrica
De Klerk su pressione internazionale lo fece liberare e venne
dichiarata la fine dell’illegalità per l’ANC.
Mandela e De Klerk ottennero nel 1993 il Premio Nobel per la
pace.
Una volta libero Mandela divenne presidente dell’ANC (dal 1991
al 1999) e in seguito con le elezioni del ’94 (prime elezioni in cui
poterono partecipare i neri) Presidente della Repubblica del
Sudafrica e capo del governo.
In carcere ebbe modo di leggere molti testi, libri in lingua
afrikaner (olandese) e di imparare l’inglese.
Si sposò tre volte e la seconda moglie fu quella che lo affiancò
nei duri anni della prigionia,Winnie Madikizela che venne
riconosciuta come “madre della nazione africana”.
Nel 2004 si ritirò dalla vita politica.
Nel 2008 venne organizzato un concerto a Londra in suo onore
e nel 2009 ci fu un tributo in suo onore il “Mandela Day”.
La sua casa di Soweto ora è diventata il Mandela Family
Museum dedicato alla sua vita.
Il 5/12/2013 è morto a Johannesburg all’età di 95 anni.
COM’ERA MANDELA…
Nella sua lunga vita egli dimostrò di possedere molteplici doti
come il coraggio e la calma.
Tali caratteristiche, vennero messe in luce anche durante il
processo di Rivonia durante il quale, pur sentendosi terrorizzato
dall’imminente condanna, seppe affrontare con determinazione
le scelte del giudice.
Anche a Robben Island, dove fu imprigionato, seppe dimostrare
la propria tenacia con le guardie che lo minacciavano e lo
maltrattavano ogni giorno mettendo alla prova la sua integrità
psicologica e mentale.
Secondo Mandela essere risoluti e temerari non significava non
aver paura ma saper dominare le proprie angosce e frustrazioni.
Egli vedeva “il coraggio” non come una nostra dote innata ma
come una scelta indispensabile per riuscire a gestire situazioni
turbolente che richiedevano necessariamente e autocontrollo.
Come amava sempre ripetere:“la calma, è quello di cui le
persone hanno bisogno nelle situazioni di tensione, sia politiche,
sia personali”.
Era molto disciplinato ed esigente con sé stesso e chiedeva che
anche il popolo sudafricano lo fosse.
Egli inoltre credeva nella condivisione della leadership con il
gruppo e paragonò spesso la guida di un popolo alla conduzione
di un gregge.
Secondo Mandela :”Un buon capo non impone la propria
opinione e non ordina di essere seguito, ma sa ascoltare,
mettere insieme i buoni consigli, cerca di guidare le persone
verso l’azione migliore non diversamente da come un ragazzo
pascola il bestiame tenendolo davanti a sé.”
Il concetto di leadership africana è espresso perfettamente dal
termine UBUNTU : ossia “fratellanza”. Le persone devono
aiutarsi a vicenda offrendo agli altri il meglio di sé .
L’ubuntu non intende le persone come individui ma come parte
di un’infinita e complessa rete di essere umani.
Siamo tutti legati uno all’altro e “io” viene sempre dopo “noi”;
nessun uomo è un’isola.
Dal punto di vista di Mandela siamo tutti rami dello stesso
grande albero. Questo è ubuntu.
Il principio in cui credeva fermamente era: “tutti uguali per tutti
a prescindere dalla razza, dalla classe o dal sesso”.
In chi lo circondava egli cercava sempre di vedere il bene
perché pensava che così facendo potesse renderlo migliore.
Imparò l’Afrikaans la lingua del nemico e in carcere, a Robben
Island, parlando in quella lingua con i secondini riuscì a farseli
amici.
Di sé diceva di essere semplicemente parte di una grande e
potente catena di paladini che combatterono per rendere
l’umanità sempre più libera.
Mandela ebbe molti maestri. Dal re che lo allevò, imparò
l’importanza di ascoltare e guidare, non solo di comandare.
Dai suoi insegnanti inglesi imparò inoltre l’importanza dello
studio, dell’onore e della disciplina e da Walter Sisulu sua prima
guida a Johannesburg imparò a essere realistico e a verificare le
teorie coi fatti.
Dal socio e amico Oliver Tambo imparò a gestire le emozioni e a
non essere impulsivo.
A Robben Island divenne l’insegnante di sé stesso ma fu da
Sisulu, amico di una vita, che imparò a far pace con i nemici e
ad accettare punti di vista diversi .
Una volta scarcerato non smise mai di imparare dagli altri
leader.
Egli fece tesoro di questi insegnamenti riuscendo a diventare un
eroe che accettò una enorme sfida subendo persecuzioni e
tragedie ma che alla fine raggiunse la vera libertà e la totale
armonia .
Per rendere omaggio a Mandela bisogna onorare le sue parole.
Vivere giorno dopo giorno la sua eredità.
È necessario ricordarlo come uomo che ha creduto
strenuamente in una causa e non si è arreso neanche di fronte
alle avversità, neppure quando le persone alle quali aveva
dedicato la sua esistenza faticavano a capire le sue scelte o a
rendersi conto di quante battaglie venissero combattute in
nome loro, senza mai prendersene il merito o pretendere per
questo di essere ringraziato.
Mandela fece molti discorsi in diverse occasioni della sua vita
ma quello che , a mio giudizio, riassume meglio il suo pensiero
e suoi ideali è quello pronunciato in occasione dell’elezione a
presidente della Repubblica Sudafricana a Città del Capo il 9
maggio 1994 che risulta essere un inno alla libertà.
DISCORSO IN OCCASIONE DELL’ELEZIONE A
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SUDAFRICANA
Città del Capo, 9 maggio 1994
Signor Maestro Cerimoniere,
Vostre Eccellenze,
Membri del corpo diplomatico,
Concittadini sudafricani
Oggi si apre una nuova era per il nostro Paese e per la sua
gente. Oggi non festeggiamo la vittoria di un partito, ma la
vittoria di tutto il popolo sudafricano.
Il nostro Paese ha preso un decisione. Tra tutti i partiti che si
sono confrontati in queste elezioni, la grande maggioranza dei
sudafricani ha deciso di conferire al Congresso Nazionale
Africano il mandato di guidare la nostra nazione verso il futuro.
Il Sudafrica per cui abbiamo combattuto è vicino: un Paese in
cui ognuno, che sia africano, di colore, indiano o bianco, si
sentirà cittadino di una stessa patria.
Forse è stata la storia a decretare che proprio qui, al Capo di
Buona Speranza, siano gettate le fondamenta della nostra
nuova nazione, perché proprio su queste spiagge, oltre tre