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Sintesi

Introduzione Esempi morali della storia, tesina



Questa tesina per liceo scientifico descrive alcuni esempi morali della storia. La tesina permette i collegamenti con varie materie scolastiche come filosofia Socrate, in italiano Dante Alighieri, in Scienze Pasteur
in Arte Le Corbusier, in fisica Enrico Medi, in Storia Martin Luther King, in Inglese i have a dream.

Collegamenti


Esempi morali della storia, tesina



filosofia - Socrate.
Italiano - Dante Alighieri.
Scienze - Pasteur.
Arte - Le corbusier.
Fisica - Enrico Medi.
Storia - Martin Luther King.
Inglese - i have a dream by Martin Luther King.
Estratto del documento

Socrate

V

olendo tracciare quasi una linea cronologica di

quelli che sono stati i grandi maestri della sto-

ria, mi sono subito chiesta da dove poter cominciare.

L’età antica è piena di grandi esempi di virtù e mora-

lità, ma tra tutti ho scelto colui che, a mio parere, ha

dato un grande insegnamento all’umanità ponendosi

lui stesso in prima persona come modello per gli altri,

sia per i suoi contemporanei sia per tutte le generazioni

a lui future. Sto parlando del filosofo ateniese Socrate.

Socrate: un esempio per gli uomini di oggi

Socrate è uno dei più importanti filosofi vissuti nell’età classica. Questo perché, al contrario

dei suoi predecessori, i sofisti, non vuole insegnare (in-signo, mettere un segno, comunicare una

sua dottrina), ma educare (ex-ducere, condurre fuori); infatti di lui non ci rimane nessuno scrit-

to, proprio perché vuole aiutare gli altri uomini a far uscire da dentro di sè la verità attraverso

continui dialoghi e ricerche interiori, con lo scopo finale di conoscere meglio se stessi e per far

ciò non servono mezzi quali la parola cristallizzata. Il motto di Socrate era cioè

gnòthi seautòn,

conosci te stesso, quello che sei, un uomo, riconoscendo i tuoi limiti e le tue possibilità, e senza

pensare di sapere già tutto. Per questo Socrate fu considerato dall’oracolo di Delfi il più sapiente

degli ateniesi, perché egli sostiene di non sapere nulla: solo chi sa di non sapere è desideroso

di ricercare la sapienza, ed è quindi filosofo. Egli non è un presuntuoso come quelli che al suo

tempo si ritenevano “filosofi”, i sofisti, che vantavano competenze che di fatto non avevano e

per di più si facevano pagare per queste loro presunte conoscenze assolute: egli è onesto perché

ammette di non sapere.

Il grande insegnamento di Socrate può essere colto in due aspetti principali:

1. liberazione dai pregiudizi e dalla presunzione di sapere (ironia e maieutica)

2. la coerenza

Nel suo dialogare Socrate riveste il ruolo del PROVOCATORE, colui che, con domande

incalzanti, brevi e concise («che cos’è?»), porta il l’interlocutore a rendersi conto della propria

ignoranza, sradicando in lui quelle false certezze che lo imprigionano in concezioni pregiudiziali.

Questa è la fare “negativa” o dell’IRONIA orientata versa la ricerca e l’indagine.

La seconda fase è quella della MAIEUTICA («arte del far partorire»): come una levatrice,

Socrate porta gradualmente il suo interlocutore a ragionare e a “partorire” lui stesso la verità

Socrate

attraverso il dialogo; verità che, per altro, si trova già in lui ma che ha bisogno di un aiuto per

uscire fuori. In questo modo la verità, attraverso la conoscenza di se stessi, diventa una conquista

personale autonoma e, al tempo stesso, ha valore universale in quanto basata sulla ragione.

Anche al giorno d’oggi bisognerebbe imparare ad essere più onesti con gli altri, ma soprattutto

incominciare ad esserlo con se stessi, rendendosi conto di avere certi limiti, in modo poi da saperli

superare nel migliore dei modi. Purtroppo però la presunzione è un male che possiede le maggior

parte della gente, chi più, chi meno, ormai non ce ne si rende neppure più conto, ci si vanta di cose

non vere, di essere istruiti ed intellettuali solamente per far colpo sugli altri, per farsi rispettare e

per essere ammirati.

Un altro aspetto molto rilevante del carattere di Socrate è la sua coerenza: egli ha continuato

a sostenere le sue idee nonostante sapesse di aver suscitato reazioni totalmente negative tra i

nobili e i politici, procurandosi anche molte inimicizie e calunnie (episodi accaduti sotto il go-

verno dei Trenta Tiranni). Infatti, nel 399, gli viene presentata una denuncia con l’accusa di aver

corrotto i giovani, di essere immorale e empio con i suoi dialoghi e con le sue domande, definite

pericolose: così Socrate, sotto accusa, si presenta davanti al tribunale di Atene, solo, senza alcun

difensore, perché crede fermamente nella sua filosofia e nel suo dialogare per trasmettere i suoi

pensieri e aiutare gli altri uomini a trovare il vero sapere dentro di se ed a realizzare la propria

virtù (aretè) in modo da essere felici. Non si preoccupa di difendersi, piuttosto preferisce smon-

tare tutte le accuse in modo che la giuria - da sola - si accorga della sua innocenza (Socrate chiese

non Ma nonostante tutto, viene condannato a morte. Il suo ultimo grande gesto

giustizia, pietà).

di superiorità e di umiltà, è quello di aver rifiutato la possibilità di fuggire dal carcere, offertagli

da uno tra i suoi seguaci più giovani, Critone: se avesse accettato la proposta, avrebbe violato le

leggi della sua città e ciò, secondo il filosofo, non va mai fatto in quanto le leggi sono il mezzo

attraverso cui l’uomo esce dalla propria animalità e diventa Uomo a tutti gli effetti. «Mai si deve

commettere un’ingiustizia, neanche quando si subisce ingiustizia» afferma l’Ateniese.

Egli, quindi, dimostra fino alla fine della sua vita di essere coerente con se stesso e con i suoi

principi, realizzando pienamente se stesso come uomo; Socrate accetta la cicuta senza opporsi e

aspetta serenamente la morte.

Oggi sono veramente poche le persone così, che non rinunciano ai propri ideali neanche davanti

alla morte; al giorno d’oggi si cambia idea così velocemente, immersi come siamo in una società

consumistica e opportunistica, dimenticando di “conoscere noi stessi” e lasciandoci spesso condizio-

nare dall’esterno. Bisognerebbe davvero imparare da questo grande filosofo, che con la sua volontà

ha tenuto duro fino alla fine, coerente con se stesso e aiutando gli altri a capire cosa vuol dire essere

realmente un uomo. Dante Alighieri

L

a grande poesia trascende il tempo in cui è

sorta e conserva sempre la sua validità e la sua

fervida umanità. Essa va oltre i secoli e fa sentire la

sua voce ogni giorno: infatti i grandi poeti, ponendosi

come guida privilegiata dell’umanità ed esprimendo

i valori più alti della civiltà, risultano sempre attuali.

Pertanto chiunque può trarre insegnamento dalle loro

parole.

Dante alighieri: un poeta sempre attuale

La concezione dell’attualità di una poesia è certamente applicabile anche al sommo poeta:

Dante Alighieri. La poesia di Dante travalica il tempo storico in cui è stata concepita e pone

sempre al centro della riflessione di ognuno di noi la realtà umana nella molteplicità dei suoi

aspetti. Compito del poeta è, infatti, quello di illuminare l’umanità rispecchiandone i problemi

autentici, facendosi banditore e difensore delle virtù più alte. Egli non concepì la poesia come

mezzo di evasione per rifugiarsi in una realtà compensatoria o in un mondo idillico, ma come

strumento per mettere la sua parola al servizio dell’uomo e della società, in modo da creare una

civile e pacifica convivenza, basata sulla giustizia e sull’ordine. Proprio per questi motivi, Dante

può a tutti gli effetti essere considerato un autentico maestro di vita e dalla sua magnifica opera,

la si possono trarre numerosi esempi.

Commedia,

Innanzi tutto appare sicuramente attuale la sua concezione di una vita operosa e attiva tesa

sempre al miglioramento di se stessa. Si può notare infatti la feroce condanna del poeta nei con-

fronti degli ignavi, coloro che hanno vissuto nella pigrizia, senza prendere decisioni o compiere

azioni di qualche tipo; o ancora dei violenti e dei fraudolenti che si sono affannati nel creare

danno ad altri. Di contro emergono le gloriose descrizioni dei personaggi che hanno operato

per il bene e che hanno onorato l’umanità e promosso con conquiste sempre più alte di civiltà.

Il poeta ci tiene ad evidenziare come queste figure positive abbiano agito tutte secondo ragione,

l’unico mezzo che permette di arrivare alla verità e che ha in sé la capacità di far distinguere il

male dal bene. Non a caso la ragione è una dei protagonisti della simboleggiata alle-

Commedia

goricamente da Virgilio.

Un esempio pratico che possiamo analizzare riguarda la figura di Ulisse: sebbene Dante lo

collochi nell’Inferno, egli non può non esaltare la nobiltà d’animo di un uomo che ha agito se-

condo ragione in nome della suprema dignità dell’essere umano. Pertanto, se Ulisse è condan-

nato da un punto di vista teologico-metafisico, è invece giustificato sul piano materiale e umano.

Emblematici risultano i versi:

Dante Alighieri

Considerate la vostra semenza:

fatti non foste a viver come bruti, XXVI, 118-120)

ma per seguir virtute e canoscenza. (Inf.,

Un altro insegnamento fondamentale che possiamo trarre, non solo dai versi, ma anche e

direttamente dalla vita del poeta, è la coerenza morale, coerenza che, come ben sappiamo, gli

costò la via dell’esilio. Quando i Neri presero il possesso di Firenze, ai Bianchi non rimase altra

alternativa che l’abbandono della propria città, con tutte le conseguenze che questa decisione

comporta. Ma quest’ultimi non si arresero e nei primi mesi del 1302 tentarono di rientrare con

la forza a Firenze. Il tentativo fallì ma essi riprovarono l’anno successivo, nel 1303, e infine nel

1306. Per quanto riguarda Dante sappiamo con certezza che egli prese parte alle prime due

battaglie, ma non alla terza e, anzi, cercò di dissuadere i compagni invitandoli a scegliere la via

diplomatica: poiché ciò non avvenne, Dante preferì “far se e si distaccò dalla

parte per stesso”

compagnia “malvagia Dante si rese quindi conto che la violenza non era una solu-

e scempia”.

zione e scelse di combattere la sua battaglia con le armi a lui più congeniali: i versi poetici. E

la ha proprio il significato di mettere in mostra le storture della società per indicare

Commedia

all’umanità la via della salvezza. Ma Dante è assalito da un dubbio: le sue parole potrebbero

suscitare l’ira di alcuni uomini potenti e lui potrebbe non trovare più ospitalità presso i grandi

signori, pertanto, è giusto rendere pubbliche tutte le malefatte dei grandi della terra di cui an-

cora si ha memoria?

La risposta si trova nelle parole del trisavolo di Dante, Cacciaguida:

[...] Coscienza fusca

o della propria o dell’altrui vergogna

pur sentirà la tua parola brusca.

Ma nondimen, rimossa ogni menzogna,

tutta tua vision fa manifesta;

e lascia pur grattar dov’è la rogna.

Chè se la voce tua sarà molesta

nel primo gusto, vital nutrimento

(Par., XVII, 124-132)

lascerà poi, quando sarà digesta.

Cacciaguida consiglia a Dante di rendere pubblico tutto ciò che ha visto affinché gli uomini

possano trarre esempio da queste vicende, proprio perché esse sono note a tutti.

Infine il poeta dà un’altra prova della sua rigorosa coerenza tra pensiero e azione quando nel

1315 rifiuta l’invito del Comune di Firenze di rientrare in città. Egli però poteva tornare solo se

avesse riconosciuto la propria colpevolezza con un’umiliazione pubblica: Dante, convinto della

propria innocenza, preferisce continuare il suo vagabondaggio piuttosto che accettare una simile

proposta, aspettando che la sua città finalmente riconosca il suo altissimo valore poetico.

Possiamo concludere che la poesia e la letteratura in genere, con i grandi artisti che vi sono alle spal-

le, costituiscono sempre un punto di riferimento nei momenti di difficoltà e i loro insegnamenti sono le

fonti da cui attingere per continuare il cammino verso un mondo più giusto: sono i barbari cominciano

da zero. Louis Pasteur

P

arole che al giorno d’oggi ci sembrano così sono

comuni, meccanismi che diamo ormai per ovvi,

in realtà, hanno dietro una storia complessa e non sem-

pre così “scontata” come ci può sembrare; meccanismi

che possono salvare delle vite. Un esempio tra tutti po-

trebbe essere la vaccinazione: noi tutti siamo stati vac-

cinati contro diversi agenti patogeni e, la prima cosa da

fare con un bambino appena nato è dotarlo di un forte

sistema immunitario, per scongiurare la possibilità di

incorrere in malattie più pericolose e difficili da cura-

re. A chi dobbiamo questa grande scoperta? L’identi-

ficazione dei primi vaccini contro il tetano o la rabbia

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