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Filosofia-Bergson (tempo, ruolo dell'artista), Jung, Freud (psicoanalisi)
Letteratura-francese (Proust), italiana (Svevo), inglese(Joyce)
Inglese-stream of consciousness, epiphany
Con Einstein lo ed il tempo da entità assolute
e immutabili divengono relative giacchè l'apparente
linearità degli eventi dipende dall'osservatore.
In campo filosofico, sulla scia dell’irrazionalismo già intrapresa da
decadenti e simbolisti, oltre che da Nietzsche, Bergson teorizza la sostanziale
differenza sussistente fra tempo
«esteriore» - successione di istanti in un ben determinato ordine
rettilineo (passato, presente e futuro) - e tempo «interiore»,
- irriducibile all’istante, durata, processo fluido che conserva il
passato e crea il nuovo -, dimensione, quindi, che si espande e si
restringe a seconda degli stati psichici e dello scorrere degli elementi
percettivi.
• divengono relative Carolina Elisa Riccobon
Su un altro versante gli studi della psicoanalisi
portano alla scoperta dell'inconscio ovvero di quella
parte
dell'Io che si colloca al di sotto del piano
della coscienza e che influenza in modo
decisivo il suo comportamento
Influenzati dalle ricerche di
Sigmund Freud e Carl Gustav Jung,
gli scrittori del primo Novecento si concentrano sui
reconditi meandri della psiche e rivelano aspetti
nascosti dell’anima.
Carolina Elisa Riccobon
Trasformazione del romanzo
agli inizi del Novecento
Se per gli altri non ero Non chiederci la parola che
quel che ora avevo squadri da ogni lato…. Non
creduto d’essere per domandarci la formula che
me, chi ero io? mondi possa aprirti…
Luigi Pirandello, «Uno, Codesto solo oggi
nessuno, centomila» possiamo dirti, ciò che non
siamo, ciò che non
vogliamo.
• Pur nella molteplicità e peculiarità individuali delle risposte fornite
Eugenio Montale, «Ossi di
seppia»
dalle singole correnti e da ciascun autore, tratti comuni la negazione
dello spirito del positivismo e della sua fede nel progresso umano
raggiungibile attraverso la ragione e la scienza ed il superamento del
romanzo come registratore impassibile della realtà (naturalismo e
verismo)
• Lo scrittore spinge lo sguardo oltre la superficie dei fenomeni,
sperimenta nuove tecniche e metodi di scrittura atti a rendere le
inquietudini e la sensibilità di un uomo travolto da una crisi totale e
privato dalla possibilità sia di essere che di conoscere oggettivamente
la realtà che non può essere fissata in una forma, è un qualcosa di
misterioso in cui il principio di causalità, meccanicamente inteso, non
sempre opera.
Carolina Elisa Riccobon
Trasformazione del romanzo
agli inizi del Novecento
• I PERSONAGGI si definiscono soprattutto per le sensazioni e i
pensieri e non sono mai uguale a se stessi, ma mutano secondo il
tempo, le situazioni in cui si trovano e soprattutto in relazione alla
molteplicità dei punti di vista attraverso i quali vengono
presentati. Sono uomini disorientati e scissi, paralizzati dall’
inettitudine, malati «di vivere», destinati all’oblio a causa
dell’inesorabile trascorrere del tempo
• Il TEMPO non scorre secondo una sequenza di istanti l’uno dopo
l’altro uguali, ma dilatati o ristretti secondo le percezioni del
soggetto; i fatti non vengono narrati secondo il loro ordine
cronologico ma in un rapporto ambiguo tra presente e passato, in
cui i due piani temporali coesistono in una specie di "tempo
interiore". Anche lo SPAZIO (il mondo esterno, il paesaggio e
l'ambiente sociale) esiste in funzione del personaggio che lo
Carolina Elisa Riccobon
guarda. Trasformazione del romanzo
agli inizi del Novecento
• La NARRAZIONE sposta l’attenzione dall'esterno
all'interno. Al centro del racconto vi è lo scavo interiore del
personaggio che mette a nudo tutte le sfaccettature della
sua anima. L'artista cerca di esprimere attraverso un nuovo
linguaggio le rivelazioni che provengono dalle piccole cose,
dai gesti banali, dagli oggetti del quotidiano
• Sul piano della TECNICA ESPRESSIVA la narrazione è
caratterizzata da profonde innovazioni che riguardano sia la
struttura sia le scelte espressive, con diverse sperimentazioni
a seconda degli autori, ma che generalmente cercano di
comunicare il "flusso dei pensieri " dei personaggi.
Carolina Elisa Riccobon
Trieste, primavera 1907
Certo, nei diciotto anni passati
nella Banca Union – o meglio nella
filiale triestina della banca viennese – gli
bastava il tedesco. Ora che, invece, lavorava
per l’azienda Veneziani, quella di suo suocero, e
doveva badare alla filiale londinese, era tutto
diverso. Aveva capito che doveva imparare la
lingua. Chiese aiuto a un nativo arrivato da
poco in città, un giovanissimo professore alla
Berlitz School di Trieste .
Per sua fortuna, era James Joyce
Carolina Elisa Riccobon
«….eravamo, credo, nel
1907. Durante una delle prime
lezioni disse che era uno scrittore, che aveva
Chamber
pubblicato una raccolta di poesie,
Music e che aveva composto un romanzo «A
Portrait of the Artist as a Young Man (o
Dubliners…
Dedalus)» e i racconti mamma si
recò in giardino e portò a Joyce un mazzo di
rose.
Allora papà timidamente gli disse: ‘Sa, anch’io
ho scritto; ma ho scritto due libri che non sono
stati riconosciuti da nessuno’»
Intervista che Sergio Falcone fece nel
1982 a Letizia Svevo Fonda Savio, figlia
di Italo Svevo, scomparsa nel 1993
«…meno di 25 anni, alto, magro, con
grandi occhi azzurri e interrogativi
oltre le lenti, Joyce parlava diciotto
lingue (tra vive e morte), girava per
le osterie, frequentava le prostitute, era
sempre senza un soldo e cambiava casa di
continuo».(*)
Per Svevo, 46 anni, figlio di un
commerciante ebreo, cresciuto nelle scuole
bavaresi e poi educato nel liceo
commerciale della città, doveva sembrare
un incontro bizzarro.
(*)Intervista che Sergio Falcone fece nel 1982 a Letizia
Svevo Fonda Savio, figlia di Italo Svevo, scomparsa nel
1993
Ma quell’incontro cambiò la loro vita.
«Una resurrezione di Lazzaro»,
la definì Svevo.
Ci volle lo scrittore irlandese a fargli ritrovare il desiderio
di scrivere, con incoraggiamenti chiari e pareri autorevoli.
Non sbagliò.
Scrisse ancora, incontrò la psicanalisi di Freud, la studiò,
«ma mai come terapia. È buona solo per chi scrive»,
e pubblicò la Coscienza di Zeno.
Carolina Elisa Riccobon
Iniziò a scrivere nel ’19 , uscì da Cappelli
nel ’23: silenzio della critica, indifferenza dei
lettori.
Svevo mandò il romanzo a Joyce, che
all’epoca viveva a Parigi.
Entusiasta egli lo raccomandò ai critici francesi
Valéry Larbaud e Benjamin Crémieux.
Svevo fu tradotto in Francia.
E finalmente in Italia uscirono le prime critiche :
Solmi, Bazlen e Montale, con il saggio critico
«Omaggio a Svevo» (dicembre ’25)
Carolina Elisa Riccobon
“Ricordo la sua felicità…
Più di trent’anni (1892-1925)
di attività letteraria svolta nel
silenzio…
Aveva 64 anni quando la critica si è
accorta di lui. È morto a 67 anni. La sua
gloria (appena tre anni in vita) la doveva
a Joyce… Ci diceva: ‘Ma fioi, ma cossa che
me nassi nela mia tarda età!”
Intervista che Sergio Falcone fece nel 1982
a Letizia Svevo Fonda Savio, figlia di Italo
Svevo, scomparsa nel 1993
Hotel Majestic,
Parigi, maggio
1922
I due ospiti più attesi della serata
arrivarono che era già mattina. Il primo
era mal vestito, molto nervoso, e troppo
ubriaco. Il secondo era elegante, molto a
suo agio e troppo malato.
Entrambi famosi, l’uno era però agli
esordi e l’altro all’apice. Fu il loro unico
Così riferisce Ford Madox Ford secondo
incontro.
quanto riportato in «One on One», Craig
Brown, Clichy Ed., 101 incontri straordinari
L’Ulisse era uscito a Parigi, in
inglese, appena due mesi prima,
ma per merito di un piccolo editore amico e
perché fosse pubblicato oltre Manica ci
sarebbero voluti altri 14 anni: romanzo
«osceno» per la censura britannica.
Della Recherche erano già apparsi tre volumi,
a uno di essi era stato assegnato il «Goncourt»,
il principale premio letterario francese: era
stampato da Gallimard, l’editore più importante.
Carolina Elisa Riccobon
Quella sera Proust aveva
cinquantun’ anni e gli restavano
appena sei mesi da vivere,
Joyce dieci anni di meno e altri venti
ancora davanti.
A metterli intorno allo stesso tavolo era stata la tenacia
e l’ossessione per le celebrità di una coppia di ricchi,
colti e cosmopoliti inglesi, Violet e Sidney Schiff.
Come luogo era
stato scelto l’hôtel Majestic, preferito al Ritz perché
permetteva la musica anche dopo mezzanotte e
mezzo .
Carolina Elisa Riccobon
Proust: Come dico, monsieur, in
Dalla parte di Swann, che senza
dubbio avrete...»
Joyce: No, monsieur. (pausa)
Ulisse,
Joyce: Come il signor Bloom dice nel mio che
voi, monsieur, avrete senza dubbio letto....
Proust: A dire il vero, no, monsieur.
(pausa
)
Così riferisce Ford Madox Ford secondo quanto riportato
in «One on One», Craig Brown, Clichy Ed., 101 incontri
straordinari
«Io ho mal di testa ogni giorno e i miei occhi
vanno malissimo ribattè l’irlandese».
Per un po’ ci fu un alternarsi di diagnosi.
Sylvia Beach and James Joyce at Beach’s bookshop,
Shakespeare and Company,
in 1922 Infine presero lo stesso taxi per tornare a casa, Joyce continuò a stare
zitto, ma aprì il finestrino e si accese una sigaretta procurando a
Proust, asmatico e terrorizzato da ogni corrente d’aria, un attacco di
tosse convulsa.
Fortunatamente il tragitto era brevissimo, Marcel scese rapido per poi
infilarsi nel portone di casa, ma prima di scomparire disse con amabile
gelo: «Lasci che la mia macchina la riporti a casa»...
Da: «One on One», Craig Brown, Clichy Ed., 101
incontri straordinari
Forse in Joyce c’era la curiosità
di vedere «quel comodo appartamento
pavimentato di sughero e col sughero
Alle pareti perché ci fosse silenzio», radicalmente
diverso dal suo, così rumoroso che
spesso si era chiesto come facesse
a scrivere...
C’era gelosia, forse, non per l’ar