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Filosofia - Il tempo come durata di H. Bergson
Psicologia - Disturbo dissociativo dell'identità
Inglese - Il flusso di coscienza di James Joyce
INTRODUZIONE
Premessa
Spesso si tende a screditare il cinema, in particolare quello Hollywoodiano,
ritenendolo privo di qualsiasi contenuto e atto solamente ad aumentare gli
incassi di attori, registi e produttori. Sembra ormai che il cinema sia
diventato una semplice merce da vendere al consumatore e che sia finito il
buon tempo in cui insegnava e faceva riflettere. Ma è veramente così? Tra
le tante pellicole colme di effetti speciali e con budget e incassi ultra
milionari, c'è ancora una parte del cinema americano che prova a
trasmettere un messaggio e che ricorda a tutti, ancora una volta, la vera
essenza della settima arte.
Ancora oggi i grandi temi della letteratura, della filosofia, i grandi
interrogativi, vengono riproposti in una forma nuova. Una forma più
diretta, più veloce, forse più adatta al mondo odierno, frenetico e senza
tempo da perdere, capace di rivolgersi a tutti, dai giovani agli adulti, senza
mai dimenticare un suo requisito necessario: l'intrattenimento. Vi sono film
che riescono a far riflettere lo spettatore tenendolo incollato alla sedia,
dimostrando a tutti che davanti ad uno schermo, a volte, si può anche essere
attivi.
Ho scelto allora di parlare di questo tipo di opere, senza però trattare
qualche film considerato da molti “di nicchia”, più apprezzato da cultori
che da spettatori occasionali, troppo sconosciuto per essere al centro della
critica cinematografica mondiale, nonostante possa essere migliore, per
impegno e per contenuto, di moltissime altre dispendiose pellicole.
Voglio dimostrare come anche il cinema Hollywoodiano, quello con un cast
imponente, con costi di produzione non da poco e vestito elegante durante
la notte degli Oscar, speranzoso di ottenere almeno una delle tante rinomate
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statuette, possa comunicare grandi messaggi e contenuti con il proprio
pubblico, facendolo riflettere sui grandi temi di cui tutte le altre forme
d'arte si sono occupate.
Per fare ciò ho selezionato la pellicola che meglio incarna il mio
messaggio, sia da un punto di vista tecnico che contenutistico. Il film in
questione è il vincitore di ben quattro Premi Oscar 2015, nonché del premio
più ambito, l'Oscar al Miglior Film; ovvero 'Birdman o (L'imprevedibile
virtù dell'ignoranza)'. Analizzerò la sceneggiatura e la regia, le quali hanno
permesso di vincere due premi, spiegandone le particolarità, il contenuto ed
il loro intento espressivo. 3
Presentazione
Prima di introdurre il percorso che seguirò nell'esporre la mia tesi, tengo a
precisare la scelta del titolo che, all'apparenza, può sembrare alquanto
bizzarra. Volevo mantenere una parte del titolo originale del Film trattato,
ovvero “Birdman o (L'Imprevedibile virtù dell'ignoranza)”, inserendo però
un riferimento al tema principale che mi spinge a scrivere questa tesi,
ovvero il concetto di tempo e identità presente in questa pellicola e il modo
in cui vengono presentati. Il titolo attuale è quindi un'unione di questi due
aspetti, sperando di aver mantenuto almeno una parte di quell'originalità
che caratterizza il titolo del Film.
Dopo aver assistito, in streaming, alla lunga notte degli Oscar 2015 e dopo
aver visto Birdman ricevere ben quattro premi, ho pensato che sarebbe
stato il caso di guardarlo e così feci. Non notai però, la prima volta, le
sfumatura che rendevano grande questa pellicola, la quale non mi destò
molto interesse. Solamente quando cercai riflessioni su quel finale tanto
enigmatico, mi accorsi della moltitudine di interpretazioni, di riflessioni e
di domande che aveva scatenato. Guardai e lessi numerose interviste al
regista, produttori, attori e mi resi conto dei due concetti chiave che
compongono questo film, ovvero l'identità e il tempo, che sembrano quasi
unirsi e diventare un unico elemento, che li unisce e li separa allo stesso
tempo.
Tempo e identità vengono espressi parallelamente mediante diverse
tecniche cinematografiche, il primo tramite l'uso di una regia che riprende
l'intero film senza alcuno stacco di scene, rappresentando il tutto come un
flusso che non viene mai interrotto. Anche il regista, Inàrritu, definì questa
sua resa come un vero e proprio “flusso di coscienza”, il quale mostra il
funzionamento della mente. L'altro punto di partenza per la riflessioni
sull'identità, è la storia che questo Film racconta, ovvero quella di Riggan
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Thomson, un attore che vuole riscattare il suo nome e liberarsi dal ruolo
con cui era diventato famoso, per mostrare a tutti le sue vere doti artistiche.
Per rendere l'intero discorso più chiaro e logico, ho scelto di analizzare
prima l'idea di identità e dopo quella di tempo, per concludere con
un'ultima analisi accostando queste due idee insieme.
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1. SCENEGGIATURA
1.1 Oscar alla Miglior Sceneggiatura Originale
Tra i quattro premi Oscar vinti da Birdman, ne troviamo uno dei più
importanti, quello alla miglior sceneggiatura, in questo caso originale, visto
che non essa non si basa su un fatto realmente accaduto, ma è frutto della
fantasia dello sceneggiatore.
Nei primi procedimenti per la realizzazione di un film, troviamo la scrittura
della sceneggiatura, la quale delinea i dialoghi dei personaggi, la storia
dell'intera opera, i luoghi in cui si svolgerà l'azione ecc...
Si può affermare che la sceneggiatura sia il film scritto sulla carta ancora
prima di essere prodotto.
Ma la parte più importante che troviamo all'interno è proprio la scrittura
delle vicende dei personaggi e la loro caratterizzazione.
Il protagonista di Birdman è Riggan Thomson, un ex attore di B-Movie
diventato famoso per la sua interpretazione del ruolo del supereroe alato:
Birdman. Il pubblico lo conosce così, come colui che mascherato salvava le
persone in quel film ridicolo, e incontrandolo per la strada, nessuno lo
saluta come Riggan, ma come Birdman. Il protagonista non si sente più
parte di quel ruolo, cerca di nasconderlo, rinnegarlo, cancellarlo, eppure
non riesce a separarsene, se ogni volta che lui si sente Riggan, gli altri lo
vedono Birdman.
Il protagonista allora, vista la sua situazione economica problematica e il
suo desiderio di riscattarsi come attore, mostrando a tutti le sue vere abilità,
prova a mettere in scena uno spettacolo teatrale a Broadway, ispirato a
“What we talk about when we talk about love” di Raymond Carver.
L'intera vicenda si sviluppa nei quattro giorni in cui lo spettacolo verrà
mostrato al pubblico, i primi tre fungono da anteprima e si concludono con
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lo spettacolo completo e aperto a tutti. Nonostante le liti con la figlia, ex
tossicodipendente che si lamenta dell'assenza del padre, con gli attori e con
il cast, Riggan dovrà riuscire a non rovinare mesi e mesi di preparativi,
dando al pubblico lo spettacolo che si aspetta.
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1.2 Il sé e il sé per gli altri: Riggan e Vitangelo Moscarda
Il regista, nonché sceneggiatore, Alejandro Iñárritu sembra essersi ispirato
ad uno degli autori più importanti del '900 per le sue riflessioni sul tema
della maschera e dell'identità: Luigi Pirandello. Il Film sembra quasi un
omaggio a questo grande scrittore e riprende non solo il pensiero
dell'identità, ma anche la concezione del teatro.
Già a partire dalla trama si notano le somiglianze tra Birdman e spettacoli
teatrali come 'Sei personaggi in cerca di autore' e 'Questa sera si recita a
soggetto'. Questi due spettacoli utilizzano un artificio teatrale conosciuto
come 'Teatro nel teatro' o 'Meta-teatro', con il quale, all'interno della
rappresentazione, si mette in scena una ulteriore azione teatrale.
Nel primo caso sei personaggi disturbano i preparativi di una commedia,
chiedendo al direttore di rappresentare i loro drammi, pensati dall'autore
che li creò, il quale però non li raccontò mai. Lo spettacolo teatrale inizia
quindi a rappresentare un ulteriore spettacolo, mostrando il vero significato
di teatro nel teatro.
Nel secondo caso, invece, vengono rappresentati i preparativi di un'altra per
la realizzazione teatrale di una novella pirandelliana: Leonora, addio!
Durante le prove gli attori iniziano a discutere con il regista, riguardo alla
forma e alle scene con cui verrà rappresentata, in quanto il direttore vuole
frammentare la messa in scena per darle un aspetto più tecnico e formale,
mentre gli attori intendono mantenerla unitaria, rivendicando il loro diritto
d'espressione e la loro spontaneità, perché solo così può mostrare
veramente i sentimenti e le emozioni di ciò che rappresenta.
Ed è qui che scopriamo come Birdman sia figlio ed erede di Pirandello, in
quanto riprende esattamente il suo pensiero. Il Film è un esempio
cinematografico di teatro nel teatro, o meglio, andrebbe definito, se mi è
permesso, come teatro nel cinema, in quanto racconta tramite tecniche
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cinematografiche i preparativi di uno spettacolo teatrale. Per spiegarlo
meglio ed in modo più pratico, Birdman sembra quasi ricordare uno dei
film comici più conosciuto, che piaccia o meno, dei nostri tempi: 'Chiedimi
se sono felice' di Aldo, Giovanni e Giacomo. Certo, la differenza e la
qualità artistica e l'intento di queste due pellicole sono completamente
diverse, ma leggermente si somigliano.
Ma Birdman non riprende Pirandello solamente dal punto di vista tecnico,
ma soprattutto da quello contenutistico. Nel film gli attori cercano di
rappresentare i loro drammi, che si distaccano da quelli puramente attoriali
andando a carpire quelli più intimi e personali, e discutono con il direttore
per manifestare il loro diritto all'espressione e la loro libertà artistica.
Un esempio è la scena in cui Mike Shiner, interpretato dal grande Edward
Norton, deve tenere un monologo fingendosi ubriaco e bevendo un
superalcolico. Nel momento in cui, però, l'attore si accorge che nel
bicchiere la Vodka è stata sostituita con dell'acqua (ovviamente un attore
non può bere alcolici durante una prestazione teatrale), esce dal suo ruolo e
scagliando il bicchiere di vetro e danneggiando una parte della scenografia,
inveisce contro il regista accusandolo di voler imbrogliare lui ed il
pubblico, perché il teatro deve essere reale e non una finzione.
Ciò che congiunge, però, Birdman con il pensiero di Pirandello, più che la
concezione del teatro, è il tema dell'identità e della sua molteplicità.
'Mi si fissò invece il pensiero ch'io non ero per gli altri quel che finora,
dentro di me, m'ero figurato d'essere.' (L. Pirandello, Uno, nessuno e
centomila, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1992)
Vitangelo Moscarda, dopo aver scoperto l'imperfezione del suo naso, di cui
non si era mai accorto, riflette sulla sua figura da lui sempre conosciuta,
quella con il naso dritto e su quella vista dagli altri per tutta la sua vita,
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quella del Moscarda dal naso pendente. Da qui inizia la lunga serie di
domande che porterà il protagonista alla follia finale. Ciò che Vitangelo si
era sempre immaginato di sé crolla, la sua unica identità: il Vitangelo così
com'è, per lui e per tutti, cessa di esistere. Non è più uno, si frammenta. Il
suo sé è diverso da ciò che appare alla vista degli altri, davanti alla moglie
non vi è più un solo lui, ma due, il suo lui e il lui della moglie. La sua
identità non è più, paradossalmente, unitaria e identica. Questa scissione
del sé rappresenta un punto di rottura nel protagonista, la sua identità si
contraddice e diventa illogica, sfugge ai princìpi di identità e non-
contraddizione della logica classica, in quanto Vitangelo, il quale dovrebbe
essere Vitangelo, non lo è più: è e non è allo stesso tempo. Se la sua identità
è frammentata, se egli non è più uno, ma due, tre, quattro, e si divide
infinitamente, Pirandello lo definisce centomila, e la sua esistenza sfugge
all'assioma che regola il mondo, chi è veramente Moscarda? L'autore ci dà
una risposta, mostrandoci come il povero sfortunato dal naso pendente in
realtà non sia nessuno, non vi è un sé unitaria e, quindi, non vi è neppure un
sé. Non esiste, non è nessuno.
La negazione di sé stessi porta inevitabilmente ad una condizione che la
permetta, nel caso di Vitangelo Moscarda essa è la follia, che lo svincola da