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Latino: Quinto Orazio Flacco
Storia: Storia dell'Egitto
Silvia D’Alpaos, 3F
Silvia D’Alpaos
Fin da bambina sono rimasta affascinata dalle immense meraviglie dell’antico Egitto, i
misteri delle piramidi, il culto degli dei e le credenze dell’aldilà, il fascino di un passato
così remoto da sembrare quasi alieno agli occhi della cultura occidentale. Durante il
corso dell’anno scolastico ho riscontrato più volte argomenti che sottolineassero
l’importanza che l’Egitto ha avuto nella storia, soprattutto dal punto di vista culturale.
"Dono del Nilo": è con questa celeberrima espressione che Erodoto sintetizza la
bellezza di un Paese che fiorisce lungo le sponde del grande fiume, traendo da esso la
sua ricchezza e la sua forza. Lo storico greco (484 a.C – 425 a.C) soggiornò parecchi
mesi nella terra egizia, assaporando il fascino di una civiltà millenaria e raffinata di cui
volle registrare con precisione usi, costumi, tradizioni, parlando nella sua opera degli
argomenti più svariati: la medicina, l’imbalsamazione, la religione, il culto degli
animali, l’importanza del Nilo, il fiume con la portata d’acqua maggiore al mondo,
senza il quale non sarebbe stata possibile la nascita e lo sviluppo della civiltà egizia, in
un terreno arido e secco come quello del continente africano.
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Silvia D’Alpaos, 3F
Da un lato, la civiltà egizia è per lui quella più antica, religiosa e saggia, la civiltà che
per prima ha concepito e misurato il tempo e che per prima ha scoperto l’esistenza
degli dei…
δυώδεκά τε θεῶν ἐπωνυμίας ἔλεγον πρώτους Αἰγυπτίους νομίσαι
καὶ Ἕλληνας παρὰ σφέων ἀναλαβεῖν, βωμούς τε καὶ ἀγάλματα καὶ
νηοὺς θεοῖσι ἀπονεῖμαι σφέας πρώτους καὶ ζῷα ἐν λίθοισι
ἐγγλύψαι. καὶ τούτων μέν νυν τὰ πλέω ἔργῳ ἐδήλουν οὕτω
γενόμενα
Dicevano i sacerdoti che le denominazioni dei dodici Dei erano
stati gli Egiziani i
primi a metterle in uso; dai quali gli Elleni le avevano derivate;
e che erano stati
gli Egiziani i primi ad assegnare altari, statue e templi agli Dei, e
a scolpire figure
in pietra. E della maggior parte di queste asserzioni esibivano
prove concrete.
…dall'altro, è quella più strana, dove tutte le cose appaiono capovolte rispetto al
mondo greco. Una civiltà da ammirare e dalla quale trarre un modello di vita, un
paese affascinante per la sua storia risalente a oltre tremila anni prima della nascita di
Cristo, per l’immensa attrattiva delle sue bellezze architettoniche ancora oggi meta di
milioni di turisti. Per 2.300 anni l’Egitto venne sottomesso al potere di Persiani, Greci,
Romani, Bizantini, Arabi, Armeni, Curdi, Turchi e Britannici, i quali, però, riconoscendo
l’importanza della cultura egizia, non apportarono mai modifiche radicali all’interno del
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paese e soprattutto rispettarono i culti degli egizi al punto da arrivare ad assumerli
come propri.
Nel secondo libro (Euterpe) dedicato al regno d’Egitto, Erodoto spiega come gli egizi
si consideravano superiori alle altre civiltà in quando erano stati i primi a venire al
mondo e furono perciò la fonte dalla quale le civiltà successive trassero le loro
conoscenze:
οἱ δὲ Αἰγύπτιοι, πρὶν μὲν ἢ Ψαμμήτιχον σφέων βασιλεῦσαι,
ἐνόμιζον ἑωυτοὺς
πρώτους γενέσθαι πάντων ἀνθρώπων· ἐπειδὴ δὲ Ψαμμήτιχος
βασιλεύσας
ἠθέλησε εἰδέναι οἵτινες γενοίατο πρῶτοι, ἀπὸ τούτου νομίζουσι
Φρύγας
προτέρους γενέσθαι ἑωυτῶν, τῶν δὲ ἄλλων ἑωυτούς.
Gli egiziani prima che Psammetico salisse al potere, erano
convinti di essere essi i
primi uomini comparsi sulla Terra; ma da quando Psammetico,
divenuto re, volle
indagare chi fossero davvero i primi uomini, da allora
riconoscono che prima di
loro vennero al mondo i Frigi; poi comparvero essi prima di tutti
gli altri.
L’EGITTO DURANTE L’ELLENISMO (332 a.C – 31 a.C)
Dal 525 a.C Cambise conquistò l’Egitto, che perse così la sua indipendenza politica e
divenne una satrapia persiana fino a quando non venne strappato alla Persia dal re
macedone Alessandro Magno tra il 332 e il 331 a.C. Dopo una lunga resistenza da
parte dei Persiani, Alessandro fu accolto come un liberatore in quel paese che più di
tutti subiva l’oppressione persiana. Alessandro dimostrò da subito rispetto e una
grande riverenza verso gli dei del paese; attuò riforme amministrative e finanziarie a
favore del popolo e decise di fondare la nuova capitale, Alessandria d’Egitto, nella
regione del delta del Nilo.
In seguito alla morte del re, avvenuta nel 323 a.C., l’immenso impero fu diviso tra i
suoi quattro generali. 4
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Tolomeo I Soter (il salvatore), uno dei più stretti collaboratori di Alessandro, fu
l’iniziatore della dinastia tolemaica (o lagide) la quale regnò sull’Egitto per 300 anni,
dal 323 ac al 31 a.C., quando l’Egitto divenne provincia romana in seguito alla
sconfitta navale nella battaglia di Azio.
I primi sovrani della dinastia dettero vita ad una monarchia assoluta, continuando la
tradizione faraonica, e rispettarono le credenze religiose e le usanze degli Egiziani,
facendo costruire nuovi templi per le divinità egizie.
I sovrani si mostrarono aggressivi in politica estera e frequenti furono le guerre con la
Siria, su cui regnavano i Seleucidi, ossia i discendenti di Seleuco, un altro generale di
Alessandro.
In politica interna avviarono notevoli progressi economici, riorganizzarono
l’amministrazione che era stagnante da lunghissimo tempo, facendo uscire l’Egitto
dall’isolamento e introducendolo nel mondo ellenistico. Frequenti e numerose furono le
ondate migratorie di greci in terra egizia. I due popoli convivevano, ciascuno con la
propria lingua, ma gli egiziano dovettero imparare anche il greco per poter entrare a
far parte della burocrazia o dell’esercito. Le principali cariche amministrative civili e
militari furono assegnate esclusivamente ai greci, mentre gli incarichi locali di minor
importanza e la carriera militare erano accessibili anche agli egiziani. La legislazione
rimase sempre distinta tra greci ed egiziani e agli ebrei venne riconosciuto uno status
a parte.
Si sviluppò il sincretismo religioso. I Tolemei capirono l’importanza del culto egizio e
così non imposero nel paese una nuova religione, bensì cercarono una corrispondenza
tra gli antichi dei egiziani e gli dei del pantheon greco, creando nuove divinità che
fondevano in una unica e polivalente concezione dei egiziani e greci, ad esempio:
Amon, padre degli dei e dio della guerra Zeus, padre degli dei
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Thoth, dio della scrittura, Ermes, messaggero degli dei
della misura e della matematica
Hathor, dea vacca Afrodite, dea dell’amore, della sessualità,
della bellezza
Iside, dea materna della fertilità Era, dea del matrimonio e del parto
Horus, dio del cielo, della luce e della Apollo, dio delle arti, della medicina e della
bontà musica
Ptah, dio del sapere e della conoscenza Efesto, dio del fuoco, della tecnologia e
della scultura
Tolomeo I introdusse il culto di Serapide, che riuniva caratteri degli dei greci Zeus
(padre degli dei), Dioniso (dio della fecondità), Helios (dio del sole) ed Asclepio (dio
guaritore), insieme a caratteri degli dei egiziani Ammon (padre degli dei), Osiride (dio
della morte e dell’oltretomba), Apis (toro sacro considerato l’incarnazione di Ptah). I
templi dedicati a Serapide, chiamati Serapei, si diffusero non solo in Egitto, ma anche
nel resto del mondo ellenistico e in quello romano.
Si iniziò la costruzione della biblioteca di Alessandria la quale conservava più di
520mila rotoli al tempo di Tolomeo I e quasi 700mila durante il regno di Cleopatra,
organizzati e catalogati da molti studiosi, tra i quali, per esempio, anche il poeta
Callimaco. 6
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L’EGITTO COME PROVINCIA ROMANA (31 a.C. – 642
d.C.)
Nel 51 a.C. Cleopatra divenne regina insieme al fratello Tolomeo XIII e da questo
momento il regno subì le conseguenze dei cattivi rapporti tra i due fratelli. Nello
stesso periodo, arrivò in Egitto Pompeo, che si rifugiava dopo la sconfitta nella
battaglia di Farsalo, inseguito dal nemico Caio Giulio Cesare, suo rivale per il governo
di Roma.
Tolomeo giustiziò Pompeo e ne offrì la testa a Giulio Cesare; nello stesso tempo
Cleopatra utilizzò le sue armi di seduzione per entrare nei favori di Cesare divenendo
così la sua amante e dando a Cesare un figlio, Cesarione.
Dopo la morte di Cesare, sia il nipote Ottaviano che il luogotenente più fidato Antonio
ambivano al potere. Successivamente però Ottaviano si alleò con Lepido ed Antonio
per rafforzare il proprio potere, dando vita al secondo triumvirato.
Per vendicare la memoria di Cesare, nel 42 a.C. i triumviri affrontano ed eliminano i
protagonisti della congiura, Bruto e Cassio, nella battaglia di Filippi e così, rimasti soli
al potere, i tre si spartiscono l’impero: Ottaviano ebbe il governo della Spagna e delle
isole, Lepido l'Africa ed Antonio la Gallia e l'Oriente. Fu proprio durante il suo soggiorno
nella provincia d'Egitto che Antonio si innamorò di Cleopatra ed ebbe da lei due figli.
Quando la moglie di Antonio morì, egli sposò Ottavia, la sorella di Ottaviano (per
agevolare le sue relazioni con O.); quando poi nel 37 a.C decise di sposare Cleopatra,
attirò su di sé tutto l’odio di Ottaviano. Cleopatra inoltre, decidendo di celebrare la
capitale Alessandria e dividendo le terre fra i suoi figli, fece iniziare lo scontro con
Ottaviano, il quale sosteneva che quei territori appartenessero alla Repubblica e non al
solo Antonio. Lo scontro tra i due fu inevitabile nel 31 a.C. Sconfitto da Ottaviano nella
battaglia navale di Azio, Antonio cercò infine riparo in Egitto, dove si suicidò assieme a
Cleopatra. Ottaviano assunse il titolo di faraone ponendo fine al dominio tolemaico in
Egitto e dando inizio al periodo romano.
Con la vittoria di Azio si conclude quindi l’epoca ellenistica per dare spazio al dominio
romano. Ottaviano trovò qui campo libero per mettere in atto il proprio progetto
politico senza più oppositori.
La battaglia navale di Azio da molti è vista come una battagli interna alla repubblica,
come uno scontro civile tra Ottaviano e Augusto, ma è invece anche l’ultima battaglia
di una guerra che vede il regno d’Egitto diventare una provincia romana.
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Il poeta latino Quinto Orazio Flacco (65 a.C – 8 a.C) nell’ode 1, 37 canta la sua
gioia in seguito alla vittoria romana nella battaglia di Azio e alla morte della regina
egiziana Cleopatra. Egli era un grande amico di Ottaviano, ma la sconfitta di Cleopatra
fu celebrata in modo straordinario da tutta la cultura augustea. Quest’ode si inserisce
all’interno di un gruppo di testi che hanno celebrato la morte di Cleopatra, dipinta
come un concentrato di perversione e crudeltà. Il rapporto con Cleopatra e con l’Egitto
veniva presentato come uno scontro di civiltà, come qualcosa che andava al di là del
fatto politico e che metteva in gioco due mentalità e due concezioni del mondo
completamente differenti.
I romani vedevano Cleopatra come un monstrum fatale, la regina, orientale e
dissoluta, che portava avanti la dinastia tolemaica nel regno d’Egitto, colei che aiutava
Antonio ad assumere il potere contro Ottaviano. Orazio nel Carmen 1,37 descrive
Cleopatra inizialmente come una donna maligna, un monstrum fatale, giungendo via
via verso i lati positivi della regina, la sua dignità nel morire piuttosto che vivere sotto
la schiavitù romana. Il suo comportamento ha evidenziato perfettamente elementi del
mos maiorum, quali il coraggio e l’orgoglio. Il poeta esorta i Romani a festeggiare per
la morte di Cleopatra, e mette in rilievo la forza con cui essi siano riusciti a vincere la
Nunc est bibendum, nunc pede