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Sintesi

Introduzione Effetti del suono sulla materia, tesina



La tesina che sto per presentare è nata da un interesse personale già esistente per la musica e dalla voglia di capire più a fondo il funzionamento dei processi che portano l’uomo ad apprezzare questa forma di arte; ovviamente è necessario un approfondimento dal punto di vista tecnico e l’interesse in questo caso è scaturito nel momento in cui ho iniziato a cercare materiale. Sui libri e in rete spesso, parlando di un argomento, è naturale richiamarne altri così ho poco a poco approfondito le mie conoscenze interessandomi sempre più ad aspetti curiosi e tecnologici dello studio del suono che portano a scoprire nuove applicazioni dell’onda sonora utili in futuro per scopi anche medici ma soprattutto nel campo della ricerca scientifica sotto forma di nuovi strumenti per analisi finora mai effettuate.
In queste pagine della mia tesina di maturità si parlerà di come il suono, che è formato da onde, può interagire con la materia; si farà riferimento soprattutto a esperienze pratiche cercando di approfondire gli strumenti utilizzati negli esperimenti citati dal punto di vista del loro funzionamento e delle leggi che lo permettono.
In una seconda parte poi si passerà ad analizzare come suono, e musica, siano in grado di interagire perfino con il corpo umano modificando ad esempio la frequenza cardiaca o gli impulsi nervosi, fino a capire come manipolare questa interazione anche per scopi terapeutici.
Sotto un risvolto più artistico e letterario infine si approfondiranno alcuni testi che parlano di musica al fine di vedere come questa arte è intesa dai diversi autori presi in considerazione.

Collegamenti


Effetti del suono sulla materia, tesina



Fisica -

onde sonore e stazionarie

.
Più applicazioni delle leggi empiriche con nuove tecnologie.
Cenni di latino e filosofia.
Musicoterapia e tecniche di canto.
Letteratura -

Conflitto poesia musica tra '800 e '900

.

"La musica" Baudelaire

.
Estratto del documento

I coefficienti “B” e “γ” sono i parametri di densità e compressione della sfera di polistirene, λ è la lunghezza

d’onda dell’onda stazionaria mentre “c” è da intendersi come velocità del suono.

La manipolazione avviene grazie ai due pannelli di trasduttori opposti che generano un’onda stazionaria,

avendo due coppie di pannelli si vengono a formare 2 onde stazionarie perpendicolari che è possibile

manipolare per muovere le particelle controllando la differenza di fase tra le due onde che hanno

mediamente una frequenza di 25 o 40 kHz.

È

possibile far levitare oggetti in questa

particolare scatola fintantoché la pressione generata dalle onde stazionarie sia superiore alla densità

dell’oggetto che vogliamo far levitare; gli sviluppatori di questa tecnologia hanno calcolato una pressione

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dell’onda sonora di 5,0x10 kg/m capace quindi di tenere sospesa una pallina di polistirene del diametro

sopra citato.

Per controllare le due onde stazionarie si utilizza un PC con una tavoletta grafica che determina la

posizione del punto focale (il punto dove le due onde stazionari perpendicolari si incontrano) e l’intensità

dell’onda all’interno dello spazio.

Video: https://www.youtube.com/watch?v=odJxJRAxdFU

2.3 Supporti musicali analogici, un esempio

Fin ora abbiamo parlato di come il suono influenza la materia tramite l’interazione tra onde e sabbia, acqua

e perfino oggetti leggeri di più varia dimensione; consideriamo però anche il contrario: la materia può

influenzare il suono.

Facciamo l’esempio del primo supporto analogico per la registrazione di suoni che poi vide un’enorme

sviluppo ed evoluzione fino ad arrivare al disco in vinile, oramai già superato dalle tecniche digitali.

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Il cilindro fonografico di Edison fu il primo vero supporto inventato già alla fine dell’800; ebbe però breve

vita, soppiantato dai dischi in vinile che sfruttavano lo stesso principio.

Questi rulli, molto delicati e deperibili, erano realizzati in vari materiali, dapprima di cartone ricoperto da

cera, poi in celluloide, si ebbe poi un’ulteriore sviluppo di un cilindro in ottone ricoperto di carta stagnola; i

cilindri erano assai limitati come capacità, infatti duravano circa 2 o 3 minuti, a seconda del tipo; anche la

qualità, certamente superiore a tutti i tentativi rudimentali dei precedenti supporti di registrazione, era assai

scarsa.

Durante la registrazione, il cilindro ruotava e la stagnola veniva sfiorata dalla puntina collegata alla

membrana vibrante. La puntina, seguendo le oscillazioni della membrana, incideva una traccia profonda

nella stagnola che, tesa sopra al solco, poteva cedere sotto la pressione. Per la riproduzione, il processo

sarebbe stato inverso, con l'unica differenza che in questo caso veniva utilizzata una seconda membrana,

molto più elastica, posta all'altra estremità dell'apparecchio. Il solco nella stagnola con le sue variazioni di

profondità, faceva vibrare la membrana restituendo il suono registrato.

Effetti di suono e musica sul corpo umano

Ora che abbiamo analizzato gli effetti del suono sulla materia proviamo a capire come suono e musica

possano influire anche sul corpo umano andando a modificare la frequenza cardiaca o gli impulsi nervosi;

passeremo quindi dal piano più tecnico-scientifico dell’argomento precedente a una dimensione umana,

psicologica e addirittura terapeutica, passando anche da una visione letteraria.

Partiamo con delle considerazioni sulla musica di filosofi e poeti classici:

 Platone

“La musica è un luce morale. Essa dona un’anima ai nostri cuori, delle ali ai pensieri, uno sviluppo

all’immaginazione, essa è un carme alla tristezza, alla gaiezza, alla vita, a tutte le cose. Essa è

un’essenza del tempo e si eleva a tutte quelle forme invisibili; abbagliante e appassionatamente

eterna”;

 Quintiliano “Institutio Oratoria” XII,10

“Eademque musicis ratio est, qui cum in cithara quinque constituerunt sonos, plurima deinde

varietate complent spatia illa nervorum, atque his [atque huc] quos interposuerant inserunt alios, ut

pauci illi transitus multos gradus habeant”

La stessa cosa può notare nella musica, infatti, dopo che assegnarono le cinque note alla lira, i

musicisti riempiono gli intervalli tra le corde con una varietà di note, e tra questi interposero ancora

altri, in modo che le divisioni originali ammettevano una serie di gradazioni.

Dalle due definizioni si capisce come la musica sia un’arte e quindi abbia lo scopo di suscitare emozioni

nell’ascoltatore; proprio per questo aspetto analizzeremo gli effetti concreti che si ottengono in seguito

all’ascolto di suoni o musica.

1. Perché si apprezza la musica?

Innanzitutto capiamo perché spesso ascoltare musica sia piacevole: le sensazioni solitamente provate sono

quelle di aspettativa e ricompensa provocate dal nucleus accumbens (dal latino accumbo ovvero

distendersi, coricarsi) che è attivato dalla dopamina, un neurotrasmettitore tipico appunto di questi effetti. Si

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coinvolge ovviamente anche la corteccia uditiva che conserva le informazioni del brano ascoltato in modo

da ricordarsi le sensazioni; comunica con il nucleus accumbens e viceversa. Il piacere deriva anche dal

fatto che spesso, per questa ragione, le scale più utilizzate in musica ricalcano i suoni della voce umana e

quindi si riconoscono suoni familiari all’interno di brani che risulteranno essere più piacevoli.

A volte, se il brano è particolarmente emozionante, l’ascoltatore avrà i brividi o la sensazione di “pelle d’oca”

appunto perché la musica interagisce anche con la frequenza cardiaca e il tono muscolare, elaborando

questi impulsi nell’emisfero destro del cervello che riguarda i processi emotivi e nell’emisfero sinistro

preposto ai processi logici (timbro, melodia, struttura), funzionale anche a percepire delle dissonanze o altre

imperfezioni proprio come avviene per il linguaggio.

Le sensazioni che si generano e le sostanze che il corpo libera, come la dopamina sopra già citata, sono

tipiche delle situazioni nelle quali l’organismo prova piacere; il fatto che richiede attenzione è che la musica

non è un’azione materiale come ad esempio mangiare (altra azione che provoca il rilascio del

neurotrasmettitore appena indicato), bensì astratta e quindi legata alla nostra evoluzione: era solito

utilizzare la musica nei riti di iniziazione, come augurio per la caccia e in altre occasioni fondamentali per la

vita degli uomini preistorici (e anche di alcune tribù africane attuali) che quindi si riferivano ad aspetti molto

concreti; collegando la musica a queste circostanze si giunge alla condizione odierna nella quale ascoltarla

provoca le stesse sensazioni di ricompensa di certe azioni materiali che coinvolgono direttamente il corpo.

Alcuni studi hanno rivelato delle differenze a livello di risposta cerebrale nei diversi ascoltatori sottoposti al

test durante l’ascolto di musica qualunque: come ci si poteva aspettare ogni individuo ha gusti personali in

fatto di musica reagendo in modo differente agli stimoli. Interessante è però il fatto che ascoltando musica

classica ogni ascoltatore di qualsiasi età, sono state infatti studiate anche le reazioni di bambini neonati,

reagisce allo stesso modo attivando nella medesima maniera aree cerebrali predefinite.

La causa non è ancora definita e non si riescono nemmeno a trovare delle ipotesi per questo

comportamento del cervello, che inspiegabilmente sembra adeguarsi a questo tipo di musica; la questione

che la risposta allo stimolo sia uguale per tutti sembra avvicinarsi alla teoria del cosiddetto “Effetto Mozart”

secondo il quale l’ascolto delle composizioni di questo autore aiutasse il cervello a svilupparsi in modo

migliore o meglio, a trarre dei benefici temporanei per quanto riguarda l’intelligenza spazio-temporale anche

se la ripetizione dello stesso esperimento su diversi gruppi di pazienti non ha prodotto sempre lo stesso

risultato rendendo questa teoria abbastanza sperimentale e poco fondata.

2. Musicoterapia

Queste innate reazioni alla musica e specialmente alla musica classica sono la base di una “scienza che

tratta lo studio e la ricerca del complesso suono-uomo, sia il suono musicale o no, per scoprire gli elementi

diagnostici e i metodi terapeutici ad esso inerenti. Da un punto di vista terapeutico, la musicoterapia è una

disciplina paramedica che usa il suono, la musica e il movimento per produrre effetti regressivi e per aprire

canali di comunicazione che ci mettano in grado di iniziare il processo di preparazione e di recupero del

paziente per la società” da una definizione di Rolando Omar Benenzon, docente argentino di

musicoterapia.

Cosciente però dell’evidente frattura tra arte e scienza, tra musica e scienza, la musicoterapia non si

prefigge di curare le persone fisicamente, ma solamente di cercare di creare un dialogo di emozioni tramite

l’ascolto di brani musicali spesso inerenti alla storia del paziente; è infatti requisito primario che la musica

sia apprezzata dalla persona con la quale si vuole intraprendere la cura al fine di ottenere gli effetti sperati,

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che sono semplicemente quelli di riportare il paziente, magari affetto da depressione, ad una condizione

accettabile per una conduzione normale della vita. I gusti personali in fatto di musica rendono più efficiente

un rapporto individuale tra il musicoterapista e il paziente in modo da avere risultati più soddisfacenti;

ancora una volta però è la musica classica a padroneggiare e infatti gli esiti più proficui si hanno con questo

genere siccome è molto più naturale interpretare un brano di musica classica rispetto ad una canzone

popolare che con il testo offre già tutto pronto, suscitando al massimo ricordi del passato del paziente.

La fonte principale di questa terapia è ovviamente la psicanalisi, come emerge dagli studi di Alfred Tomatis,

che in questo campo verte specialmente sull’analisi delle emozioni e delle reazioni in seguito all’ascolto di

musica. Ci sono invece due metodi di cura che sono quello attivo e passivo: il primo si basa sulla

riproduzione dei suoni direttamente dal paziente (spesso un bambino) tramite l’utilizzo di percussioni o

strumenti che la persona è eventualmente capace di suonare per far esprimere le proprie emozioni

direttamente; la seconda tecnica consiste invece nel normale ascolto di musica tramite il quale il

musicoterapista dovrà essere in grado di capire come far evolvere gli incontri proponendo diverse canzoni,

diversi generi, in modo da instaurare un rapporto con il paziente che ha lo scopo di migliorare le sue

condizioni psicologiche

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