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Sintesi
Storia: l'eccidio di Cefalonia.
Estratto del documento

2

Eccidio di Cefalonia:

fatti e testimonianze di una tragedia caduta nell’oblio.

IMMAGINE DI COPERTINA

Morte a Cefalonia.

Opera realizzata da Giuliano Marin, in data 31 maggio 2012. L’artista

ha voluto rappresentare l’eccidio di Cefalonia. Il teatro in cui si svolge

la tragedia è circondato da una moltitudine di libri che esprimono

diversi punti di vista e varianti sui fatti accaduti che spesso differiscono

anche in maniera significativa. Sulla scena principale sono posizionati

dei punti luce che saranno di ausilio per fare chiarezza su quanto

realmente è avvenuto. L’artista ha voluto inoltre evidenziare l’errore di

comunicazione che si è verificato nei due schieramenti: il contigente

italiano sulle strisce pedonali viene brutalmente investito. Ovvero gli

Italiani vanno incontro alla fazione tedesca con le mani alzate in segno

di resa, richiesta che viene disumanamente ignorata dagli uomini di

Hitler…

INDICE

pagg. 1 - 3 Introduzione storica

pag. 3 Cefalonia

pagg. 4 - 5 Italiani a Cefalonia

pagg. 6 - 9 Rapporti tra Italiani e Greci

pagg. 9 - 10 Inglesi a Cefalonia

pagg. 10 - 12 Tedeschi a Cefalonia

pagg. 12 - 22 Armistizio tra Italiani e Tedeschi

pagg. 22 - 26 Scoppio delle ostilità

pagg. 26 - 31 Battaglia

pagg. 31 - 33 Resa italiana

pagg. 33 - 36 Rappresaglia

pagg. 36 - 37 Dopo l’eccidio: la tragedia continua

pagg. 38 - 40 I numeri della strage

pagg. 40-45 Considerazioni, giudizi, osservazioni postume sulla

vicenda di Cefalonia

pagg. 45 - 49 Genarale Antonio Gandin: le diverse interpretazioni

pagg. 50 - 52 Documenti

pag. 53 Italiani e Tedeschi a confronto

pag. 54 La conferma tedesca delle atrocità commesse

pagg. 54 - 55 La memoria cinematografica dell’eccidio di Cefalonia

pagg. 56 - 59 La testimonianza dei reduci: Giovanni Grassi,

Libero Cosci, Mario Martelli

pag. 59 Considerazioni finali

Pag. 60 Foto significativa

In allegato:

DVD con intervista al reduce Giovanni Grassi realizzata in data 4

gennaio 2012. 3

INTRODUZIONE STORICA

Il 28 ottobre 1940 ebbe inizio la campagna di

aggressione alla Grecia: su ordine di Mussolini,

desideroso di combattere una guerra “parallela” a

Hitler, le truppe del Regio Esercito italiano

lasciarono le basi albanesi per occupare il territorio

ellenico.

Il piano di attacco alla Grecia era già stato preparato

da tempo: in agosto si valutò di applicarlo, ma

venne preso più seriamente in considerazione a

settembre, vista la penetrazione tedesca in

Romania, non gradita dal governo italiano, dal

regime fascista, da Mussolini. Dimostrazione di ciò,

è il fatto che l’8 ottobre Mussolini si arrabbiò per il

presidio tedesco sulle zone petrolifere rumene.

Quattro giorni dopo, il 12 settembre, egli disse a

Ciano, ministro degli Esteri: “Hitler mi mette sempre

di fronte al fatto compiuto. Questa volta lo pago

della stessa moneta: saprà dai giornali che ho

occupato la Grecia”.

Mussolini e Ciano furono concordi nel ritenere che

l’occupazione della Grecia non fosse un obiettivo

difficilmente realizzabile; giudicarono, inoltre,

migliore per i greci un’occupazione italiana piuttosto

che tedesca. A loro avviso, pertanto, l’unico rischio

era che Hitler, venuto a conoscenza dell’iniziativa

italiana, la bloccasse. I capi militari non

condividevano la convinzione di Mussolini e Ciano

per cui l’attacco alla Grecia si sarebbe rivelato un

rapido successo: nel corso di una riunione tenutasi a

Roma il 17 ottobre, il maresciallo Badoglio e gli altri

capi di Stato Maggiore delle diverse armi palesarono

il proprio pessimismo, derivante dall’esiguo numero

di forze italiane a disposizione. A quanto risulta dal

diario di Ciano, Badoglio chiese che l’attacco alla

Grecia non iniziasse il 26 ottobre, ma il 28. Fu così

che all’alba del 28 gli italiani iniziarono la loro

marcia, peraltro in presenza di condizioni

meteorologiche avverse.

I combattimenti si protrassero per una settimana, al

termine della quale le truppe italiane, bloccate dal

sistema difensivo greco, furono costrette a

retrocedere, per non perdere posizioni in Albania.

4

Secondo altre fonti, l’offensiva italiana si protrasse

sino al 1° o ancora fino al 13 novembre 1940.

A partire dal 1°, dal 14 novembre o dal mese di

dicembre, a seconda delle varie ricostruzioni

storiche, le forze greche contrattaccarono e

riuscirono a conquistare circa un terzo del territorio

albanese. L’offensiva greca continuò fino all’8 marzo

1941.

La campagna di Grecia si rivelava un fallimento per

le truppe italiane: questo portò alle dimissioni del

generale Pietro Badoglio, capo di stato maggiore.

Dal 9 marzo 1941, le sorti del conflitto mutarono e

portarono ad un successo italo-tedesco.

il 21 aprile 1941 la Grecia firmò l’armistizio con

Germania ed Italia.

Esistono varie versioni su come le potenze dell’Asse

riuscirono ad ottenere la vittoria.

Alcune fonti riportano che Mussolini fu costretto a

chiedere aiuto alla Germania che, nell’aprile 1941,

penetrò in Grecia dal confine bulgaro, mentre

l’esercito italiano avanzava nel territorio ellenico dal

fronte albanese. Un’altra versione dei fatti riporta

che la fazione germanica soccorse l’alleato italiano,

che altrimenti sarebbe stato sopraffatto. Secondo

una terza versione, le truppe italiane, una volta

giunte in Epiro, trovarono la Grecia già occupata

dalle forze tedesche, partite dalla Romania poche

settimane prima.

L’armistizio del 21 aprile non è l’unica testimonianza

dell’elevata portata della vittoria raggiunta: il 3

maggio italiani e tedeschi fecero un’imponente

parata ad Atene, decisamente indisturbati dai greci.

Inoltre, nella medesima città fu instaurato un

governo militare greco, alla guida del Generale

Tsolakoglu, posto sotto il controllo delle potenze

dell’Asse.

Il territorio greco venne, inoltre, suddiviso tra

Bulgaria, Germania, Italia. La prima acquisì il

controllo della Tracia; la seconda occupò

militarmente Atene, le isole dell’Egeo settentrionale

e parte di Creta, nonché la Macedonia centro-

orientale; l’Italia ottenne il controllo della Grecia

continentale, delle isole di Cefalonia, Corfù, Zante,

5

della parte orientale di Creta, oltre ai territori del

Dodecaneso di cui era già in possesso.

Il 25 luglio 1943 Badoglio, con il passo “…la guerra

continua”, fece percepire al Comando Marina la sua

intenzione, il suo tentativo di evitare reazioni dei

tedeschi. Il Comandante Mastrangelo disse al suo

vice Barone: ”…certo la guerra continuerà ma a

fianco degli Alleati, contro i tedeschi!”. Diede

l’ordine di non uscire dai reparti, di tenere in

efficienza le armi, di non accettare provocazioni né

intimidazioni dai tedeschi, ma di rispondere con

tutte le armi disponibili in caso di aggressione o

tentativo di disarmo da parte tedesca. Con i greci

bisognava mantenere rapporti corretti. Ogni loro

richiesta doveva essere segnalata al comando,

evitando di trattarla sul posto.

Articolo di Kinnas Nikos, pubblicato dal giornale

 greco “To Bima” in data 3 novembre 2011, in

occasione della festa nazionale del 28 ottobre,

momento in cui la Grecia ricorda il “no” detto agli

italiani di Mussolini quando chiesero la consegna

delle armi.

Durante i sei mesi di dure battaglie la Grecia

"

restò fortemente unita e così riuscì a tramandare

alla Storia una brillante vittoria. Molti sono gli

eroi di questa piccola nazione che contribuirono

ad ottenere il miracolo ed a sconfiggere i due

milioni di soldati del Duce. L’artefice di questa

vittoria fu unicamente il combattente greco che,

non solo sconfisse gli italiani, ma si imbatté in un

nemico ancora più feroce senza regole e senza

pietà quale era la famigerata “Armata della

Wechmacht”. Hitler disse: “ I soli che hanno

combattuto con eroismo sono stati i soldati

greci”.

CEFALONIA

Cefalonia è l’isola più grande delle Ionie, chiamate

dai greci “Eftaneso”, sette isole.

L’isola è montuosa e ricca di boschi, divisa in due

parti dalla Baia di Livadi; è famosa per le grotte

6

Drakena e per le Katavothres, dei canali sotterranei

situati nei pressi di Argostoli.

Baia di Argostoli. Foto scattata dall’aereo della

Guardia Costiera in data 1 ottobre 2011, nel corso

del tragitto Cefalonia – Kos.

ITALIANI A CEFALONIA

La Marina

Cefalonia fu occupata dagli italiani il 30 aprile 1941,

quando un aereo da trasporto S.M. 82 lanciò una

compagnia di paracadutisti che entrò nell’entroterra

della baia di Argostoli, in località Krania. Gli abitanti

rimasti erano pochi dal momento che la quasi

totalità dei greci mobilitati era stata inviata sul

continente a combattere l’invasione italo-tedesca. A

Cefalonia erano rimasti solo qualche soldato ed i

gendarmi per mantenere l’ordine pubblico e gestire

la prigione di Argostoli. La reazione degli abitanti

all’arrivo dei paracadutisti italiani fu, dunque, quasi

nulla.

Il 4 maggio 1941 sbarcarono le truppe di

occupazione, trasportate dall’incrociatore “Taranto”.

Lo sbarco venne preparato e diretto dal comando

del Capitano di Fregata Pesce, a cui appartenevano

il Sottotenente di Vascello Pirandello, tre sottufficiali

e un capo RT. Questi, inoltre, costituirono il Comando

Marina ed effettuarono i primi collegamenti radio col

materiale paracadutato. 7

A metà maggio 1941 giunse nel porto di Argostoli

una batteria che venne sistemata sulla cresta della

collina soprastante l’Argostoli, capoluogo dell’isola:

ubicazione eccellente dal punto di vista strategico.

Verso la fine del maggio 1941 la Marina di Cefalonia

ricevette in dotazione una stazione radio che fu

sistemata in un edificio privato nei pressi della

batteria E 208. Assunse la sigla “Tavola” e contava

sette operatori con a capo un sottufficiale RT.

Nell’agosto 1942 vennero iniziati i lavori per

l’istallazione di una batteria su tre pezzi da 152/40 a

Mignes, nella zona Sud-Ovest di Cefalonia, che

furono terminati molto rapidamente ed equipaggiati

con personale di Marina al comando di ufficiali

d’artiglieria del R.E., circa 60 uomini in tutto. Questa

installazione faceva parte di un complesso piano di

rafforzamento della difesa costiera della Grecia

continentale ed insulare, affidata alla Marina, da

Corfù a Navarino (Pylos). La batteria fu siglata SP-

33.

Questo provvedimento- basato sul rafforzamento

difensivo della costa occidentale greca- venne

promosso dal Comando Supremo delle Forze Armate

germaniche e messo in atto anche tramite i comandi

italiani di pertinenza. Furono infatti inviate istruzioni

inerenti al potenziamento della difesa di Cefalonia

da parte della Marina in seguito allo sbarco e al

successivo rapido ritiro del contingente anglo-

canadese a Dieppe, sulla costa nord-orientale della

Francia. La propaganda nazista esaltò questo fatto

sostenendo che la “fortezza europea” fosse

imprendibile perché in mano alle forze dell’Asse

guidate dalla Germania.

Nel novembre 1942 il Capitano di Fregata Mario

Mastrangelo assunse il comando di Marina Argostoli.

In questo momento la base di Cefalonia aveva ormai

completato tutti i suoi organici, sia di terra che di

mare.

Nell’aprile 1943, fu assegnata alla Marina un’altra

batteria di origine tedesca da 120/50, che però l’8

settembre 1943 era ancora in via di allestimento.

I reparti della Marina che si trovavano a Cefalonia

presero parte alla resistenza armata condotta

dall’Esercito. 8

Il fatto che affliggeva il personale di Marina era la

quasi impossibilità di recarsi in licenza, la censura

delle lettere che non permetteva di sapere qualcosa

di più di ciò che trasmettevano i bollettini giornalieri

di guerra, le lettere che non arrivavano da casa e

anche il vitto, che non era né buono né sufficiente.

La Divisione Fanteria da Montagna “Acqui”

Erano della Divisione “Acqui” le prime truppe

italiane che occuparono l’isola di Cefalonia.

Dalla Divisione “Acqui” dipendevano anche il

Comando Marina Argostoli, un reparto di Carabinieri

ed uno di Guardia di Finanza: in totale circa 12000

uomini. Secondo l’Associazione Nazionale Divisione

“Acqui”, gli effetti complessivi della Divisione

“Acqui”, con i reparti aggregati, superavano il

numero di 13000 uomini. Oltre alle truppe stanziate

a Cefalonia, ve ne erano 800 a Corfù, 400 a Zante,

70 a Itaca.

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