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Sintesi
Introduzione Donna, tra sottomissione e lotta tesina


Questa tesina maturità classica si incentra sul tema della donna, tra sottomissione e lotte. La donna ha lottato e lotta ancora per la sua emancipazione, ossia l’essere considerata libera e riconosciuta uguale all’uomo nell’aspetto sociale, politico ed economico. La donna è riconosciuta uguale all’uomo? Per capire questo processo, nella mia tesina, ho voluto fare un excursus della condizione della donna partendo da quella greca per poi passare a parlare dell’inizio dei movimenti femministi all’analisi di due libri che denunciano la condizione di sudditanza della donna.

Collegamenti

Donna, tra sottomissione e lotta tesina


Greco: La donna nella società greca (Lisia).
Storia: I movimenti femministi, le origini del femminismo, il femminismo nel 1900, la donna nella Prima Guerra mondiale, il femminismo in Italia, la donna nell’epoca fascista.
Letteratura italiana: Dall’emancipazione alla liberazione, Sibilla Aleramo, "Una Donna” e Virginia Woolf, “Le tre Ghinee”.
Estratto del documento

La sottomissione delle donne e le lotte per

l’emancipazione A cura di Jessica Orrù

Liceo Classico-Linguistico E.Piga Classe 3° A PNI

Anno scolastico 2012/2013

INDICE

Premessa;

La donna nella società greca (Lisia)

I movimenti femministi

Le origini del femminismo

 Il femminismo nel 1900

 La donna nella prima guerra mondiale

Il femminismo in Italia

La donna nell’epoca fascista

Dall’emancipazione alla Liberazione

Sibilla Aleramo

“Una Donna”

Virginia Woolf

“Le tre Ghinee”

 Pagina

1

PREMESSA

La donna ha lottato e lotta ancora per la sua emancipazione, cioè l’essere considerata libera

riconosciuta uguale all’uomo nell’aspetto sociale, politico ed economico. La donna è

riconosciuta uguale all’uomo? Per capire questo processo ho voluto fare un excursus della

condizione della donna partendo da quella greca per poi passare a parlare dell’inizio dei

movimenti femministi all’analisi di due libri che denunciano la condizione di sudditanza della

donna.

LA DONNA NELLE CIVILTA GRECA

Nell’età antica, l’alta considerazione e il privilegio riconosciuti al sesso femminile erano

vincolati alla funzione procreatrice. Le donne, infatti, non hanno un ruolo nella storia, che è,

essenzialmente, storia al maschile. Nel mondo greco, tenuto conto naturalmente, delle

differenze fra le diverse epoche, resta incontestabile che nell’Atene del V-IV secolo, quella che

ha espresso la più famosa civiltà del mondo antico, le donne non avevano un’istruzione, non

avevano alcun diritto politico ed erano confinate tra le mura domestiche nell’òikos (casa), le

donne non potevano uscire liberamente da casa se non per nozze, funerali o feste. Le donne

erano rilegate nel gineceo, le uniche occupazioni delle quali potevano occuparsi erano

amministrare la casa, accudire ai figli, tessere e filare.

A questo proposito appare interessante riportare un brano di Lisia tratto da una delle sue più

"Difesa per l’uccisione di Eratostene”.

famose orazioni:

Nel testo sono presenti alcuni punti che riassumono in maniera esemplare la condizione

femminile nella polis ateniese.

"Quando decisi di sposarmi e presi moglie, o Ateniesi, nei primi tempi mi comportavo in modo

da non infastidirla, ma neanche da lasciarla troppo libera di fare ciò che voleva; la sorvegliavo

il più possibile: insomma com'era naturale, tenevo gli occhi aperti.

Dopo la nascita di mio figlio mi fidavo completamente di lei ritenendo che questo fosse il

legame d'affetto più profondo che ci sia.

Nei primi tempi, dunque, o giudici, era la migliore di tutte le donne, una brava massaia,

parsimoniosa e amministratrice attenta a ogni cosa" Lisia 6-7.

Dal frammento emergono le caratteristiche di una tipica "casalinga" ateniese: ottima

amministratrice della casa e madre attenta.

La donna nobile, nel mondo antico, era meno libera rispetto alle serve o all’etere. Infatti, le

serve potevano uscire all’agorà, al mercato e partecipare alla vita sociale. Un'altra categoria

che non aveva pesanti limitazioni erano l’etere, che perché cortigiane al servizio del desiderio

maschile non erano soggette al dovere della maternità per assicurare la discendenza, uscivano

liberamente in pubblico, vestivano con eleganza e raffinatezza.

LE ORIGINI DEL FEMMINISMO

Il femminismo è il movimento delle donne che rivendicano la parità politica ed economica tra i

sessi. Questo movimento si manifestò inizialmente in Francia, Gran Bretagna, in Italia e in

seguito in molti altri Stati. Il movimento politico, culturale e sociale è nato storicamente

durante l’ottocento e ha rivendicato pari diritti e dignità tra donne e uomini e si interessa alla

comprensione delle dinamiche per l’oppressione di genere.

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2

Il femminismo si sviluppa per la prima volta in Francia nel diciottesimo secolo con l’avvento

della rivoluzione francese e di quella industriale. È in questo periodo che si accesero dibattiti

sulla condizione della donna; lei era assoggettata prima al padre in seguito, con il matrimonio,

passava sotto l’autorità del marito, la donna sposata non aveva controllo né sulla sua persona

né sulla sua proprietà, aveva il diritto di testimoniare ma non poteva agire legalmente, era

sottopagata e non poteva partecipare alle corporazioni. Una delle prime sostenitrici

la dichiarazione dei

dell’emancipazione femminile è Olympe de Gouges che nel 1791 scrisse “

diritti della donna e della cittadina” in cui chiedeva la possibilità per la donna di partecipare a

cariche pubbliche, il diritto di richiedere la paternità dei figli nati al di fuori del matrimonio e la

“ a

soppressione della tirannia maschile. Nel 1792 in Inghilterra Mary Wollsrtronecraft nella sua

vindication of the rights of woman è ora di effettuare una rivoluzione nei modi

” scriveva che “

di vivere della donna, di restituirle la sua dignità e di far si che essa, in quanto parte della

specie umana, operino riformando se stesse per riformare il mondo ”. Durante la rivoluzione

industriale vi è lo spostamento di persone dalla campagna alle periferie della città, dove

sorgevano nuove fabbriche e per molte donne il lavoro scarsamente retribuito della fabbrica si

aggiungeva al consueto lavoro della casa e della famiglia. La donna non aveva diritto di

accesso alle scuole superiori e perciò anche all’esercizio delle professioni liberali, erano escluse

dal diritto di voto e di rappresentanza parlamentare.

I maggiori esponenti femministi dell’800

Elizabeth Cady Stanton, nel 1848 presso New York tenne un’assemblea, dove formulò una

dichiarazione dei diritti delle donne all’uguaglianza e vi si affermava che uomini e donne

fossero uguali.

Harriet Taylor e John Stuart Mill, dalla loro collaborazione derivano due importanti saggi sulla

l’emancipazione delle donne”

questione femminile “ dove la Taylor afferma che

l’emancipazione della donna sarà possibile quando essa potrà avere stessi diritti concessi

all’uomo, l’istruzione, l’esercizio delle professioni, la partecipazione amministrativa e politica

“l’asservimento delle donne

che però le sono ancora negati. E l’altro saggio “.

In Italia il movimento era capeggiato da Clelia Romano Pellicano una scrittrice e giornalista. Si

batteva per la rivendicazione dei diritti delle donne, al voto delle donne, del diritto di istruzione,

dedita alla rivendicazione del ruolo femminile nella stampa dell’epoca. Denunciava la

condizione della donna nelle industrie e nella società civile. Membro del consiglio nazionale

delle donne italiane partecipò a numerosi congressi nazionali e internazionali, in Europa, per la

rivendicazione dei diritti della donna. Attraverso le sue conoscenze politiche e culturali, cercò di

promuovere il diritto di voto per le donne in Italia sollecitando il parlamento italiano con

petizioni e iniziative nuove. Pioniera del movimento femminista italiano ed europeo merita di

essere ricordata come esempio di una femminilità coraggiosa e dinamica che trasmette valori

etici e di parità di diritti.

Nel 1848 in Francia Desirèe Gay fonda con Marie-Reine Guindorf il primo giornale femminista

“la femme libre”.

della storia

IL FEMMINISMO NEL 1900 Natinal Union of women’s Suffrage

Nel 1897 Millicent Fawcett fondò la per ottenere il

diritto di voto alle donne. In seguito al fallimento di questa seguì nel 1903 la creazione della

Women’s Social and Political Union da parte di Emmeline Pankhrust con il preciso intento

di far ottenere alle donne il diritto di voto politico, concesso solo agli uomini, tranne le elezioni

ai consigli municipali e le elezioni di contea. Le suffragette attuarono azioni dimostrative,

incatenandosi a ringhiere, incendiando cassette postali rompendo finestre ecc.

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3

Il movimento femminile aveva come scopo il raggiungimento di una parità rispetto agli uomini

non solo dal punto di vista politico ma anche giuridico ed economico. Le donne volevano poter

insegnare nelle scuole superiori, l’uguaglianza dei diritti civili, svolgere le stesse professioni

degli uomini e soprattutto avere diritto elettorale o di suffragio. Le aderenti utilizzavano

diffondere le proprie idee attraverso comizi, scritte sui muri o cartelli con slogan. Spesso le

rivolte erano soppresse violentemente dalle forze dell’ordine con l’arresto di molte femministe.

LA DONNA NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

Nella prima guerra mondiale le donne, poiché gli uomini erano mandati al fronte, assunsero

molti dei tradizionali ruoli maschili, e questo comportò una nuova considerazione nelle capacità

della donna. La guerra causò una spaccatura nel movimento delle suffragette inglesi la WSPU

era disponibile a sospendere la loro campagna per la durata della guerra la WSF continuò la

lotta. Nonostante ciò le donne con le loro organizzazioni riuscirono ad ottenere ciò per cui

lottavano, nel 1918 il parlamento britannico approvò la proposta del diritto di voto limitato alle

mogli dei capifamiglia (sopra i trenta anni) che furono ammesse al voto politico. Più tardi con la

legge del 2 luglio 1928 il suffragio fu esteso a tutte le donne inglesi.

FEMMINISMO IN ITALIA

In Italia i movimenti femministi vennero a formarsi nella seconda metà dell’800 ed erano

composti di donne della borghesia, poi vi aderirono anche cattoliche e socialiste.

Nel 1865 la donna era ritenuta di proprietà del marito e perché tale non aveva il diritto di

esercitare la tutela dei figli, non poteva essere impiegata in pubblici uffici, non aveva il diritto

all’istruzione e non aveva diritti politici. Se sposata non aveva il diritto di gestire i soldi che lei

stessa guadagnava perché spettava al marito; vi era l’obbligo dell’autorizzazione maritale per

la gestione dei propri beni, e per richiedere la separazione legale. Il lavoro della donna non era

riconosciuto come tale e lo stipendio era di poco superiore alla metà di quello dell’uomo.

1874: è concesso l’accesso alle donne a licei e università, anche se le richieste di iscrizioni

erano respinte.

1877: fu approvata una legge che ammetteva le donne come testimoni negli atti di stato civile.

1902: fu emanata una legge sul lavoro. Riconosceva il diritto della donna di quattro settimane

di lavoro non pagate, ma vietava l’occupazione femminile di alcune cariche perché ritenute

troppo pericolose.

1906: Maria Montessori incita le donne a iscriversi alle liste elettorali.

1908: primo congresso delle donne italiane a Roma. Si voleva ottenere l’obbligo scolastico, la

fondazione di casse di assistenza per la maternità. Le mozioni furono accettate a maggioranza.

1910: le esponenti delle associazioni femminili parteciparono al primo congresso internazionale

femminile, tenutosi a Copenaghen.

EPOCA FASCISTA

I salari delle donne furono imposti dalla legge alla metà di quelli maschili, fu vietato alle donne

l’insegnamento di alcune materie e di rivestire la carica di preside scolastico e le tasse

scolastiche delle studentesse raddoppiarono. Nel pubblico impiego furono limitate le assunzioni

delle donne e fu vietata la carriera nella pubblica amministrazione. Nel Codice di Famiglia la

donna fu messa in condizioni di sudditanza di fronte al marito. Il Codice Penale confermò le

norme che prevedevano la riduzione della pena nel caso di uccisione della moglie, della sorella

o della figlia per difendere il proprio onore o quello familiare.

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1945: le donne italiane ottengono il diritto di voto.

1946: il popolo italiano vota a suffragio universale per scegliere tra monarchia o repubblica ed

eleggere l’assemblea costituente che avrebbe redatto la costituzione. All’assemblea

costituente furono elette ventuno donne.

Anni sessanta: lotta per ottenere il diritto di aborto in strutture mediche, inoltre è riconosciuta il

diritto alla pensione e all’invalidità.

Anni settanta: è approvata la legge sul divorzio e sul diritto di famiglia.

DALL’EMANCIPAZIONE ALLA LIBERAZIONE

Il processo di emancipazione ha portato sempre più le donne ad assumere in prima persona

l’analisi della propria condizione attraverso la scrittura. In certi casi l’immagine della donna

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