Le donne e il teatro. Lo sviluppo del personaggio femminile
1. Medea:
1.1 Datazione e autore pag. 4
1.2 Trama pag. 4
1.3 Il personaggio di Medea e gli eroi negativi senecani pag. 4
2. Filumena Marturano:
2.1 Datazione e autore pag. 5
2.2 Trama pag. 5
2.3 Il personaggio di Filumena pag. 6
3. Interpretazione dell’Antigone di Hegel
3.1 Datazione e autore dell’opera pag. 7
3.2 Trama pag. 7
3.3 Il personaggio di Antigone pag. 8
4. Happy Days
4.1 Dating and author pag. 9
4.2 Plot pag. 9
4.3 Winnie’s character pag. 10
5. Bibliografia pag. 11
6. Sitografia pag. 12
7. Filmografia pag. 13
1. “Medea”
1.1 Datazione e autore:
“Medea” è una coturnata scritta dal filosofo e poeta latino Lucio Anneo Seneca, la datazione dell’opera è probabilmente collocabile durante il “quinquennium neronis”, in quanto in mancanza di date precise, la critica ha valutato come più probabile l’ipotesi che Seneca si sia fatto tragediografo per tentare, anche attraverso l’uso della parola scandita, l’educazione del princeps.
1.2 Trama:
Medea invoca gli dei delle tenebre e giura vendetta. Dopo aver ucciso il fratello Apsirto e ingannato il padre Eeta, in Colchide, per seguire Giasone a Corinto, è stata ormai abbandonata dal condottiero degli Argonauti che dopo averla ripudiata, è intento a sposare Creusa, la figlia del re di Corinto. Furiosa è decisa a vendicarsi:
dapprima uccide la promessa sposa tramite delle vesti avvelenate, poi uccide i due figli avuti da Giasone sotto gli occhi di quest’ultimo, che sarà l’unico lasciato in vita dalla maga perché soffra. Infine fugge su un carro trainato da draghi alati.
1.3 Il personaggio di Medea e gli eroi negativi di Seneca
Medea è il tipico eroe negativo senecano che in preda a passioni sconvolgenti commette gesti innaturali come l’uccisione dei propri figli.
Medea incarna la passione, nel caso specifico rappresentata dall’ira che dopo il conflitto con il “logos” , si impossessa dell’anima fino a travolgere e a stravolgere gli istinti primigeni della natura.
2. Filumena Marturano
2.1 Datazione e autore
“Filumena Marturano” è una commedia scritta da Eduardo De Filippo nell'immediato dopoguerra, nello stesso periodo in cui scrisse altre commedie di grandissimo successo quali Napoli Milionaria e Questi Fantasmi: fa parte della raccolta La Cantata dei giorni dispari.La prima rappresentazione di Filumena Marturano si tenne nel novembre del 1946 al Teatro Politeama di Napoli, ma l'accoglienza del pubblico napoletano non fu particolarmente calorosa.Il trionfo di Filumena Marturano, con successiva consacrazione, avvenne ad inizio del 1947 a Roma, al Teatro Eliseo
2.2 Trama
Il cinquantenne Domenico Soriano (Dummì), è un amante della bella vita: vedovo, benestante, sempre ben vestito, proprietario di scuderie, vive viaggiando tra Londra e Parigi, correndo dietro le belle donne e non facendosi mai mancare nulla; nella sua giovinezza, a Napoli, ha frequentato una casa di appuntamenti dove ha conosciuto la prostituta Filumena Marturano. Domenico ha portato Filumena via dal suo triste mestiere, conducendola prima in un appartamentino e poi, morta sua moglie, nella sua bella casa. Domenico ha talmente stima nelle capacità della donna da averle affidato addirittura la gestione delle sue attività. Filumena Marturano nasconde un segreto, anzi due: ha tre figli ed uno di questi è di Domenico.AD un certo punto della sua vita, decide di uscire allo scoperto: vuole che i figli sappiano che lei è la loro madre, vuole che abbiano un cognome, quello importante del compagno, Soriano. Inscena pertanto la finta malattia ed estorce un matrimonio fasullo a Domenico. Qui comincia la commedia. La donna rivela i suoi segreti a Domenico ma non gli svela quale dei tre giovani sia suo figlio.
Domenico, dopo una prima reazione fortemente negativa, incomincia a valutare positivamente il fatto di essere padre; cerca di sapere inutilmente da lei chi dei tre ragazzi sia suo figlio. Alla fine si convince della bontà delle argomentazioni di Filumena e decide di diventare effettivamente (quindi sia formalmente che nei sentimenti) il padre dei tre giovani sposando, questa volta regolarmente, Filumena.
2.3 Il personaggio di Filumena
Filumena Marturano è la protagonista non solo perché obiettivamente il suo ruolo è quello fondamentale nello svolgimento della storia, ma anche e soprattutto per la caratura del personaggio che si eleva di una spanna rispetto a quella di Domenico Soriano. Filumena Marturano è una donna complessa, con una vita tormentata e faticosissima alle spalle, capace di tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi. Domenico Soriano è, più banalmente e semplicemente, un benestante senza problemi, cinico al punto di lasciarsi andare ad effusioni con la fidanzata davanti al capezzale di Filumena o di promettere un pantalone a un cameriere qualora abbia una buona notizia (la morte di Filumena) .
Filumena Marturano è analfabeta, conosce soli i numeri; parla pertanto solo ed esclusivamente in napoletano, un napoletano molto stretto; il suo tono, nonché le sue movenze e il suo modo di gesticolare, sono proprio quelli tipici delle popolane partenopee.
3. “Antigone”, interpretazione di Hegel
3.1 Datazione e autore dell’opera
“Antigone” è una tragedia scritta dal greco Sofocle e rappresentata per la prima volta ad Atene nel 442 a.C. L'opera appartiene al ciclo di drammi tebani ispirati alla drammatica sorte di Edipo, re di Tebe, e dei suoi discendenti. Altre due tragedie di Sofocle, l'Edipo re e l'Edipo a Colono, descrivono gli eventi precedenti, benché siano state scritte anni dopo.
3.2 Trama:
All’indomani della reciproca morte di Eteocle e Polinice il nuovo re di Tebe, Creonte, ha ordinato che il primo, difensore della città, sia onorato della sepoltura, e che invece il corpo di Polinice sia abbandonato agli animali da preda.Antigone, loro sorella, trasgredisce l’ordine del re, pur sapendo che ciò potrebbe comportarle la morte, e onora della sepoltura il fratello.Arrestata, non mostra pentimento del proprio gesto, anzi si oppone fieramente a Creonte e al suo empio bando, per cui viene condannata a morte.Inutilmente Emone, figlio di Creonte e promesso sposo della fanciulla, tenta di far recedere il padre da quanto stabilito nel suo editto. Altrettanto vano risulta un analogo intervento del vate Tiresia. Infine, il coro riesce a far breccia nell’animo del re, ma troppo tardi: recatosi nella caverna dove Antigone era stata rinchiusa, Creonte trova che la fanciulla ha anticipato la morte per fame impiccandosi. Emone, folle di rabbia, tenta il parricidio, ma poi si suicida sul cadavere della promessa sposa, Antigone; Euridice, consorte del re, prostrata dal dolore, si uccide anch’essa.
3.3 Il personaggio di Antigone
Secondo Hegel la relazione donna- uomo per essere etica deve essere scevra dal desiderio sessuale, perché il piacere per essere soddisfatto deve annullare l’altro “ridurre a sé l’altro”. Fratello e sorella, che hanno lo stesso sangue non si desiderano reciprocamente, ma sono libere individualità, perciò l’elemento femminile ha,come sorella, il più alto sentore dell’essenza etica”. Poiché nel mondo antico non era dato alle donne di partecipare alla vita politica e sociale –dice Hegel – la perdita del fratello è insostituibile per la sorella e il suo dovere verso di lui è quello supremo.” In questo senso, il gesto di Antigone é l’unico gesto che la testimonia come essenza etica, all’interno dello spirito. La legge umana e la legge divina sono complementari alla vita della sostanza etica di un popolo, l’uomo nel passaggio dalla guerra alla morte, per difendere la comunità, trova la sua giustificazione nel regno delle ombre riallacciandosi allo spirito dei Penati che proteggono la famiglia. La donna che ha la sua individualità nella famiglia, acquista la sua forza etica attraverso il fratello che la innalza al livello dello spirito.La determinazione dei sessi che Hegel collega alle due leggi in cui si divide la sostanza etica, è presente nella tragedia sofoclea dove Antigone dice: “ di tutte le parole tue, non una piace a me né potrebbe mai piacermi, e nello stesso modo a te dispiacciono le mie” e Creonte dice espressamente:“ Se nascesti all’amore, ora discendi ad amare laggiù quelli che sai, me vivo donna non avrà dominio”.Per Hegel, la tragedia che nasce dall’opposizione dei due aspetti della sostanza etica, non può che essere la tragedia di tutto il genere umano nel cammino che conduce al sapere, alla scoperta di essere autore della propria storia. La vera tragedia è interna ad Antigone e a Creonte, da quando riconoscono di aver sbagliato e di aver annientato una parte di sé. Questa coscienza comporta una colpa che secondo Hegel è comunque inferiore per Antigone, perché ha agito quando ha riconosciuto nel divieto di Creonte la negazione del proprio sé.
4. Happy days
4.1 Dating and author
Happy Days is a play in two acts written by Samuel Beckett, performed for the first time in1961.
4.2 Plot
At the beginning of Act I, we find a middle-aged woman, Winnie, buried up to her waist in the ground of a vast, empty space that has been scorched by the sun. She is completely exposed to the harsh weather; it is always day and it is always hot. Winnie tells us she was not always buried or trapped like this and yet, she never says why she is in this position now. Winnie's day begins and ends with the loud ringing of a bell, which we never see (this bell functions as an alarm clock for waking and sleeping). She finds comfort in the items she fetches from her bag: a comb, a toothbrush with writing on the side, toothpaste, a half-empty bottle of red medicine, lipstick, a nail file, a revolver, and a music box. All of these items trigger memories in her life, including moments shared with her husband, Willie, who lives in a hole behind the mound. He is a figure of companionship and frustration to Winnie. Throughout the play Winnie attempts to engage Willie in mundane conversations about ants, hair, and the inscription on the side of a toothbrush.
Act II begins with Winnie now buried all the way up to her neck. She cannot move, but she darts her eyes back and forth, and up and down. The parasol, the bag of goodies, and her trusty revolver all lie on the ground surrounding her head, out of her reach. As in Act I, she continues to draw memories from the objects around her and from Willie's interruptions about what appears in his newspaper. Although her situation has gone from bad to worse, she is resilient, and is determined to believe that today will be another "happy" day. But the further she metaphorically "sinks" or is "buried" in disappointment and the past, the harder it becomes for her to keep up appearances. At the end of the play Willie finally appears in a dazzling tuxedo, top hat and mustache, and crawls forward into Winnie's line of sight. He attempts to crawl toward her, possibly in a gesture of love, but the curtain falls before he can reach her. The play ends with them sharing a look through a long pause.
4. 3 Winnie’s character
Winnie is perhaps Beckett's most upbeat character. She is almost incessantly optimistic, except for her few moments of sadness. She chatters constantly. Dependent on Willie, she needs someone to listen to her, at least some of the time, or else she feels like she may as well not speak at all. She fears the day when "words must fail"—when her dialogue with Willie is reduced to a monologue, and in a monologue, language carries no meaning for her. Nearly everything she does is an attempt to diminish her loneliness—her literary allusions make her feel like she is talking with the authors, and her recurring images of Shower and his fiancée create the illusion that someone is watching her and cares about her.
She fills this loneliness with constant talking and obsessive rituals (brushing her teeth, combing her hair, fiddling with her parasol). She is buried in the ground with a barely visible husband who hardly acknowledges her presence, and her environment seems just an extension of her previous married life. The days are long and, as she so often notes, there is so little to do or say. The rituals may fill up the time, but they also draw Winnie closer to death with their static routines. Nothing seems changed after a ritual is performed. Similarly, the song "I Love You So," the ritual Winnie most looks forward to, brings her great happiness but then saddens her. The song gives her hope for life, and then quickly snatches it away. She is ruled by "public" time—she has to follow the bell system that wakes her and signals time to sleep, and she goes through her rituals in a systematic process. She has no "private" sense of time, in which she lives according to her own rhythms, and this is because she is suspended between the past and future. She holds on to memories of her life before the mound, but can never recall further details. She even has problems remembering what a hog is, and her short-term memory is also spotty. In a changeless world, there is no difference between past and present, so memory is not necessary. If something does not exist now, such as her breasts, then it never has, and it becomes an "empty word." As for the future, all she has to look forward to, as discussed above, are the rituals, which are hardly a future but more a recurring present. This suspension is summed up when she says, "This will have been a happy day!" In the future perfect tense, this statement sits in a non-existent point in the past of the future. Winnie is a prisoner of her environment and her temporality, and her reactions often make the situation worse, yet she is happier than Willie.
Bibliografia
Beckett S., “Giorni Felici”, trad. it. Carlo Fruttero, Torino, Giulio Einaudi Editore,1961 (ed. orig. “Happy days”, Grove Press, New York 1961)
De Filippo E., “Filumena Marturano”, Torino, Giulio Einaudi Editore,1979
Lucio Anneo Seneca, “Medea Fedra (Medea Phaedra)”, trad. it. Alfonso Traina, Milano, BUR Rizzoli,2016
Sofocle, “Antigone (ANTIΓONH)”, trad. ita. Giovanni Greco, Milano, Feltrinelli, 2016
Hegel G.W.F., “Antigone”, a cura di Elisa Virgilio, Milano, Edizioni Albo Versorio, 2003
Sitografia
Latino:
http://www.mondadorieducation.it/risorse/media/secondaria_secondo/greco/enciclopedia_antico/lemmi/medea.html
Lettere:
http://www.casadelcinema.it/?event=matrimonio-allitaliana-di-vittorio-de-sica
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2014/10/31/foto/una_targa_in_cartone_davanti_al_basso_di_filumena_marturano-99456259/1/#1
http://www.quicampania.it/eduardo/filumena-marturano.html
Filosofia:
http://www.cinemagraphe.com/antigone-1961-irene-papas.php
http://arte-mitologica.blogspot.it/2013/07/il-mito-di-antigone-parte-1.html
http://www.universitadelledonne.it/dapporto.htm
Inglese:
http://www.sparknotes.com/drama/happydays/themes.html
Filmografia
«Matrimonio all'italiana», V. De Sica ,Italia ,1964
«Medea», P. P. Pasolini, Italia, 1969