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Sintesi
Storia: L'unità d'Italia, nascita dei movimenti femministi
Inglese: Le suffragette durante i "Roaring Twenties" negli U.S.A.
Filosofia: Il Positivismo, modifica delle teorie giuridiche dell'Illuminismo
Biologia: cause biologiche che portano l'uomo a commettere delitti: mancanza di serotonina, trisomia XYY, mancanze sulla corteccia orbito-frontale, studi relativi a gemelli
Latino: Agrippina, Medea (Seneca), Fedra (Seneca)
Greco: Medea (Euripide), Fedra (Euripide)
Italiano: Fedra (D'Annunzio), Gertrude
Estratto del documento

loro crimine era stato di poco conto. Al contrario, i “delinquenti occasionali”

meritavano pene alternative al carcere, perché la spinta a infrangere la legge

era venuta da stimoli ambientali esterni e non da una innata malvagità. Così

dal crimine al criminale,

Lombroso spostò l’ attenzione utilizzando un metodo

positivista basato sulla scienza e ridefinì la pericolosità, ponendo l’accento non

sulla gravità del crimine, ma sul grado di delinquenza del criminale.

Tra i precursori di Cesare Lombroso, ricordiamo frenologi come Franz Joseph Gall

e Gaspar Spurzheim, che all’inizio del XIX sec. correlarono la forma di alcune

parti del cranio alla propensione per il bene o per il male: i criminali potevano

essere identificati dalle protuberanze o dagli ingrossamenti delle aree associate

a tratti negativi.

La Scuola di Statistica Morale, anticipò Lombroso nell’uso dei dati quantitativi

per distinguere la normalità dalla devianza. Fin dal 1825 il governo francese

cominciò a studiare il crimine come un fenomeno aggregato con certe

caratteristiche regolari ; Adolphe Quentelet è conosciuto soprattutto per il suo

ritratto statistico dell’uomo “medio”, dal quale ricavò i tratti demografici del

delinquente-tipo: giovane, maschio, povero, poco istruito ;secondo Quentelet, i

fattori biologici, frenologici o razziali, erano concause del crimine insieme agli

impulsi sociali, prefigurando ancora una volta la teoria positivista.

Cesare Lombroso si ispirò alla frenologia e alla statistica morale per spiegare il

delinquente pazzia morale,

, ma per affrontare la dovette risalire agli scritti di

inizio XIX sec. dello psichiatra francese Philippe Pinel, che dava questo tipo di

diagnosi quando i pazienti conservavano le proprie facoltà intellettive ma non

erano in grado di dominare le proprie emozioni . Al suo catalogo di tratti morali

che portavano alla delinquenza congenita, Lombroso aggiunse la

degenerazione: a differenza dell’atavismo (cioè la tendenza innata a tornare

ad uno stato primitivo), la degenerazione era considerata il risultato di agenti

esterni come la tubercolosi, la sifilide e l’alcolismo. Ritenendo il crimine una

malattia, il criminale non aveva una responsabilità morale. La società aveva però

il diritto di difendersi, incarcerando il delinquente nato perché incurabile e

correggendo il delinquente occasionale. Per allineare la legge e le istituzioni

italiane alla teoria criminologica positivista , Lombroso cercò anche di riformare il

codice penale italiano.

Nascita della sessuologia: Lombroso fu un pioniere della sessuologia e si

• collocò come una figura di transizione tra il pudore vittoriano e le celebrazioni

della libertà sessuale che caratterizza la sessuologia fin dalla sua nascita

all’inizio del XX secolo. Egli condivise molti punti di vista con i moralisti e il suo

contributo fu quello di fornire puntelli scientifici e moderni alla tradizionale

condanna della sessualità fuori dal matrimonio: giustificando con l’immobilità

dell’ovulo, l’attività passiva domestica femminile e affermando che l’impulso

sessuale sfrenato e mascolino caratterizzava le donne primitive, egli difese la

monogamia come uno dei tesori della civilizzazione prodotta dall’evoluzione e

affermò che le donne bianche d’Europa non desideravano più rapporti sessuali

se non destinati alla procreazione, atto che definiva l’essenza della “femmina”.

Tuttavia, in quanto pensatore di transizione, Lombroso si interessò di catalogare

le varie pratiche sessuali (soprattutto quelle devianti), come fece

successivamente Richard von Krafft-Ebing. Entrambi concordarono anche con le

perversioni

implicazioni giuridiche delle , più da curare che da condannare nei

tribunali ed affermarono che l’ereditarietà era più importante, rispetto al libero

arbitrio e quindi non le ritenevano responsabili.

La formulazione della teoria del criminale

atavico

Cesare Lombroso fu il promotore del diffondersi delle teorie

antropologiche nella penalistica italiana del XIX secolo. Avendo

subito le influenze di studiosi francesi, quali Morel e Parent-Duchatelet, egli prese

atavismo biologico a sfondo degenerativo

spunto da una base di « » che fino allora

non era stato analizzato in modo tanto accurato e meticoloso, affermando che il

criminale era un uomo arrestato nel suo processo di sviluppo. L’idea fondante di tutto il

suo lavoro criminologico gli venne (nel 1871) eseguendo l’autopsia di un brigante

calabrese, Giuseppe Villella, e fu l’analisi del cranio ad illuminarlo: esso presentava una

fossetta alla base e un segmento dilatato del midollo spinale nella parte inferiore;

inoltre, l’assenza della cresta occipitale era qui sostituito da una cavità di dimensioni

non trascurabili, indice di un arresto allo stadio fetale dell’encefalo, particolarità tanto

primitiva da non essere presente nemmeno nelle scimmie. Lombroso associò, infatti,

tutti questi dettagli ad alcune “razze inferiori” dell’America Latina. Tale intuizione segnò

l’inizio di una serie di studi analitici e di misurazioni su soggetti che presentavano

fattezze ritenute analoghe a quelle dei soggetti classificati come “sottosviluppati”.

Nacque così il concetto di “atavismo”, che fu determinante nella riflessione di

«esistessero

Lombroso: in base a questo, si sosteneva l’idea che individui nei quali lo

».

sviluppo si arrestava a uno stadio anteriore rispetto allo sviluppo della specie umana

Queste caratteristiche permettevano di identificare come naturalmente devianti i

criminali e, trattandosi di condizioni connaturate ad essi, teorizzavano la non volontà

delle azioni commesse. Proponendosi di individuare una connessione tra degenerazione

morale e fisica, oggetto delle più disparate misurazioni di Lombroso, furono la statura

fisica, le dimensioni del cranio, la determinazione del peso, ma anche l’esame di cute,

capelli, peli, unghie, dentatura ed un’accurata osservazione fisiognomica, tutti

elementi che, combinati tra loro, portavano a dedurre le peculiarità di quei soggetti

criminali e che, proprio a causa di tali caratteri, somigliandosi tutti, venivano classificati

come biologicamente sottosviluppati . L’atavismo si rese funzionale alla convinzione

che la natura criminosa dovesse necessariamente essere intrinseca nell’individuo

“delinquente nato”

portato a delinquere; di qui l’idea del che venne poi trattata nelle

sue opere fondamentali: “L’uomo delinquente” e “ La donna delinquente, la

prostituta e la donna normale”. Sia per rispondere alle critiche mosse dagli

avversari, sia per influenza dei collaboratori, la categoria originaria del delinquente nato

divenne solo una delle molteplici sfaccettature in cui si articolava il mondo criminale.

Notevole fu anche il crescente rilievo dei fattori ambientali nella descrizione della

devianza .

La donna delinquente (CRIMINALE NATA): L’analogia tra l’antropologia e

 la psicologia della criminale è perfetta, scrive Lombroso, e “la criminalità

femminile ha un carattere più cinico, depravato e crudele che la

criminalità maschile”, infatti “ nella donna la perversità è così grande che pare

incredibile anche a quelli che ne furono vittime”.

Tale perversità si manifesta in due caratteri dei loro delitti:

 La molteplicità criminale: molte criminali-nate non si danno ad uno

solo, ma a parecchi generi di reato, spesso anche a due specie di reati che

nel maschio si escludono a vicenda.

 La crudeltà: alla donna non basta uccidere il nemico, ma bisogna che

egli soffra ed assapori per bene la morte. La storia segnò la massima

crudeltà mista a lascivia, nelle donne a cui il dispotismo del regno o della

piazza mise in mano il potere (a Roma: Agrippina, Fulvia, Messalina e

in Russia: Elisabetta di Russia). Nelle donne in cui il più intenso degli

affetti, quello per il figlio, si è trasformato in odio, tale crudeltà raggiunge

l’estremo limite (Hoegeli, Rulfi). Nel complesso si può affermare che, se

le criminali nate sono in minor numero che i maschi, sono spesso di una

efferatezza assai maggiore, questo perché già la donna normale è meno

sensibile al dolore dell’uomo ed ha molti caratteri in comune con il

bambino, infatti le sue tendenze al male, pur essendo più numerose

rispetto alle svariate nell’uomo, tuttavia rimangono quasi sempre latenti;

quando, però, sono ridestate da una eccitazione morbosa dei sensi

psichici, il loro risultato è naturalmente più grande. La donna criminale

costituisce una eccezione a doppio titolo, come criminale e come donna,

le donne

dal momento che i criminali sono una eccezione nella civiltà e

criminali sono un’eccezione tra i criminali stessi poiché la

regressione naturale delle donne è la prostituzione e non la criminalità,

essendo la donna primitiva più una prostituta che una criminale. Deve,

quindi, come doppia eccezione, essere più grande. Molti sono infatti gli

ostacoli che conservano onesta la donna: maternità, pietà, debolezza; ora,

se nonostante tanti ostacoli ella commette delitti, è segno che la sua

malvagità è enorme, perché è riuscita a rovesciare tutti questi

impedimenti.

 Erotismo e virilità: nelle criminali la sessualità è esagerata e questo

carattere le avvicina all’uomo, tale carattere diventa anche il nucleo

intorno al quale si sviluppano gli altri, lo troviamo, infatti, spesso

congiunto ad una grande impulsività di desideri e di azioni, a gusti virili, a

una religiosità mezzo mistica, a una incapacità della funzione materna.

Soprattutto è in relazione con una tendenza alla vita avventurosa,

esseri

gaudente e dissipatrice e contribuisce a fare di queste donne degli

insocievoli .

 Maternità: Una stigmate grave di degenerazione è la mancanza

dell’affetto materno, prova di ciò è anche il fatto che spesso cercano come

complice il proprio figlio, prova evidente di ciò è che per loro il figlio è un

estraneo e quindi può essere esposto a pericoli invece di amarlo e

dismaternità

proteggerlo. Si comprende questa quando si pensa a quel

complesso di caratteri che le rende donne solo per metà, sentono poco la

maternità perché psicologicamente e antropologicamente appartengono

più al sesso maschile che a quello femminile. Una maternità paradossale

si ha nel caso in cui maternità e sessualità si fondono con l’incesto (Fedra

e Ippolito nell’Euripide) dove la madre diviene l’amante del figlio e lo

adora e lo ama alla follia come figlio e come amante.

 Vendetta: è il movente principale del delitto femminile dal momento che

quell’inclinazione alla vendetta che troviamo nella donna normale è qui

esagerata all’estremo per cui il minimo stimolo provoca una reazione

esagerata. Tuttavia, nella vendetta, la criminale-nata si mostra molto

meno subitanea rispetto all’uomo, ciò dipende dalla sua debolezza e dalla

paura relativa che le mette i freni e non le mette la ragione. Nelle donne

criminali, la suscettibilità personale comune al bambino e alla donna

concepiscono odi mortali

normale, è esagerata ad un odio morboso:

con una straordinaria facilità : ogni minimo contrasto nella lotta per la

vita porta ad un odio verso qualcuno e l’odio spesso finisce nel delitto, e

questi odi sono tanto maggiori quanto si mescolano alla sessualità e

quindi la vendetta e la gelosia sono ancora più temibili.

 Amore: Per quanto esso sia assai di rado cagione di delitti, i loro amori

egoismo

sono, al pari degli odi, una forma insaziabile di , esse ricercano

esclusivamente la soddisfazione del proprio piacere e il contentamento

del proprio egoismo, straordinaria è l’impulsività e la precarietà delle

passioni amorose.

 Vendetta e avarizia: Essa può assumere due delineazioni differenti:

la ricerca del denaro per scialacquarlo a

nelle criminali dissolute è

profusione , quindi istigano o compiono i colpi in cui si può fare una

grande raccolta di oggetti preziosi (Messalina, Fulvia) e in questo senso

esso è più simile al movente maschile, ma quello che manca negli uomini

delitto per avarizia nell’uccisione di parenti

è il , specialmente nelle

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