Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 14
Donna, fuoco che sale nell'ombra tesina Pag. 1 Donna, fuoco che sale nell'ombra tesina Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 14.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Donna, fuoco che sale nell'ombra tesina Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 14.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Donna, fuoco che sale nell'ombra tesina Pag. 11
1 su 14
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi
Italiano- Alda Merini
Filosofia- Luce Irigaray
Inglese- Virginia Wolff
Storia dell'arte-da Artemisia Gentileschi a Freda Kalho
Estratto del documento

INTRODUZIONE

Ripercorrendo gli studi,dal primo anno all’ultimo, e guardando ai personaggi

che ,per merito e grandezza, primi tornano alla memoria, è facile notare come

la schiacciante maggioranza sia composta di uomini. Allora ci si chiede il

motivo di tale supremazia,e una delle spiegazioni di ciò è che le donne hanno

conquistato dignità pari a quella dell’uomo veramente tardi,sarebbe infatti

sconvolgente trovare un corrispettivo femminile ,per esempio, di Leonardo da

Vinci in epoca medioevale ,non per intelligenza certo, ma per considerazione

sociale e storica. Questa spiegazione potrebbe essere confutata mettendo in

mostra alcune personalità e nomi,femminili,di fondamentale importanza,uno

tra tutti, Saffo. Ma la contestazione all’antitesi,la contestazione quindi all’idea

che non ci siano donne la cui figura splende sulle altre,trova la sua ragion

d’essere nel fatto che non si parla d’importanza o di spessore del personaggio,

prendendo sempre Saffo come esempio,ma piuttosto di presenza, di memoria e

di materialità,cioè di valore concreto del personaggio che soccombe alla

miriade di altri nomi e personalità,maschili, rimanendone sommersa. Perché la

femminilità è un fattore da mettere in risalto,specialmente quando si fa

riferimento a epoche così lontane e alla cultura antropologica e sociale

altrettanto distante propria delle singole epoche,perché serve far vedere cosa

vuol dire essere donna reale,per esempio,dietro alla poesia,ancora,non

idealmente ma materialmente donna,Alda Merini insomma. So che il paragone

è anacronistico e di discutibile pertinenza ma è indicativo per capire la

differenza fra l’essere donna e il sentirsi tale,perché un conto è nascere a Lesbo

e un conto è conquistarla Lesbo.

Si continua,fantasia e realtà si confondono,Giovanna d’arco,un simbolo

nient’altro. Scorrono i secoli,fino a raggiungere quello che è la chiave di volta,

l’Ottocento ,passando indisturbati (forse troppo) ,per i primi grandi nomi,Emily

Bronte, per citarne uno,si arriva finalmente ad un’altra inglese,la prima donna

che riesce ad occupare nei ricordi tanto spazio quanto un uomo,è Virginia

Woolf. Questo è un momento nevralgico del mio flusso di coscienza (stream of

consciousness, appunto) perché vedendo quanto diversamente, una donna

affronti la vita, e i problemi che essa contiene, rispetto a uomo,quanto descriva

e percepisca in modo diverso la società e i problemi che essa affliggono,quanto

profondamente riesca a entrare nella psicologia dei personaggi che essa

descrive, il pensiero di come la concezione del mondo cambierebbe se si

potessero vedere alcuni dei più importanti avvenimenti storici, alcune tra le

correnti artistiche più importanti,le filosofie che hanno creato il nostro tempo,

dal punto di vista femminile,attraverso gli occhi di grandi donne,risulta

estremamente interessante. Allora comincio ad analizzare alcuni momenti della

cultura umana degli ultimi secoli in chiave diversa,le donne continuano a

mancare,ma ho come la sensazione che ci siano,nascoste bene,ma ci

siano,basta cercarle. Le cerco,le trovo, e con loro trovo un mondo

diverso,parallelo, quasi, a quello che avevo incontrato negli studi “canonici”. Il

progetto che segue questa introduzione è un viaggio alla rivisitazione di ciò che

c’era già,solidamente radicato nella cultura di ognuno e anzi costituente di

essa. Far sentire voci troppo spesso taciute ma irresistibilmente belle,senza

divinizzarle e mitizzarle,senza un forzato femminismo,con la stessa facilità con

cui sono state dimenticate ,io le ricordo.

FILOSOFIA, Luce Irigaray

Sono in rotta con il femminismo

Che ancora parla di uguaglianza,

Mentre è la disuguaglianza che importa.

Adriana Zarri

Parlare di essere umano oggi, implica il sottintendere e l’avere concretamente

in mente la concezione dell’uomo in toto, cioè la consistenza dell’uomo che non

è solo materia,non solo spirito,non solo essere sociale,non solo animale, è

quello che non sa di essere (ES), quello che sa di essere (IO),quello che gli è

detto di dover essere (SUPER-IO),sottendere Freud.Ma se avesse sbagliato,in

difetto,nel considerare l’essere umano attraverso la dicotomia naturale,Uomo-

Donna,facendola diventare Presenza-Assenza,Completezza-Mancanza, Forza-

Debolezza? Perché la dicotomia c’è in natura,nella fisicità c’è la

differenza,l’opposto,ma perché nell’analisi Freudiana prevale l’uomo? Perché

Freud era un uomo, e allora perché non provare a cambiare prospettiva?

La psicanalisi, rivoluzione di importanza pari a quella galileiana, vista dall’altra

parte,da una donna, da Luce Irigaray.

La filosofa francese,nella sua opera Speculum,parte dall’analisi di uno degli

elementi portanti della teoria freudiana sui cui egli basa la sostanziale

differenza tra uomo e donna, cioè l’invidia del pene da parte della donna

rispetto al “complesso di castrazione” dell’uomo.

Questa si forma nell’ultima delle fasi in cui Freud divide lo sviluppo di un essere

umano,la fase genitale.

Il maschio durante tale fase sviluppa il cosiddetto “complesso di castrazione”.

Parallelamente la donna sviluppa l’invidia del pene.

Entrambi i complessi derivano dal superamento di un precedente complesso, il

complesso di Edipo che porta il bambino ad aver timore di essere castrato

dall’autorità(il padre) per un amore(verso la madre) che non è accettato dalla

società e dai costumi, il bambino sposta così l’attenzione sulle altre donne. Per

le donne l’invidia del pene non è successiva al superamento del complesso di

Elettra, definizione Junghiana non Freudiana, poiché l’amore rivolto verso il

padre non provoca nessun complesso provoca solo il voler sostituirsi alla

madre, e da una prima fase di odio per essa si passa alla concezione che ciò

che si vuole non è il padre in quanto tale ma si vuole ciò che il padre possiede

e che manca alla bambina, il pene. L’invidia del pene è ,in ultima analisi, ciò

che porta la donna ad avvicinarsi all’uomo,semplicemente quindi,per avere

qualcosa che essa non possiede. Basta fare qualche passo in avanti per vedere

come il bisogno di avere qualcosa che non si ha porta colui che possiede

“l’oggetto del desiderio” a comandare e chi invece è soggetto del

desiderio,colei che desidera,a sottomettersi a esso, sottomettersi all’uomo,ad

attribuirgli forza e completezza, perché esso ha qualcosa che a lei manca,è

quindi più forte.

Luce Irigaray continua facendo notare come tale differenza che,secondo Freud

nasce da un vedersi diverso da parte dei due sessi,da uno specchiarsi e vedere

riflessi opposti,e che porta quindi la donna a vedersi come mancanza rispetto a

qualcosa che l’uomo ha,sia sbagliata proprio nella conclusione poiché non è la

donna che dall’individuazione della differenza con l’uomo concepisce la sua

inferiorità, è piuttosto l’uomo,o meglio,il bambino che non vedendo nella

bambina niente di simile a sé ne resta inorridito, per cui costruisce un

parallelismo fra la paura maschile della castrazione e l’invidia femminile del

pene poiché l’uomo vede nella donna la reale,fisica,rappresentazione della sua

paura più grande che è quella di essere evirato,il complesso di castrazione

insomma,di essere spogliato del punto focale della propria mascolinità,il

pene,di cui la donna è priva. Se

il rassicurante specchio femminile non rimandasse questa immagine , se non ci

fosse, da parte femminile invidia del pene la costruzione maschile narcisistica

crollerebbe. Quindi l’invidia del pene,la mancanza,l’inferiorità sono una

creazione che il maschio ha fatto per difendersi da ciò che a lui manca e che

quindi non conosce e di cui ha paura,e per difendere il soddisfacimento di se

dovuto all’adulazione della propria superiorità. Da questo breve ma esplicativo

accenno alla teoria Freudiana e alla sua contestazione si capisce come le basi

della nostra società si fondino su valori unicamente maschili. La donna quindi

non deve emergere dentro tali valori,il femminismo vero,non è quello di chi si

fa una posizione alle regole,ai pregiudizi,ai prezzi da pagare che ha imposto la

società maschile,la vera donna è colei che tali valori non li rispetta,li cambia, la

donna non deve trovare spazio in questa società perché vorrebbe dire

accettarla una tale società,retta su fasulle creazioni maschili. Quanto appena

detto, Luce Irigaray lo riporta nella critica a Simone De Beauvoir,una delle

personalità più illustri della prima stagione femminista, e alla sua teoria del

“femminismo d’uguaglianza”,perché la donna non deve cercare di essere come

l’uomo,perché la natura femminile è diversa da quella maschile,il mondo in cui

deve vivere la donna è un mondo che si faccia rappresentatore materiale della

femminilità propria della natura di donna. La natura stessa è Due,uomo e

donna, e non sono sottomettibili o sovrapponibili una all’altra. La donna deve

essere quindi donna nel suo mondo,ritenendo non validi i principi maschili.

Italiano, Alda Merini

Quest’amore della vita mia,

ogni amore della vita mia,

È cielo e voragine,

È terra che mangio

per vivere ancora.

Roberto Vecchioni appaiono personalità femminili relativamente presto,le

Se nella letteratura inglese

già citate Emily Fronte e Virginia Woolf,nella letteratura italiana bisogna

aspettare il novecento per cominciare a vedere le prime grandi D. Percorro

mentalmente alcune delle correnti più importanti, delle personalità più

importanti,maschili, come sempre non ci sono Lei su cui si sia minimamente

posta attenzione. Fino agli anni 30,qualcosa è nato,appena nato. Anni 50, quel

nell'Antologia della poesia italiana contemporanea,

qualcosa cresce ed entra “nell’indolenza”

prosegue per tutto il novecento,muore . Alda Merini ha

condiviso la sorte dei più grandi geni di tutti i tempi,il divenire pazzi,bipolare in

particolare,come Virginia Woolf, Ernest Hemingway, Charles Baudelaire.

La malattia mentale nella letteratura italiana nel 900 è affrontata da Letterati

del calibro di Luigi Pirandello “uno,nessuno e centomila”, da Svevo,in ogni suo

singolo romanzo. La differenza è che Alda Merini la pazzia non l’affronta,la

pazzia la vive e non come studio,non pensando alla psicoanalisi,non cercan

Dettagli
Publisher
14 pagine
2 download