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Letterartura latina - La "purezza razziale" dei Germani in Tacito
Letteratura Inglese - Oscar Wilde
TESINA: LA DIVERSITA’
INTRODUZIONE. Ho deciso di incentrare la mia tesina sul tema della diversità poiché lo considero uno dei più
attuali e anche perché lo si ritrova nella quotidianità; questo è un argomento che mi è molto vicino, soprattutto per il
fatto che ho condiviso i miei ultimi tre anni scolastici con un compagno diversamente abile. Le cose che mi hanno
stupito di più sono la forza con la quale lui affronta la vita di tutti i giorni, la sua curiosità, la sua voglia di imparare,
che mi hanno permesso di capire che la diversità non sempre è debolezza, ma è forza, e il mio compagno Biagio
ne è la testimonianza. La nostra comunità è chiusa e riluttante nei confronti del diverso, tanto che questi si ritrova,
isolato e deriso, a vivere una profonda crisi e un profondo dissidio interiore che lo portano a odiare la propria
diversità. Il tema della diversità è naturalmente molto vasto, tanto che può includere in sé accezioni positive e
negative, a seconda di come ognuno la percepisce e del modo in cui essa si manifesta.
STORIA. La diversità può essere intesa come “razza” e l’emblema di tutte le discriminazioni razziali è senz’altro
l’antisemitismo di Hitler. La “razza ariana” che, secondo l’ideologia nazista, era quella dei primi abitanti indoeuropei
del nostro continente, e i suoi discendenti erano tutte le razze libere da contaminazioni di altri popoli: chi
discendeva da questa razza era ariano e poteva, dunque, far parte del Reich. Così, poiché gli ebrei, popolo senza
terra e senza Stato, erano considerati la razza peggiore fra tutte, vennero emanate le “leggi di Norimberga” che
negavano agli ebrei la cittadinanza del Reich, li escludevano dal voto, dalle professioni, impedivano i matrimoni tra
ebrei e ariani, per proteggere la razza ariana da contaminazioni e per proteggere la civiltà europea dalla
decadenza. Hitler nel suo “Mein Kampf”, fa ricorso un falso documento per legittimare l’eliminazione, anche fisica,
degli ebrei; infatti, Nei primi anni del Novecento iniziò a circolare in Europa un misterioso e controverso libro dal
titolo “I Protocolli dei Savi Anziani di Sion”. Al suo interno veniva descritto con precisione il piano di conquista del
mondo da parte della comunità ebraica, che si sarebbe dovuto realizzare attraverso il controllo dei punti nevralgici
delle moderne società occidentali, quali la finanza, la stampa, l’economia, gli eserciti militari, la morale e la cultura.
In seguito, si è scoperto che questo documento era un falso. Man mano che i tedeschi conquistavano territori,
aumentava il numero di Ebrei che si venivano a trovare sotto il loro dominio. La questione ebraica assunse così
proporzioni enormi, specialmente in Polonia, che contava più di due milioni di ebrei, i quali furono costretti a
trasferirsi in ghetti, quartieri isolati da muri alti e filo spinato, e obbligati a indossare sugli abiti una stella gialle, che
simboleggiava la loro appartenenza alla razza ebraica. Hitler aveva deciso di eliminare tutti coloro che
manifestavano ostilità al regime, così iniziarono le fucilazioni di massa e i massacri indiscriminati di Ebrei, comunisti
e zingari: in soli due giorni, tra il 29 e il 3° settembre del 1941, furono uccisi 30 mila ebrei di Kiev. Quelli che non
venivano trucidati furono avviati nei campi di concentramento (Lager), edificati per la maggior parte in Polonia: nei
campi di concentramento venivano deportati i lavoratori considerati abili e che, quindi, potevano essere sfruttati;
invece, le camere a gas e i forni crematori erano concentrati nei campi di sterminio. Nei diversi tipi di lager venivano
inoltre internati zingari, comunisti, neri, omosessuali, dissidenti, testimoni di Geova, malati fisici e mentali. All’interno
dei campi vi erano numerose baracche: oltre a quelle adibite a dormitori, uffici, cucine e lavanderie, c’erano anche
quelle destinate alla quarantena, un’infermeria speciale chiamata anche “blocco della morte” dove erano rinchiusi i
detenuti destinati a essere soppressi in breve tempo; poi c’erano i locali destinati alle esecuzioni, alle torture e agli
esperimenti medici sulle cavie umane. In conclusione, sono stati uccisi più di 5 milioni di ebrei e vennero eliminati
circa i due terzi degli ebrei d’Europa. Alla fine della Seconda Guerra mondiale, i capi nazisti accusati dello sterminio
vennero processati durante il famoso “Processo di Norimberga”; alcuni di essi furono prosciolti, alcuni ottennero
l’ergastolo e alcuni vennero condannati a morte e poi cremati.
LATINO. Tacito, nella sua opera “De origine et situ germanorum”, descrive l’origine, gli usi e i costumi della stirpe
germanica concentrandosi meno sulla questione geografica e più su quella etnografica. Il popolo germanico è
profondamente diverso da quello romano, è un popolo ancora “barbaro”, non contaminato da ciò che comunemente
veniva definita “civiltà” che per Tacito era debolezza e corruzione, mali che si erano inevitabilmente insediati nella
società romana, che insisteva col sentirsi tanto civilizzata ed elegante. Lo scopo ultimo dell’autore è dunque quello
di trovare, attraverso l’analisi del popolo germanico, le cause della decadenza dei costumi romani, così l’opera si
configura come un’esortazione diretta al popolo romano, nella speranza che questo possa vedere la purezza delle
popolazioni “barbare” e ritornare alla dignità e al rigore dei costumi antichi. Del popolo germanico viene a lungo
analizzata l’autoctonia (l’essere nati nello stesso luogo in cui si vive) e dunque la “purezza razziale”, infatti, anche
questo costituisce un motivo di diversità tra le due popolazioni: mentre quella romana era una comunità simbolo
della “mescolanza” e della diversità, nella quale gli stessi imperatori furono spagnoli, (basti pensare a Traiano), o
africani, come Settimo Severo, quella dei germani è una società “pura” nella quale le mescolanze sono state difficili
o quasi del tutto assenti. Questa trattazione resta il fondamento di una lunga tradizione e di un sentimento nazional-
razziale divenuto col tempo sempre più inquietante. La tesi di Tacito è ripresa infatti dagli umanisti tedeschi Bebel,
Naukler, Hutten, amico di Lutero, nel '700 dal poeta Klopstock, è ben presente nei Discorsi alla nazione
tedesca (1808) di Fichte. Si pongono in quegli anni le premesse di uno sviluppo in senso scopertamente razzistico,
come "tutela del sentimento nazionale tedesco", in aperta ostilità verso le minoranze.
Questo atteggiamento "pantedesco" trova la sua espressione saggistica nell'opera Fondamenti del XIX
secolo (1899) di Houston Stewart Chamberlain (1855-1927), il razzista inglese tedeschizzatosi (fu amico personale
di Guglielmo II e si imparentò con Wagner). Per Chamberlain è prioritaria la difesa dei cosiddetti tipi "migliori", cioè
"puri": è peraltro innegabile, e la testimonianza tacitiana varrebbe a dimostrarlo, che i Germani rappresentavano
una "razza pura".
Quest'ultimo punto sarebbe stato affermato da Tacito nel cap.4 della Germania, in un passo che ha particolarmente
colpito Chamberlain e altri:
Ipse eorum opinionibus accedo, qui Germaniae populos nullis aliis aliarum nationum conubiis infectos propriam et
sinceram et tantum sui similem gentem extitisse arbitrantur. Unde habitus quoque corporum, quamquam (?) in
tanto hominum numero, idem omnibus: truces et caerulei oculi, rutilae comae, magna corpora et tantum ad
impetum valida. (Germania, 4)
"Io stesso sono d'accordo con le opinioni di coloro che ritengono che i popoli della Germania, non contaminati da
nessuna unione con altre genti, mostrino la loro razza pura e simile solo a se stessa. Per cui anche l'aspetto dei
corpi, sebbene (?) in un numero tanto grande di uomini, è lo stesso per tutti: truci occhi azzurri, capelli fulvi,
corporature massicce e adatte soltanto all'attacco".
Segno di "purezza" sarebbe dunque la statura e la conformazione fisica straordinariamente simile dei Germani. Ma
la frase presenta qualche problema di traduzione: infatti, al posto di quamquam, si attesta in alcuni codici anche la
variante tamquam. La differenza di significato non è irrilevante. Tamquam attenua il giudizio di uniformità e
introduce un elemento limitativo: "sono tutti uguali, nei limiti in cui lo si può essere nell'ambito di un così gran
numero di persone". La ricerca più recente ha portato forti argomenti in favore di tamquam, ma in epoca nazista, in
cui la Germania tacitiana viene con molta assiduità commentata e tradotta, si afferma saldamente quamquam e
prevale l'interpretazione più smaccatamente razzistica: Tacito sarebbe, come scrive Fehrle, «stupefatto dinanzi ad
una popolazione così numerosa e che nondimeno presenta una tale concordanza nei tratti somatici». Anche l'uso di
termini "forti" quali l'aggettivo infectos, posto in opposizione al successivo sinceram, veniva inteso nel senso che i
Germani non si erano "macchiati" da contatti o mescolanze con altre stirpi.
ITALIANO. Per quanto riguarda la diversità come “incapacità a vivere” è fondamentale descrivere la figura
“dell’inetto” di Italo Svevo: l’inetto è definito da Svevo come una persona debole e “incapace alla vita”. Il primo
romanzo di Svevo, “Una Vita”, ha come protagonista Alfonso Nitti, un giovane che dopo la morte del padre lascia la
famiglia per andare a lavorare come impiegato di banca. Egli tenta di elevarsi socialmente intrecciando una
relazione con la figlia del proprio datore di lavoro ma, preso da un’inspiegabile paura, rinuncia al matrimonio e
finisce per cercare la morte come unica via di scampo dall’odio e dal disprezzo che lo circondano. In quest’opera
Svevo introduce la figura dell’inetto: Alfonso è un piccolo borghese ed un intellettuale legato alla cultura umanistica.
Questi due fattori sociali lo rendono un “diverso” nella società borghese, i cui unici valori sono il profitto, la
produttività ecc. Alfonso è totalmente afflitto e quasi paralizzato dalla sua diversità, che è sentita come inferiorità,
così, egli si rifugia nei suoi sogni ad occhi aperti, per evitare di sentirsi sconfitto. Emilio Brentani, protagonista del
secondo romanzo di Svevo, presenta caratteri simili a quelli di Alfonso Nitti. Dopo essersi distinto in gioventù come
autore di un romanzo, Emilio non ha più scritto nulla e vive un’esistenza grigia, lavorando come impiegato presso
una compagnia d’assicurazioni. L&rs