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Mappa concettuale della tesina:
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Es DIVERSI
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STORIA DELL'ARTE: Vincent Van
Gogh
SCIENZE: ITALIANO: Rosso Malpelo e la diversità secondo
L’esobiologia Verga
FISICA: L'origine del campo LATINO
magnetico :
FILOSOFIA: Il ENGLISH: Disability and indifference in “Waiting for
Romanticismo Godot”
STORIA: La Cina nella prima metà del
Novecento
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Es INTRODUZIONE
La diversità è un tema vasto per definizione e per ogni materia ho cercato di individuare un suo particolare
aspetto:
Italiano: la diversità dell’aspetto fisico e del modo di reagire di fronte alle cose
Latino: la diversità sociale e culturale a Roma
Inglese: la diversità come handicap
Storia: la diversità delle civiltà e delle culture
Filosofia: la nascita dell’idea di diversità
Storia dell’arte: l’artista come il prototipo del diverso
Fisica: il magnetismo come un fenomeno diverso
Scienze: la ricerca del diverso
Nel parlare di diversità sento di essere un romantico. Il Romanticismo ha creato l’incompatibilità e
la pluralità d’ideali. Il magnifico risultato è stato il liberalismo, la tolleranza e la consapevolezza
che non c’è nulla di perfetto. Avrei potuto fare una tesina sull’uguaglianza, andare alla ricerca di
un ordine universale assoluto ma è assai più intrigante indagare su che cosa ci differenzia l’uno
dall’altro, che cosa rompe e rende disuguale la nostra stessa personalità.
Occorre comunque evidenziare l’importanza di un’armonia universale, di un insieme di leggi
generali. Non si deve esaltare la diversità e poi degenerare in idee isolazioniste o anarchiche. Il
motto da seguire è: <<insieme nella diversità>>. Come classe, siamo andati in gita
all’europarlamento e abbiamo partecipato a diverse manifestazioni sull’Europa, grazie a queste
esperienze mi sono reso conto che una grande realtà in grado di comprendere in armonia tante
diversità è effettivamente possibile, ed esiste.
Un tema particolare che ho voluto inserire nella tesina è la diversità come handicap. Per
esperienza personale, ho visto che cosa significa non essere in grado di muoversi, ascoltare e
parlare come la gente comune e venire respinti o, peggio, essere ignorati a causa della propria
diversità. La mia scelta di frequentare la facoltà di ingegneria biomedica si basa sull’obiettivo di
aiutare le persone diversamente abili, insegnando loro il valore della diversità e agevolando la loro
esistenza con l’ausilio della tecnologia.
La diversità è secondo me un valore e, come tale, va apprezzata.
ITALIANO: Rosso Malpelo e la diversità secondo Verga
ITALIANO
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i La novella che segna l’adesione al Verismo di
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Es “Rosso Malpelo”,
Giovanni Verga è scritta nel
1878 e inserita come terza novella nell’edizione
“Vita dei campi”. “Rosso Malpelo”
del 1880 di
narra la storia di un ragazzino che, ridotto a uno stato di schiavitù dal lavoro nelle
cave di sabbia, convive un radicale senso di annientamento. Di fronte all’ordine
rigido che lo umilia, Rosso Malpelo reagisce con la tormentata protezione di
Ranocchio, il comportamento sadico nei confronti dell’asino grigio e l’attaccamento
commovente alle poche cose lasciate dal padre, mastro Misciu. La vicenda termina con Rosso che
scompare, senza mai più fare ritorno, nei meandri oscuri della cava sotterranea di rena.
La diversità di Malpelo rispetto alla comunità che lo circonda, è messa in risalto da due tecniche
narrative: la regressione e lo straniamento. L’artificio della regressione è chiaramente
<<Malpelo si chiama così perché aveva i capelli rossi; ed
individuabile nell’incipit della novella:
aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riescire un fior di
birbone>>. È evidente che Verga scrive adottando le categorie culturali della comunità che sta
descrivendo, dove la caratteristica fisica dei capelli rossi comporta quella morale della cattiveria.
Questo pregiudizio deriva probabilmente dal fatto che i
fulvi, caratteristici dell’Irlanda, in Sicilia
rappresentassero una forte minoranza; da ciò derivava
la consueta paura del diverso, che si trasforma in
emarginazione e rifiuto. Come ai tempi di Verga, anche
al giorno d’oggi i fulvi costituiscono un gruppo
fortemente minoritario, tanto che essi rischiano di
scomparire verso il 2100. Desmon Tobin, esperto di
cellule dei capelli della Broadford University, a una
conferenza organizzata dall’Oxford Hair Foundation, ha
<<Parallelamente all’aumento delle
sentenziato:
migrazioni e dei matrimoni misti, assisteremo alla loro fine>>. Di fronte ad una simile
dichiarazione, diventa efficace la scelta di Verga di adoperare la figura di Rosso Malpelo come
l’emblema della diversità.
Intimamente legato all’artificio della regressione è il discorso indiretto libero, un espediente per
dare indirettamente la parola ai personaggi. Lo scrittore che vi fa ricorso tende a liberare
l’espressione dei propri personaggi da quei ponti grammaticali come i “verba dicendi” e la
congiunzione subordinante “che”. Il narratore rinuncia a intromettersi, eclissandosi totalmente.
Verga si avvale di questa tecnica poiché ritiene che il trionfo del romanzo si raggiungerà allorché
la sua creazione rimarrà un mistero e l’opera sembrerà essersi fatta da sé, come lui stesso
“L’Amante di Gramigna”,
afferma nella prefazione a dedicata a Salvatore Farina.
Per quanto riguarda la seconda grande tecnica narrativa, lo straniamento, Verga la utilizza per
mettere ancor più in risalto la diversità di Rosso Malpelo rispetto alla comunità. Lo straniamento
consiste nel far sembrare strano ciò che è normale e viceversa; per esempio, Verga fa apparire
incomprensibile la disperazione di Malpelo quando muore il padre. Negli anni venti, il critico russo
Viktor Sklovskij definirà lo straniamento, l’applicare a un oggetto un tipo di percezione tale da
cancellarne la familiarità, come se si guardasse per la prima volta.
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i “Rosso Malpelo”
La novella costituisce un
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Es importante documento di storia che mette in
evidenza la terribile vita degli uomini nelle
miniere. A differenza del naturalista francese
Emile Zolà, Giovanni Verga in questa novella, come in tutte le sue opere, non allude ad alcun
impegno civile progressista. Il verista italiano, secondo la concezione di Luigi Capuana, deve infatti
rappresentare oggettivamente la società, in modo conservatore e senza l’obiettivo di cambiarla.
LATINO: I liberti e l’invenzione artistica di Trimalchione
LATINO
La diversità sociale e culturale a Roma ci è presentata solo da chi detiene la parola e ha la
possibilità di esprimersi. La prospettiva da cui sono giudicate le classi inferiori è quindi un’ottica
dall’alto e le impressioni sono di solito negative. L’immagine che ci giunge è in prevalenza un
quadro letterario, una proiezione di una certa cultura che parla di un’altra.
Una figura diversa, caratteristica del mondo romano, è quella del liberto. Il termine
“libertus” è utilizzato per indicare lo stato sociale di ex schiavo. La liberazione
ufficiale di uno schiavo poteva avvenire in tre modi: la “manumissione vindicta”,
cioè la dichiarazione, spesso fittizia, che lo schiavo fosse nato libero; la
“manumissione censu”, in cui veniva attestata la cittadinanza dello schiavo; la
“manumissione testamento”, dove la liberazione rientrava tra le ultime volontà del
padrone. A partire da Augusto, veniva concessa ai liberti la possibilità di essere
promossi alla piena cittadinanza romana. Inizialmente questo ceto era escluso dalle cariche
pubbliche più rilevanti e dal servizio militare, ma, nell’età di Claudio e di Nerone, i liberti assunsero
ruoli sempre più importanti nel commercio e nella pubblica amministrazione.
Se da un lato i liberti rappresentavano l’emblema dello spirito imprenditoriale, dall’altro non
riuscirono mai a integrarsi perfettamente nella società romana. Ogni liberto era costantemente in
bilico tra le sue origini di schiavo e lo status sociale che era riuscito a conquistarsi, difficilmente
quindi i liberti notabili frequentavano i notabili “ingenui” (nati liberi). Un’eccezione fu Mecenate,
che accettava la compagnia dei figli di liberti, perché credeva che la vera nobiltà si dimostrasse
con il carattere e con il comportamento e non attraverso l’esibizione delle glorie di famiglia.
Occorre aggiungere che l’elemento della diversità sta anche all’interno della figura stessa del
liberto. Ogni ex schiavo ha origini culturali e geografiche diverse che lo caratterizzano, inoltre
alcuni liberti svolgono funzioni intellettuali o artistiche, altri attività imprenditoriali, commerciali o
agricole; alcuni sono piuttosto ricchi, altri vivono in condizioni di povertà.
“Satyricon”
Nel di Petronio, Trimalchione costituisce l’esempio del liberto che sembra essere
riuscito a integrarsi nell’economia e nella società romana. Al tempo stesso Petronio, che descrive
le vicende da un punto di vista aristocratico, non può fare a meno di attribuire a questa figura il
cattivo gusto di un parvenu e la volgarità del nuovo ricco.
Dopo l’episodio dell’orgia di Quartilla, un servo irrompe all’improvviso e ricorda a Encolpio, Ascilto
e Gitone che quella sera sono invitati a una cena a casa di Trimalchione, un ricchissimo liberto. Già
quando i tre si presentano all’ingresso della casa, si preannuncia la stupefacente teatralità della
cena, durante la quale Trimalchione occuperà in modo ingombrante la scena. Ad accoglierli c’è
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i una gazza variopinta che saluta da una gabbia
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Es d’oro ed Encolpio viene spaventato dalla
raffigurazione di un grande cane, accanto al quale
è dipinto Trimalchione che entra a Roma guidato
da Minerva. Il clima della cena è segnato dalla mancanza di gusto, di equilibrio, tutto appare
eccessivo e ostentato. Le portate sono spettacolari e gli schiavi le servono su dei piatti che hanno
inciso il peso dell’argento, cantando e danzando.
Trimalchione fa il suo ingresso a cena già iniziata ma,
prima di mangiare, desidera finire una partita a
scacchi: al posto delle pedine usa monete d’oro e
d’argento e mentre gioca bestemmia.
L’abbigliamento del padrone di casa è caricaturale,
soprattutto gli anelli alla mano sinistra, che
costituiscono un surrogato dell’anello d’oro,
riservato ai cavalieri. Trimalchione, pur essendo un liberto,
“putidissimi servi”,
disprezza i suoi schiavi, che chiama
anche se, a un certo punto, con la complicità
dell’ebbrezza, promette di inserire nel proprio testamento grandi cose per la sua servitù.
Si entra così nel tema della morte. La questione della caducità della vita è
già stata messa in risalto all’inizio del banchetto, quando uno schiavo ha
portato in sala uno scheletro d’argento, secondo una tradizione egiziana.
Ora Trimalchione descrive dettagliatamente all’amico Abinna come fare il
suo monumento funebre; con ciò Petronio costituisce una preziosa
testimonianza letteraria di arte plebea. Il monumento imponente piega i
modelli classici a un nuovo contesto: le raffigurazioni mitologiche sono
sostituite dalle rappresentazioni dei meriti acquisiti presso la comunità e
delle ricchezze. Trimalchione vuole inoltre ricordare con una statua la
moglie Fortunata, collaboratrice nelle avventure commerciali, saggia consigliera e amministratrice
delle ricchezze. Significativo è il proposito di porre un orologio sulla tomba, così tutti quelli che
guarderanno l’ora inevitabilmente leggeranno il suo nome. Del tutto ubriaco, Trimalchione finge di
essere morto e viene suonata una marcia funebre. Nel pieno della notte, la musica sveglia tutto il
vicinato, che la interpreta come un allarme d’incendio, così Encolpio, Ascilto e Gitone approfittano
della confusione per darsela a gambe.
“Satyricon”