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Introduzione Diversi volti della bellezza tesina
Ho scelto quest’ argomento nella mia tesina perché sono convinta che la bellezza abbia sia dei pregi che difetti, in quanto la società odierna è improntata soprattutto sull’immagine dell’ “essere” e dell’ “apparire”, ma che fondamentalmente non servono a niente, se non si ha un briciolo di umanità in se stessi e verso gli altri. Per la mia tesina ho deciso di ispirarmi alla bellezza, poiché mi ha molto incuriosito un romanzo di Oscar Wilde, intitolato “Il ritratto di Dorian Gray”, il quale ho collegato in italiano. Per quanto riguarda storia ho deciso di collegarmi alla Belle Époque perché è considerata un’ epoca di benessere e coincide con lo stesso periodo del romanzo di italiano. In inglese ho descritto la differenza di come si vestivano sia le donne che gli uomini all’ inizio del ‘900 e degli anni ’50, poiché l’abito che ho realizzato è ispirato agli anni ’50.
Infine in economia ho espresso la possibilità di poter aprire un’ azienda di prodotti di bellezza.
Collegamenti
Diversi volti della bellezza tesina
Italiano -
L'estetismo
.Storia -
La belle époque
.Inglese -
Differenze abiti inizio '900 e anni '50
.Disegno -
Biografia di William Travilla
.Moda -
Abito ispirato a Marilyn Monroe
Economia-
Possibilità di aprire un'impresa sui prodotti di bellezza
.DORIAN GRAY
”Il Piacere” e “Il Ritratto di Dorian Gray” vennero
considerati nel loro tempo una sorta di Vangelo
dell’Estetismo decadente.
I protagonisti sono Andrea Sperelli e Dorian Gray,
entrambi di nobili origini e, come l’ Estetismo
comandava, bellissimi e giovani.
I due personaggi sono accomunati da vari “valori” estetici: primo tra tutti il
culto dell’arte, la risoluzione della vita stessa nell’arte, la ricerca del bello e di
tutto ciò che è prezioso nel più assoluto distacco da ogni convenzione morale
e infine il disprezzo per la volgarità del mondo borghese.
Fig. 4 Il Piacere
Il culto dell’arte e la vita intesa come opera d’arte sono concetti fondamentali
dell’intero estetismo: concetti che vengono riflessi nelle due opere.
Per Andrea Sperelli è un valore tramandatogli dal padre, mentre Dorian Gray
viene “illuminato”, quasi “corrotto”, da uno sconosciuto per lui, Lord Henry
Wotton, che rappresenta metaforicamente un noto teorico inglese
dell’Estetismo, che gli mostra passione poetica, desiderio di bellezza, amore
dell’arte fine a sé stessa.
L’ “eroe decadente” delle due opere tende a
vivere la propria esistenza come “opera
d’arte”, lasciandosi guidare più dai propri
istinti che dalla razionalità e creando rapporti
singolari ed ambigui con la realtà del vivere
civile, rapporti che potremmo definire
asociali, in virtù del proprio sfrenato
egocentrismo. Ecco che quindi Andrea
Sperelli vive esclusivamente per l’amore,
l’arte e la cultura. Egli è il tipico dandy,
sensibilissimo e raffinatissimo, che ha la
tendenza ad esasperare in maniera
estetizzante tutte le sue esperienze
esistenziali. Egli inoltre resta morbosamente
legato ad Elena Muti, donna affascinante e
perversa, l’archetipo del desiderio senza
limiti; legame che lo porterà alla rottura
anche con Maria Ferres, che è invece l’esatto opposto di Elena: Maria rispecchia
l’immagine della donna pura e casta, tipica della tradizione religiosa cristiana, è
una sposa infelice, una madre tenera, ispira un amore dolce, malinconico,
totalmente opposto al sentimento passionale e morboso ispirato da Elena.
Questa ambiguità è da riscontrare anche in Dorian Gray. Inizialmente egli è
infatti un giovane puro d’animo, tanto da rimanere sconvolto e turbato dalla
sua stessa bellezza ritratta nel dipinto. In seguito, nello studio d’arte dell’amico
Basil Hallward conosce un amico di questi, Lord Henry Wotton, che celebra la
bellezza quale massimo valore da perseguire nella vita, prospettando al
giovane Dorian una giovinezza molto breve ed una vecchiaia insostenibile. Da
qui il desiderio di Dorian di restare giovane al posto del quadro, che invece
porterà i segni delle sue malefatte. Alla fine del romanzo, Dorian decide di
“uccidere” il quadro, proprio perché testimone della sua vera vita. L’ambiguità
di Dorian sta nell’episodio iniziale e questo finale: all’inizio egli è puro d’animo,
ma di fronte alla prospettiva di una vecchiaia si lascia facilmente influenzare,
alla fine del romanzo egli quasi si pente di ciò che ha compiuto durante la sua
vita e vorrebbe distruggere la prova della sua dissipatezza.
Andando oltre il romanzo, e analizzando i due autori, si può parlare della
“moralità” o meno delle due opere. D’Annunzio sicuramente ha un
atteggiamento ambiguo nei confronti di Andrea Sperelli: da un lato lo
Fig.5 Il ritratto di Dorian
condanna, avendo rappresentato la “miseria del piacere”, con il proposito
moralistico di aver mostrato come il godimento raffinato del piacere non porti
alla felicità ma generi solitudine, dall’altro lato di fronte alla corruzione, alla
depravazione di Andrea Sperelli, egli dimostra più compiacimento che
ripugnanza: il suo personaggio è l’emblema della vanità e della falsità di una
vita protesa esclusivamente al godimento sensuale, eppure è proprio questa
vita fuori del comune, non soggetta ad alcuna norma morale che affascina
D’Annunzio.
Wilde, invece, è perfettamente identificato con Dorian Gray: anche l’autore
inglese è infatti raffinatissimo, ed aveva un atteggiamento ben definito, è
evidente, che l’autore inglese decisamente più avanzato rispetto a
D’Annunzio: quest’ultimo aveva anche
intenzione di scrivere qualcosa di
piacevole per le masse, per il pubblico
di lettori, e che quindi non poteva
esprimere liberamente le proprie idee
in merito. Wilde è stato invece molto
più libero, slegato da qualsiasi legame
con la società, tanto da finire anche in
carcere per atti omosessuali.
LA BELLE EPOQUE (1870-1914)
L'espressione si riferisce al periodo di storia europea compreso all'incirca tra il
1870 e lo scoppio della prima guerra mondiale (1914): "epoca bella" per
l'eccezionalità dello sviluppo civile, economico e culturale vissuto dagli europei
in quel lasso di tempo, in contrasto con l'abisso di barbarie in cui quell'Europa
in piena euforia da progresso che di lì a poco precipitò con la Grande Guerra.
Effettivamente nella Belle Époque gli europei conobbero i frutti di un discreto
benessere che pareva garantito da un ciclo di pace generale, soltanto incrinata
dai conflitti nei Balcani e da circoscritti episodi di competizione coloniale tra le
grandi potenze.
L'ERA DEL PROGRESSO:
Questo nuovo clima permise una straordinaria fioritura culturale, dominata dal
pensiero del Positivismo: fiducia nell'uomo e nelle capacità del progresso di
migliorare la vita di tutti. In quest'epoca nacquero nuove discipline di studio, si
riorganizzò il sapere tradizionale su basi rigorosamente scientifiche e su
rinnovamenti culturali, dovuti oltre alle importanti scoperte e invenzioni
tecnologiche, all'opera di pensatori come Henri Bergson e Sigmund Freud, ai
quali si devono la diffusione di una rinnovata idea della temporalità (il tempo
interiore e la durata) e la scoperta della dimensione inconscia della psiche.
Si ebbe anche un' incredibile concentrazione di nuove scoperte e invenzioni
che avrebbero cambiato la vita dell'umanità in brevissimo tempo, come
l'energia elettrica, il telefono, la radio, le automobili e gli aeroplani. Si
Fig.1 L’Automobile: una delle tante
invenzioni
gettavano le basi materiali e culturali del mondo contemporaneo, quella civiltà
industriale e urbanizzata che avrebbe dominato il Novecento.
LA BELLE EPOQUE E LE SUE CONTRADDIZIONI:
Nonostante tutto però quest'epoca oltre alle "LUCI" presenta anche le
"OMBRE".
La generale euforia determinata da questa singolare coincidenza di elementi
positivi celava già in sé i germi di futuri conflitti e tragedie. L'avvento
dell'industria, se da una parte consentiva di raggiungere inimmaginabili livelli
di sviluppo, dall'altra provocava acute tensioni sociali. Migliaia di contadini
abbandonavano le campagne e si riversavano nelle città in cerca di lavoro nelle
fabbriche, per avere la sicurezza di un salario fisso. Le periferie urbane
crescevano degradate prive di servizi essenziali, dove dominavano la
criminalità, l'emarginazione e l'insalubrità dei luoghi. La vita quotidiana della
nuova classe sociale in rapida
crescita, il proletariato, era segnata
dalla fatica e dalla miseria, sulle
quali i nuovi signori del capitalismo
rampante costruivano le proprie
grandi fortune.
La Belle Époque è anche l'epoca dei
nazionalismi, delle tensioni fra popoli
diversi all'interno di immense
compagini multietniche come
l'Impero austro-ungarico, quello
ottomano e quello russo.
La Belle Époque finì di colpo nel 1914, risucchiata nel baratro della Prima
guerra mondiale: l'intreccio di tensioni e interessi contrapposti fra le varie
potenze che si era sedimentato in oltre quattro decenni aveva trasformato
l'Europa in una polveriera che cercava solo l'occasione per esplodere. La miccia
fu l'assassinio di Francesco Ferdinando d'Austria a Sarajevo, ma fu solo il
pretesto per dare il via libera alla follia. L'epoca del Positivismo, della fiducia
nel progresso e nello spirito dell'uomo, finì schiacciata dai suoi stessi frutti, quei
ritrovati della scienza che adesso venivano messi al servizio della distruzione.
L'Europa entrò in una fase nuova, all'ottimismo subentrava lo smarrimento, la
fine delle certezze, la consapevolezza che l'uomo moderno poteva essere
capace di un male sempre più grande.
Forse la Belle Époque appare molto più “bella” e spensierata a chi la guarda col
senno di poi che a coloro che la vissero. Contribuirono ad alimentare questo
mito la letteratura, i romanzi vittoriani, e tutte quelle forme d'arte che hanno
esaltato il meglio di quegli anni. All'analisi storica, invece, non sfuggono le
contraddizioni e le ambiguità di quel periodo, che la formula ormai cristallizzata
di Belle Époque finisce spesso col nascondere e sminuire.
Queste contraddizioni portarono allo scoppio della I Guerra Mondiale e diverse
furono le cause.
Le cause politiche:
In Europa esistevano molti territori contesi da diversi stati:
- La Francia: voleva sottrarre alla Germania, l'Alsazia e la Lorena;
- L' Italia: voleva sottrarre Trieste e Trento dall'impero austro-ungarico;
- Austria, Russia, e Italia, volevano espandersi nella zone dei Balcani.
Inoltre la Gran Bretagna si sentiva minacciata dalla potenza della Germania.
Fig. 2 Soldati in guerra
L'Europa era divisa in due schieramenti pronti a combattersi:
Fig. 2 Soldati in
- La Triplice Alleanza, che comprendeva Germania, Austria e Italia;
guerra - La Triplice Intesa, costituita da Francia, Gran Bretagna, e Russia.
Le cause militari:
Le grandi potenze europee, la Germania soprattutto, si preparava da anni alla
guerra, dotandosi di armi.
Molti pensavano che la guerra sarebbe durata pochi mesi, per questo era
indispensabile colpire per primo il nemico
Le cause economiche:
Tra le industrie si era scatenata una gara commerciale sempre più dura.
Per espandere il proprio mercato gli stati occidentali si erano impegnati nella
conquista dell'Africa e dell'Asia. Per difendere questo impero coloniale era
indispensabile ricorrere alle armi: la guerra così divenne uno strumento per i
propri interessi economici ed era fonte di guadagno.
Le cause culturali:
Parte della gente