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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Disturbi psichici di tipo schizofrenico
Autore: Giovanni Scarnera
Descrizione: trattazione del disturbo psichico di tipo schizofrenico sotto un punto di vista medico e scientifico, riferimenti filosofici e relazioni con la letteratura italiana e inglese.
Materie trattate: fisica, ed. fisica, inglese, filosofia, italiano
Area: scientifica
Sommario: PREFAZIONE Sin da tempi remoti una delle prerogative dell'uomo è stata quella di chiedersi il "perché" di tutti gli avvenimenti che accadevano attorno a lui e che riusciva ad osservare con i suoi occhi. Io mi sono posto l'obiettivo di indagare sul "perché" di alcune dinamiche che regolano gli episodi in una parte dell'uomo che non può essere direttamente osservata: la PSICHE. Concentrerò la mia attenzione su alcuni disturbi che comportano un funzionamento imperfetto di tale sistema e insieme tenteremo di capire quali sono le dinamiche che stanno alla base dei suddetti disturbi. Uno dei disturbi psichici che mi ha particolarmente affascinato è il DISTURBO SCHIZOFRENICO. Si cercherà di spiegarne l'eziologia, di evidenziarne i sintomi e capire in che modo tale disturbo può essere diagnosticato, ma soprattutto si cercherà di capire in che quale maniera esso può essere curato (se è meglio far ricorso agli psicofarmaci oppure direttamente all'elettroshock) e quali effetti hanno le cure somministrate sull'intero organismo, riferendoci a concetti fisici principalmente di natura elettrica. Il disturbo schizofrenico è strettamente collegato al tema della doppia o multipla personalità . Per tanto vedremo insieme in che maniera questo tema ha influenzato la letteratura sia italiana che inglese e quali sono i fondamenti filosofici che stanno alle spalle di questa tendenza. Per tanto analizzeremo il capolavoro di R.L. Stevenson "The strange case of Dr. Jekyll&Mr. Hyde" e cercheremo di cogliere quali aspetti della società Vittoriana lo scrittore ha voluto far trasparire dalla sua opera; faremo chiarezza sulla maniera in cui Freud affermò che la psiche non è un sistema unitario e razionale e su quali sono le dinamiche che guidano ogni nostro comportamento; infine daremo anche uno sguardo al tema della doppia personalità trattato nella letteratura italiana e faremo un'analisi del Romanzo di Pirandello "Uno, Nessuno e Centomila". Il tema della Schizofrenia è un tema molto ampio e ancora molta dibattuto sia tra gli psichiatri che tra gli psicologi per tanto esso potrebbe avere nuovi sviluppi nel corso degli anni. Mi auguro che qualcun altro interessato a capire con quali dinamiche l'equilibrio psichico umano può essere modificato, si prenda cura di ampliare e aggiornare questa piccola trattazione.
TERAPIA
Si definisce “durata il periodo di tempo (solitamente 12 – 24 mesi) nel
della psicosi non trattata”
quale i pazienti manifestano i sintomi psicotici prima che sia assegnata una terapia adeguata.
I pazienti tendono a rispondere più velocemente alla cura qualora essa sia somministrata
precocemente. I fini generali del trattamento terapeutico sono quello di ridurre la gravità dei sintomi
psicotici, di prevenire le recidive e il deterioramento funzionale a essi associato. La terapia può
avvenire seguendo tre diverse modalità:
1) farmaci antipsicotici;
2) riabilitazione;
3) psicoterapia.
FARMACI ANTIPSICOTICI
I farmaci antipsicotici classici, detti anche comprendono
neurolettici,
La caratteristica di
cloropromazina, flufenazina, iloperidolo, mesoridazina.
questi farmaci è un’affinità per il recettore dopaminico di tipo II. Possono essere
somministrati sottoforma di liquido orale, pillole, formulazione IM. Gli effetti
collaterali associati ai farmaci neurolettici sono: sedazione, rigidità muscolare,
tremori, aumento eccessivo di peso, acatisia –irrequietezza motoria– o discinesia tardiva (un
disturbo dei movimenti involontari); un ulteriore effetto, spesso fatale, è la cosiddetta “sindrome
maligna da neurolettici”, caratterizzata da rigidità muscolare, febbre, elevazione della creatinina
fosfochinasi.
Altri esempi di antipsicotici sono quelli chiamati “ i quali hanno la caratteristica di alleviare
atipici”
i sintomi positivi, migliorare quelli negativi o i deficit neurocognitivi. Essi hanno minori possibilità
di causare effetti collaterali extrapiramidali e un rischio minore di causare discinesia tardiva. Gli
antipsicotici atipici hanno un’affinità di tipo selettivo per le regioni implicate nei sintomi
schizofrenici; influiscono su altri sistemi neurotrasmettitoriali, tra cui la serotonina, o hanno affinità
selettiva per alcuni sottotipi di recettori dopaminici.
RIABILITAZIONE
La riabilitazione professionale ha lo scopo di aiutare i pazienti a reintegrarsi nella comunità e a
riguadagnare capacità sociali. La presenza di un per favorire l’adattamento al lavoro è molto
tutor
utile: egli serve come sostegno per la risoluzione di problemi o per la comunicazione con gli altri.
Questi programmi aiutano a promuovere l’autonomia del paziente e forniscono cure sufficienti a
minimalizzare la possibilità di ricadute e il bisogno di ricoveri.
PSICOTERAPIA
Il fine della psicoterapia è quello di individuare eventuali difficoltà relazionali con il malato e
gestirne l’isolamento. Il paziente nel corso del trattamento può arrivare più facilmente a
comprendere sé stesso e i suoi problemi. A volte si rende necessaria una terapia familiare che
comprende il paziente, i suoi genitori o il coniuge e ovviamente il terapista. Ciò può aiutare nella
pianificazione del trattamento e nell’attribuzione di compiti diversi ai vari componenti della
famiglia. È molto importante che i familiari conoscano i modi per rendere minima la probabilità di
eventuali future ricadute. Il paziente deve imparare a gestire la malattia, seguire la terapia e
controllare efficacemente lo stress. L’approccio più comune prevede l’associazione tra la
psicoterapia e la terapia farmacologia.
TERAPIA ELETTROCONVULSIVANTE
Un altro importante ed efficace metodo terapeutico è quello della terapia
elettroconvulsivante(TEC), meglio nota con il termine “elettroshock”.
Ugo Cerletti
Tale terapia è stata introdotta nel 1938 da due psichiatri italiani, e
5
Lucio Bini; la TEC ha un campo d’azione molto vasto ed è caratterizzata da
effetti terapeutici rapidi ed affidabili e da un profilo di sicurezza molto alto. La
TEC consiste nel passaggio indotto di una piccola corrente elettrica continua
(tipicamente 0,9 Ampere) attraverso il cervello mediante due elettrodi
collocati in specifici punti della testa e mirata a provocare convulsioni nel
paziente. Solitamente la TEC figura quale strategia aggiuntiva alla terapia
antipsicotica o può essere un considerevole alternativa in caso di documentata
intolleranza ai farmaci. Come ogni trattamento terapeutico anche la TEC ha i
suoi effetti collaterali: tra essi i disturbi cognitivi sono quelli che hanno una
maggiore rilevanza clinica. Altre manifestazioni indesiderate sono le amnesie, i disturbi
d’attenzione e stati confusionali. Solo in rari casi può verificarsi una mancanza di certi contenuti
della memoria autobiografica. Attualmente il rischio di mortalità connesso alla TEC è di
1: 30000 trattamenti, ed è di solito collegato ad altre patologie del paziente quali ad esempio
disturbi cardioritmici, ipertensione endocranica dovuta ad edema cerebrale, ictus recente o
malformazioni vascolari.
Ma soffermiamoci ad analizzare nel dettaglio quali sono i meccanismi coinvolti nell’induzione di
una corrente elettrica nel cervello.
Si definisce intensità di corrente elettrica il rapporto tra la quantità di carica che attraversa una
i ∆q
sezione trasversale di un conduttore in un intervallo di tempo e lo stesso intervallo di tempo
∆t, ∆t.
i = ∆q / ∆t
da questa formula è possibile calcolare la quantità di carica elettrica, mediante la formula inversa:
∆q = i ∆t
.
si definisce inoltre come differenza di potenziale elettrico ( o tensione elettrica )
tra due punti e immersi in un campo elettrico il rapporto
∆V = V – V A B
B A ∆V = ∆U / q
Da qui deriva che la differenza di energia potenziale ∆U è uguale a
∆U = ∆V q
.
Ma poiché q = i ∆t
. . .
Risulta che ∆U = ∆V i ∆t
George Simon Ohm
Il fisico tedesco scoprì sperimentalmente agli inizi del XIX
secolo che l’intensità di corrente è legata con una relazione di proporzionalità diretta
i
alla tensione elettrica secondo la formula dove è una costante
∆V i = ∆V / R R
caratteristica del conduttore nel quale fluisce la corrente elettrica e dipende dalle
caratteristiche fisiche del conduttore stesso. esprime la difficoltà che incontra la
R
corrente nel fluire da un estremo all’altro del conduttore, per tanto è definita come
R
resistenza elettrica del conduttore.
Applicando la formula inversa della legge di Ohm, la differenza di potenziale risulta uguale al
prodotto tra l’intensità di corrente e il valore della resistenza
.
∆V = i R
Questa relazione modifica la formula per il calcolo della differenza di energia potenziale che
diventa: 2 . .
= ∆U = i R ∆t
∆U = ( R i ) i ∆t
. . .
Considerando la differenza di energia potenziale risulta che la quantità di carica q è
∆U = ∆V / q
uguale al rapporto tra la differenza di energia potenziale e la differenza di potenziale, pertanto:
q = ∆U / ∆V .
ne deriva che q = i ∆t
q = ( i R ∆t ) / ( i R )
2 . . . 6
Calcolare la resistenza del circuito costituito dal generatore, dagli elettrodi e dalla testa non è
un’operazione semplice: mentre il cervello, per il suo grande volume, ed il cuoio capelluto sono dei
buoni conduttori e hanno resistenza rispettivamente pari a 220 Ω/cm e 222 Ω/cm, l’osso del cranio
presenta una resistenza molto più elevata pari a circa 17760 Ω/cm, e soprattutto variabile da
individuo a individuo. Per tanto si preferisce fare riferimento all’indicazione della quantità di carica
.
mediante la formula in cui non è necessario conoscere il valore della resistenza. La
q = i ∆t -3
quantità di carica poiché assume valori molto bassi si indica in milliCoulomb [ mC = 10 C ]. La
forma dell’onda elettrica utilizzata è relativamente lenta nel raggiungere la sua massima intensità
perciò si preferisce usare l’onda rettangolare che raggiunge la sua massima intensità
istantaneamente conducendo ad una più veloce depolarizzazione neurale e agevolandone la risposta
dal punto di vista terapeutico. James Joule
Come è noto dall’esperienza fatta dal fisico inglese un conduttore
metallico percorso da corrente elettrica si riscalda a causa delle collisioni che
avvengono all’interno del conduttore stesso tra gli elettroni di conduzione e gli ioni
del reticolo cristallino provocando un aumento di energia cinetica. Un singolo
stimolo elettroconvulsivante riscalda il cervello in media di 0,0026°C: un aumento di
temperatura di gran lunga inferiore di quello che si verifica a causa di un’infezione
lieve del tratto respiratorio inferiore.
CONDUZIONE DI CORRENTE ELETTRICA DAL CERVELLO A TUTTO IL CORPO
UMANO
Il sistema deputato alla trasmissione degli impulsi elettrici lungo tutto il corpo è il sistema nervoso.
Il suo ruolo principale è quello di controllo e organizzazione dell’intero organismo. Esso è un
apparato molto complesso che elabora informazioni provenienti sia dal corpo sia dall’ambiente
circostante, modulando di continuo tutte le funzioni vitali.
Il sistema nervoso è composto da due tipi di cellule:
- le fibre nervose o neuroni;
- le cellule gliali o glia;
neurone
Il è l’unità anatomica e funzionale del sistema nervoso.
Esso, a seconda del suo collocamento, svolge funzioni diverse,
come la raccolta di informazioni e la trasformazione in impulsi
elettrici (recettori trasmissione di tali impulsi ai
neuronali),
centri di elaborazione (neuroni elaborazione delle
afferenti),
informazioni e produzione di risposte sotto forma di impulsi
elettrici (interneuroni), trasporto delle risposte dai centri di
elaborazione a tutto l’organismo (neuroni Ogni
efferenti).
neurone ha una propria reazione agli stimoli ed è indipendente dagli
altri neuroni.
I neuroni sono costituiti da un corpo centrale più voluminoso detto
soma, in cui è racchiuso il nucleo. Tale corpo centrale è seguito da un
lungo prolungamento che costituisce la fibra nervosa ed è altrimenti
assone o neurite.
detto Esso è destinato alla trasmissione del segnale
elettrico in direzione centrifuga; l’assone è caratterizzato anche dalla
dendriti
presenza di piccoli prolungamenti detti che svolgono la
funzione di comunicazione intercellulare. Fasci di neuriti formano le
fibre nervose che si dividono in nel quale gli assoni
fibre mieliniche,
sono ricoperti da mielina che ha il compito di isolarli dall’ambiente
esterno e di accelerare la trasmissione degli impulsi nervosi, 7
e di nelle quali gli assoni non sono avvolti dalla membrana ma sono separati tra di
fibre amieliniche,
loro solo dalle ciglia gliali.
I nervi sono associazioni di fibre nervose di diverso diametro e di diversa tipologia., allineate
longitudinalmente e coperte da un membrana (nevrilemma).
Le cellule eccitabili reagiscono agli stimoli variando le
proprietà di permeabilità della membrana. Questa variazione
si propaga nei neuroni sottoforma di segnale elettrico, più
precisamente come che
differenza di concentrazione ionica
genera un differenza di potenziale ∆V. Normalmente la
differenza di potenziale presente all’interno di una cellula
potenziale di riposo.
nervosa è di – 70mV, ed è detto Il
potenziale d’azione invece è la risposta della fibra allo
stimolo che supera la soglia. Il potenziale d’azione si propaga
lungo tutta la membrana grazie all’impiego di energia prodotta
dall’attività metabolica della cellula stessa. Questa capacità di
propagazione è detta della cellula. La velocità di
conducibilità
propagazione del potenziale d’azione dipende anche dal
diametro del neurone e dalla resistenza R dei liquidi intra ed
extra cellulari. La propagazione del potenziale d’azione lascia
dietro di sé una zona in cui i canali restano inattivati. Tale
periodo in cui un nuovo stimolo elettrico sarebbe inefficace è
periodo di refrattarietà
detto assoluta e di refrattarietà
relativa. La frequenza massima dei potenziali d’azione che una
fibra può condurre è di 250 impulsi al secondo.
La depolarizzazione di una zona della membrana comporta l’apertura localizzata di alcuni canali
Na+ che produce un potenziale d’azione circoscritto: la differenza di potenziale passa da -70mV a
+35mV e la corrente diretta verso l’interno della cellula fluisce lungo l’assone depolarizzando le
cellule adiacenti. Dopo il periodo di refrattarietà la ripolarizzazione della membrana rende
nuovamente il neurone sensibile agli stimoli. Poiché tali variazioni avvengono in tempi molto brevi