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Introduzione Disney, tesina
La seguente tesina di maturità tratta del tema della Disney.
Ho deciso di trattare questo argomento perché fin da piccolo sono stato sempre affascinato dal mondo dei cartoni animati e la mia infanzia è stata segnata dai film della Disney. Il mio obiettivo è quello di far capire come un film d’animazione non sia solo un film per bambini o semplicemente di evasione, ma che, se bene ideato anche con l’aiuto di educatori, sia un modo per insegnare, sia a piccoli che grandi, attraverso l’immaginazione ed il sorriso. I grandi Classici della Walt Disney Company hanno basamenti solidi ed è possibile trovare assonanze con il mondo scolastico e non solo; significati facile da cogliere oppure più sottili.
Collegamenti
Disney, tesina
Italiano - Pascoli ed il fanciullino
Latino - la Metamorfosi di Apuleio
Inglese - Jingosim and Victorian hypocrisy
Filosofia - Hegel e la filosofia del divenire
Arte - Munch, angoscia e sollievo nella natura
Fisica e Matematica: corrente elettrica, circuiti e integrale definito
Storia: il boom economica dell'età dell'oro
Walt Disney
Tra fantasia e realtà:
quando il mondo dell’animazione ci insegna.
Ho deciso di trattare questo argomento perché fin da piccolo sono stato sempre
affascinato dal mondo dei cartoni animati e la mia infanzia è stata segnata dai film della
Disney. Il mio obiettivo è quello di far capire come un film d’animazione non sia solo un
film per bambini o semplicemente di evasione, ma che, se bene ideato anche con l’aiuto di
educatori, sia un modo per insegnare, sia a piccoli che grandi, attraverso l’immaginazione
ed il sorriso. I grandi Classici della Walt Disney Company hanno basamenti solidi ed è
possibile trovare assonanze con il mondo scolastico e non solo; significati facile da
cogliere oppure più sottili.
Questo percorso dimostrerà come il mondo dell’animazione può far crescere le
conoscenze di chi ci si immedesima, a cavallo tra fantasia e realtà, e perché il sogno di un
uomo è diventato ispirazione per molti altri.
Walt Disney è una delle personalità più importanti del XX secolo: era un fantasioso
disegnatore di fumetti, un eccezionale animatore e anche un imprenditore ma, prima di
tutto, era un grandissimo sognatore.
La sua vita è l’esempio pratico di chi è riuscito a realizzare il proprio sogno. Seguendo la
sua passione ha dato vita alla più grande azienda del mondo nel campo dei media e dello
spettacolo, leader assoluta del mercato dell'intrattenimento per l'infanzia.
“Tutti i nostri sogni possono diventare realtà se abbiamo il coraggio di perseguirli”. Queste
sue parole possono sembrare ripetitive, ma spesso ci dimentichiamo della loro importanza.
Difatti la fortuna di Disney è iniziata da un topo. Pochi avrebbero scommesso che un
topolino parlante sarebbe diventato l’emblema della fantasia. Disney si.
Dopo la sua morte, la Walt Disney Company continua a lavorare e produrre film
d’animazione di alto livello che hanno affascinato sia piccoli che grandi.
Infatti nel 1934 Walt Disney ambisce alla realizzazione di un lungometraggio e nel 1937
viene dato alla luce il film d’animazione “Biancaneve”. E' il primo lungometraggio
d'animazione in lingua inglese mai realizzato. Ha richiesto tre anni di lavoro e spese ingenti,
e fu definito dai detrattori del progetto "la pazzia di Disney". Fu un successo strepitoso che
lo rese (tenendo conto dell'inflazione) il maggiore incasso della storia per un film
d'animazione, nonché il maggior incasso della storia del cinema alla sua uscita (fu battuto
poi da Via col vento). E’ iniziata la grande produzione dei famosi Classici Disney.
La lunga serie di Classici Disney ha segnato indelebilmente la storia del cinema di
animazione. Tutti i Classici furono realizzati sotto la diretta supervisione di Walt Disney,
fino a “Il libro della giungla” (Disney morì poco dopo l'uscita del film nelle sale). La maggior
parte dei Classici attinge da libri o racconti fiabeschi, con alcune eccezioni di rilievo specie
4
nell'ultimo decennio. I Classici Disney, che ad oggi sono ormai più di cinquanta, si sono
rivelati un laboratorio estremamente interessante per lo studio di tecniche di animazione
innovative, ed alcuni di essi sono ormai entrati nell'immaginario collettivo di diverse
generazioni.
Dunque come proposto in precedenza, la cosa importante da capire è che questi film
d’animazione non sono fatti solo per intrattenere i bambini. I Classici affascinano anche le
vecchie generazioni. Perché? Ogni fantastico capolavoro marchiato Disney è pieno di valori
ed insegnamenti che si possono anche leggere nella realtà scolastica. Sono stati molti gli
alti e i bassi degli Studios Disney nel passato, ma ogni anno si generano attese e
aspettative per il prossimo Classico che meraviglierà grandi e piccoli nelle sale
cinematografiche. Noi ci limiteremo a sottolineare alcuni temi nei Classici che hanno già
affascinato i bambini degli ultimi anni. La Disney è l’alternativa eccellente alla televisione
spazzatura che oggi influisce troppo sulla nostra vita. E di questo dobbiamo prenderne
atto.
Scopriremo come storia, filosofia, letteratura, movimenti culturali e le scienze fisico-
matematiche si intrecciano nelle rappresentazioni Disney e negli insegnamenti morali che
questi film d’animazione, uno ad uno, cercano di insegnare.
“La fantasia non potrà mai invecchiare, per la
semplice ragione che rappresenta un volo verso una
dimensione che giace al di là del tempo”
“È molto divertente fare l'impossibile...”
“Pensa, credi, sogna e osa” 5
ITALIANO – Pascoli e il fanciullino
Classico Disney: Le avventure di Peter Pan
“Crescere? No, non mi va. Vieni ti porto all’isola che non c’è! Lì non crescerai mai.” Peter Pan
Peter Pan, il bambino che non vuole crescere. Egli crede che questa sia la cosa migliore, ma
desidera anche che la sua amica Wendy non subisca il processo inarrestabile della crescita.
Diventando grandi non si possono più ascoltare le fiabe; anzi, bisogna occuparsi della vita
quotidiana, lasciando alle spalle la meravigliosa ingenuità dell’infanzia e soffocando quella
vocina da fanciullino che ogni tanto per sbaglio sentiamo.
Qualcuno però è riuscito a sentire questa voce, utilizzandola
come base della sua vita e fondamenta per la sua attività
poetica.
Fu Giovanni Pascoli a capirne l’importanza. Infatti nel 1897
pubblica un testo in prosa “Pensieri sull’arte poetica”: il primo
nucleo di una più lunga riflessione pubblicata poi nel 1903
come “Il fanciullino”.
In questo testo Pascoli spiega tutta la sua poetica,
strettamente collegata alle idee del Decadentismo.
Il poeta spiega che la sua poetica è legata alla figura del fanciullino che è in noi e che vede
le cose in maniera più sobria senza il ragionamento causa-effetto che usa un adulto. Infatti
la voce del fanciullino alberga in noi fin dalla giovane età, però non lo sentiamo in quanto
essa si confonde con la nostra; invece la maggior parte degli adulti non la percepiscono
perché sono troppo legati alle attività quotidiane: solo il poeta ha l’abilità di capire e
comprendere il suo semplice linguaggio.
Infatti il “fanciullino” di Pascoli non usa la razionalità, vede cose buone nelle cose cattive,
rende grandi le cose piccole, si emoziona per poco. È paragonato ad Adamo: egli mette
nome a tutto quello che vede e scopre. In questo modo l’uomo può vedere ciò che lo
circonda con tanta emozione, soprattutto perché il fanciullino ragiona con quella illogicità
tanto ricercata dai decadenti. Ascoltando la vocina semplice e sensibile del fanciullino, il
poeta è spinto a cantare la “mediocrità” e le cose umili, essendo umile egli stesso. La parte
finale della prosa da molta importanza al ruolo della poesia: essa è per se stessa e non
descrivibile con un aggettivo. Tale poesia trasmette dei valori ma non perché ha questo
obiettivo, ma perché trasmette da sé sentimenti di fratellanza e uguaglianza. Infatti Pascoli
fu influenzato dal Socialismo fino al momento in cui questo si avvicinò al Marxismo poiché
lui non concepiva la lotta di classe. Pascoli, in linea con Manzoni, era fermamente convinto
che le classi sociali dovessero accettare la propria posizione e collaborare: un’idea
“troppo” semplice che solo un fanciullino può elaborare. 6
Peter Pan si sente sicuro e protetto in un mondo che pochi conoscono, la famosa “Isola che
non c’è”, il suo nido, la sua casa, la sua famiglia. Anche qui possiamo trovare una certa
assonanza con Pascoli. Lo stesso poeta ricorre spesso alla sua famiglia e al “nido”
protettivo, sia familiare che nazionale. Infatti Pascoli critica molto l’Italia. Essa dovrebbe
rappresentare il nido protettivo dei suoi abitanti ma non essendo riuscita a dargli
sostentamento, ha costretto gli italiani all’emigrazione.
Il famoso eroe del cartone animato infine rimane per sempre un bambino e non esce mai
dal suo nido: in questo i sentimenti di Pascoli sono molto simili. Infatti nella poesia “Il
Gelsomino notturno” leggiamo parole di un poeta maturo, il quale spiega il suo punto di
vista riguardo l’amore, a metà tra la sensualità e il ricordo dei cari defunti: lui vorrebbe
uscire dal suo nido per crearne
uno tutto suo, però (come può
solo un fanciullino) non ci riesce,
bloccato sia dal rapporto con la
sorella Mariù sia dal ricordo dei
cari. Avere una propria famiglia
significherebbe tradire i familiari
che non c’erano più.
In un certo senso Pascoli, proprio
come Peter Pan, non riuscì mai a
diventare grande, ma in
compenso ci ha regalato delle
poesie scritte con i sentimenti più
veri, quali solo un bambino può
regalarci. 7
LATINO – La Metamorfosi di Apuleio
Classico Disney: La Bella e la Bestia
“Tanto tempo fa, in un paese lontano lontano, un giovane principe viveva in un castello splendente. Benché avesse
tutto quello che poteva desiderare il principe era viziato, egoista e cattivo. Accadde però che una notte di inverno una
vecchia mendicante arrivò al castello e offrì al principe una rosa in cambio di un riparo dal freddo pungente. Lui, che
provava repulsione per quella vecchia dal misero aspetto, rise del dono e la cacciò. Ma lei lo avvertì di non lasciarsi
ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova nel cuore. Il principe la respinse di nuovo e in quel momento
la bruttezza della mendicante si dissolse ed apparve una bellissima fata. Il principe si scusò, ma era troppo tardi,
perché lei aveva visto che non c'era amore nel suo cuore e per punirlo lo tramutò in una orrenda bestia e lanciò un
incantesimo sul castello e su tutti i suoi abitanti. Vergognandosi del suo aspetto mostruoso la bestia si nascose nel
castello con uno specchio magico come unica finestra sul mondo esterno. La rosa che gli aveva offerto la fata era
davvero una rosa incantata e sarebbe rimasta fiorita fino a che il principe avesse compiuto 21 anni. Se avesse imparato
ad amare e fosse riuscito a farsi amare a sua volta prima che fosse caduto l'ultimo petalo, l'incantesimo si sarebbe
spezzato; in caso contrario sarebbe rimasto una bestia per sempre. Con il passare degli anni il principe cadde in preda
allo sconforto e perse ogni speranza... chi avrebbe mai potuto amare una bestia?” (Narratore)
Questo Classico Disney ripropone la storia de “La Bella e la Bestia”: un racconto di magia,
trasformazioni e amore. Nella storia un principe con un cuore di pietra viene trasformato
in una bestia da una fata e solo se una ragazza fosse riuscita ad amarlo in quella condizione
prima che una rosa incantata avesse perso il suo ultimo petalo (ovvero entro il suo
ventunesimo anno di età) allora sarebbe potuto tornare umano, altrimenti sarebbe
rimasto bestia per sempre. Impossibile non riscontrare una certa somiglianza di alcuni
particolari con la “Metamorfosi” dello scrittore latino Apuleio.
L’unico romanzo latino giunto fino a noi parla di un certo Lucio e della sua
metamorfosi in un asino a seguito di un esperimento non andato a buon
fine con la magia: è questo l'episodio-chiave del romanzo, che muove il
resto dell'intreccio. Il secondo livello narrativo è costituito dalle peripezie
dell'asino che, nell'attesa di riassumere le sembianze umane, si vede
passare di mano in mano, mantenendo però la razionalità umana e
riportando le sue molteplici disavventure. Infatti l’obiettivo di Lucio è quello
di riuscire a mangiare dei petali di rosa per poter ritornare alla sua forma
umana. Solo quando in sogno gli appare la dea Iside, che gli indica il luogo di
una cerimonia dove trovare dei petali, Lucio riesce a tornare umano e comincia a lavorare
a Roma come oratore.
Nel prologo dell’opera Apuleio cerca il contatto diretto con il lettore. Scopo dell’autore è
qui catturare l’attenzione di chi legge e, al tempo stesso, illustrare alcune caratteristiche
stilistiche, formali e tematiche dell’opera che sta per iniziare. In apparenza, il proemio
introduce alla lettura di un semplice testo di intrattenimento, una vicenda avventurosa
scritta secondo i modi disinvolti della letteratura milesia e dalla quale il lettore trarrà