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TOPOLINO
Secondo una leggenda metropolitana, in viaggio su un treno da New York
a Los Angeles W. Disney disegnò un personaggio ispirandosi al coniglio
Oswald, ma senza orecchie a penzoloni. Aggiungendo più tardi a mati-
ta orecchie tonde e una semplice coda creò quindi qualcosa di simile a
un topo: era nato Mortimer Mouse (in seguito ribattezzato come Mickey
Mouse): Topolino.
W. Disney sviluppò principalmente la personalità del personaggio, men-
tre U. Iwerks ne sviluppò l’aspetto fisico.
Topolino debuttò nel cortometraggio L’aereo impazzito nel 1928, e come
tutte le opere precedenti di W. Disney si trattò di un film muto; il cartone
non trovò, però, un
distributore interes-
sato.
Quando, nel 1927
uscì il primo cor-
tometraggio so-
noro: The Jazz
singer, un filmato
rivoluzionario che
modificò la storia
del cinema, Disney,
influenzato da ques-
ta geniale idea creò
Steamboat Willie, il
cartone animato di
Topolino con il sonoro che venne proiettato al pubblico nel 1928, riscuo-
tendo grandissimo successo. La storia si svolge su un battello a vapore e
le immagini sono arricchite dai suoni: il vapore che esce, i fischi di Topoli-
no, una pernacchia, il suono della chitarra… ma non esistevano ancora
dialoghi.
Si trattò di un cartone animato che portò la musica e in seguito l’audio
nei cartoni: Topolino iniziò a parlare, e fu proprio Walt Disney ad inter-
pretarlo.
Nel 1931, Topolino comparve in dodici film, l’intenzione era quella di
9
creare personaggi simili nell’aspetto ma diversi nel carattere. Così Topoli-
no divenne il personaggio più noto dei cartoni animati e venne spesso
clonato per sfruttarne il suo successo anche da parte di altri animatori.
Nel 1935 per la prima volta la serie di Topolino uscì completamente a
colori.
Intanto continuarono a essere prodotti cortometraggi a ritmo forsennato;
Topolino e Sinfonie allegre sono due delle serie più famose del cinema.
In Italia Topolino apparve per la prima volta il 30 marzo 1930. Due anni
dopo fu il primo libro illustrato italiano: Sua Altezza Reale il Principe Co-
darello e nel 1932 uscì il primo numero di Topolino in formato giornale,
edito dalla casa editrice Nerbini.
Intanto si presentava ai bambini con periodicità settimanale sul Corri-
ere dei piccoli con
storie scritte in rima
e realizzate da Giove
Toppi, che divenne il
primo autore Disney
italiano. Nell’agosto
del 1935 il giornale
Topolino passò da
Nerbini alla casa edi-
trice milanese Mon-
dadori. Dopo alcuni
anni di interruzione
a causa della censura
stabilita per i conflitti
politici, Topolino uscì
nuovamente in Italia
in un nuovo formato
più simile a un picco-
lo libro, che è anche la
versione che conoscia-
mo e che tutt’oggi tro-
viamo in edicola con
cadenza settimanale.
10 ,
Il profilo politico le idee
Su internet esistono moltissimi documenti, articoli e studi, su Walt Dis-
ney: alcuni parlano di un uomo perfetto che con i suoi cartoni animati
ha saputo rivoluzionare in modo fantasioso una parte del cinema; altre
invece ne criticano, non tanto la produzione artistica quanto la persona,
definendolo conservatore, reazionario, fascista.
Serena Todisco nel libro L’ideologia politica di Walt Disney afferma che
il disegnatore fosse: «…un simpatizzante della destra americana più
antisemita e anticomunista che frequentava assiduamente i raduni del
Partito Nazista Americano, uno scrupolosissimo informatore dell’FBI.»
Un video non firmato, che possiamo trovare sul canale di “YouTube”
sotto la voce “Cartoni”, afferma che il disegnatore condividesse molti
caratteri comuni ad Adolf Hitler.
Si tratta di una materia complessa, che meriterebbe una indagine più ap-
profondita. Ma considerata la curiosità che l’argomento mi ha suscitato,
con l’aiuto di testi e siti web ho provato a leggere in modo più critico la
produzione artistica di Walt Disney, e ho scoperto che fumetti e cartoni
nacondono messaggi che ben si ricollegano al clima antiliberale con il
quale anche il disegnatore americano si trovò a confrontarsi.
Razzismo
Da alcuni suoi dipendenti sappiamo che Walt Disney non fosse predis-
posto ad assumere persone di colore. Sebbene fosse un atteggiamento
piuttosto consueto in quegli anni, possiamo ritrovare tracce di tale com-
portamento discriminatorio anche in alcuni suoi cartoni. Il più famoso
Song of the south fu ritenuto talmente offensivo che anche la Walt Disney
Company non ne permise la pubblica proiezione. Il lungometraggio del
1946 raccontava la storia di uno schiavo nero che lavorava nelle pianta-
gioni di cotone e che si mostrava estremamente felice trasmettendo gioia
cantando: una chiara falsità. Pochi anni dopo, in un fumetto di Topoli-
no, venne raccontata la storia di un personaggio di colore a cui il celebre
topo insegnava le regole per vivere civilmente. Il protagonista affermava:
«Poveretto! Ha solo commesso degli errori. Non sa fare di meglio. Dovrò
essere paziente e insegnargli il modo migliore di fare le cose».
Nel cartone Fantasia (1940) viene riproposta un’altra scena di questo tipo:
una bella e bionda centaura veniva inseguita da una schiava nera, bassa e
brutta, felice di lavorare (scena che in seguito venne eliminata).
Questi sono solo alcuni esempi dai quali emergono le idee di Walt Disney
riguardo alla popolazione di colore e al loro sfruttamento. Ma altri rifer-
imenti esistono anche nei cartoni più importanti in brevi scene, come in
Dumbo nel quale gli operai schiavi cantano felici.
Antisemitismo
Il giornalista americano Neal Gabler, nel suo libro Walt Disney: the Tri-
umph of the American Immagination racconta di lui che non nutriva
nessun atteggiamento negativo nei confronti degli ebrei, tanto che ve ne
erano anche tra i suoi dipendenti. Eppure altre fonti, affermano invece che
Walt Disney fosse influenzato dai pensieri antisemiti dei membri dell’or-
ganizzazione americana dell’industria cinematografica Motion Pictures
Alliance for the Preservation of American Ideals; un’ organizzazione nata
con l’obiettivo di preservare gli ideali americani e spesso messa in relazi-
one a simpatie di stampo fascista.
Come si afferma nel
video Walt Disney
was a monster, su
YouTube: «… Walt
Disney was one of
Adolf Hitler’s Amer-
ica Allies along with
the automobile pi-
oneer Henry Ford.
Walt Disney shared a
disdain for jews just
like Hitler, in fact
he provided Hitler
with founds in order
to supply the Nazi
Army during WW2.
If this is a lie how
can you explain the
hidden dedication
and support Disney
placed through his
cartoons?...» (
… Walt Disney fu
uno degli alleati
americani di Adolf
Hitler con il pioniere dell’automobile Henry Ford . Walt Disney ha con-
diviso un disprezzo per gli ebrei , proprio come Hitler , infatti ha fornito
Hitler con fondi al fine di approvvigionamento dell’esercito nazista du-
rante la seconda Guerra Mondiale. Se questa è una bugia come si può
spiegare la dedizione nascosta e il supporto di Disney messo attraverso i
suoi fumetti ?...)
(Fotogramma del piazzista ebreo, tratto da I tre porcellini)
Nell’immagine riportata possiamo vedere un famoso disegno, in seguito
modificato, di un personaggio che può ricordare un ebreo.
Inoltre l’attrice Meryl Streep a un ricevimento del National Board of Re-
view accusò pubblicamente Walt Disney dicendo di lui che «era un anti-
semita e un misogino» al punto che «appoggiava un gruppo impegnato a
fare azione di lobby nella nostra industria contro gli ebrei.»
12 Misoginia
Sempre Meryl Streep accusò Walt Disney di essere
un bigotto del sesso, e lo fece presentando pubbli-
camente la lettera di una donna che aveva chiesto di
lavorare per lui come disegnatrice e che in cambio
aveva ricevuto questa risposta «Le donne non fanno
alcun lavoro creativo nella preparazione dei cartoni
per lo schermo. Questo compito viene svolto intera-
mente da giovani uomini».
L’ animatore Ward Kimball confermò: il suo ex capo
“non si fidava delle donne, e dei gatti”.
Infatti in molti dei suoi cartoni le figure femminili sono accompagnate
da eroi maschili: in particolare, le principesse non hanno la possibilità
di salvarsi da sole e devono essere sempre aiutate. Le loro storie possono
raggiungere il lieto fine solo dopo il matrimonio con il mitico “salvatore”.
Inoltre le principesse Disney sono passive non hanno quasi mai la possi-
bilità di esprimere le proprie opinioni e sognano la libertà, che possono
raggiungere solo grazie all’aiuto maschile.
La più famosa storia è quella di Biancaneve e i sette nani, nella quale la
giovane è oppressa dalla matrigna gelosa e sogna l’amore e il suo ipotet-
ico salvatore, non agisce e attende che qualcuno agisca per lei. Quando
si trova nella casa dei sette nani non esita a mettersi a pulire e riordinare,
come una brava casalinga; e quando si addormenta a causa della mela
avvelenata dalla matrigna si risveglia grazie al bacio del bellissimo princ-
ipe. Egualmente accade nella storia de La bella addormentata nella quale
Aurora può risvegliarsi solo dopo il bacio principesco. Ella è più attiva
rispetto a Biancaneve, ma compare solo per 18 minuti circa, mentre il fil-
mato dura bene 75 minuti, durante il tempo restante ella dorme e aspetta
di essere svegliata.
Tra le tante storie è interessante anche quella della principessa Jasmine in
Aladdin, che discute per poter scegliere chi sposare e si rifiuta di unirsi
in matrimonio con qualcuno che non ama; risponde in tono arrogante
al padre esultando «Come ti permetti di decidere il mio futuro ?!? Io
non sono un premio da vincere! “ e alla fine sposa Aladdin, che non è
un principe, ma uno “straccione”. Prima però deve passare un periodo
sotto il potere di Jafar, che la costringe a danzare illuminata da luci rosse
e a servirlo legata da catene; cerca anche di farla innamorare di lui, non
riuscendoci.
Diversa se vogliamo è la possibilità offerta alle ragazze che non apparten-
gono a nessuna dinastia reale: esse hanno più potere rispetto alle altre,
e possono addirittura avere un ruolo fondamentale nello sconfiggere le
malvagità e i personaggi cattivi. Classico esempio può essere Mulan, una
ragazza che si arruola tra i m