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La mia tesina di maturità descrive il mondo Disney e la storia di questa grande azienda d'animazione.
Generazioni di bambini di tutto il mondo sono cresciute con i cartoni Disney. L’inventore di questo mondo parallelo al nostro, in bilico tra sogno e realtà, è Walter Elias Disney: un visionario, un creativo, indubbiamente una tra le menti più ricche di immaginazione del secolo appena trascorso, amato da milioni di persone, che nelle sue pellicole hanno avuto l’occasione di riscoprire i valori della semplicità, della lealtà e della famiglia.
La tesina mostra come egli è partito in età giovanissima con pochi spiccioli in tasca e, grazie alla sua testardaggine e alla sua forza di volontà, è riuscito a realizzare i suoi sogni e a rivoluzionare il mondo del cinema, ideando una nuova arte, quella dell’ animazione. Ha creato un mondo vero dal niente, basandosi solo sulla sua immaginazione. Ritengo che sia un uomo da prendere a modello, un uomo determinato e dotato della tenacia di non mollare neppure di fronte a ripetuti fallimenti. “If you can dream, you can do it” (se puoi sognarlo, puoi farlo): questo era il suo motto, che può tranquillamente essere adottato da tutti coloro che, una volta superato questo esame, dovranno impegnarsi e dare il massimo per costruirsi un futuro. Walter Elias Disney ha dimostrato che si può davvero realizzare qualcosa di grande, se si ha fiducia nei propri sogni e nei propri progetti ed è questa sua determinazione che mi ha spinto a scegliere tale argomento per la mia tesina.
Inoltre, lavorando a questo progetto, ho avuto l’occasione di tornare con la mente alla mia infanzia. Questa non è una cosa da sottovalutare: se tutti su questo pianeta tornassimo un po’ bambini nel nostro vivere quotidiano, probabilmente il mondo sarebbe un posto migliore. Dovremmo imparare a conservare la spensieratezza, la bontà, la capacità di meravigliarci anche di fronte alle piccole cose e di osservare la realtà che ci circonda come per la prima volta, invece di limitarci a guardarla con superficialità.
Italiano - Il fanciullino di Pascoli.
Latino - Le Metamorfosi di Apuleio.
Filosofia - Henri Bergson.
Storia - La Germania nazista.
Scienze della terra - Le stelle e la loro evoluzione.
Storia dell'arte - Salvador Dalì, la persistenza della memoria.
Inglese - Oscar Wilde, The picture of Dorian Gray.
Walter Elias Disney ha dimostrato che si può davvero realizzare qualcosa di grande, se si ha fiducia
determinazione
nei propri sogni e nei propri progetti ed è questa sua che mi ha spinto a
scegliere tale argomento per la mia tesina.
Inoltre, lavorando a questo progetto, ho avuto l’occasione di
infanzia
tornare con la mente alla mia .
Questa non è una cosa da sottovalutare: se tutti su questo
pianeta tornassimo un po’ bambini nel nostro vivere quotidiano,
probabilmente il mondo sarebbe un posto migliore.
Dovremmo imparare a conservare la spensieratezza,
la bontà, la capacità di meravigliarci anche di fronte
alle piccole cose e di osservare la realtà che
ci circonda come per la prima volta,
invece di limitarci a guardarla
con superficialità. Le avventure di Peter Pan
“Le avventure di Peter Pan” fu prodotto dalla Disney nel 1953,
ispirandosi all’omonimo personaggio creato da
James Matthew Barrie.
Questa storia senza tempo affronta, tra le tematiche principali, il
rapporto conflittuale tra l’innocenza dei bambini e le responsabilità
di un adulto.
Con il suo volo verso un mondo di giochi e di fantasia, Peter ha
eterna infanzia
scelto di rimanere confinato in un’ .
Walt Disney, in questo suo capolavoro, si rivolge al bambino
che è in ognuno di noi.
Ogni persona infatti, ha (o dovrebbe avere) un lato infantile, una
parte della propria personalità che non vuole saperne di crescere.
Il personaggio di Peter Pan viene utilizzato come simbolo di quella
che in psicologia è definita “sindrome di Peter Pan”, un problema
che si manifesta nelle persone adulte che tendono a comportarsi in
maniera immatura, rifiutando di adempiere ai propri doveri.
Quindi il ritorno all’innocenza è considerato per lo più
come qualcosa di dannoso per l’individuo.
Contrariamente a questa visione negativa, molti autori
del passato hanno identificato la fanciullezza con
l’autenticità umana.
Giovanni Pascoli
Uno di questi è .
La poetica del fanciullino
Secondo Pascoli, in ogni uomo c’è
fanciullo
un , capace di commuoversi
e di sperimentare ogni giorno emozioni
e sensazioni nuove, poiché vede le cose
come per la prima volta, con ingenuo stupore e meraviglia.
Spesso è soffocato e ignorato dal mondo esterno, degli adulti,
ma se si risveglia fa sognare a occhi aperti, fa scoprire il lato
attraente e misterioso di ogni cosa, fa volare con la fantasia in
mondi surreali.
Il poeta coincide col fanciullo che sopravvive al fondo di ogni uomo
ed appare quindi come un “veggente”, dotato di una vista più acuta di quella degli uomini comuni.
Egli arriva alla verità non attraverso il ragionamento logico, ma in modo intuitivo ed irrazionale.
La poesia, allo stesso modo, deve essere intuitiva e spontanea, proprio per questo Pascoli parla di
“poesia pura” : il poeta scrive con l’unica finalità di scrivere.
Egli non vuole assumere il ruolo di ammonitore o consigliatore, ma proprio per questo può ottenere
effetti di “suprema utilità morale e sociale”, indicando un’utopica società senza conflitti.
Infatti, il fanciullino che è in noi sopisce gli odi e gli
impulsi violenti che sono propri degli uomini e induce
bontà amore fratellanza
alla , all’ e alla .
La poetica Pascoliana trova la sua formulazione più
Compiuta nell’ampio saggio “Il fanciullino”, pubblicato
sul “Marzocco” nel 1879.
«Ma quindi noi cresciamo, ed egli resta piccolo; noi
accendiamo negli occhi un nuovo desiderare, ed egli
vi tiene fissa la sua autentica serena meraviglia; noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce, ed egli fa
sentire tuttavia e sempre il suo tinnulo squillo come di campanello. […]
Ma è veramente in tutti il fanciullo musico? […] In alcuni non pare che egli sia; alcuni non credono che
sia in loro; e forse è apparenza e credenza falsa.
Forse gli uomini aspettano da lui chi sa quali mirabili dimostrazioni e operazioni; e perché non le
vedono, o in altri o in sé, giudicano che egli non ci sia.
Ma i segni della sua presenza e gli atti della sua vita sono semplici e umili.
Egli è quello, dunque, che ha paura al buio, perché al buio crede o crede di vedere; quello che alla
luce sogna o sembra sognare, ricordando cose non vedute mai; quello che parla alle bestie, agli
alberi, ai sassi, alle nuvole, alle stelle: che popola l’ombra di fantasmi e il cielo di dei.
Egli è quello che piange e ride senza perché, di cose che sfuggono ai nostri sensi e alla nostra
ragione.
Egli è quello che nella morte degli esseri amati esce a dire quel particolare puerile che ci fa sciogliere
in lacrime, e ci salva. […]
Egli fa umano l’amore, perché accarezza esso come sorella (oh! Il bisbiglio dei due fanciulli tra un
bramire di belve), accarezza e consola la bambina che è nella donna. […]
Egli ci fa perdere il tempo, quando noi andiamo per i fatti nostri, ché ora vuol vedere la cinciallegra
che canta, ora vuol cogliere il fiore che odora, ora vuol toccare la selce che riluce.
E ciarla intanto, senza chetarsi mai; e, senza lui, non solo non vedremmo tante cose a cui non
badiamo per solito, ma non potremmo nemmeno pensarle e ridirle, perché egli è l’Adamo che
mette il nome a tutto ciò che vede e sente.
Egli scopre nelle cose le somiglianze e relazioni più ingegnose.
Egli adatta il nome della cosa più grande alla più piccola, e al contrario.
E a ciò lo spinge meglio stupore che ignoranza, e curiosità meglio che
loquacità: impicciolisce per poter vedere, ingrandisce per poter ammirare. »
Pinocchio
Film d’animazione prodotto da Walt Disney nel 1940 e basato sulla storia “Le avventure di Pinocchio,
storia di un burattino” di Carlo Collodi. A distanza di oltre 70 anni dalla sua prima uscita continua ad
essere amato per la sua capacità di divertire e, allo stesso tempo, di far riflettere sul
percorso educativo e di formazione del carattere di un bambino.
Attorno al protagonista di questa storia, un burattino di legno capace
di muoversi e di parlare, la Disney crea una serie di figure
fondamentali nella crescita e nello sviluppo della personalità.
Prima tra tutte il grillo parlante, personificazione della coscienza; in
secondo luogo Geppetto, ossia un padre affettuoso; il gatto e la
volpe, che incarnano le tentazioni e infine Lucignolo che
rappresenta le cattive amicizie.
Tra i numerosi temi trattati in questa pellicola, troviamo
metamorfosi
quello ricorrente della .
La più importante è quella da burattino a ciuchino, in
quanto è un passaggio obbligatorio per arrivare alla
piena consapevolezza del bene e del male
e, quindi, alla salvezza.
Molti sono i punti di contatto con il romanzo
Apuleio, “Le Metamorfosi”
di .
“Le Metamorfosi” di Apuleio
Si tratta dell’unico romanzo latino pervenutoci per intero.
L’opera, articolata in undici libri, è anche nota con il titolo “Asinus aureus”(L’asino d’oro).
Apuleio narra le avventure di Lucio, che viene trasformato in asino a seguito di un esperimento non
andato a buon fine: questo è l’episodio chiave del romanzo, che muove il resto dell’intreccio.
Nel secondo livello narrativo troviamo una serie di peripezie di Lucio-asino che, nell’attesa di
riassumere sembianze umane, si vede passare di padrone in padrone, fino quando metterà fine alle
sue peregrinazioni grazie all’iniziazione al culto di Iside e Osiride, di cui diviene sacerdote.
L’autore descrive nei dettagli il momento della metamorfosi:
«E ripetendomi più volte tali assicurazioni, tutta emozionata
entrò furtivamente nella stanza e tolse dal piccolo scrigno
un vasetto.
E io me lo strinsi al petto e presi a baciarlo, pregandolo
che mi fosse propizio e mi concedesse un volo felice; poi,
dopo essermi tolto in fretta tutti i vestiti, ci affondai le mani
con avidità e, preso un bel po’ di unguento, me lo strofinai
su ogni parte del corpo.
E già agitando le braccia su e giù alternatamente, cercavo
di muovermi imitando un uccello: ma piume niente, e
nemmeno ali. I miei peli invece, quelli sì, cominciano a farsi
più spessi e si mutano in setole, e la mia pelle morbida si indurisce in cuoio, e all’estremità delle mani
si perde la divisione e tutte le dita si contraggono in un unico zoccolo, e dalla fine della mia spina
dorsale viene fuori una lunga coda.
Ed ecco che la mia testa si fa enorme, la bocca lunga lunga, le narici si dilatano, le labbra mi cascano
giù; allo stesso modo, anche le orecchie crescono a dismisura e si ricoprono di peli ispidi. E di questa
disgraziata metamorfosi non trovavo nessun lato positivo, se non il fatto che una certa mia dote
naturale cresceva e cresceva, ma proprio ora che non ero più capace di tenere Fotide tra le braccia.
E quando, ormai senza scampo, guardandomi a una a una tutte le parti del corpo, mi vidi trasformato
non in uccello ma in asino, volevo lamentarmi con Fotide per quello che mi aveva
combinato, ma privo com’ero ormai delle facoltà umane del gesto e della parola,
feci l’unica cosa che potevo e, col labbro inferiore piegato all’ingiù, ma
guardandola di traverso con gli occhi umidi, la rimproveravo in silenzio. »
Due chiavi di lettura dell’opera
Apuleio ha creato una sottile e voluta ambiguità nell’interpretazione dell’opera:
infatti sono compresenti due possibili livelli di lettura. Lector intende,Laetaberis.
Tale ambiguità viene esplicitata già dal prologo, nel celebre verso « »
(Stai bene attento, lettore: ti divertirai.) Osservando il romanzo solo superficialmente potremmo
pensare al fine ultimo di intrattenere il lettore, in linea con il modello della fabula milesia.
Ma, analizzandolo in modo più profondo, troviamo descritta la storia di una iniziazione religiosa, che
ripercorre, passo dopo passo, le prove cui il protagonista viene sottoposto: possiamo quindi
considerarlo un romanzo di formazione, che ci propone nella conclusione un messaggio di salvezza,
mantenendo però una narrazione accattivante e piacevole.
L’epoca dell’angoscia
L’epoca in cui visse Apuleio, benché caratterizzata da una situazione di pace e prosperità, fu segnata
da una profonda crisi spirituale: l’uomo era afflitto da un’ossessiva paura della morte, che tentò di
allontanare attraverso il ricorso a forme diverse di irrazionale misticismo.
Questo misticismo non si limitava alla sfera religiosa, ma contagiò diversi aspetti della cultura e della
medioplatonismo
filosofia: un esempio è il , corrente caratterizzata dalla ripresa delle dottrine di
Platone. In questo clima ecco che rientra anche l’interesse per i rituali magici, che senza dubbio
Apuleio conosceva.
Alice nel paese delle meraviglie
Questo classico d’animazione uscì per
la prima volta nelle sale statunitensi nel
1951, riadattando la storia ideata da Lewis
Carrol, “Le avventure di Alice nel paese delle
meraviglie”.
Walt Disney lavorava già a questo progetto dalla fine
degli anni trenta, ma la sua conclusione fu ritardata dallo
scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Proprio a questo proposito fu riadattata la sequenza della festa del “non-compleanno”.
Infatti, quando uno dei partecipanti al banchetto colpisce l’orologio
del Bianconiglio con una martellata, la pellicola diventa in bianco e
nero per qualche secondo: la scena sarebbe potuta risultare di
cattivo gusto per via del colore rosso della marmellata spalmata
sull’orologio che, spargendosi, avrebbe ricordato il sangue; fu così
che Walt si impose di rimuovere il
colore per quel breve istante.
Il film fu molto criticato dopo la sua
fiasco
uscita e fu un al botteghino,
tanto che non fu riproposto nelle sale
cinematografiche per i successivi
ventitre anni.
I temi principali di questo classico sono la
curiosità e il desiderio di evasione verso
un mondo incantato, meraviglioso e illogico,
frutto della fantasia di un bambino.
tempo
Il acquista un valore importante nelle vicende rappresentate: esso infatti, nel mondo ordinario,
svolge una funzione fondamentale per la vita di ogni individuo, invece nel Paese delle meraviglie non
ha alcuna importanza, al punto da essere continuamente messo in ridicolo.
Chiaro esempio di ciò è l’atteggiamento ansioso
del Bianconiglio, il quale sembra conoscere solo
È tardi, è tardi
l’espressione “ !”.