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Tesina - Premio maturità 2009
Titolo: Walt Disney, tra fantasia e realtà .
Autore: Mazzotti Cristina
Descrizione: Walt Disney ci mostra, attraverso uno dei suoi personaggi più famosi, un aspetto della vita conosciuto e vissuto in prima persona da milioni di persone: la Seconda Guerra Mondiale. Il personaggio utilizzato per questo arduo compito è Paolino Paperino (in originale Donald Fauntleroy Duck) che nasce nel 1934 e sarà destinato ad un grandissimo successo. Durante la sua lunga carriera, il celebre Paperino interpreta molti ruoli e nel 1942 è protagonista di un cartone di propaganda anti-nazista: La faccia del Fuhrer. Il cartone inizia con l'entrata di una banda musicale (Hirohito al sassofono e Mussolini alla batteria) a passo di marcia, in un ideale villaggio tedesco tappezzato di svastiche, cantando inni in onore delle virtù naziste. Nel frattempo Paperino sta dormendo e al suono della marcia nazista alza istintivamente il braccio in segno di saluto a Hitler. Minacciato dai nazisti, Paperino si alza e fa colazione per prepararsi al lavoro. La sua colazione, essendoci la crisi economica, consiste solamente in una tazza di acqua con un chicco di caffè intinto, uno spray all'aroma di bacon e uova e del pane raffermo. Durante la colazione gli viene posta davanti al piatto una copia del Mein Kampf, per un momento di lettura, per poi essere trascinato alla fabbrica in cui lavora. Appena arrivato, Paperino inizia il suo turno giornaliero di 48 ore alla catena di montaggio, ed il suo lavoro consiste nell'avvitare le spolette di granate di artiglieria. Mescolate alle granate ci sono ritratti del Fuhrer che lo costringono ad interrompere il lavoro ogni volta che appare un ritratto per fare il saluto nazista. La velocità della catena di montaggio aumenta continuamente, e Paperino alla fine non riesce a tenere il ritmo. Per di più viene continuamente bombardato da messaggi propagandistici sulla superiorità della razza ariana e sulla gloria derivante dal lavoro per il Fuhrer. Dopo una breve pausa di riposo, consistente in esercizi di ginnastica in cui bisogna effettuare la posizione della svastica e il saluto nazista, Paperino è obbligato a fare turni straordinari, e soffre di frequenti allucinazioni, durante le quali vede granate di artiglieria dappertutto. .
Materie trattate: Storia (ideologia nazista e Seconda Guerra Mondiale), Italiano (Pascoli, il fanciullino), Diritto (impresa bancaria), Tecnica Amministrativa, Psicologia (i disturbi bipolari), Cultura Medica (Le malformazioni fisiche), Inglese (biografia e critiche alla Disney)
Area: umanistica
Sommario:
INDICE
1. Paolino Paperino – La Seconda guerra mondiale p. 4
La faccia del Fuhrer
• p. 5
Hitler's Children Education For Death
• p. 6
La storia della gioventù tedesca durante la dittatura hitleriana
• p. 7
Quale era la teoria razziale di Hitler?
• p. 8
Cosa portò allo scoppio della Seconda guerra mondiale?
•
2. Peter Pan – Il fanciullino p. 10
Introduzione: somiglianza fra Peter Pan e Fanciullino
•
3. Paperon de’ Paperoni – Impresa bancaria p. 14
Introduzione
• p. 15
Chi è l’imprenditore?
• p. 16
Cos’è l’impresa e quanti tipi ne esistono?
• p. 17
Paperon de’ Paperoni che tipo di imprenditore è?
• p. 17
Cos’è la banca?
• p. 17
Quali sono le operazioni bancarie?
• p. 18
Cosa sono i prestiti e nello specifico i prestiti personali?
•
4. Il gobbo di Notre Dame – Malformazioni fisiche p. 21
Introduzione
• p. 23
Malformazioni e relative cause
• p. 25
I disabili e l’amore
•
5. Alice nel paese delle meraviglie – Disturbi bipolari p. 28
Introduzione: il Cappellaio matto e il suo comportamento
• p. 30
Quali sono le cause del disturbo bipolare?
• p. 30
Come si cura il disturbo bipolare?
• p. 31
Farmaci usati per curare la mani
• p. 31
Effetti collaterali dei farmaci
•
5. Walt Disney – Biography and Critical p. 33
Biography
• p. 34
Caring for children
• p. 35
Critical to Disney world
• 3
4
Walt Disney ci mostra, attraverso uno dei suoi
personaggi più famosi, un aspetto della vita
conosciuto e vissuto in prima persona da
milioni di persone: la Seconda Guerra
Mondiale.
Il personaggio utilizzato per questo arduo
compito è Paolino Paperino (in originale
Donald Fauntleroy Duck) che nasce nel 1934 e
sarà destinato ad un grandissimo successo.
Durante la sua lunga carriera, il celebre
Paperino interpreta molti ruoli e nel 1942 è
protagonista di un cartone di propaganda anti-
nazista: La faccia del Fuhrer.
Il cartone inizia con l’entrata di una banda musicale (Hirohito al sassofono e Mussolini alla batteria)
a passo di marcia, in un ideale villaggio tedesco tappezzato di svastiche, cantando inni in onore
delle virtù naziste. Nel frattempo Paperino sta dormendo e al suono della marcia nazista alza
istintivamente il braccio in segno di saluto a Hitler. Minacciato dai nazisti, Paperino si alza e fa
colazione per prepararsi al lavoro. La sua colazione, essendoci la crisi economica, consiste
solamente in una tazza di acqua con un chicco di caffè intinto, uno spray all’aroma di bacon e uova
e del pane raffermo. Durante la colazione gli viene posta davanti al piatto una copia del Mein Kampf,
per un momento di lettura, per poi essere trascinato alla fabbrica in cui lavora. Appena arrivato,
Paperino inizia il suo turno giornaliero di 48 ore alla catena di montaggio, ed il suo lavoro consiste
nell'avvitare le spolette di granate di artiglieria.
Mescolate alle granate ci sono ritratti del Fuhrer che lo costringono ad interrompere il lavoro ogni
volta che appare un ritratto per fare il saluto nazista.
La velocità della catena di montaggio aumenta continuamente, e Paperino alla fine non riesce a
tenere il ritmo. Per di più viene continuamente bombardato da messaggi propagandistici sulla
superiorità della razza ariana e sulla gloria derivante dal lavoro per il Fuhrer. Dopo una breve pausa
di riposo, consistente in esercizi di ginnastica in cui bisogna effettuare la posizione della svastica e
il saluto nazista, Paperino è obbligato a fare turni straordinari, e soffre di frequenti allucinazioni,
durante le quali vede granate di artiglieria
dappertutto. Solo quando le allucinazioni finiscono
e si ritrova nel proprio letto, a casa, negli Stati Uniti,
capisce che è stato tutto un terribile incubo.
Alla fine, Paperino abbraccia una Statua della
Libertà in miniatura accanto al letto, ringraziando di
essere cittadino degli Stati Uniti d'America. 5
Un altro corto di animazione venne prodotto dalla
Disney per la propaganda anti-nazista. Walt Disney,
prendendo spunto dal libro di Gregor Ziemer,
pedagogista americano di stanza a Berlino,
intitolato realizza nel 1943
Educazione alla morte, in cui
Hitler's Children Education For Death,
viene raccontata la storia del piccolo Hans, un
bimbo nato nella Germania di Hitler. Viene quindi
trattata l’educazione nazista dei bambini, un incubo
a cartone; viene mostrato come uno scolaro timido
può essere trasformato in un feroce sterminatore.
Hans viene sbeffeggiato dai compagni e dal
professore perché troppo buono con i più deboli;
così il piccolo decide di unirsi alla marcia nazista
inneggiando a Hitler per cercare di integrarsi con i compagni e non sentirsi inferiore.
La sequenza continua con i bambini che fanno la marcia nazista percorrendo una strada; in seguito,
il paesaggio cambia e si vedono i bambini tramutati in adolescenti, con la folla che li acclama. Il
paesaggio cambia ulteriormente e diventa un campo di battaglia in cui gli adolescenti, divenuti
adulti, continuano la loro marcia in onore di Hitler. Infine, il paesaggio di guerra scompare assieme
ai soldati e rimane solo un grande prato verde ricoperto di lapidi.
Questo cartone, diversamente da che riusciva a divertire per la presenza
La faccia del Fuhrer,
maldestra di Paperino, mostra il lato più oscuro del nazismo e dell’educazione fondata sulla bugia.
I bambini furono per Hitler una facile preda, mai prima di lui nella storia tedesca la gioventù era
stata tanto corteggiata e sfruttata per scopi così perversi. Fu impressa nelle menti dei bambini una
concezione del mondo che rompeva i ponti con i valori della società umana. L’obiettivo era
plasmare i giovani in modo che si adeguassero con entusiasmo all’ordine della dittatura senza mai
domandare il perché, docili al punto da poter essere usati senza problemi nelle guerre di Hitler. 6
La storia della gioventù tedesca durante la dittatura hitleriana.
Tra il 1933 e il 1945 quasi tutti i ragazzi tedeschi fisicamente validi vennero inquadrati in un
mostruoso ingranaggio che li inghiottiva a dieci anni e li restituiva a diciotto ma soltanto per
arruolarli nelle file della SA o delle SS. Le SS - abbreviazione del tedesco Schutzstaffel («reparti di
difesa») - erano un'unità paramilitare d'élite del Partito Nazista. Vennero formate reclutando
appartenenti delle SA, nel 1925, per essere la guardia personale di Adolf Hitler e per sorvegliare i
raduni del partito
Ogni anno, la sera del 19 aprile, la vigilia del compleanno del Führer, le nuove leve facevano il loro
solenne ingresso nella sezione giovanile del movimento nazista. Dopo il 1933, questa sezione
giovanile divenne una scuola, una Chiesa, un sodalizio spirituale e razziale, il modello della società
germanica che Hitler intendeva edificare. Nelle cerimonie iniziatiche, nei campeggi, nei corsi
ideologici, nelle esercitazioni ginniche e militari, i giovani di Hitler apprendevano il senso
dell’onore e il culto delle tradizioni germaniche, lo spirito combattivo, l'odio per gli ebrei e gli
zingari, e soprattutto la devozione al Führer; e si preparavano a considerare la morte per la patria
come il momento più alto e più nobile della loro esistenza.
Una devozione così totale che questi giovani, quando ormai le sorti del conflitto erano decise,
accettarono di farsi massacrare combattendo al fronte o tra le macerie della Berlino accerchiata
dall'Armata Rossa.
«Questa è la storia di una generazione che non ebbe scelta. Non fu lei a votare per Hitler, lo fecero i
suoi genitori. Per effetto di quella scelta, i ragazzi e le ragazze degli anni Trenta e dei primi anni
Quaranta furono catturati dallo Stato e usati dallo Stato come nessun’altra generazione tedesca
prima e dopo la loro. “Questa gioventù”, dichiarò Hitler nel 1938 in un tono già quasi irridente e
sprezzante, “non ha altra possibilità che imparare a pensare in tedesco e ad agire in tedesco.”»
Guido Knopp
Molti, tuttavia, furono coloro che uscirono da quella esperienza indignati e sgomenti. Ancora oggi,
quando li si interrogano sui loro sentimenti di allora, molti "giovani di Hitler", ormai settantenni,
fanno fatica a descrivere lo stato di ipnosi culturale con cui vissero la loro militanza giovanile. Ai
giovani d'oggi che chiedono bruscamente: "Perché siete stati tanto scemi? Chi ve lo ha fatto fare?",
uno di essi risponde semplicemente: "Ringraziate Dio di poter fare questa domanda. Noi allora non
avremmo potuto farla". 7
Quale era la teoria razziale di Hitler?
Al centro della teoria di Hitler sta l'idea della razza. Tutta la storia, dice Hitler nel suo libro Mein
è solo espressione dell'eterna lotta tra le razze per la supremazia. La guerra è l'espressione
Kampf,
naturale e necessaria di questa lotta in cui il vincitore, cioè la razza più forte, ha il diritto di
dominare. L'unico scopo dello stato è mantenere sana e pura la razza e creare le condizioni migliori
per la lotta per la supremazia, cioè per la guerra. La guerra è l'unica cosa che può dare un senso più
nobile all'esistenza di un popolo.
Di tutte le razze quella cosiddetta "ariana" o "nordica" è, secondo Hitler, la più creativa e valorosa,
ed anche l'unica a cui spetta il diritto di dominare il mondo.
Tradotto nella realtà questo significava per Hitler prima l'unificazione del continente europeo sotto
il dominio della nazione tedesca, per cercare poi nuovo spazio vitale all'est, cioè in Polonia e in
Russia. Ma questo doveva essere, come scrive Hitler, solo il preludio dell'ultima grande sfida, dello
scontro finale contro gli Stati Uniti.
Ci sono numerose contraddizioni e imprecisioni nella teoria razziale di Hitler, ma probabilmente
questo non è molto importante per Hitler, dato che in alcuni capitoli scrive con molta franchezza "la
propaganda non ha il compito di essere vera, ha invece l'unico compito di essere efficace."
Infatti, questa propaganda doveva rivelarsi molto efficace. Sicuramente al disoccupato faceva
piacere sentire che in fondo non era un piccolo disgraziato ma uno che apparteneva a una razza
superiore. Parlando del suo futuro Reich Hitler promette : "Essere uno spazzino in un tale Reich
sarà onore più alto che essere un re in uno stato estero".
Il secondo elemento fondamentale è l'antisemitismo. Per Hitler gli ebrei non sono una comunità
religiosa, ma una razza, e cioè la razza che vuole rovinare tutte le altre. Mescolandosi con gli altri
popoli, gli ebrei cercano di inquinarli, distruggendo la purezza della razza e eliminando così la loro
forza, necessaria per la lotta per la supremazia.
Hitler: "L'Ebreo è colui che avvelena tutto il mondo. Se l'ebreo dovesse vincere, allora sarà la fine
di tutta l'umanità, allora questo pianeta
sarà presto privo di vita come lo era
milioni di anni fa."
L'odio di Hitler contro gli ebrei non era
solo strumento politico, era. Gli orrendi
eventi degli anni 1940-1945, quando
l'antisemitismo non poteva più servire
come strumento politico, lo dimostrano.
Nell’ aprile del 1945, quando Hitler
presagiva già la propria fine, detta al suo
segretario: "Un giorno si ringrazierà il
Nazionalsocialismo del fatto che io ho
annientato gli ebrei in Germania e in tutta
l'Europa centrale". 8
Cosa portò allo scoppio della Seconda guerra mondiale?
La situazione successiva al primo conflitto mondiale non era abbastanza stabile da garantire una
pace duratura. La ripresa economica degli anni Venti aveva favorito la distensione delle relazioni
internazioni, culminata nel 1925 con la sottoscrizione degli <<accordi di Locarno>> da parte di
Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia, Belgio e Polonia. In base a tale intesa, la Germania
riconobbe le frontiere occidentali disegnate dal trattato di Versailles e si impegnò a rispettare la
smilitarizzazione della Renania (che venne portata a termine nel 1930). In cambio, nel 1926 la
Germania fu ammessa nella Società delle Nazioni; nello stesso anno, lo Stato tedesco firmò con
l’URSS il Trattato di Berlino, con il quale le due nazioni si impegnavano a rimanere neutrali e a
sostenersi economicamente in caso di guerra con gli altri Paesi.
La crisi mondiale degli anni Trenta, tuttavia, mandò in frantumi questo fragile equilibrio e pose fine