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Sintesi

Introduzione Dio è morto di Guccini tesina



La mia tesina è intitolato ‘’ho visto…, …m’han detto…, …ma penso ’’ e non sono nient’altro che le parole iniziali di ogni singola strofa della canzone ‘’Dio è morto’’ di Guccini. Queste tre parole oltre che essere nello specifico della canzone e assumere un significato ben preciso per ogni singola strofa, rappresentano anche i cardini del mio percorso seguito in questi cinque anni di superiori specie questo ultimo anno. Infatti ciò che mi porterò a casa di questa esperienza liceale è il saper vedere, il sapere ascoltare e la capacità di poter pensare e riflettere con gli strumenti ricevuti (usando una delle citazioni del prof piccolo che più resterà nella mia mente). Tornando su quella che è il contenuto del mio percorso, la canzone che già da tempo conoscevo ha suscitato in me dopo lo studio del 900, e un’analisi critica della società di oggi, un certo parallelismo col testo del Guccini. Sebbene sia del '67, questa canzone non fu inclusa in Folk beat n. 1 ma venne portata al successo dai Nomadi. E Guccini la canterà in pubblico soltanto dieci anni dopo, proprio insieme al celebre gruppo modenese. “Dio è morto” è la prima canzone scritta dal cantautore modenese e uno dei suoi brani più intensi e significativi. Equivocando sul significato del titolo, il quale richiama una celebre espressione del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, la Rai censurò il pezzo interpretandolo come un inno alla blasfemia inaccettabile per quei tempi. In realtà i censori travisarono completamente il vero significato del testo che, al contrario, proclama la necessità di una rinascita morale e spirituale che riscatti un’epoca contrassegnata dal “perbenismo interessato”, dal falso moralismo, dall’ipocrisia, da un vuoto e becero consumismo, da una profonda crisi di valori; la “morte di Dio”, il nichilismo, si manifesta nei vani fini che il materialismo impone a tutti noi (“le auto prese a rate”), nel carrierismo travestito da ideale (“gli odi di partito”), negli assurdi massacri scaturiti dagli odi razziali (“nei campi di sterminio”). Anche per il filosofo Dio è morto" non è inteso letteralmente, come "Dio è fisicamente morto", piuttosto è la maniera usata da Nietzsche (che infatti riteneva che Dio non esistesse) per dire che l'idea di Dio non è più fonte di alcun codice morale o teleologico. Nietzsche riconosce la crisi che la morte di Dio rappresenta per le considerazioni morali esistenti. La dissoluzione di tutti i valori lascia un vuoto enorme, che Nietzsche esemplifica affermando che l’uomo ha ucciso Dio,(l’uomo ha ucciso Dio quando ha esaltato le scienze-> critica al positivismo).Non esiste alcun punto di riferimento assoluto ed eterno a cui si può fare riferimento .Questo è il punto di arrivo dello scetticismo illuminista che non può che essere il nichilismo ( deriva dal latino nulla ed indica atteggiamenti e dottrine che hanno alla base la negazione radicale degli enti, dei principi e dei valori. In Nietzsche il termine presenta due connotazioni: il nichilismo passivo che indica l’annullamento dei valori imperanti; il nichilismo attivo che indica l’atteggiamento di ri-creare dopo aver fatto ‘’pulizia’’). La vita dell’uomo quindi appare, come un infinito precipitare nel nulla. A questo punto dopo la morte di Dio, gli uomini devono diventare dèi per mostrarsi degni di ciò che hanno compiuto: solo un dio può uccidere un altro dio. Nietzsche nel così parlò Zarathustra si assunse il compito di formulare la filosofia del meriggio, l’ora in cui le ombre sono più corte, che segue la filosofia del mattino della fase illuminista. Delineando così la figura del superuomo, dal tedesco "ubermensch", è traducibile anche con "oltreuomo", non è dunque una specie di superman ma è colui che è andato oltre, che è riuscito a superare il Nichilismo approdando al vitalismo nietzscheano( colui che crea i propri valori dopo la morte di Dio) .

Collegamenti


Dio è morto di Guccini tesina



Filosofia- Nietzsche, Esistenzialismo, Sartre.
Italiano- Decadentismo, Levi Primo, Quasimodo Salvatore.
Storia- Ascesa del Nazismo, Shoah .
Storia dell'arte- La crisi del bello con le avanguardie .
Latino- Crisi dei valori in età imperiale.
Geografia Astronomica- I buchi neri.
Matematica- I numeri trascendenti.
Fisica- La relatività .
Inglese- Victorian Age vs Modern Age
Estratto del documento

«…m’han detto…»

Crisi dei valori a Roma

in età Imperiale

Avvento del Cristianesimo

Nuovi ‘’orizzonti’’

arrivano dalla scienza

«Io non so con quali armi sarà

combattuta la III Guerra Mondiale,

ma so che la IV Guerra Mondiale sarà

combattuta con pietre e bastoni.»

-A. Einstein

«…MA PENSO»

‘’C’È SPERANZA SOLO NELL’AGIRE UMANO’’ -Sartre

"Se Dio non esiste non troviamo

davanti a noi dei valori o degli ordini in

grado di legittimare la nostra condotta.

Così non abbiamo … delle

giustificazioni o delle scuse.

Siamo soli, senza scuse.

L ’uomo è condannato ad essere libero.

Condannato perché non si è creato da se

stesso, e pur tuttavia libero,

perché, una volta gettato nel mondo, è

responsabile di tutto ciò che fa".

J.P. Sartre

‘’… Ma penso che questa mia generazione è preparata

a un mondo nuovo e a una speranza appena nata

ad un futuro che ha già in mano

a un rivolta senza armi ...’’ F. GUCCINI

FINE

GRAZIE PER L’ATTENZIONE

Il mio percorso è intitolato ‘’ho visto…, …m’han detto…, …ma penso ’’ e non sono nient’altro che le

parole iniziali di ogni singola strofa della canzone ‘’Dio è morto’’ di Guccini. Queste tre parole oltre

che essere nello specifico della canzone e assumere un significato ben preciso per ogni singola

strofa, rappresentano anche i cardini del mio percorso seguito in questi cinque anni di superiori

specie questo ultimo anno. Infatti ciò che mi porterò a casa di questa esperienza liceale è il saper

vedere, il sapere ascoltare e la capacità di poter pensare e riflettere con gli strumenti ricevuti

(usando una delle citazioni del prof piccolo che più resterà nella mia mente). Tornando su qu ella

che è il contenuto del mio percorso, la canzone che già da tempo conoscevo ha suscitato in me

dopo lo studio del 900, e un’analisi critica della società di oggi, un certo parallelismo col testo del

Guccini. Sebbene sia del '67, questa canzone non fu inclusa in Folk beat n. 1 ma venne portata al

successo dai Nomadi. E Guccini la canterà in pubblico soltanto dieci anni dopo, proprio insieme al

celebre gruppo modenese. “Dio è morto” è la prima canzone scritta dal cantautore modenese e

uno dei suoi brani più intensi e significativi. Equivocando sul significato del titolo, il quale richiama

una celebre espressione del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, la Rai censurò il pezzo

interpretandolo come un inno alla blasfemia inaccettabile per quei tempi. In realtà i censori

travisarono completamente il vero significato del testo che, al contrario, proclama la necessità di

una rinascita morale e spirituale che riscatti un’epoca contrassegnata dal “perbenismo

interessato”, dal falso moralismo, dall’ipocrisia, da un vuoto e becero consumismo, da una

profonda crisi di valori; la “morte di Dio”, il nichilismo, si manifesta nei vani fini che il materialismo

impone a tutti noi (“le auto prese a rate”), nel carrierismo travestito da ideale (“gli odi di partito”),

negli assurdi massacri scaturiti dagli odi razziali (“nei campi di sterminio”). Anche per il filosofo Dio

è morto" non è inteso letteralmente, come "Dio è fisicamente morto", piuttosto è la maniera

usata da Nietzsche (che infatti riteneva che Dio non esistesse) per dire che l'idea di Dio non è più

fonte di alcun codice morale o teleologico. Nietzsche riconosce la crisi che la morte di Dio

rappresenta per le considerazioni morali esistenti. La dissoluzione di tutti i valori lascia un vuoto

enorme, che Nietzsche esemplifica affermando che l’uomo ha ucciso Dio,(l’uomo ha ucciso Dio

quando ha esaltato le scienze-> critica al positivismo).Non esiste alcun punto di riferimento

assoluto ed eterno a cui si può fare riferimento .Questo è il punto di arrivo dello scetticismo

illuminista che non può che essere il NICHILISMO ( deriva dal latino nulla ed indica atteggiamenti e

dottrine che hanno alla base la negazione radicale degli enti, dei principi e dei valori. In Nietzsche il

termine presenta due connotazioni: il nichilismo passivo che indica l’annullamento dei valori

imperanti; il nichilismo attivo che indica l’atteggiamento di ri-creare dopo aver fatto ‘’pulizia’’). La

vita dell’uomo quindi appare, come un infinito precipitare nel nulla. A questo punto dopo la morte

di Dio, gli uomini devono diventare dèi per mostrarsi degni di ciò che hanno compiuto: solo un dio

può uccidere un altro dio. Nietzsche nel così parlò Zarathustra si assunse il compito di formulare la

filosofia del meriggio, l’ora in cui le ombre sono più corte, che segue la filosofia del mattino della

fase illuminista. Delineando così la figura del superuomo, dal tedesco "ubermensch", è traducibile

anche con "oltreuomo", non è dunque una specie di superman ma è colui che è andato oltre, che

è riuscito a superare il Nichilismo approdando al vitalismo nietzscheano( colui che crea i propri

valori dopo la morte di Dio) . “Ho visto

la gente della mia età andare via

lungo le strade che non portano mai a niente,

cercare il sogno che conduce alla pazzia

nella ricerca di qualcosa che non trovano

nel mondo che hanno già,

dentro alle notti che dal vino son bagnate,

dentro alle stanze da pastiglie trasformate,

lungo alle nuvole di fumo del mondo fatto di città,

essere contro ad ingoiare

la nostra stanca civiltà

e un dio che è morto, ai bordi delle strade dio è morto,

nelle auto prese a rate dio è morto,

nei miti dell' estate dio è morto...”

Riflettendo su questa prima strofa della canzone, mi rimangono in mente i primi versi, dove sono

chiaramente visibili le caratteristiche Decadenti ed Esistenziali. La relazione esistenzialismo-

decadentismo è stata spesso sottolineata. Ultimamente Elio Gioanola, studioso del Decadentismo

aperto al discorso interdisciplinare, ha visto nell’esistenzialismo la più tipica ‘’forma filosofica del

Decadentismo’’ sottolineando in particolare il comune tema della morte dei valori, della fuga, e

dell’angoscia esistenziale( ‘’autenticità e morte diventano sinonimi; la morte come più propria

possibilità dell’esserci, sottrae alle tentazioni alienanti, assicurando all’artista la condizione di vera

libertà, che consiste nell’essere e nel diventare ciò che si è’’). Il decadentismo nasce come reazione

alla crisi del positivismo e del pensiero scientifico. Verso la fine dell’800 inizio 900, filosofi,

matematici, misero in evidenza i limiti del Positivismo e della scienza stessa alla quale si

riconosceva solo il carattere pratico di classificare e spiegare i fenomeni naturali. Nascono così

nuove scienze come la Psicanalisi e nuove filosofia come appunto l’esistenzialismo. I caratteri

essenziali del decadentismo sono la crisi dei valori tradizionali e morali che generano insicurezza,

scetticismo, angoscia esistenziale, senso di noia, solitudine dell’uomo, annientamento e

autodistruzione. L’uomo può reagire in modo diverso in base allo stato psichico in cui si trova, per

coloro fragili lo sbocca di questa angoscia fu una fuga dalla realtà attuata in modo diverso droga,

alcol, disordini morali, costumi eccentrici e di cattivo gusto, che portarono infine ad una coscienza

di fallimento e con un ritorno alla fede religiosa (riferimento ai primi versi della strofa); per coloro

di forte spirito, lo sbocco dall’angoscia fu l’accettazione della realtà e il riconoscimento di un

valore positivo dell’esistenza nell’impegno per la costruzione di un mondo migliore( pensiero

marxista) . Si delinea così un nuovo intellettuale che disagiato dalla società in cui vive, assume

l’atteggiamento di ribelle, del poeta maledetto che rifiuta la società borghese e ne dissacra i valori,

disprezzando l’uomo comune(=> l’intellettuale si sente escluso e fuori dal sistema).

*(l’esistenzialismo è considerata una vera e propria corrente culturale poiché riflette

costantemente sull’uomo nel suo periodo storico, ovvero tra le due guerre mondiali ) allo stesso

modo L’Esistenzialismo non fa altro, che riflettere sull’esistenza dell’uomo, l’esistenza viene intesa

come modo d’essere proprio dell’uomo, diverso dagli altri enti presenti al mondo. L’esistenza è

un’entità aperta ad un ‘’oltre’’ e non è altro che il rapporto fra l’essere umano e il mondo,

rapporto di angoscia e di dolore che scaturiscono dalla natura stessa dell’esistenza. E

l’esistenzialismo nasce per cercare di dare un senso agli orrori umani.

L’angoscia esistenziale e decadente, non fu solo un aspetto letterario e filosofico ma fu ben visibile

soprattutto nell’arte di quel periodo, studiosi di storia Sedlmayr, hanno trattato la

dell’arte

manifestazione del brutto e dello strano nel linguaggio artistico come sintomi di una sofferenza

inespressa. Esattamente come in un individuo il comportamento nevrotico è indizio di un irrisolto

dissidio tra pretese e possibilità, così nell’arte la negazione dell’esigenza del Bello è spia di una

rimozione operata dall’anima sociale, a seguito di una dolorosa menomazione. L’occulto

protagonista malato di questa storia, di cui l’artista è sensibilissima antenna, è in questo caso la

civiltà europea, che fra Otto e Novecento venne martoriata da ambizioni nevrotiche e assassine,

che la portarono alla gara colonialista per la spartizione del mondo, all’idoleggiamento dei

totalitarismi, alle due guerre mondiali, all’equilibrio del terrore. Tormentata dal senso di colpa,

oltre che frustrata per la sconfitta epocale con conseguente perdita dell’egemonia mondiale entro

la metà del XX secolo, la coscienza europea si è infilata nel vicolo cieco dell’autopunizione, che

buona parte dell’arte attuale esprime con il linguaggio dell’ironia dissacratoria. Diciamo anzitutto

che il primo passo verso l’abolizione del Bello beatificante, con conseguente esaltazione del Brutto

disturbante, fu compiuto dalle avanguardie artistiche degli anni Dieci (basti ricordare il canone

futurista dell’antigrazioso). Tuttavia, fu solo dopo la Prima guerra mondiale che la ricerca artistica

più avanzata prese a focalizzarsi sulla celebrazione non più della vita, ma della morte e dello

sfacelo. Si trattò di un’introiezione dell’orrore subito dalle giovani generazioni, che era stato

anticipato già negli ultimi decenni dell’Ottocento dalle opere di una serie di eccentrici artisti, non

immuni da psicopatologie (Munch,), i quali con le loro inquietanti tendenze a forzare il tratto fino

alla deformazione vengono giustamente considerati quali precursori dell’espressionismo tedesco.

Benché questa corrente sia nata, com’è noto, nel 1905, ai nostri fini risultano particolarmente

significativi gli sviluppi che essa prese a partire dal 1914. All’interno di questa seconda nascita

dell’espressionismo, non vi è pittore che più di Otto Dix abbia saputo rappresentare il trauma delle

ferite sofferte nel corpo e nella psiche dai soldati della Grande Guerra, simbolicamente elaborate

attraverso l’accatastamento di forme sfatte, larvali e putrescenti, impastate del fango della

trincea, rievocanti il ribrezzo e perfino il tanfo dei cadaveri in decomposizione. Tra la Francia e la

Spagna, una reazione consimile prese l’indirizzo del surrealismo, che malgrado oggigiorno venga

considerato un movimento prevalentemente comico e satirico, e dunque "leggero", in realtà

veicolò il sentimento tragico dell’allucinazione davanti a una realtà che non è più comprensibile

secondo procedimenti logici: quasi una schizofrenia, di cui è facile capire l’origine traumatica. Un

esempio valga per tutti: nella Natura morta con fagiolini (titolo apparentemente innocuo e quasi

infantile, ma in realtà schermo di un contenuto indicibile), Salvador Dalì rievocò allegoricamente lo

squartamento e la mutilazione dei cadaveri, che si praticava tra fronti avversari durante la guerra

civile di Spagna. L’esperienza della guerra rivelò insomma all’arte europea la tragedia non

razionalizzabile della perdita dell’integrità della persona umana, sia nel corpo sia nella mente. Di

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