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LICEO SCIENTIFICO STATALE “VINCENZO CUOCO”
NAPOLI
ESAME DI MATURITA’ - ANNO SCOLASTICO 2008/2009
Lavoro di approfondimento per l’esame di maturità:
IL DIO DENARO
di Roberto Mariosa
Classe V I
INTRODUZIONE
Non solo l’arte ha sempre accolto aspetti diversi del mondo dell’economia, in
quanto causa di dinamiche sociali, ma anche scrittori e filosofi hanno dato spazio,
nella loro produzione, a considerazioni riguardo alla natura del denaro. Il denaro
rientra in speculazioni più o meno sistematiche già da Socrate, e con lo scandalo
della sofistica si fa ancora più evidente.
In economia le diverse scuole di pensiero sono espressione di culture, gli agenti
economici vivono e prendono
decisioni all'interno di un
ambiente culturale e la cultura
ha un ruolo importante sul corso
della storia economica. Ma è
anche vero il contrario: le
relazioni e i processi culturali
esistono all'interno di un
ambiente economico e possono
essere interpretati in termini
economici. Esiste dunque una
profonda relazione tra economia
e cultura che si fonda sul
concetto di valore: le due nozioni
parallele di valore economico e
valore culturale diventano così i
principi sottostanti l'integrazione
di due campi di studio
apparentemente distanti. Nella
società di massa la logica
economica è diventata la
mentalità che orienta i rapporti sociali, uniforma il senso comune, emargina la
morale e ogni forma di solidarietà.
Ultima scena del Paradiso di Dante rivisitata in chiave
contemporanea
Compito del mio lavoro di approfondimento è dimostrare come, già dall’antichità
ma soprattutto in età contemporanea, il denaro muove il mondo. L’argomento è
sempre stato motivo di grande stupore e curiosità per me. Lo spirito con cui l’ho
fatto è certamente critico verso questa visione totalizzante del denaro. Credo sia
triste, per non dire “tragico”, che molti aspetti della cultura siano vittima di una
così grande influenza del Dio Denaro, soffocando una creazione più libera e
genuina, indirizzata a valori più semplici e, per questo, autentici.
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r Quando il denaro corrompe la cultura
1.
LA LOTTA DI QUINTILIANO CONTRO LA CORRUZIONE DELL’ELOQUENZA
Non è difficile trovare nell’antichità un caso eclatante di corruzione. Fin dalle
strutture sociali più antiche, alcune pratiche ricattatorie o nepotistiche hanno
sempre avuto largo uso e sono entrate di diritto nel costume di un popolo. Non si
esime da questo triste primato il popolo romano, di cui numerosissimi autori
hanno declamato l’ignavia e l’asservimento, nonché l’attaccamento ai beni
materiali. Ma per ciò che concerne il dato più
precisamente “culturale”, è sicuramente Marco
Fabio Quintiliano che va ricordato per la sua opera
di denuncia e, al tempo stesso, impegno diretto. Si
fa presto, infatti, a denunciare un regime corrotto
senza proporre alcuna via d’uscita, a criticare ma
poi nascondersi dietro l’alibi dell’impotenza.
Quintiliano in questo sarà un unicum che gli varrà
l’appellativo di primo “maestro” in senso moderno
o, ancor più specificamente, di primo pedagogo.
Il problema della corruzione investiva sia la sfera
morale che quella letteraria; ormai molto diffusa era
la delazione che permetteva di asservire
materialmente e moralmente una persona, ciò si
ripercuoteva nella cultura perché spesso erano gli
insegnanti stessi ad essere corrotti e per questo, a
loro volta, corruttori della moralità dei discenti. La
degenerazione che deriva da questo regime si
manifesta anche nelle scelte letterarie che
Quintiliano addita come spurie e da ricondurre, rinnegando lo stile senecano, ad
una classicità d’altri tempi.
Il panorama era oltremodo fosco: schiavi del benessere e manipolatori del diritto,
Marco Fabio Quintiliano i Romani non potevano contare su altro che sull’educazione,
(35/95) Institutio Oratoria
unica via di salvezza ed elevazione secondo Quintiliano. Con l’
l’autore delinea un programma di rinnovamento che tenta di far fronte a questa
emergenza, ovviamente nella misura in cui ciò era possibile. Trattando questioni
di didattica e pedagogia, passando per la tecnica e i requisiti del buon oratore,
Quintiliano cercava di riprendere l’eredità di Cicerone nella sua sanità di
espressione e saldezza della morale.
L’oratore quintilianeo aveva come dote fondamentale l’onestà e l’incorruttibilità.
Non solo come baluardo contro un popolo di mercenari, ma come conditio sine
qua non di uno studio libero dai vizi della mente. Solo chi è conosciuto per la sua
integrità potrà convincere con meno fatica il suo uditorio. L’integrità andava però
curata fin dai primi studi, e qui si fa evidente implicazione pedagogica della
ricerca di Quintiliano: i bambini dovevano ricevere la massima cura nella
formazione. Nutrici, genitori, maestri dovevano rappresentare un pilastro non solo
di serietà ma anche di emotività.
Quando il denaro influenza le forze motrici della storia
2.
IL MATERIALISMO STORICO DI MARX
Per meglio contestualizzare alcune prove fondamentali della mia tesi, si fa ora un
gran salto temporale. Arriviamo all’età contemporanea che, a mio parere,
supporta la mia tesi con avvenimenti e ideologie che non possono sottrarsi
all’interpretazione economica. Fondamentale, senza ombra di dubbio, è la
speculazione di Karl Marx. Essa si pone come un’analisi globale della società e
della storia, attuando nella pratica, ciò che
Hegel aveva teorizzato riguardo al legame tra
realtà e razionalità.
“Per la critica dell'economia
Nella prefazione a
politica” (1859) “Salario, prezzo e profitto”
e in
(1865) grazie a questo tipo di analisi, Marx fornì
sinteticamente ed efficacemente i lineamenti
essenziali della sua filosofia della storia: gli
ordinamenti statali e i vincoli legali non possono
essere spiegati soltanto con lo sviluppo generale
dello spirito umano, ma bisogna piuttosto risalire
alle condizioni materiali di vita e di produzione.
struttura
Dunque la vera della società va cercata
nell'economia. In sostanza, per Marx nella
produzione gli uomini costruiscono un insieme di
relazioni che sono la vera struttura della società.
La storia, per chi la sappia guardare con occhi
ideologie
sgombri da (cioè falsi sistemi di pensiero), non è che l'evoluzione di
queste strutture economiche. Forze produttive e
Karl Marx (1818/1883) rapporti di produzione, oltreché rappresentare la
statica
chiave di lettura della della società, si configurano anche come lo
dinamica, molla
strumento interpretativo della sua poiché si identificano con la
propulsiva legge
del suo divenire, ovvero con la stessa della storia.
sovrastruttura
Tutto il resto (diritto, religione, cultura, arte ecc.) non è che e
dunque, in quanto tale, dipendente dalla struttura e senza vera autonomia. In
altre parole, secondo il materialismo storico, l’economia condiziona, in generale, il
processo sociale, politico e spirituale della vita. La concezione opposta, quella
dell’idealismo storico, aveva rappresentato, fino a quel momento, la principale
tendenza per ciò che riguarda le filosofie della storia.
Al di là della sua immensa fortuna politica e culturale, in netto declino nella
seconda metà del Novecento, il materialismo storico ha, in effetti, costituito per
gli studi storici un'esperienza o un elemento di confronto fondamentale: non solo
per l'attenzione che, in ogni tipo di indagine storica, ha insegnato a rivolgere ai
fattori economici, alle tensioni e alle lotte di classe, ma anche perché ha
contribuito a infrangere definitivamente il modello storiografico ottocentesco che
vedeva nello stato l'unico soggetto storico-politico che dava dignità e legittimità
storica alle forze che agitano le società umane.
Quando il denaro penetra le menti
3.
IL MITO DEL DENARO E DEL SUCCESSO NEL CICLO DE “I VINTI” DI VERGA
Non molti anni dopo la pubblicazione delle opere di Marx a sostegno della mia
tesi, anche nella letteratura nostrana si affaccia la componente economica.
Giovanni Verga vive in un’Italia che deve fare i conti con i gravi problemi
economici e politici della neonata nazione. Ciò si riversa prima nel suo pensiero
ma, ancor più esplicitamente, nell’intenzione di scrivere il celeberrimo ciclo de “I
Vinti”. Nella prefazione a “I Malavoglia”, primo
romanzo del ciclo, chiarisce il movente della
narrazione ed i presupposti ideologici, culturali
ed artistici che lo spingono a questo tipo di
creazione. Non risulta difficile cogliere che lo
scopo del narratore è quello di far conoscere
le condizioni sociali di un’intera comunità,
studiando appunto come, in determinati
socio-economici,
contesti la vita dei singoli e
dei gruppi sociali sia rigidamente condizionata
dal mito del denaro e del successo. Verga ci
presenta tipici casi di vita, che nella prefazione
all'Amante di Gramigna (una delle novelle di
documento
“Vita dei campi”) aveva definito
umano. Egli intende studiare come, in
un'epoca di generale progresso, in cui il
miraggio del benessere è più pressante,
agisca una dirompente aspirazione al
cambiamento. I Malavoglia, piccola famiglia di
pescatori, in rovina economica dopo il
Giovanni Verga (1840/1893)
naufragio della loro barca, incarnano appunto la prima forma di lotta per il
miglioramento. Ma la loro finisce per essere unicamente lotta per la
sopravvivenza e per i bisogni materiali (la casa, il cibo...) in quanto il dissesto
economico della famiglia li impegna strenuamente nella semplice conservazione
di quanto resta o al massimo nel riscatto di quanto perduto. Un caso emblematico
per la mia tesi è il funerale di Bastianazzo, morto nel naufragio: il paese partecipa
con una forma di solidarietà più formale che spontanea; la loro attenzione, anzi
disgrazia economica
vera e propria critica, è tutta concentrata sulla piuttosto che
umana. Il dolore immenso della famiglia viene filtrato dalla logica affaristica dei
compaesani: la reale etica del paese è economica. Il denaro, forse complice il
progresso, ha del tutto invaso le loro menti. E ciò non esclude neanche gli altri
ceti.
Una volta soddisfatti i bisogni materiali la ricerca diviene avidità di ricchezze e si
incarnerà in una figura borghese: "Mastro-don Gesualdo". Poi diventerà vanità
aristocratica, nella "Duchessa di Leyra", ambizione nell’"Onorevole Scipioni" per
arrivare all'"Uomo di lusso" che riunisce tutte codeste bramosie. Verga non
completerà che i primi due romanzi del ciclo, tuttavia è chiaro il suo progetto
iniziale: abbracciare in una serie di narrazioni tutti i tipi di attività umana presenti
nella sua terra di Sicilia in un'età di trasformazione socio-economica.
Quando il denaro si fa arte e viceversa
4.
L’ART NOUVEAU
L’arte, in quanto somma espressione e cartina tornasole di un’ideologia, di una
tendenza o semplicemente di un evento, non può che supportare la mia tesi se ci
si rifà al Modernismo o, per meglio dire, a quello stile ad esso appartenente che
prende il nome di Art Nouveau. In generale, con Modernismo intendiamo tutte le
correnti artistiche di fine ‘800 ed inizio ‘900 che si propongono di assecondare lo
sforzo economico a cui la società sta andando incontro.
Una delle caratteristiche linguistiche più importanti
dello stile Art Nouveau è l'ispirazione alle forme della
natura, di cui studia gli elementi strutturali,
traducendoli in una linea dinamica e ondulata.
Semplici figure sembravano prendere vita e evolversi
naturalmente in forme simili a piante o fiori. Ma
ancor più innovativo è il modo di diffusione: una vera
e propria “moda” secondo il gusto spregiudicato
della borghesia che ora, più potente che mai, non fa
che alimentare una dipendenza che sfocerà nel
feticismo della merce. Come se la nuova classe
lavoratrice volesse fingere di non vedere la propria,
tragica, condizione: il bello diveniva contraltare
dell’alienazione. Al contrario del movimento dei