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Le pulsioni dell'Es entrano in conflitto con le esigenze rappresentate dal
Super-lo. Quando, a causa della storia personale del soggetto, il conflitto tra
Es e Super-lo è troppo forte e non trova una soluzione adeguata, abbiamo la
nevrosi: un disturbo psichico, non determinato da alcuna causa organica, che
si manifesta con dei sintomi che sono simbolo del conflitto.
Per fuggire da questa realtà esistono tre possibilità: il suicidio; la pazzia
(qui emerge l’elemento autobiografico che si ricollega alla pazzia della
moglie); e infine il vedersi vivere, che è un po’ come morire.
Egli, insieme a Svevo, rappresenta la crisi dell’uomo che ha visto crollare
tutti i valori della civiltà borghese. Gli uomini rispetto alle altre specie
hanno il privilegio di “sentirsi vivere”. Essi lo usano come strumento di
conoscenza del mondo esterno, illudendosi di averne una conoscenza
oggettiva. In realtà ognuno di noi ha un’idea soggettiva del mondo esterno.
Questo sentimento della vita è paragonabile a un lanternino (sapienza)
colorato, che ci portiamo appresso e che diffonde un chiarore debole che fa
apparire minaccioso il buio. Con questi lanternini noi alimentiamo i grandi
lanternoni delle ideologie, che in determinati periodi della vita cadono e ci
lasciano vagare nel buio. Noi abbiamo così inadeguati strumenti di
conoscenza, da cui ricaviamo un senso di smarrimento per il buio che ci
circonda.
La rivoluzione teatrale
La vocazione teatrale di Pirandello fu precocissima, ma, i suoi drammi non
furono subito accettati dalle compagnie che mettevano in scena
principalmente commedie borghesi. Negli anni della Prima Guerra Mondiale
avvenne il superamento di questa forma di teatro
grazie a tre diversi generi:
Il teatro sintetico futurista
Il teatro del grottesco che vuole far ridere di
ciò per cui di solito si piange e viceversa.
Il teatro umoristico pirandelliano
La trilogia del “teatro nel teatro” rispecchia il
conflitto tra attori e personaggi, tra attori e spettatori e
tra attori e regista. E’ la novità di Pirandello, cioè non
limitarsi a rappresentare un soggetto, ma bensì fare il
soggetto, cioè costruire l’azione scenica coinvolgendo
gli spettatori e facendoli partecipi della sua
realizzazione. Sulla scena gli attori non solo interpretano un soggetto, ma
interpretano se stessi.
La definizione di Metateatro sta quindi a significare un tipo di teatro in cui
si affrontano i problemi e le tematiche del teatro stesso.
Con l’opera “Questa sera si recita a soggetto”, il regista propone una recita
a soggetto; gli attori accettano, ma si rifiutano di recitare il dramma come
vuole il regista, in pratica non vogliono essere delle marionette, ma vogliono
recitare guidati dalla passione, nasce sulla scena un conflitto, dove
successivamente la vinceranno gli attori.
Il principio che l’autore vuole affermare è quello che gli attori sulla scena
rendono immortale la realtà.
Perrotta Raffaele
© Autore: 13
LE OPERE
1. “L’esclusa”: falsamente verista –naturalista- poiché vuole, mettere in
risalto le contraddizioni sociali;
2. “Il Fu Mattia Pascal”: che elaborò in poco tempo;
3. “Uno, nessuno, centomila”; che nei lunghi anni di elaborazione si
trasformò in una specie di diario. E’ il romanzo più filosofico
dell’autore;
“ L’esclusa”
La storia si svolge nell’ambiente chiuso della Sicilia
dove una giovane, sospettata dal marito di avere un
amante, viene cacciata da casa anche se innocente. La
donna si trasferisce altrove, e inizia così una relazione
con un altro uomo, per sentirsi veramente colpevole
della pena che sta scontando. Quando realmente
compie l’adulterio, viene invece riaccolta in casa.
“ Il Fu Mattia Pascal”
E’ la storia di un giovane di paese Mattia Pascal: nullafacente, pieno di
debiti e con una situazione familiare opprimente. Per un caso il giovane
vince un’ingente somma di denaro al casinò ed è
ancora per caso che legge sul giornale la notizia
della sua morte. Inizialmente decide di
assecondare lo scambio di persona: decide infatti
di prendere in affitto una camera a Roma con una
nuova identità, quella di Adriano Meis.
S’innamora, corrisposto, di una ragazza ma la
situazione diverrà ben presto insostenibile.
Decide, allora, di simulare un suicidio per
ritornare al suo paese natale. Ma nemmeno qui
trova alcuna possibilità di inserimento: la moglie
si è felicemente risposata e il suo posto di
bibliotecario è stato ricoperto da qualcun’altro.
Egli non è più nessuno: è Fu Matta Pascal.
Non è possibile ribellarsi agli schemi in cui la
società ci vuole inseriti: bisogna accettare le
regole del gioco sociale, soffocando qualsiasi
aspirazione alla propria individuale libertà.
“ Uno, nessuno, centomila.
Il romanzo ha inizio da una scoperta
apparentemente banale del protagonista dal
nome Vitangelo che, guardandosi allo specchio,
Perrotta Raffaele
© Autore: 14
scopre di avere il naso che pende verso destra. Sua moglie, invece, lo sa da
sempre. Da questa situazione il protagonista ricava considerazioni
allarmanti: egli non si vede come lo vedono gli altri, ma gli altri vedono in
lui cose che egli ignora. Inoltre, ognuno lo vede in maniera diversa. Egli è
quindi uno per sé, ma centomila per gli altri: quindi egli è nessuno.
Pirandello e Svevo
Sono molto vicini, sono "compagni di strada", esprimono un uguale giudizio
negativo sulla società del loro tempo e sulla crisi dell’uomo, ma mentre
Pirandello ha una posizione relativistica, perviene a una conclusione tragica
e desolata, studia di più il rapporto uomo-società e i meccanismi del
grottesco, Svevo batte la strada del problematicismo, scruta con analisi
Perrotta Raffaele
© Autore: 15
implacabile la psicologia dell’uomo e conclude con un sorriso ironico.
Conosce inoltre la psicanalisi e è più moderno come tecniche letterarie.
Inoltre, se in Pirandello le uniche vie d’uscita sono il delirio, il suicidio e la
pazzia, il Svevo il personaggio "inetto" è più aperto alla tolleranza verso gli
altri e verso se stesso mediante il processo di autocoscienza e l’ironia. Sul
piano sociale, poi, sfruttando il gioco imprevedibile degli eventi, può
giungere al successo.
DIFFERENZE PIRANDELLO/SVEVO
S: Tratta il rapporto tra l’uomo e
il suo inconscio
S: Ironia
S: La figura dell’Inetto
Perrotta Raffaele
© Autore: 16
P: Tratta il rapporto tra l’uomo e
la società
P: Umorismo
P: Delirio, Pazzia e Suicidio
© 17
Perrotta Raffaele Sigmund Freud
Sigmund Freud nacque a Freiberg in Moravia, allora territorio dell'Impero
austriaco.
Sigmund era figlio di padre ebreo e commerciante di lana dal nome Jacob
Freud e della sua terza moglie Amalie. Il padre si trasferì a Vienna nel 1860, a
causa di problemi economici. Dal padre non ricevette una educazione
tradizionalista, eppure già in giovanissima età si appassionò alla cultura e alle
scritture ebraiche, in particolare allo studio della Bibbia.
Nella Vienna di quel periodo erano presenti forti componenti antisemitiche e
ciò costituì per lui un ostacolo, ma questo non riuscì a limitare la sua libertà di
pensiero. S’iscrisse ad una scuola privata, e dall'età di nove anni frequentò con
grande profitto per otto anni l'Istituto Superiore "Sperl Gimnasyum". Sino alla
maturità, conseguita a 17 anni, dimostrò grandi capacità intellettuali tanto da
ricevere una menzione d'onore.
Durante il corso di laurea maturò una crescente avversione per gli insegnanti
che considerava non all'altezza; l'insoddisfazione lo spinse a sviluppare un
senso critico che, di fatto, ritardò l'ottenimento della sua laurea in medicina.
Dopo la laurea si recò in Inghilterra dove lavorò in un laboratorio di zoologia
a Vienna. Il lavoro di ricerca però, non lo soddisfò e dopo due anni cambiò
lavoro per condurre importanti ricerche nel campo della neuro-istologia.
Freud lasciò l'istituto dopo sei anni di permanenza, anche se le ricerche
effettuate gli assicuravano una sicura carriera nel settore, perché era animato
da grande ambizione e valutò troppo lenti i successi conseguibili in quel
campo ristretto.
L'aspirazione all'indipendenza economica lo spinse a dedicarsi alla pratica
clinica, lavorando per tre anni presso l'Ospedale Generale di Vienna con
pazienti affetti da disturbi neurologici.
Fu proprio mentre lavorava in questo ospedale che Freud cominciò gli studi
sulla cocaina, sostanza allora sconosciuta. Scoperto che la cocaina era
utilizzata dai nativi americani come analgesico la sperimentò anche su sé
Raffaele
© Autore: 18
Perrotta
stesso osservandone gli effetti stimolanti. La utilizzò in alternativa alla
morfina per curare un suo amico che soffriva di una infezione, ma la
conseguente dipendenza da essa, fece scoppiare un caso che costituì una
macchia nella sua carriera. Rinunciò pertanto alle forti aspettative di ricavare
successo da queste ricerche. L'unico risultato fu che ne divenne, notoriamente,
assiduo consumatore e dipendente.
Nel 1885 ottenne la libera docenza e ciò gli assicurò facilitazioni nell'esercizio
della professione medica. La notorietà e la stima dei colleghi gli permise una
facile carriera accademica, sino ad ottenere la cattedra di professore ordinario.
Tra il 1885 e il 1886 iniziò anche gli studi sull'isteria e con una borsa di studio
si recò a Parigi. Le modalità di cura dell'isteria attraverso l'ipnosi furono
applicate da Freud dopo il suo rientro a Vienna, ma i risultati furono deludenti,
tanto da attirarsi addosso le critiche di numerosi colleghi.
Il matrimonio con Martha Bernays era stato più volte rimandato a causa di
difficoltà che apparivano a Freud insuperabili e quando, il 13 maggio 1886,
riuscì finalmente a sposarsi, visse l'avvenimento come una grossa conquista.
Appena un anno dopo nacque la prima figlia, Mathilde seguita da altri cinque
figli di cui l'ultima, Anna, diventò un'importante psicoanalista.
Nel 1886 iniziò l'attività privata aprendo uno studio a Vienna; utilizzando le
tecniche allora in uso.
Nascita della Psicoanalisi
Per convenzione si usa datare la nascita della psicoanalisi con la prima
interpretazione esaustiva di un sogno, avvenuto nel 1895, scritta da Freud: si
trattò di un suo sogno personale riportato anche nel “L'interpretazione dei
sogni”. La sua interpretazione rappresentò l'inizio dello sviluppo della teoria
freudiana sul sogno. L'analisi dei sogni, infatti, segna l'abbandono del metodo
ipnotico.
Altri legano la nascita della psicoanalisi alla prima volta in cui Freud usò il
termine "psicoanalitico", e cioè dopo aver già svolto un'esperienza di 10 anni
nel settore della psicopatologia, quando scrisse due articoli nei quali, per la
prima volta, parla esplicitamente di "psicoanalisi" per descrivere il suo metodo
di ricerca e trattamento terapeutico.
La psicoanalisi è impiegato da Freud per indicare:
un procedimento per l'indagine di processi mentali;
un metodo terapeutico che trae le sue origini dall'indagine
psicoanalitica ha per fine la cura delle nevrosi;
un insieme di concezioni psicologiche;
Nel 1930, Hitler si appresta a prendere il potere in Germania. Le origini ebree
di Freud iniziano a costituire un serio problema. Sempre in quell'anno, il suo
nome entra nella lista nera degli autori di opere che devono essere mandate al
rogo.
La situazione comincia ad aggravarsi seriamente a partire dal 1938, anno in
cui l'Austria è annessa al Terzo Reich: quattro sorelle di Freud muoiono nei
campi di sterminio mentre la figlia Anna viene sequestrata.
Freud si prepara così a lasciare Vienna: pochi giorni dopo parte per Londra.
accompagnato da Martha e da Anna, che nel frattempo era stata rilasciata.
Raffaele
© Autore: 19
Perrotta
La sua casa a Londra è situata in un famoso quartiere residenziale, non
lontano dal centro di psicoanalisi,dove lavorerà, anni dopo, la stessa figlia
Anna.
Il 21 settembre 1939, il medico viennese sul letto di morte mormorò al suo
medico di fiducia: "Ora non è più che tortura, non ha senso" e poco dopo
ancora: "Ne parli con Anna, e se lei pensa che sia giusto, facciamola finita".
Freud si affidò al sentire della figlia. Morì due giorni dopo, senza risvegliarsi