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scopre di avere il naso che pende verso destra. Sua moglie, invece, lo sa da
sempre. Da questa situazione il protagonista ricava considerazioni
allarmanti: egli non si vede come lo vedono gli altri, ma gli altri vedono in
lui cose che egli ignora. Inoltre, ognuno lo vede in maniera diversa. Egli è
quindi uno per sé, ma centomila per gli altri: quindi egli è nessuno.
Pirandello e Svevo
Sono molto vicini, sono "compagni di strada", esprimono un uguale giudizio
negativo sulla società del loro tempo e sulla crisi dell’uomo, ma mentre
Pirandello ha una posizione relativistica, perviene a una conclusione tragica
e desolata, studia di più il rapporto uomo-società e i meccanismi del
grottesco, Svevo batte la strada del problematicismo, scruta con analisi
Perrotta Raffaele
© Autore: 15
implacabile la psicologia dell’uomo e conclude con un sorriso ironico.
Conosce inoltre la psicanalisi e è più moderno come tecniche letterarie.
Inoltre, se in Pirandello le uniche vie d’uscita sono il delirio, il suicidio e la
pazzia, il Svevo il personaggio "inetto" è più aperto alla tolleranza verso gli
altri e verso se stesso mediante il processo di autocoscienza e l’ironia. Sul
piano sociale, poi, sfruttando il gioco imprevedibile degli eventi, può
giungere al successo.
DIFFERENZE PIRANDELLO/SVEVO
S: Tratta il rapporto tra l’uomo e
il suo inconscio
S: Ironia
S: La figura dell’Inetto
Perrotta Raffaele
© Autore: 16
P: Tratta il rapporto tra l’uomo e
la società
P: Umorismo
P: Delirio, Pazzia e Suicidio
© 17
Perrotta Raffaele Sigmund Freud
Sigmund Freud nacque a Freiberg in Moravia, allora territorio dell'Impero
austriaco.
Sigmund era figlio di padre ebreo e commerciante di lana dal nome Jacob
Freud e della sua terza moglie Amalie. Il padre si trasferì a Vienna nel 1860, a
causa di problemi economici. Dal padre non ricevette una educazione
tradizionalista, eppure già in giovanissima età si appassionò alla cultura e alle
scritture ebraiche, in particolare allo studio della Bibbia.
Nella Vienna di quel periodo erano presenti forti componenti antisemitiche e
ciò costituì per lui un ostacolo, ma questo non riuscì a limitare la sua libertà di
pensiero. S’iscrisse ad una scuola privata, e dall'età di nove anni frequentò con
grande profitto per otto anni l'Istituto Superiore "Sperl Gimnasyum". Sino alla
maturità, conseguita a 17 anni, dimostrò grandi capacità intellettuali tanto da
ricevere una menzione d'onore.
Durante il corso di laurea maturò una crescente avversione per gli insegnanti
che considerava non all'altezza; l'insoddisfazione lo spinse a sviluppare un
senso critico che, di fatto, ritardò l'ottenimento della sua laurea in medicina.
Dopo la laurea si recò in Inghilterra dove lavorò in un laboratorio di zoologia
a Vienna. Il lavoro di ricerca però, non lo soddisfò e dopo due anni cambiò
lavoro per condurre importanti ricerche nel campo della neuro-istologia.
Freud lasciò l'istituto dopo sei anni di permanenza, anche se le ricerche
effettuate gli assicuravano una sicura carriera nel settore, perché era animato
da grande ambizione e valutò troppo lenti i successi conseguibili in quel
campo ristretto.
L'aspirazione all'indipendenza economica lo spinse a dedicarsi alla pratica
clinica, lavorando per tre anni presso l'Ospedale Generale di Vienna con
pazienti affetti da disturbi neurologici.
Fu proprio mentre lavorava in questo ospedale che Freud cominciò gli studi
sulla cocaina, sostanza allora sconosciuta. Scoperto che la cocaina era
utilizzata dai nativi americani come analgesico la sperimentò anche su sé
Raffaele
© Autore: 18
Perrotta
stesso osservandone gli effetti stimolanti. La utilizzò in alternativa alla
morfina per curare un suo amico che soffriva di una infezione, ma la
conseguente dipendenza da essa, fece scoppiare un caso che costituì una
macchia nella sua carriera. Rinunciò pertanto alle forti aspettative di ricavare
successo da queste ricerche. L'unico risultato fu che ne divenne, notoriamente,
assiduo consumatore e dipendente.
Nel 1885 ottenne la libera docenza e ciò gli assicurò facilitazioni nell'esercizio
della professione medica. La notorietà e la stima dei colleghi gli permise una
facile carriera accademica, sino ad ottenere la cattedra di professore ordinario.
Tra il 1885 e il 1886 iniziò anche gli studi sull'isteria e con una borsa di studio
si recò a Parigi. Le modalità di cura dell'isteria attraverso l'ipnosi furono
applicate da Freud dopo il suo rientro a Vienna, ma i risultati furono deludenti,
tanto da attirarsi addosso le critiche di numerosi colleghi.
Il matrimonio con Martha Bernays era stato più volte rimandato a causa di
difficoltà che apparivano a Freud insuperabili e quando, il 13 maggio 1886,
riuscì finalmente a sposarsi, visse l'avvenimento come una grossa conquista.
Appena un anno dopo nacque la prima figlia, Mathilde seguita da altri cinque
figli di cui l'ultima, Anna, diventò un'importante psicoanalista.
Nel 1886 iniziò l'attività privata aprendo uno studio a Vienna; utilizzando le
tecniche allora in uso.
Nascita della Psicoanalisi
Per convenzione si usa datare la nascita della psicoanalisi con la prima
interpretazione esaustiva di un sogno, avvenuto nel 1895, scritta da Freud: si
trattò di un suo sogno personale riportato anche nel “L'interpretazione dei
sogni”. La sua interpretazione rappresentò l'inizio dello sviluppo della teoria
freudiana sul sogno. L'analisi dei sogni, infatti, segna l'abbandono del metodo
ipnotico.
Altri legano la nascita della psicoanalisi alla prima volta in cui Freud usò il
termine "psicoanalitico", e cioè dopo aver già svolto un'esperienza di 10 anni
nel settore della psicopatologia, quando scrisse due articoli nei quali, per la
prima volta, parla esplicitamente di "psicoanalisi" per descrivere il suo metodo
di ricerca e trattamento terapeutico.
La psicoanalisi è impiegato da Freud per indicare:
un procedimento per l'indagine di processi mentali;
un metodo terapeutico che trae le sue origini dall'indagine
psicoanalitica ha per fine la cura delle nevrosi;
un insieme di concezioni psicologiche;
Nel 1930, Hitler si appresta a prendere il potere in Germania. Le origini ebree
di Freud iniziano a costituire un serio problema. Sempre in quell'anno, il suo
nome entra nella lista nera degli autori di opere che devono essere mandate al
rogo.
La situazione comincia ad aggravarsi seriamente a partire dal 1938, anno in
cui l'Austria è annessa al Terzo Reich: quattro sorelle di Freud muoiono nei
campi di sterminio mentre la figlia Anna viene sequestrata.
Freud si prepara così a lasciare Vienna: pochi giorni dopo parte per Londra.
accompagnato da Martha e da Anna, che nel frattempo era stata rilasciata.
Raffaele
© Autore: 19
Perrotta
La sua casa a Londra è situata in un famoso quartiere residenziale, non
lontano dal centro di psicoanalisi,dove lavorerà, anni dopo, la stessa figlia
Anna.
Il 21 settembre 1939, il medico viennese sul letto di morte mormorò al suo
medico di fiducia: "Ora non è più che tortura, non ha senso" e poco dopo
ancora: "Ne parli con Anna, e se lei pensa che sia giusto, facciamola finita".
Freud si affidò al sentire della figlia. Morì due giorni dopo, senza risvegliarsi
dal sonno tranquillo che la morfina finalmente gli concesse.
MEMORIALE DEDICATO A FREUD
IL SUO CELEBRE DIVANO ORA AL FREUD MUSEUM DI LONDRA
Raffaele
© Autore: 20
Perrotta
La Prima Guerra Mondiale
LO SCOPPIO DELLA GUERRA-1914
Il 28 Luglio del 1914 scoppia la prima guerra mondiale, la scintilla dalla
quale nacque la prima guerra mondiale scoccò il 28
Giugno del 1914 quando un nazionalista serbo
assassinò a Sarajevo l’Arciduca Francesco
Ferdinando. L’attentato era avvenuto in territori
austriaco ma tuttavia, il governo di Vienna attribuì la
responsabilità alla Serbia, ritenuta in seguito una
minaccia per la stabilità dell’impero. Il 23 Luglio
l'Austria dichiarò guerra alla Serbia. Si innescò così
una veloce reazione a catena, infatti
- Il 30 Luglio la Russia entrò in guerra affianco della
Serbia.
- Il 1° Agosto la Germania dichiarò guerra all’impero zarista e
- Il 3 Agosto sempre la Germania estese la sua dichiarazione di guerra anche
alla Francia.
Lo stesso 3 Agosto l’Italia si dichiara neutrale, dividendosi in due parti i
“neutralisti” e gli “interventisti”.
Tra i cosiddetti “neutralisti” facevano parte:
I liberali che ne erano la maggioranza.
I cattolici.
I socialisti.
Invece tra gli “intervenisti” c’erano:
Il movimento nazionalista.
La grande industria.
Il re Vittorio Emanale III, favorevole alla guerra perché convinto che
avrebbe potuto portare un rafforzamento internazionale.
I democratici, a favore di una guerra contro l’Austria per portare il
Trento e il Trentino sotto il dominio italiano.
Gli anarchici.
L’ITALIA ENTRA IN GUERRA -1915
Alla Germania e all’Austria si affiancarono anche la Turchia e la Bulgaria
formando la Triplice Alleanza e dall’altro, con Inghilterra, Francia, Russia e
successivamente anche Giappone e Romania, formavano la Triplice Intesa.
Con la neutralità dell’Italia tutte le nazione cercavano, tramite trattative, di
convincere l’Italia di entrare in guerra al suo fianco. Le trattative si conclusero
il 26 Aprile del 1915 con il Patto di Londra, con il quale l’Italia si impegnava
a scendere in guerra entro un mese in cambio di importanti concessioni
territoriali. Il 24 Maggio del 1915 l’Italia scende in guerra dichiarando guerra
all’impero austro-ungarico ma non alla Germania (lo farà successivamente l’8
Agosto del 1916). Raffaele
© Autore: 21
Perrotta
Nel 1915 le forze dell’Intesa tentarono di spezzare le linee austro-germaniche.
I francesi attaccarono ripetutamente senza conseguire nessun risultato
significativo.
GUERRA DI TRINCEA-1916
Sul fronte orientale i tedeschi avevano la meglio sui russi fino a quando
nell’estate del 1916 una controffensiva russa riuscì a rompere il fronte tenuto
dalle truppe austriache e riuscirono ad occupare Galizia, senza comunque
riuscire a rovesciare le sorti del conflitto. Verso la fine del 1915 i tedeschi
tentarono anche lo sfondamento sul fronte occidentale, cercando di strappare
ai francesi Verdun, una zona fortificata ritenuta inespugnabile. Sette mesi di
combattimenti non modificarono i fronti e Verdun divenne un simbolo della
resistenza francese. Nemmeno la battaglia tra i francesi e gli inglesi, sempre
per la conquista di Verdun, apportò sostanziali mutamenti negli schieramenti.
In Italia il fronte si stabilizzò tra Trieste e la Svizzera.
L’obbiettivo del capo di stato maggiore, Luigi Cadorna,
era quello di una guerra di movimento che però, anche
per gli italiani, divenne una guerra di trincea che si
rilevò particolarmente aspra. L’unico risultato
significativo fu la conquista di Gorizia.
La Prima Guerra Mondiale viene anche ricordata come la
guerra di posizione o di trincea. Così alla guerra di
movimento si affiancava la guerra di posizione: gli
eserciti si fronteggiavano scavando trincee che servivano
a proteggersi dal fuoco nemico, protette da sbarramenti di
filo spinato e muniti di mitragliatrici per eventuali attacchi esterni. Nelle
trincee i soldati di prima linea vivevano in condizioni pietose, al freddo, in
mezzo al fango, malnutriti e in pessime condizioni igieniche. La presenza
delle trincee modificò profondamente le tecniche di guerra. Ogni attacco era
condotto secondo la stessa tragica procedura: le trincee nemiche venivano
lungamente bombardate o fatte oggetto di attacchi con gas, un’arma molto
potente in quel periodo che fece appunto la sua prima comparsa proprio in
questi conflitti. Finito con i bombardamenti c’erano i fanti che armati di
baionette andavano all’assalto delle trincee nemiche. I soldati, i fanti,
dovevano attraversare la cosiddetta “terra di nessuno”, così chiamato lo spazio
che separava le due posizioni nemiche, e superare il fil di ferro posti davanti
alle trincee. Durante questo tragitto erano esposti al fuoco delle mitragliatrici
nemiche facendo sì che ben pochi arrivavano al contatto col nemico,